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Quattordici campioni possono bastare: i volti del Mondiale 2018

Foto FIPAV

Di Roberto Zucca

Si accendono le luci Mondiali sulla nostra nazionale. L’Italia di Chicco Blengini sarà impegnata in un tour de force che inizierà dalla splendida cornice del Foro Italico contro il Giappone. Occhi puntati sulla lista dei 14 convocati, chiusa qualche giorno fa, nel quale sono note alcune defezioni last minute così come i cavalli di razza sul quale il tecnico azzurro farà affidamento per superare con agilità questa prima fase.

Ivan Zaytsev: il mattatore. La bandiera. Il condottiero. Per lui questo Mondiale significa molto, ed è quasi un replay di due anni fa, quando si affermò definitivamente come il protagonista di Rio 2016. Dalle sue parole nelle ultime settimane, è chiaro che l’aspettativa è di riscrivere un finale diverso rispetto all’argento olimpico. E considerando la forma in cui versa, potrebbe essere in grado di riscriverlo.

Gabriele Nelli: piacevole presenza. Un campionato per lui in crescita a Padova in un’estate rivelatrice del fatto che il giovane azzurro tenterà di tutto per poter dimostrare di essere un giocatore internazionale. Il suo punto di forza è la grinta e la palla alta. Si ritroverà un insostituibile Zaytsev davanti ma l’occasione potrebbe essere propizia in alcuni turni. E Nelli c’è.

Osmany Juantorena: arriva al Mondiale fresco di un riposo strategico assegnato per l’estate. Affiancare Zaytsev nella lotta per il primato del tabellino sarà la sua missione. Unica incognita? Ha dichiarato che in caso di scontro con Cuba difficilmente potrebbe presenziare in campo. Per il resto si spera possa eguagliare il rendimento offerto negli ultimi scontri con il resto del mondo.

 Filippo Lanza: great expectations. Con punto interrogativo. Pippo viene da un anno altalenante di risultati e performance. Per lui questi Mondiali potrebbero essere una boccata d’aria o una discesa agli inferi. E dovrà fare di tutto già dalla prima contro il Giappone per scongiurare l’ingresso dei suoi demoni e delle terze bande.

Luigi Randazzo: la sorpresa. È uno dei convocati last minute e questo pare avergli conferito grande entusiasmo e voglia di esserci e fare bene. Tutta Padova, suo attuale club, lo sostiene e per lui il Mondiale è l’occasione per ritagliarsi qualche momento di affermazione. L’insicurezza, in fondo, è un qualcosa che ha abbandonato in una World League nel quale ha saputo ben figurare.

 Gabriele Maruotti: volto inaspettato e molto apprezzato dal tecnico Blengini. Lo schiacciatore laziale è riuscito a spazzare via sorprendentemente la concorrenza di attaccanti come Parodi ed Antonov e a guadagnarsi un posto certo nei quattordici. Sarà all’altezza della competizione?

Simone Anzani: la conferma. Dopo la conquista dei titoli con Perugia e la firma con Modena, Simone cerca in questo Mondiale la continuità di ruolo e la conquista di un podio personale e professionale. È cresciuto molto negli ultimi anni e le sue prestazioni da posto tre, soprattutto in chiusura, possono far volare l’Italia verso le prime posizioni. Con Zaytsev ricrea l’affiatamento tipico di chi ama vincere alla follia.

Davide Candellaro: convocazione molto convincente. Lui è uno di quelli del roster in netta ascesa. Punto di riferimento per la squadra, è uno di quelli sempre pronti ad incantare e stupire. Gli anni di perfezionamento firmati Lube si sentono tutti sulle braccia e sulla testa. Davide potrebbe sorprendere ed essere sorpreso.

Enrico Cester: pronto all’attacco. Cester si conferma uno zoccolo duro tra i centrali azzurri. Si è guadagnato la fiducia del tecnico azzurro con la costanza della presenza e dei risultati. È forse colui in grado di fare il progressivo maggiore. Se chiamato può dire la sua. Con Giannelli è nata un’ottima intesa.

Daniele Mazzone: Loquace. Sorprendente. E punto di riferimento sia per il muro che per il servizio. A chi sostiene che la battuta float sia meno efficace di quella in salto rotante si dovrebbero far vedere quelle con cui il centrale italiano mette in crisi qualsiasi ricezione avversaria. Mazzone cresce in silenzio e al Mondiale forse darà prova che lo svezzamento azzurro si è definitivamente concluso.

Simone Giannelli: il regista di matrimoni. È lui che deve orchestrare lo sposalizio perfetto tra le sue giocate e i suoi giocatori. Migliora di giorno in giorno la sua intesa con tutto il roster ed è un avversario molto temuto per la sua capacità di smistamento del gioco. Se Zaytsev rappresenta la bandiera, lui di quest’Italia rappresenta il vento capace di farla sbandierare con fierezza.

Michele Baranowicz: molto cambiato nel corso degli anni, si porta addosso il fardello del ribelle e dell’estroso sia in campo che fuori. Per Michele, oltre che come ufficio di collocamento, questo Mondiale rappresenta un nuovo inizio internazionale. Buon sostituto di Giannelli, ha la giusta spavalderia che sblocca i compagni e galvanizza l’ambiente.

Massimo Colaci: la difesa e la ricezione sono il suo mestiere. Volante in ogni parte del campo, sarà il drone umano di questa corazzata per far sì che qualsiasi palla possa essere rigiocata e trasformata in punto. Conosciuto per la precisione e la sua calma nell’affrontare le guerre, rappresenta la terapia per qualsiasi momento topico della gara.

Salvatore Rossini: veterano della difesa azzurra ormai, arriva al Mondiale per dare il suo entusiasmo e la sua carica tipica del personaggio. Sicuro sulle seconde linee, è un elemento di esperienza e di continuità che aiuta anche i più giovani a tirare fuori il meglio. Sui suoi passaggi Baranowicz appare sicuro ed estroso come non mai. Da testare.


Fonte: http://www.volleynews.it/feed/


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