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Berrettini rilancia: “La Davis per me è tutto. A Bologna vendermo cara la pelle. Jannik? Mi ha aiutato tantissimo”

Mentre all’Inalpi Arena “infuria” un’edizione di grandissima qualità delle ATP Finals, nei campi di allenamento dello Sporting (a due passi) anche Lorenzo Sonego e Matteo Berrettini stanno lavorando alacremente in questa settimana torinese. Il primo attende una probabile chiamata di capitan Volandri, ancor più dopo l’ufficialità del forfait di Lorenzo Musetti, svuotato da un fine stagione durissimo e soprattutto per motivi familiari, con la nascita del secondo genito (Leandro) attesa nei prossimi giorni, proprio mentre gli azzurri saranno a Bologna a difendere i due titoli conquistati a Malaga nel 2023 e 2024. Due vittorie storiche, trascinati da un fortissimo Jannik ma, lo scorso anno, anche da Matteo Berrettini, ormai vero leader emotivo del nostro team e nell’edizione passata decisivo al successo finale con le sue 6 vittorie conquistate tra la fase a gironi di Bologna e le Final 8 di Malaga. Proprio del suo amore per la Davis, del suo ruolo nel gruppo e delle aspettative per le finali della prossima settimana ha parlato Berrettini in un’intervista al Corriere della Sera. Secondo il romano tutto è aperto e nonostante l’assenza dei due migliori tennisti italiani, il gruppo è forte e consapevole, con ragazzi ormai esperti e la voglia di “vendere cara la palle”. Matteo ha anche raccontato di come Jannik gli sia stato molto vicino dopo l’ultimo infortunio, un legame importantissimo. Allenarsi con lui a Monte Carlo qualche settimana fa l’ha riconnesso con il suo mondo.

La Davis è tutto. Per me è un obiettivo, un onore, un’emozione” racconta Berrettini. “L’anno scorso la Davis è stato lo stimolo che mi ha fatto ripartire: volevo tornare in quella squadra, volevo riprendermi le belle emozioni, volevo esserne parte attiva. E l’ho vinta. Quest’anno la stessa cosa. Quando l’estate scorsa mi sono fermato, mi sono chiesto: perché dovrei ricominciare a giocare, una volta rimesse a posto le questioni fisiche? Per divertirmi, certo, per godere di questo mondo caotico e bellissimo, per ritrovare un po’ di gioia; e per giocare la Coppa Davis a fine stagione. Ora che ci siamo, vediamo di fare bene a Bologna”.

Mancheranno Jannik e Lorenzo, ma gli altri sono “pronti”: “La cosa bella è che, venuti a sapere dell’assenza di Jannik e, forse, di Lorenzo (l’intervista è stata rilasciata prima dell’annuncio di Musetti, arrivato ieri verso le 23, ndr), nessuno di noi si è guardato dicendo: e adesso come facciamo? Non c’è paura, non tremiamo. Non c’è alcuna tensione. Siamo tutti giocatori esperti, Vavassori e Bolelli stanno giocando benissimo in doppio, Cobolli sta avendo la miglior stagione della sua carriera, Sonego e Darderi sono signor tennisti e io, da parte mia, mi sento di poter garantire il mio apporto. Il numero uno in squadra fa comodo a tutti ma a Bologna venderemo cara la pelle. Saranno finali di Davis molto equilibrate ma in azzurro ci trasformiamo tutti“.

A Malaga 2023, Berrettini era il primo dei tifosi in panchina e dopo il successo Jannik promise a Matteo “la vinceremo insieme l’anno prossimo”. Una promessa diventata realtà, che ha rafforzato il legame tra i due campioni. “Nel 2023, dopo essermi rotto la caviglia a New York, ho chiamato il c.t. Volandri e gli ho detto: Filo io mi sento che devo venire a dare supporto, una scossa. E lui: vieni quando vuoi. Mi ricordo ancora le facce dei ragazzi quando sono entrato in spogliatoio. C’è stato il cambio di marcia di cui c’era bisogno. L’energia che ci unisce tutti è uno sei segreti della nostra Nazionale“.

Matteo così racconta il suo momento: “Mentalmente e come lettura della partita mi sento maturo e più bravo di tanti anni fa. L’altro giorno parlavo con il mio coach, Alessandro Bega, e ragionavamo: nonostante gli infortuni, nonostante i tornei saltati quest’anno, resto comunque nei top 50. C’è di peggio. Ci sono state cose molto positive, finché non ho avuto ancora un problema agli addominali. Sono ripartito da lì, dalle vittorie sui top 10, dai quarti di Miami, dalle vittorie a Montecarlo. Io sono sicuro che ci sono ancora cose buone che posso fare in questo sport. Sinner non è certo l’obiettivo: è troppo grande e alto, per me. Ma se sto bene, rispettando il mio corpo e la mia testa, so di poter dare ancora al tennis.. L’equilibrio tra tennis e vita privata è importante. Il tennis non è tutto. Avere pause capita a tutti. Ero arrivato a un certo punto in cui mi sentivo un po’ soffocato, ho dovuto prendermi cura di questo aspetto. Continuare a giocare non è la soluzione. È importante fermarsi e respirare, dando priorità alle cose importanti”.

È presto per parlare del dopo carriera, ma Berrettini così risponde: “Sono curioso, vedo moltissime possibilità davanti a me. Così tante che, oggi, non ho le idee chiare. Credo che il tennis sarà sempre parte integrante della mia vita: non so se da allenatore, spettatore, tifoso. So che colpire la pallina è ciò che mi fa sentire più vivo. Qualche mese fa ero in difficoltà, mi sono allenato con Jannik a Montecarlo e mi sono sentito subito meglio, più sereno. Giocare a tennis mi rende libero, non so come spiegarlo. Quando sarà il momento cercherò di capire come trasformare questa sensazione in un futuro. Capitano di Davis? Sarebbe bellissimo. Ora c’è Volandri che sta facendo un lavoro egregio. Magari a 60-65 anni, quando smetterò…”.

Da Torino, Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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