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    Paura per Dovizioso, brutto incidente in moto: è in ospedale, come sta

    Incidente in Valdarno per Andrea Dovizioso, campione del mondo classe 125 nel 2004. Stamani, da quanto appreso, il pilota 38enne è caduto dalla sua moto nella pista da cross di Terranuova Bracciolini (Arezzo) in località Il Tasso, mentre si stava allenando dopo il ritiro dalle competizioni ufficiali. Nella caduta avrebbe riportando un trauma cranico. Da quanto appreso non è in pericolo di vita, ma, a livello precauzionale, è stato comunque trasferito con l’elisoccorso Pegaso all’ospedale fiorentino di Careggi in codice tre. L’incidente è avvenuto poco dopo le 11. Sul posto i mezzi del 118 per i soccorsi. LEGGI TUTTO

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    Sainz meglio di Leclerc: il clamoroso paradosso che la Ferrari non aveva previsto

    La primavera non ha fatto fiorire sviluppi tecnici sulla Ferrari, che a quanto pare si tiene il colpo per Imola, ma un imprevisto che riguarda i piloti. Niente che attenga al rapporto tra Charles Leclerc e Carlos Sainz, bello e sano, ma piuttosto al loro rendimento. C’è che quattro GP sono passati – tre per lo spagnolo, che ha saltato l’Arabia Saudita a causa dell’intervento di appendicectomia – ed entrambi i piloti non stanno guidando come ci si aspettava da loro, nel bene o nel male. Carlitos, che Fred Vasseur ha ritenuto di dover lasciare alla concorrenza perché facesse posto nel 2025 a Lewis Hamilton – è più in palla di Leclerc sul quale la Ferrari investe da anni e con cui s’è legata nel lungo termine. Molto paradossalmente abbiamo il Predestinato che va peggio del Precestinato. 
    Ferrari, i numeri: Sainz batte Leclerc
    A volte ingannano ma hanno la testa dura, i numeri. La classifica vede davanti Leclerc (59-55) per via dello stop forzato di Carlos a Jeddah, ma la media-punti già spiega che lo spagnolo è sui 18,3 punti a gara, come se in ogni GP avesse ottenuto più di un secondo posto. In effetti: terzo, primo, terzo. Ma tre volte su tre davanti a Leclerc, che deve rifar la punta alla sua arma più letale: la qualificazione. «C’è qualcosa che non riesco più a fare nella preparazione della gomma per il giro veloce. Ci lavorerò e quando ci sarò riuscito avremo grandi soddisfazioni», ha detto lui. Già questo dovrebbe far riflettere la Formula 1 sulle circonvoluzioni in cui a volte rischia di incespicare: perché il talento di un pilota deve arenarsi sulle procedure di riscaldamento delle gomme? Tornando ai numeri: nei tre GP in cui c’è stato confronto, Sainz batte Leclerc per vittorie (1-0 quest’anno, 2-0 con il precedente), in qualifica (2-1) e, volendo considerare un elemento emozionale, nelle votazioni dei tifosi per il “Driver of the day” (2-1).  
    Gli aiutini 
    Il fatto è piuttosto clamoroso perché Leclerc ha i favori dalla sua: la predisposizione della Ferrari che si aspetta di avere in lui il leader, la SF-24 che è più puntata sull’anteriore come dai suoi desiderata, e invece è l’altro a trovarcisi meglio. Anche da un punto di vista dell’immagine: dubitiamo che Vasseur, al di là di una soddisfazione di facciata, sia felicissimo di veder brillare il pilota cui ha appena scelto di rinunciare. Lo conferma quanto ha detto sabato dopo le qualifiche, con Sainz quarto e Leclerc ottavo (per essersi complicato l’intero weekend nella Q1). «Non sono affatto preoccupato, Charles era secondo due settimane fa, oggi è a un decimo da Carlos e sa perfettamente cosa gli manca. La stagione è lunga e la situazione mi lascia sereno». Di fatto, ha descritto l’attuale situazione come un’anomalia. 
    Body language 
    Quando poi a Leclerc è stato chiesto se si sentisse sotto pressione per dover stare davanti a un compagno che andrà via, lui non s’è nascosto: «Mentirei se dicessi che sono felice. Carlos sta facendo un lavoro straordinario e tocca a me reagire, tocca a me vincere. Ce la metto tutta per riuscirci in fretta». Chapeau all’onestà intellettuale. Già sabato mattina a Suzuka, nella terza sessione di prove libere, la squadra gli aveva bocciato una proposta, evidentemente memore dei cinque clic di ala che, su scelta sua, gli avevano compromesso la qualificazione in Australia. Stavolta Leclerc aveva chiesto di uscire per completare qualche altro giro, mentre gli ingegneri avevano preferito tenerlo dentro. Era poi entrato ma era rimasto preso fra il traffico del momento e la fine della sessione, sicché s’era attaccato alla radio: «Francamente non capisco, cos’è che abbiamo fatto per stare nei box così a lungo? Oh mio Dio… Sono le FP3, abbiamo soltanto due giri, andiamo!».
    Vola un vaffa  
    E appena finita la gara, all’ingegnere di pista Xavi Marcos che con tono corroborante gli annunciava «Charles, sei Driver of the Day!», aveva replicato con il più classico dei vaffa. Siamo certi non fosse rivolto al tecnico, ma più generalmente a una situazione in cui le cose non vanno per il verso giusto, rendendolo insofferente. Vaffa alla sindrome-Sainz, di cui Leclerc cerca di liberarsi.  LEGGI TUTTO

