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Formula 1 2018 | Statistiche, dati e analisi completa della prima parte di stagione


Tempo di vacanze, ma anche tempo di bilanci. Si è conclusa la prima metà della stagione di Formula 1 2018, un campionato che fino ad ora non ha fatto mancare colpi di scena ed emozioni. Sono stati tanti gli episodi che hanno caratterizzato il percorso del mondiale, dagli incidenti, passando le per Safety Car/Virtual Safety Car che spesso hanno cambiato l’andamento delle gare, sino ai ritiri dovuti a problemi di affidabilità.

Se ne va in archivio una prima metà di stagione che ci ha regalato tanto spettacolo e tanti sorpassi, con manovre che dimostrano quanto il pilota sia ancora fondamentale e come possa fare la differenza nella Formula 1 di oggi. C’è chi dice che sia noiosa, c’è chi dice che debba essere stravolta, c’è chi dice che debba cambiare, ma la realtà è che la Formula 1, a modo suo, è sempre uno spettacolo, e questa stagione 2018 lo sta dimostrando.

Sebastian Vettel contro Lewis Hamilton, Ferrari contro Mercedes. Indubbiamente queste sono le sfide più interessanti, dato che ci si gioca sia il mondiale piloti che quello costruttori. Una sfida che per ora è stata emozionante, dove non sono mancati errori da una parte e dell’altra, ma dove hanno anche saputo dimostrare come le proprie qualità possano fare la differenza. Spostandoci più in basso in classifica, però, c’è ancora tanto di cui parlare, altre storie che devono essere raccontante, come la ritrovata competitività (e soprattutto costanza) di Kimi Raikkonen, la sfortuna di Valtteri Bottas, le due facce di Max Verstappen, la battaglia di centro gruppo e la crescita della Sauber.

Formula 1 2018: la lotta per il mondiale

Ogni singolo punto conta. È sempre stato così, ma mai come quest’anno questo detto rappresenta alla perfezione lo svolgimento della stagione 2018 fino ad ora. Abbiamo visto gare combattute, tirate fino all’ultimo, in cui ci è mancato il respiro sino all’ultima curva: potremmo parlare del Gran Premio del Bahrain, con quell’impresa di Sebastian Vettel nel resistere al tentativo di arrembaggio finale di Valtteri Bottas nelle fasi conclusive della corsa nonostante avesse gomme praticamente finite, o dell’appuntamento dell’Azerbaijan, dove era successo davvero di tutto, con il successo finale che era passato tra mani di tre diversi possibili vincitori nel giro di pochissimi giri.

Formula 1 2018: Ferrari vs Mercedes

Siamo in una situazione in cui le vetture (Ferrari e Mercedes) sono sostanzialmente alla pari in termini di performance, con una certa pendenza a favore dell’una o dell’altra in base alla gara. Non esiste una favorita o una monoposto più veloce in assoluto, anche se la sfida per aggiudicarsi tale titolo non si ferma mai. Tra le bellezze della Formula 1 c’è anche questo, vedere due progetti, due filosofie di sviluppo e di lavoro così differenti, lottare in pista così vicine, spesso con solo centesimi di secondo a dividere le due protagoniste. La SF71H e la W09 rappresentano metodologie differenti, a partire dai punti base: entrambe sono evoluzioni delle monoposto della passata stagione, ma mantengono le loro chiari differenze, che spazia dal passo vettura, passando per il rake, fino ad arrivare alla filosofia aerodinamica con cui i due team si sono approcciati nella creazione delle loro creature. Durante l’inverno passato, entrambi i team hanno lavorato duro per mettere una pezza a quelli che erano i punti deboli delle rispettive vetture nel 2017: se per la Ferrari si trattava di migliorare principalmente efficienza aerodinamica e motore, rendendo la SF71H una monoposto più versatile e capace di lottare per tutto il campionato, per Mercedes il compito era quello di riuscire a fare un salto in avanti lato aerodinamica ed in particolare nella gestione gomme, vero “tallone d’Achille” della W08.

