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Lo Sport e il Basket incanalati verso strade diverse

Lo Sport e il Basket incanalati verso strade diverse

C’era una volta lo Sport, quello in cui tutti gli atleti di ogni paese del mondo, disciplina per disciplina, ambivano ad andare in Nazionale a giocare gratis. E le polemiche salivano per ogni esclusione eccellente, o per giocatori bravissimi destinati a rimanere nell’ombra di qualcun’altro (vedi nel calcio un Claudio Sala panchinaro con Franco Causio in campo). Addirittura in sport come gli sci c’è stato chi cambiava nazionalità (Marc Girardelli su tutti) per non perdere il treno delle Olimpiadi e World Cup. Oggi è tutto diverso? No, è cambiata solo la pallacanestro in questo senso e nonostante il fatto che un giocatore eccezionale come Carmelo Anthony corra il rischio di chiudere la carriera avendo nel personale palmarès soltanto tre vittorie olimpiche e nemmeno un titolo divisionale nella NBA.

Perché? Soltanto nel basket esiste un’entità “eversiva” come la NBA. Negli ultimi cinque/sei anni si è incamminata sulla stessa strada l’EuroLeague. Lo si legge nell’allungamento del calendario, nella quantità industriale di giocatori che subiscono infortuni gravi, nel minor numero di giorni di ferie per gli atleti, nella crescente necessità di ricavi ad ogni costo.

Calendario. La NBA cominciava a novembre, adesso comincia a metà ottobre. Motivo: i troppi infortuni. In tutto il mondo non si possono giocare due gare in due giorni, nessuno ha trovato strano che si sia arrivati a quattro partite in cinque giorni, compresi trasferimenti aerei… Questo significa stress fisico e mentale, significa anticipare parzialmente i training camp e sfoltire il numero delle amichevoli di preseason ma senza un grande risultato perché anche nel 2017-18 infortuni ce ne sono stati tanti. Se il problema è che 82 partite in sette mesi + playoff sono troppe, la diluizione non ha dato un grande risultato… In più con i playoff la stagione per i migliori giocatori può finire dopo il 15 giugno, e in teoria qualcuno potrebbe giocare altre 28 gare. Raddoppiando il numero dei giocatori impegnati nell’intreccio con la nuova G-League! Poi c’è anche la Summer League che, con il suo allargamento a giocatori provenienti da tutto il mondo, è una tentazione irrinunciabile per cercare un contratto nella Lega e snobbare la propria Nazionale. Nel prossimo futuro questo fenomeno si accentuerà e, anche se non è esempio strettamente pertinente, la scelta di Alessandro Gentile di andare con i Rockets questa estate esemplifica lo scenario che ci attende.

Infortuni. Il più eclatante e significativo è stato certamente quello di Paul George. Infortunatosi in uno scrimmage con Team USA cui è seguita una pessima stagione degli Indiana Pacers senza di lui. Una dinamica sfortunata, quella del suo incidente, che però nulla ha da vedere con lo stress da fatica. In EuroLeague si è giocato in alternanza con i campionati nazionali, ma da qualche tempo si è fatto l’esperimento di due turni settimanali che sommati all’altro impegno fanno quattro gare in otto giorni. Con l’allargamento del numero delle partecipanti, EuroLeague andrà a dilatare il suo campionato, il numero di gare. Che sia l’anticipare l’inizio di stagione accavallandosi alle Supercoppe nazionali o allungarsi oltre la metà di maggio accavallandosi ai playoff dei campionati nazionali è ovvio che con più gare il problema degli infortuni non potrà che aumentare.

Ricavi. Non potendo o non riuscendo ad aumentare i ricavi in altre voci – specialmente in Europa -, si tenta di sfruttare un maggior numero di gare giocate in un lasso di tempo maggiore, ma soprattutto è l’occupazione militare del calendario che interessa. Secondo Bertomeu e Silver quando comincia e quando finisce “l’estate delle Nazionali?” Dalle prospettive indicate dovrebbe essere esclusivamente solo tra il 15 luglio e il 15 agosto. Marginale e quindi inaccettabile per la FIBA visto che la World Cup e le Olimpiadi l’hanno resa una delle Federazioni del CIO più ricche.

E qualcuno ci sa spiegare quando si afferma che le finestre invernali della FIBA sono una porcheria, perché lo sono? Il calcio le fa da sempre (anche perché la FIFA mai ha abdicato al suo ruolo), altri sport come la pallavolo godono di lunghissime estati… La pallacanestro ha le sue peculiarità, non si costruisce una chimica di gruppo con due allenamenti e un torneo di amichevoli una tantum se ad ogni finestra cambiano i giocatori, specialmente se non si mettono con le scuse più stravaganti (e i dietrofront devastanti) i selezionatori nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro.

Ferie. Oggi si parla del corpo degli atleti non come “fisico” ma come “motore”. Un motore che per rendere non può mai essere messo completamente a riposo. Perché Gallinari non può andare in Nazionale? Se per la paura di diventare ridicoli in casa Clippers se si infortuna due volte di fila con la Nazionale, possiamo comprenderlo. Ma passare 20 giorni con Sacchetti lo porterebbe in gran smalto al training camp, forse meglio – avendo vissuto anche l’aspetto agonistico – dei continui giorni di palestra che lo aspettano senza l’extra sforzo di una gara (che poi sono due di numero). Altro che ferie!

Conclusioni. Mentre il calcio attende l’evoluzione del percorso della pallacanestro verso il mondo dello spettacolo (sempre più simile al Wrestling) aggiornato dai presidenti delle polisportive per tentare un giorno una improbabile imitazione, negli USA sport importanti come baseball (quattro mesi completi di stop tra novembre e aprile) e football americano (il campionato comincia a settembre e si chiude a febbraio) proseguono con i ritmi di sempre. I problemi da risolvere nel basket sono in questa situazione fondamentalmente due e che fanno riferimento al calendario. Il numero delle gare complessive, perché è da quello e dalla loro distribuzione che dipende la salute fisica dei giocatori. Gli spazi per ogni genere di attività codificato dalla tradizione. E poi che si mettano a tavolino per studiare tutti gli aspetti complessivi del gioco, della sua evoluzione, del reclutamento giovanile. Già perché anche le squadrette hanno i loro bisogni che, se non accontentati, non gli faranno produrre giocatori di alto livello. Quello che da troppi anni sta succedendo in Italia, dove solo i predestinati riescono a emergere (basti vedere il differente percorso agonistico dei due fratelli Gallinari) e non succede negli USA dove la formazione viene adeguatamente svolta dalla scuola, per tutti gli sport e per cui la NBA può allegramente infischiarsene.

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