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    Hamilton nervoso, l’addetto stampa imbarazzato: “colpa” della Ferrari

    Pensava, sperava, in un ben altro addio alla famiglia che l’ha portato a quota sette titoli mondiali e con la quale tre anni fa aveva in mano il sorpasso a Michael Schumacher, fino a quell’ultima e incriminata saferty car che ha ribaltato tutto e aperto l’era di Max Verstappen. Che la Mercedes non gli avrebbe offerto le chance di vincere ancora e presto (ha 39 anni…), Lewis Hamilton l’aveva capito. E per questo probabilmente ha scelto la Ferrari, dove con il suo fiuto (e le giuste informazioni) ha annusato che stavano invertendo rotta. Ma che l’ultimo anno con la Mercedes sarebbe stato un calvario difficilmente se l’aspettava. Si giustifica così il nervosismo col quale giura le spalle a un giornalista colpevole di avergli chiesto alla fine di una gara terminata al 9° posto a più 48 secondi dalla vetta e quasi 3 dal compagno di squadra George Russell (7°) se non vedesse l’ora di salire sulla Rossa. «Avete domande migliori?» la risposta seccata. E senza aspettarne un’altra via, con l’addetto stampa costretto a un imbarazzante «grazie». D’altronde dev’essere dura per uno come Lewis accettare di guidare per più due anni una macchina con la quale è impossibile vincere. LEGGI TUTTO

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    Motogp, Uncini: “Riduzione dei motori? Giusto, ecco perché”

    I giorni successivi ad annunci come quello di Liberty Media, nuova padrona della MotoGP, sono sempre fitti di riflessioni e suggestioni. Sognare una MotoGP popolare quanto la F.1, possibilmente senza perdere la propria identità, è possibile, come lo è avere dubbi circa le reali intenzioni del colosso americano. In casi come questi è meglio affidarsi ai pensieri di chi il paddock della classe regina lo ha calcato a più riprese, magari anche in più di una veste. Franco Uncini dal canto suo in top class ha prima vinto – nel 1982 nell’allora 500 – e poi lavorato, nella fattispecie come responsabile della sicurezza, dunque conosce come pochi le dinamiche che governano il grande microcosmo chiamato MotoGP, destinato ora – forse – a cambiare in maniera drastica.  

