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Ivan Zaytsev: “Il Mondiale grande occasione per la pallavolo. Ronaldo? Lo aspetto a Torino alle finali”

Zaytsev Foto: Federvolley

Di Redazione

Manca davvero poco all’esordio della nostra Nazionale ai prossimi Mondiali di pallavolo. Prima Roma, poi Firenze, passando per Milano e giungendo così alla fase finale di Torino, dove magari incontrare l’altro fenomeno, quello del calcio, Cristiano Ronaldo. Ivan Zaytsev ha, come sempre, le idee chiare: giocare un Mondiale in casa è una grande occasione per tutti. Ne ha parlato in una bella intervista al quotidiano La Stampa.

Primi salti tra 17 giorni, nella «sua» Roma. Da capitano azzurro, per di più. Ivan Zaytsev, un altro quarto posto la deluderebbe?
“Ci sarebbe grande rammarico. Anche perché vorrebbe dire essere riusciti ad arrivare nelle finali a sei e poi aver sbagliato qualcosa sul più bello”.

Provi a tornare a otto anni fa: che Zaytsev rivede?
“Un ragazzo convocato come l’ultimo degli ultimi. Poi, però, ero riuscito anche a trovare spazio nelle sfide per il podio. Fu tutta una scoperta”.

Si è accorto che tra i 14 che Blengini porterà al Mondiale al via il 9 settembre sarà l’unico reduce da quel 2010?
“Ehm… no! Vuol dire che sto invecchiando. Ma anche che sono riuscito a mantenere un livello elevato, pur cambiando ruolo. Ho molta più esperienza, ma credo di non aver perso una certa spensieratezza di allora”.

Giusto tra un mese, al Forum, vi giocherete il pass per le finali. Sarà tutt’altro che semplice, è d’accordo?
“A Milano si comincerà davvero a fare sul serio. Ma già nella prima fase bisognerà stare attenti a non lasciare punti per strada: ogni risultato conta. La formula è strana, me la sarei aspettata diversa, con più eliminazione diretta”.

Per emergere servirà l’Italia dell’argento di Rio, mai più ammirata. La rivedremo?
“Alle Olimpiadi quella chimica di successo venne fuori quasi per caso, a partire dal gran debutto contro la Francia. A Cavalese stiamo lavorando per ricreare quella magia. Sta andando tutto bene, ma è ancora presto per sentirsi al top. Dovremo raggiungerlo da Milano in poi”.

Centrali a parte, nei titolari siete gli stessi dei Giochi 2016. Le altre big, invece, negli ultimi due anni hanno operato innesti di peso.
“Vero. Ma è perché il ricambio generazionale noi l’avevamo fatto un po’ prima. Oggi credo che questa Italia abbia il giusto mix di esperienza e gioventù. È la squadra ideale per affrontare un Mondiale”.

Le sue favorite?
“Punto sul podio di Rio: Brasile, Italia e Usa, magari con un ordine diverso… Ma occhio anche a Russia e Francia”.

Le medaglie saranno assegnate a Torino, la nuova città di Cristiano Ronaldo. Lei qualche settimana fa lo aveva «stuzzicato» sui social. Rinnova la sfida?
“Era un gioco. A chi tira più forte: le sue punizioni, le mie battute. Mi piacerebbe conoscerlo. Anche per dirgli quanto lo stimo come professionista e atleta. Cura ogni dettaglio per rendere sempre al massimo. Può sembrare maniacale, ma è un modello”.

Che fa, lo invita al PalaAlpitour dal 26 al 30 settembre?
“Magari: non sarebbe male se venisse a trovarci. Noi, intanto, faremo certamente di tutto per essere là, in campo”.

Un Mondiale in casa, tutto in diretta su Rai 2. Con addosso la pressione dell’Italia sportiva, tradita dopo 60 anni dal calcio. Onori e oneri: cominciate a sentire il peso?
“No, perché siamo grandi, vaccinati e con le spalle larghe. Pronti anche ad accettare critiche e discussioni. La vedo come un’occasione ghiotta, questa. Tutta da sfruttare. La spinta della gente per la squadra, l’onda lunga per l’intero movimento. Tocca a noi approfittarne”.

Possibilmente fin dal suggestivo debutto contro il Giappone al Foro Italico. Cambia tutto rispetto a un palasport?
“Le luci non sono quelle del volley. E poi siamo all’aperto: si comincia al tramonto e si finisce nel buio. Ma io ci ho già giocato due volte e vinto contro Polonia e Brasile: per distacco, è il posto più bello in cui abbia mai schiacciato. Sta a due km da casa mia e l’atmosfera del Centrale è unica. Con undicimila spettatori e pieno di tricolori, poi…”.

Da Roma vi sposterete a Firenze per sfidare la storia azzurra: Anastasi e Velasco, nostri ex ct, adesso guidano Belgio e Argentina.
“Bello ma insidioso. Sono rivali sulla carta più deboli, ma negli ultimi anni ci hanno anche battuto. Con il “Nano” ho un bellissimo rapporto: fu lui a credere in me per il Mondiale 2010. E Julio da ottobre lo avrò come allenatore a Modena. È il più grande conoscitore di pallavolo e di sport in generale, ha avuto idee rivoluzionarie, ha cambiato la storia della nostra Nazionale. È la persona giusta per aiutarmi a migliorare ancora. Ma ci penserò dopo l’ultima palla del Mondiale”.

Due giorni dopo la finale, lei compirà 30 anni. È scontato dirle che sarebbe il miglior regalo possibile?
“Già, ma è presto per pensarci. Anche al compleanno: la cifra tonda non mi fa paura. È solo un numero”.

A proposito di superlavoro, ci spiega perché quelli del calcio preparano un Mondiale in venti giorni, mentre voi del volley siete impegnati, tra ritiri e partite, ormai da fine maggio?
“È la consuetudine, si fa così da sempre. Anche perché non sono sport paragonabili e per arrivare all’oro a noi servono 12 partite invece di 7. Di certo c’è che il nostro è l’unico sport in cui, tolte due settimane libere, viene richiesto di essere in forma tutto l’anno, tra club e Nazionale. Anche per poter onorare al meglio gli eventi clou sarebbe il caso di rivedere i calendari. Ma è un problema vecchio, mai risolto”.


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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