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Stadi aperti, il governo dà il via libera alla serie A: mille spettatori per ogni partita

ROMA – Il governo dà il via libera alla riapertura degli stadi: da domenica, in ogni partita di serie A potranno essere ammessi mille spettatori. La decisione, provvisoria quanto a forme e cifre, è stata presa nel corso di un incontro convocato dal ministro Boccia con le Regioni, dopo che Veneto e Lombardia avevano seguito l’esempio dell’Emilia Romagna dopo il via libera del ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, all’ingresso dei tifosi al Foro Italico dalle semiifinali degli Internazionali di tennis. La Juventus ha annunciato che domani allo Stadio saranno presenti mille spettatori “invitati”.

Da oggi al 7 ottobre si lavorerà per trovare un piano condiviso tra governo e regioni in vista del prossimo Dpcm, anche in base alle valutazioni di Salute e Cts della curva epidemiologica, per definire una percentuale di ingresso che tenga conto della capienza degli impianti per ogni disciplina sportiva. Le ordinanze firmate dai presidenti delle Regioni Veneto e Lombardia, ad esempio, prevedono l’accesso di 1.000 persone negli impianti all’aperto e 700 in quelli al chiuso, nei quali sia possibile la preassegnazione dei posti a sedere.

La decisione delle regioni ha scatenato ulteriori polemiche e che ha convinto Francesco Boccia, ministro per gli Affari regionali, a convocare per le 17:30 una riunione d’urgenza con il ministri Spadafora (sport) e Speranza (salute) che poi ha portato alla decisione. “Una sperimentazione per le prossime aperture”, ha detto al termine dell’incontro il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. “Al fine di non fare disparità tra le squadre e come sperimentazione in vista delle prossime aperture ho chiesto che la decisione dell’apertura al pubblico da parte di alcune Regioni venisse estesa a tutto il territorio nazionale”. L’obiettivo, ispirato in ogni caso alla cautela, è “definire un protocollo unico che preveda una percentuale di spettatori in base alla capienza reale degli impianti” per tutti gli sport.Gravina: “Ora riapriamo anche per B e C”“L’apertura degli stadi al pubblico è una bella notizia, ma il fatto che il via libera sia arrivato solo per la Serie A, e non per gli altri campionati professionistici, mi lascia perplesso”. Così il presidente della Figc, Gabriele Gravina.  “I protocolli di sicurezza sono i medesimi in tutte e tre le serie professionistiche, così come lo devono essere le regole per il distanziamento, quindi anche su questo tema ci deve essere lo stesso trattamento. Nei mesi difficili del Covid, il calcio tutto ha dimostrato grande responsabilità. Sono convinto che verrà preso il medesimo provvedimento prima dell’avvio ufficiale dell’attività della B e della C, previsto per il prossimo fine settimana”.Lega di B: “Decisione irrazionale” “Non si comprende la ragione delle motivazioni secondo le quali il governo ha dato il via libera all’apertura parziale degli stadi solo in serie A”. Lo rende noto la Lega B, dichiarando di ritenere la decisione “irrazionale”. “Questo – continua la Lega B – considerando che i protocolli di sicurezza sono i medesimi per tutti campionati professionistici e che la B ha un valore sociale ed economico fondamentale. I club risulterebbero gravemente penalizzati dal punto di vista economico e della passione dei tifosi, aspetto fondamentale anche per la regolarità del campionato. L’auspicio – conclude la Lega – è che ci possa essere al più presto da parte del governo una decisione uniforme per la serie B e tutti i campionati professionistici con una ratio che preveda in piena sicurezza l’apertura ad una percentuale di tifosi come avvenuto in vari sistemi europei”.SpycalcioIn precedenza c’era stato un botta e risposta tra il presidente della Lega Dal Pino e lo stesso Spadafora. “A luglio abbiamo fatto con i migliori consulenti in circolazione uno studio di 300 pagine su come riaprire gli stadi in totale sicurezza – ha spiegato Dal Pino ai microfoni di Radio Deejay – nessuno ci ha mai chiamato nemmeno per affrontare questo discorso. Il Cts fa enormi sforzi per occuparsi del paese, siamo grati a loro per quello che stanno facendo. Ma rispetto al nostro ministero dello sport il dialogo non è quello che dovrebbe essere. Il calcio -ha aggiunto – rappresenta una delle più grandi industrie italiane, con un grande gettito tributario e previdenziale, dà lavoro a 300mila persone fra diretto e indiretto, e rappresenta un fenomeno sociale importante. Mi spiace dirlo, ma devo dirlo a voce alta, c’è bisogno di rispetto. Da parte nostra c’è un movimento che ha poco ascolto”.


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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