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MERCATO A – Sasha Vujacic: nella sua testa c'è ancora Torino

Fonte: Corriere – ed. Torino

MERCATO A - Sasha Vujacic: nella sua testa c'è ancora Torino

Sasha Vujacic parla di Torino, di quello che è stato e di quello che potrebbe essere:

«Dove sarà ancora non lo so, ma sono onesto, e dico che prima aspetterò l’Nba. Però, so anche che il mio manager sta parlando pure con alcune squadre europee, compresa Torino. Vediamo che succede, chi lo sa».

Addio a Torino?

«Avevo un anno di contratto, nulla di strano». Tornerebbe? «Non faccio il ruffiano, ma ripeto quel che dissi all’inizio della scorsa stagione: Torino m’è entrata nel cuore. La città, la gente, i tifosi, tutto: in una parola, mi sono sentito a casa. Poi, la Coppa Italia, che è stata una vittoria storica. E che, nel caso, non vorrei restasse l’unico trofeo».

Dove vorrebbe andare?

«Dico la verità: aspetto qualche squadra Nba, per giocarmi le chance, ma so che il mio manager sta parlando con alcuni club europei, tra cui c’è Torino».

Nell’attesa…

«Da buon fanatico, mi alleno. Ho un programma di cinque settimane: dal lunedì al venerdì in una palestra di Santa Monica, che divido con DeAndré Jordan (pivot dei Dallas Mavericks, ndr), e il week-end corro a Paso Robles, dove facciamo il vino. C’è solo un caldo pazzesco». Quindi, sedute mattutine. «Per gli esercizi tecnici vado in palestra alle 7: io avrei fatto anche alle 6, ma nessuno sarebbe venuto ad aprire. E la corsa fino alle 11.30, perché dopo fa 40 gradi».

Tiro al ritmo di musica?

«Certo. Solo che di questi tempi ho abbandonato la classica: mi manca un po’ l’Italia, allora metto spesso Jovanotti».

Se fosse di nuovo Torino?

«Con la famiglia Forni il club ha fatto passi da gigante. Ho letto pure che la Juve vorrebbe fare qualcosa nel basket: sarebbe una Agata, una polisportiva come il Real o il Barcellona. Da primi tre top club al mondo».

Perchè la stagione è finita male?

«Non era un problema di talento, ma di mentalità e di credibilità: per fare un passo avanti, devi fidarti degli altri». Con chi ce l’ha? «Non sono il tipo che punta il dito, soprattutto a stagione finita. Come si dice, quel che è stato è stato. Abbiamo avuto alti e bassi, ma abbiamo pure vinto la Coppa Italia, cosa mai successa in 50 anni».

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