Chiaramente la squadra che ha fatto il salto più grande in inverno è la Ferrari, che non solo è riuscita a colmare i suoi punti deboli, ma anche a migliorare quelli che nel 2017 avevano reso la SF70H una macchina vincente. Ciò che ha sorpreso tutti all’interno del paddock non è solo la qualità complessiva del pacchetto che la Rossa è riuscito a mettere in pista, ma anche la bontà della nuova Power Unit in versione 2018, la 062 Evo. Il passo in avanti in termini si potenza e di consumi è stato chiaro sin dalle prime gare della stagione, ma sembra che con l’aggiornamento del Canada la Rossa sia riuscita a fare un ulteriore passo in avanti, sorprendendo la concorrenza. Questo ha permesso al team italiano di chiudere quel gap che la separava dalla Mercedes e a porsi anche come punto di riferimento per la concorrenza su determinati aspetti. Dall’altra anche la Mercedes ha indubbiamente fatto dei passi in avanti per migliorare il suo pacchetto, ma la sensazione è che siano stati minori rispetto alla concorrenza, quindi non solo rispetto a Ferrari, ma anche nei confronti della Red Bull. A ciò si è aggiunto qualche grattacapo di troppo lato l’affidabilità, pagata pesantemente nel Gran Premio d’Austria con un doppio ritiro delle W09. L’impressione è che in realtà entrambe le monoposto siano quasi dei veri e propri cantieri. Come ha più volte rimarcato Sebastian Vettel, c’è da ancora tanto potenziale da spremere in questa SF71H e quindi non devono sorprendere commenti come quello di Antonio Giovinazzi dopo i test della passata settimana in Ungheria – “la vettura è migliorata in modo impressionante dai test di Spagna a quelli di Budapest” -, perché la costanza lato aggiornamenti che la Ferrari ha avuto in questa stagione sta davvero facenda la differenza. Storia leggermente diversa per quanto riguarda la Mercedes, perché è vero che anche la W09 ha del potenziale inespresso, ma più che lato aggiornamenti, la sensazione è che al momento la vettura della squadra di Stoccarda sia bloccata dai suoi stessi difetti. Durante la stagione è capitato più volte vedere vari up & down in termini di prestazione da parte della W09, gare in cui andava fortissimo senza accusare il minimo problema e altre in cui soffriva di più: ripercorrendo l’andamento del campionato fino ad ora, è evidente che i problemi nella gestione gomme abbiano più volte influenzato l’andamento delle corse, talvolta anche ribaltando la situazione nel corso del weekend, come in Austria per fare un esempio. A ciò ovviamente si aggiunge il tema affidabilità, il quale ha destato qualche preoccupazione in casa Mercedes soprattutto negli ultimi Gran Premi. Nonostante ciò la W09 è una vettura che non si deve assolutamente sottovalutare, perché non sempre i risultati finali raccontano la vera storia, come accaduto in Gran Bretagna, oppure in modo opposto in Ungheria, dove è vero che la Mercedes ha vinto e che la Ferrari aveva dimostrato un passo migliore che le avrebbe permesso di vincere in caso di condizioni normali al sabato, ma di certo la W09 non ha sfigurato in pista, mostrando più di quanto in tanti si aspettassero. Insomma, in questo caso vale il detto ‘mai giudicare un libro dalla copertina’, perché in una stagione in cui gli episodi, i tracciati e le condizioni hanno fatto davvero la differenza, i risultati dicono ben poco riguardo alle reali capacità delle monoposto. Sebastian Vettel è molto fiducioso nella sua monoposto e nella sua squadra, perché credo che quest’anno la Ferrari abbia tutte le carte in regola per tirare fuori altro potenziale dalla vettura, cosa che secondo il tedesco non era stato possibile fare nella passata stagione. Sarà una sfida interessante.

Un altro tema interessante riguarda i muretti box, perché sia da una parte che dall’altra abbiamo visti gioie e dolori quest’anno. Giochi di strategia favorevoli, che a volte hanno cambiato l’andamento della corsa, opposti a scelte sbagliate, a volte incomprensibili, che hanno rovinato quanto di buono era stato fatto fino a quel momento. L’errore umano è sempre dietro l’angolo, ma quello che sorprende maggiormente è la quantità di errori commessi dai tedeschi in questa prima parte di stagione, nettamente di più rispetto alle passate stagioni, con episodi in cui hanno letteralmente gettato al vento l’opportunità di lottare concretamente per la vittoria. Insomma, quando il gioco si fa duro, anche Mercedes sbaglia. Questo sarà quindi un altro aspetto di cui tener conto nella restante metà di campionato.

