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Smontate l’Halo, voglio scendere… a Montreal!

Fra sventolone che non sanno sventolare e incauti roditori, c’è chi prende a testate e chi si prende la testa del Mondiale!

Per realizzare una più stretta attinenza con quanto visto domenica a Montreal, il titolo perfetto sarebbe stato Smontate l’Halo a testate, voglio scendere a trecento all’ora! 

Effettivamente, si è fatto un gran parlare di testate durante il Gran Premio del Canada e no, non mi riferisco solo alla testata alleggerita del motore Ferrari che grandi mirabilie anticipava nel pregara, né soltanto ai colpi proibiti minacciati da Verstappen al giovedì a chi si fosse ancora permesso di domandargli ragione dei suoi incidenti. Dobbiamo considerare anche la gara, infatti: si vocifera che il volenteroso Hartley possa aver picchiato con il casco sull’Halo durante la carambola con Stroll nel primo giro, tant’è che lo avrebbero trattenuto al centro medico per dei controlli ulteriori mandandolo a casa con niente più che un po’ di emicrania. Del resto, Halo sembra proprio la rappresentazione in grafica tridimensionale di un bel cerchio alla testa!

Cerchio alla testa ben più gravoso sarà sicuramente quello che affligge il Lupo Toto e la Volpe Niki, scesi in Canada per imporre la legge delle Frecce d’Argento nel loro feudo canadese, sulla pista più amata dal loro blessed driver e finiti mestamente sverniciati dai quei peones dei Rossi e incalzati da quei chiassosi bibitari. Ma le emicranie passano e loro torneranno. Ah, se torneranno!

Così, mentre ci si dilettava di testate nella trepidante attesa dell’ennesimo colpo di test… pardon, di scena nell’appassionante telenovela che vede coinvolte Red Bull e Renault nell’annosa e avvilente disputa sulla fornitura della power unit 2019, una nuova menzione andava ad arricchire il già ricco palmares di un pilota molto discusso…

…Si tratta sicuramente di Ricciardo, ago della bilancia di un mercato piloti che si preannuncia rovente! – diranno di sicuro i Capiscioners, con le loro tastiere più veloci del web.

Ma io non mi riferivo a Daniel Ricc…

…Allora è Alonso! Massì: Alonso è già con la testa alla 24 Ore di LeMans e pensa allo sbarco in Indycar!

Aridaje co’ sta testa…

…Raikkonen! Magnussen! Leclerc!

E tutto il cucuzzaro! Ah, quanta pazienza serve con chi digita prima di pensare!

Il palmares cui mi riferivo era solo e soltanto quello di Romain Grosjean che, dopo Montreal, potrà far incidere sull’Halo della sua monoposto il seguente elenco di appellativi onorifici:

Romain Grosjean

Svizzero ma anche francese

Entrato, uscito, sospeso e reintegrato

Fior-di-Lotus fracassatore

Colui che Haas-fidato la pazienza di ogni collega

Terrore di giri di schieramento e regimi di safety car

Giustiziere di marmotte

Orsù, passiamo alle cose serie.

La bandiera a scacchi è una cosa seria. È forse la cosa più seria di questa Formula Uno Rock’n Roll targata Liberty Media, l’unica vestigia dei tempi eroici di polvere, copertoni a tracolla e covoni di grano a bordo pista: un semplice pezzo di stoffa che sancisce l’esito di duelli ipertecnologizzati, sventolato romanticamente da mano umanissima, nell’era del virtuale che scavalca il reale. Ebbene, si dovrebbe riconoscere che mettere una persona totalmente all’oscuro non dico di queste considerazioni – che sarebbe di per sé chiedere troppo – ma perfino delle più banali regole di una competizione motoristica, sia stata una mossa più azzardata di quella di concedere ad Hamilton di diventare stilista per una prestigiosa griffe. 

Così è successo che la leggiadra modella Winnie Harlow – talmente avvenente che si è pensato bene di mortificarla con un abbigliamento che avrebbe reso me e la mia t-shirt inneggiante alla porchetta abruzzese emblemi di eleganza – in ossequio a chissà quale sgangherata logica pubblicitaria, sventolasse la bandiera a scacchi al posto dell’ufficiale di gara preposto, un giro prima. 

E allora io mi chiedo: ce n’era davvero bisogno? 

Era necessario svilire perfino l’ultimo dei simboli che non sia già stato profanato o archiviato nel corso degli anni?

Ci meritavamo davvero questo, dopo aver visto la Ferrari di Gilles Villeneuve tornare a girare sul circuito che ne porta il nome e ne celebra la figura, un evento che ha riconciliato le mille fazioni del motorsport in un commosso silenzio rotto solo dagli applausi?

No, è stato davvero stupido. Sì, l’ho scritto davvero. 

E ce l’ho con te, leggiadra Winnie Harlow, talmente avvenente da sembrare elegante pure con un drappeggio di Cuki alluminio doppia forza addosso. Lo so da me che il tuo mestiere è fare la modella e non l’ufficiale di gara, come pure so benissimo che l’errore è stato di chi ti ha messo in mano quella bandiera dicendoti di sventolarla sul traguardo, senza avvisarti che avresti dovuto farlo da un certo momento in poi e non a caso. Io ce l’ho con te perché sei una professionista e qualunque professionista, anche se non si trova nel suo campo prediletto, ha il dovere svolgere al meglio il suo lavoro senza farsi ridere dietro e incrementare le dicerie sull’impossibilità, per le donne belle, di possedere anche un cervello funzionante. Tu, Winnie Harlow, lodevolissima attivista e coraggiosa figura di donna che combatte i pregiudizi esponendo la sua diversità al mondo, avevi il dovere di informarti, perché quel che a te poteva sembrare un bizzarro esercizio per tonificare le braccia, per noi era qualcosa di serio. E quasi sacro.

E così, dopo 70 giri altalenanti fra tensione e sonno, mentre Sainz e Perez si davano al valzer e Alonso celebrava i suoi 300 Gran Premi ritirandosi anzitempo, il Gran Premio del Canada 2018 è andato in archivio. Fra sventolone che non sanno sventolare e incauti roditori, c’è chi prende a testate e c’è chi si prende la testa del Mondiale: Sebastian Vettel. Decisivo e commovente. Spero che la Ferrari non me lo guasti.


Fonte: http://www.circusf1.com/2018/feed


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