    «Ero a conoscenza dell’affare già da qualche tempo – apre Uncini – anche se non ero sicuro che andasse in porto. Ho visto che Carmelo Ezpeleta dovrebbe rimanere al comando della nave, e questo mi rincuora: non voglio mettere in dubbio i valori di Liberty Media, ma Carmelo ha svolto un ottimo lavoro e sapere che continuerà a seguire le vicende del campionato mi rende tranquillo».   Liberty Media però lasciò al comando anche Ecclestone quando nel 2016 comprò la F.1, salvo poi esautorarlo rapidamente. Succederà lo stesso con Ezpeleta? «Carmelo ha seguito in prima persona l’operazione, ma credo che forse anche lui si senta un po’ stanco. Potrebbe andare avanti altri vent’anni grazie alla sua forza, ma ha già dato tanto al motociclismo. Egoisticamente vorrei che continuasse a seguire la MotoGP, ma non so cosa desideri davvero: se ha accettato questa operazione posso immaginare che avesse l’intenzionzione di fermarsi».   Cosa potrebbe cambiare con Liberty Media? «Non saprei. Ora al comando della Formula 1 c’è una persona di valore come Domenicali, che sin dal suo insediamento ha sicuramente aiutato il campionato a crescere passo dopo passo. Conosco Stefano da quando era direttore del Mugello, avendoci molto a che fare, e lo ritengo formidabile. Qualcuno pensa che il suo arrivo al vertice della F1 e la contestuale crescita del campionato siano stati solo una coincidenza, io invece gli attribuisco parecchi meriti. Ha una bacchetta magica, quindi se dedicherà del tempo anche alla MotoGP, con al suo fianco Carmelo almeno all’inizio, la MotoGP non potrà che crescere».   La F.1 negli anni ha privilegiato tanti aspetti esterni alle gare, gli appassionati di moto temono che la MotoGP possa perdere autenticità in favore dell’apparenza. Che ne pensa? «La reale intenzione di Liberty Media è difficile da capire al momento. Da appassionato, ex addetto ai lavori e amico di Ezpeleta e Domenicali mi aspetto un passo in avanti della MotoGP, anche se non so esattamente cosa potrà succedere».   Cosa serve alla MotoGP per aumentare il proprio status? «I numeri e lo spettacolo ci sono, il vero problema è che la moto in realtà non è un veicolo di trasporto, bensì da appassionato. La Formula 1 ha dietro di sé l’industria automobilistica, che fa numeri pazzeschi, e quella motociclistica non è certamente allo stesso livello. Di conseguenza il peso specifico è diverso, e non si può pretendere di essere forti come o più delle auto. I numeri della MotoGP ci sono, ed il paragone con la Formula 1 sarebbe improprio. Non credo ci sia tantissimo da fare relativamente alla MotoGP».   Il processo di evoluzione della MotoGP passerà anche per la rivoluzione regolamentare del 2027, che dovrebbe limitare lo sviluppo aerodinamico e ridurre la cilindrata da 1000 a 850. Può essere una fonte di crescita? «Se questo farà bene alla MotoGP lo capiremo più avanti. Attualmente la MotoGP è molto interessante, e lo stesso sviluppo dell’aerodinamica ha portato dei miglioramenti anche per quanto concerne l’uso delle moto in strada. Sono molto d’accordo sulla riduzione della cilindrata. Siamo arrivati a potenze indomabili, gestite solo grazie all’elettronica, quindi serve ridurrle drasticamente. In certi aspetti lo sviluppo tecnologico è un vantaggio per tutti, ma in altri si è andati un po’ troppo oltre. A mio parere il motociclismo non è solo uno sport, ma anche un mezzo per verificare delle scelte tecnologiche per l’utente che va in strada» LEGGI TUTTO

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    F1, Aston Martin scatenata: vuole Verstappen!

