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Lega A – Djordjevic a ruota libera: come comunicare lo sport

Lega A - Djordjevic a ruota libera: come comunicare lo sport

La squadra del giorno in Italia è l’imbattuta Virtus Bologna di Sasha Djordjevic. Uno che non sapeva che erano 13 anni che non era prima in classifica da sola, ma che saputolo non gliene può fregar di meno. Interessanti sono le sue opinioni su come costruire una squadra di alto livello e, in generale, innalzare il livello della pallacanestro italiana, come spiega a Piero Guerrini di Tuttosport.

Comunicare lo sport. Partiamo da una base importante, la Virtus è è un valore riconosciuto. La mia idea è che lo sport in generale ha bisogno di essere comunicato attraverso il campo, dunque i giocatori e la loro grandezza. Lo abbiamo visto nel calcio, con l’ingaggio di Ronaldo da parte della Juventus, che ha innalzato tutto, aspirazioni delle rivali comprese. Per questo ho spinto tanto perché arrivassero giocatori importanti. Bologna vive la pallacanestro, il campo con quotidianità ha bisogno di legarsi emotivamente, noi dobbiamo puntare al massimo che si possa offrire. E’ una strada lunga e dura, una sfida con noi stessi, con le idee in cui crediamo. Non può esserci soltanto il desiderio, ma l’impegno dedicato, condiviso, per arrivare.

Direzione Milano. Io non parlo mai degli avversari, dico piuttosto che rispettiamo e vogliamo giocarcela con tutte le squadre che ci hanno preceduto la scorsa stagione, a cominciare da Venezia che ha vinto scudetti e coppe di recente, è una realtà importante. E anche Sassari. Milano in questo momento, ha una licenza A di Eurolega, la possibilità di pianificare a lungo termine dunque. Ha una grande arena, strutture. In quella direzione vogliamo muoverci. Quello che manca a Bologna è la competizione con i grandi club continentali, come quando le due società giocavano la Final Four di Eurolega e questa era Basket City per tutta Europa. E’ giusto sia così.

Situazione Italia. Da lontano negli anni scorsi mi è sembrato che qui ci fosse troppa autocritica. Bisogna ragionare con positività, sottolineare aspetti belli. Ad esempio c’è grande eguaglianza tra le squadre, due hanno vinto a Milano, ci sono neopromosse che hanno impatto. Ci sono tanti spettatori. C’è una Nazionale che dà l’impronta. E’ mancata la continuità in tal senso, ma su quello deve lavorare il movimento, club compresi, non pensando soltanto all’esasperazione delle domenica, cioè della gara. Bisogna guardare la foresta oltre l’albero. La Nazionale è il miglior mezzo di comunicazione, occorre dare spazio e fiducia ai giovani.

Spazio ai giovani. Come. Giro il punto di osservazione, non soltanto sulla prima squadra. I giovani crescono se capiscono quello che devono fare. Noi dobbiamo pensare a come sono cambiati. Vent’anni fa i riferimenti erano precisi: famiglia, papà, zio, allenatore erano autorità. Ora i ragazzi hanno con sé lo smartphone: se dici una cosa, la verificano lì e la accettano se trovano riscontro. Cercano nel loro mondo. Il problema è chi vive nel mondo di chi; ed è evidente che siamo noi dentro il loro, dunque noi dobbiamo adattarci, adeguare modi e proposta per guadagnare credibilità e catturare attenzione.

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