in

Nba, idea della sede unica: Las Vegas per finire la stagione

Last chance Las Vegas. L’Nba sta pensando alla “Sin City”, ossia alla città che ha praticamente più soprannomi che abitanti, per chiudere la stagione. C’è tempo fino a metà aprile per decidere. Las Vegas è spesso l’ultima spiaggia dello show business. E lo sport è fra questi. A Las Vegas hanno sovente chiuso la carriera musicisti abituati ad altre platee (Elvis Presley). A Las Vegas, almeno per quest’anno, vorrebbe concludere la stagione l’Nba, con i suoi canestri (e cestisti) milionari. Ma proprio a pochi mesi dalla morte di Kobe Bryant, per molti non sarebbe affatto la soluzione ideale: “Più decoroso interrompere qui”, sostengono molti tifosi. Altri invece vogliono solo riprendere.

L’idea della sede unica, teoricamente super partes, è venuta ai dirigenti dell’associazione a causa del coronavirus dopo aver già scartato l’ipotesi di individuare un risretto numero di campi neutri: “La sede unica non costringerebbe a faticosissimi, pericolosi e forse illegali spostamenti”. Insomma si tratterebbe di disputare il resto della stagione (il 21% della regular season e i playoff, oppure soltanto i playoff congelando le attuali classifiche) nelle “gyms” di Las Vegas confinando le squadre in un hotel ciascuna (anche la lega di hockey sta pensando a qualcosa del genere, ma con difficoltà ancora superiori, mentre baseball e calcio potrebbero optare per le porte chiuse…). Con l’idea di chiudere possibilmente entro luglio.

In sostanza: l’Nba avrebbe gioco più facile delle altre leghe, considerata la quantità di campi da basket disponibili (i più accoglienti sono all’interno dell’Mgm Grand, del Mandalay Bay, la T-Mobile Arena e il Thomas & Mack Center, 12 mila posti a stadio ma il pubblico non conta perché potrebbe non esserci) anche in una sola città. C’era anche un’altra potenziale destinazione: le Bahamas. Ma è stata scartata. Con le popolari “summer league”, Las Vegas ha già una sua storia nel basket. In più, ci sarebbe l’agio di non incontrare il traffico turbinoso dei frequentatori dei casinò, che saranno chiusi almeno sino alla fine di aprile (ma lo shutdown dovrebbe essere protratto), più il contorno di pubblico dei concerti nelle sale storiche dei grandi hotel e i vacanzieri di un giorno, i “mordi e fuggi” che entrano ed escono dalle gigantesche bische sullo Strip (Golden Nuggets, Pioneer, etc..).

Ciò liberebbe le stanze degli hotel per la gran massa di protagonisti dell’Nba nel periodo di allenamento e di ricondizionamento dei giocatori: “Potremmo avere la città a disposizione per tre mesi”.  E contestualmente far contenti gli albergatori che stanno vivendo il loro periodo peggiore da quando Bugsy Siegel aprì fra i prati del deserto (di qui il nome “Las Vegas”) il primo casinò nel 1946. Ultima questione: la formula. Al vaglio la soluzione di giocare le dieci partite restanti di regular season e i playoff, oppure playoff per 30 squadre (magari al meglio delle tre partite, e non sette come di regola) e con bye per le prime due attualmente in testa nelle due “conferences”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


Tagcloud:

Coronavirus. Il governo vuole prorogare lo stop totale

Il Match Ball Firenze primo circolo a sostegno dei soci e dei collaboratori. Orgogliosi del nostro tennis