    Cosa ci sarà mai dopo il 2004? All’alba del terzo millennio ce lo chiedevamo tutti, cercando di immaginare gli effetti del nuovo regolamento tecnico finalizzato a ridurre le prestazioni. Ogni contratto cessava a fine 2004, addirittura quelli di Michael Schumacher e Jean Todt. Cosa ci attende dietro il confine del mondo? È passato un ventennio e siamo da capo: cosa ci sarà mai dopo il 2025? I regolamenti per il 2026 non sono ancora definiti, il Patto della Concordia va concordato (of course), pochissimi contratti si spingono oltre il 2025 e uno di questi è l’accordo che lega Max Verstappen alla Red Bull. Vale fino al 2028, ma dopo il caso che sta squassando Milton Keynes – anche se tutti lì hanno preso a far finta di nulla – è probabile che proprio a fine 2025 verrà stracciato. 
    Il realizzatore in Aston Martin
    La rivoluzione dei nuovi motori aprirà un nuovo ciclo tecnico e tutti cercheranno di approfittare per sovvertire i valori in loro favore. Viene da pensare a Ferrari, Mercedes, McLaren. Ma occhio all’Aston Martin! Lawrence Stroll detesta svegliarsi e non realizzare ciò che ha sognato. Sta investendo grandi capitali per costruire la nuova dominatrice della Formula 1, e guardate a che punto è arrivato: nel suo album delle figurine ci sono pentavalide come Fernando Alonso, il d.t. Dan Fallows (fino al 2021 aiuto di Adrian Newey), dal 2022 Luca Furbatto direttore dell’ingegneria, Bob Bell appena intercettato nella diaspora dell’Alpine. E ancora: c’è Martin Whitmarsh, ex McLaren, invisibile ma potentissimo. Decide tutto lui e solo la presenza del patron Lawrence gli impedisce di immaginare una squadra che si chiami Aston Martin Whitmarsh. 
    Honda in esclusiva e il piano per i prossimi anni
    E di più ancora: c’è la Honda in esclusiva! Lascerà la Red Bull a fine 2025 e lavorerà unicamente con Aston, per rimanere al vertice del Mondiale. I giapponesi sono strampalati come strateghi, ma quando cominciano a vincere è dura tirarli giù. Strano a dirsi, ma è possibile che per la verdona il bello debba ancora venire. Il superboss Lawrence impone strategie aggressive, e qui parliamo di tecnica come di mercato. Un anno fa in avvio di Mondiale ci lasciò tutti a bocca aperta con podi in serie, secondo posto tra i costruttori dopo Monaco e poi terzo a contatto con Mercedes per diversi GP, prima di calare nella seconda parte del Mondiale. Il primo sviluppo tecnico arrivò in Canada ma poi dal mese successivo, da Silverstone, tutto si complicò. L’Aston chiuse la stagione al quinto posto. Ora il percorso è stato tracciato all’inverso: partenza tranquilla e sviluppo determinante. «Quest’anno ci siamo focalizzati su una buona piattaforma che abbia ampie possibilità di sviluppo», ha spiegato Fallows. E mentre la maggior parte dei team hanno evitato complessità logistiche prevedendo i primi pacchetti evolutivi per Imola, Aston gioca d’anticipo a Suzuka. Secondo indiscrezioni riportate da Motorsport, avrà un nuovo fondo e una nuova carrozzeria: un grande sforzo, non casualmente prodotto per ben figurare in casa dei futuri partner. Intanto, sotto il pelo dell’acqua, Lawrence lavora per sprigionare il potenziale della sua squadra. Una delle mosse che ha in serbo per il 2026 è far scendere il figlio Lance dall’auto e affidarla a un top-driver. 
    Aston Martin e il sogno Verstappen
    E siamo a Verstappen. Stroll senior non si pone limiti e assieme a una super-offerta a Newey (secondo Motorsport cento milioni per quattro anni) ne ha una anche per Max. Questi, se Horner non si dimetterà a fine anno, volentieri punterebbe su un’Aston Martin che gli permetta di continuare a contare sulle power unit Honda e su Newey, fermo per gardening nel 2025 e nuovamente attivo dal fatidico 2026 (se non anche su una presenza dell’ultraottuagenario Helmut Marko). E chi accanto a Max? Forse Carlos Sainz? Possibile, ma oggi è prematuro dirlo. Si delineerebbe così il cuore dell’attuale Red Bull ricostituito all’interno dell’Aston, un po’ ciò che avvenne alla Ferrari nel 1996 con l’espianto dalla Benetton del blocco Schumacher-Brawn-Byrne. Perché se sognare non costa nulla, svegliarsi e realizzare quel che si è sognato costa tantissimo, però poi paga.  LEGGI TUTTO

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    SMC Scuola Motociclismo, cresce il progetto di Jorge Lorenzo

    TORINO – Passione, divertimento, metodo, sicurezza: sono questi gli ingredienti che da sempre caratterizzano la SMC Scuola Motociclismo, nata nel 2015 grazie alla collaborazione con il campione del mondo MotoGP Jorge Lorenzo e suo padre Chico con lo scopo di diventare un luogo di aggregazione e crescita per tutti gli appassionati di motorsport.
    CAMPIONI IN PISTA, 5 SEDI E QUASI 20 MILA ALLIEVI
    Un progetto in costante evoluzione che ha visto allenarsi in pista campioni come Jorge Martin, Joan Mir e Tony Arbolino e che in questi nove anni ha dato vita a ben 5 sedi in Italia – Como, Vignate (Milano), Orte (Viterbo), Bari ed Agrigento – con la partecipazione di quasi 20 mila allievi. Numeri destinati a crescere, se consideriamo che nei prossimi mesi è prevista l’apertura di altre 3 nuove scuole a Torino, Sondrio e Padova.
    SCUOLA PER TUTTI: DAI PRINCIPIANTI AI PILOTI PIU’ ESPERTI
    SMC Scuola Motociclismo accoglie allievi di ogni età e livello motociclistico: dal vivaio di giovanissimi che coltivano il sogno del professionismo (“pilotini” che corrono il Campionato Italiano Velocità Junior), ai motociclisti su strada che vogliono accrescere il loro livello di sicurezza stradale, fino ai professionisti (o amatori) che vogliono migliorare la tecnica e lo stile per performare in pista. In SMC s’insegnano le tecniche più moderne di guida con un metodo di allenamento consolidato e di facile apprendimento per tutti, attraverso l’uso di moto a «ruota piccola», minimoto per i bambini e pit bike per gli adulti.
    IMPARA SICURO, IMPARA VELOCE
    Per ogni allievo viene definito un percorso di crescita personalizzato sulla base degli obiettivi che si desiderano raggiungere, in un contesto professionale e al tempo stesso familiare, dove sicurezza, metodo e tecnica sono le basi sulle quali gli Istruttori SMC lavorano ogni giorno. Dopo aver valutato il livello teorico di conoscenza di una moto e delle sue dotazioni di sicurezza, ogni allievo è chiamato a sostenere una serie di esercizi per determinare il suo livello di guida (4 livelli: giallo – principiante, verde – intermedio, blu – esperto, nero – racer), e definire il percorso di sviluppo, anche in rapporto alle sue aspettative.
    METODO, TECNICA E ISTRUTTORI CERTIFICATI FMI
    Il punto di forza di SMC Scuola Motociclismo è il metodo (destinato al motociclismo su asfalto), pensato per supportare gli allievi a guidare in modo sicuro e consapevole, mettendo in pratica alcune regole precise: imparare a conoscere la moto e i suoi comandi, la corretta postura da tenere su di essa e i movimenti da fare con ogni parte del corpo e in tutte le fasi di guida. I corsi si svolgono in strutture chiuse al traffico e prevedono lo svolgimento di esercizi specifici, in spazi limitati e a velocità contenute, dove si allena la tecnica. La ripetizione di questi esercizi aiuta a generare gli automatismi e a migliorarne la pratica: s’impara sulle moto piccole e si replica sulle moto grandi, adattando le precauzioni opportune della strada o della pista. Il tutto con la supervisione degli Istruttori, vero valore aggiunto di SMC. Appassionati di moto con trascorsi in competizioni locali e nazionali, gli istruttori sono certificati dalla Federazione Motociclista Italiana (FMI) e vivono a stretto contatto con l’allievo in tutti i momenti della lezione: briefing, riscaldamento, svolgimento degli esercizi in moto, valutazione e feedback in tempo reale.
    L’OFFERTA DIDATTICA di SMC
    SMC Scuola Motociclismo offre a tutti la possibilità di avvicinarsi al motorsport a costi contenuti, con una varietà di corsi volti a soddisfare le esigenze del singolo pilota. Il primo step per tutti coloro che vogliono iniziare un percorso in SMC è la prima lezione di prova al costo di 120 euro (comprensive di n. 2 ore di lezione con moto e istruttori, noleggio del kit di sicurezza – tute con protezioni, casco e guanti – e tesseramento annuale), scalabili nel caso si voglia poi dare seguito all’esperienza acquistando un pacchetto di lezioni, scegliendo tra diverse tipologie, da un minimo di 8 ore (4 lezioni) a un massimo di 30 ore (15 lezioni complessive). LEGGI TUTTO