Formula 1 2018: Vettel vs Hamilton

Ogni punto conta, dicevamo, perché questo è stato un mondiale in cui gli episodi hanno fatto la differenza. Lo sanno bene Sebastian Vettel e Lewis Hamilton, in una lotta in cui hanno guadagnato e perso punti importanti a seconda delle situazioni in cui si sono ritrovati. Due stili diversi e due atteggiamenti diversi, in una sfida che vede al momento l’inglese in cima alla classifica, con ben 24 punti di vantaggio sull’altro pretendente al titolo. Un risultato che non dice molto dei valori in campo fino ad ora, con gare in cui entrambi hanno dimostrato perché meritano di essere quattro volte campione del mondo ma anche corse in cui hanno fatto degli errori o hanno avuto delle giornate no. A pesare sulla stagione di Sebastian Vettel sono sicuramente gli errori in Azerbaijan, Francia e Germania, di per sé anche “piccoli” e con chiare giustificazioni a sua difesa, ma che hanno avuto un grande impatto sulla classifica. D’altro canto è stato anche il protagonista di gare in cui ha davvero fatto la differenza e ha dimostrato il campione qual è, come in Australia, Bahrain e Gran Bretagna ed altre occasioni. Indubbiamente però non hanno aiutato neanche gli errori del team riguardo alle strategie e comunicazioni non precise, come in Austria durante le qualifiche. Fino ad ora il suo campionato è positivo, anche se sicuramente il quattro volte campione del mondo avrà qualche rimpianto per i punti persi fino ad ora. Il tedesco è però fondamentale in questo gruppo e nel contesto Ferrari, è il pilota e la persona su cui Maranello ha puntato per riportare il titolo a casa. Per quanto riguarda Lewis Hamilton, come per il suo rivale, ci sono stati momenti in cui la sua stella è stata al massimo splendore e momenti in cui è stata più offuscata. A differenza del pilota della Ferrari, l’inglese non è stato protagonista di particolari errori che hanno compromesso le sue gare, piuttosto di prestazioni opache, con diversi up & down, come in Cina o in Canada per fare un esempio, in cui il pilota inglese non aveva assolutamente il passo neanche per lottare per il podio. Hamilton è stato però molto bravo a sfruttare le occasioni che gli si sono poste davanti, anche con un pizzico di fortuna in determinate situazioni, ed è probabilmente qui che sta la differenza di punti che vi era tra i due in classifica. Come tutti, anche questi due campioni hanno punti di forza e punti deboli: se Vettel ha commesso più errori, c’è anche da sottolineare come sia stato sempre altamente competivo in termini di performance, mentre è il contrario per Hamilton, il quale è vero che ha commesso meno errori del rivale nel corso di questa stagione, ma è anche stato protagonista di un andamento più altalenante dal punto di vista della velocità. È una sfida tra campioni tutta da gustare, ancor di più nella seconda metà del campionato.

Formula 1 2018: Vittorie, pole position e podi

In questa prima parte di stagione sicuramente non sono sicuramente mancati spettacolo e colpi di scena, con gare che potrebbero tranquillamente entrare nella lista delle migliori dell’ultimo decennio.

Vittorie

Tre team hanno calcato la scena, ovvero Ferrari, Mercedes e Red Bull, i quali si sono spartiti le vittorie delle 12 gare fino ad ora disputate. In testa a questa speciale classifica troviamo il team tedesco, capace di ottenere 5 successi, tutti ad opera di Lewis Hamilton. Alle loro spalle si posiziona la Ferrari con 4 allori, anche in questo caso tutte ad opera di Sebastian Vettel. Terzo gradino del podio per la Red Bull, brava a sfruttare tutte le occasioni che gli si sono poste davanti raccogliendo 3 vittorie, due delle quali con Daniel Ricciardo. All’appello mancano Kimi Raikkonen e Valtteri Bottas, i quali purtroppo non sono riusciti ancora ad acciuffare il loro primo successo stagionale, ma ciò non significa che non ci siano andati molti vicino: il finlandese della Ferrari ha avuto una buona occasione in Austria che molto probabilmente avrebbero colto con qualche giro in più. mentre il connazionale della Mercedes ha avuto anche molta sfortuna, complici ordini di scuderia, strategie spesso incomprensibili e problemi vari che lo hanno privato di una vittoria che avrebbe francamente meritato. Ovviamente i freddi numeri non raccontano tutta la storia di questa prima parte di mondiale, ma fanno capire come questo sia un campionato piuttosto equilibrato, in cui gli episodi possono davvero decidere e fare la differenza. Potremmo chiaramente dilungarci nell’analizzare gara per gara, quali appuntamenti hanno visto delle vittorie frutto delle prestazioni in pista e non di situazioni particolari, ma chiaramente per ogni squadra ed ogni pilota ci sarebbero dei rimpianti e dei colpi di fortuna, grazie a Safety Car, Virtual Safety Car ed incidenti che spesso hanno cambiato l’andamento della corsa.

Pole position

Passando al prossimo tema d’indagine, parliamo delle pole position, aspetto davvero interessante su cui ci si può ricollegare al discorso fatto in precedenza riguardo al potenziale delle vetture. È chiaro che Ferrari ha fatto un grosso passo in avanti, come dimostrano non solo le 5 pole position ottenute fino ad ora da Sebastian Vettel, ma anche le buone prestazioni di Kimi Raikkonen, per tre volte in prima fila, o comunque spesso al terzo o al quarto posto, nonostante il finlandese non abbia mai particolarmente brillato in qualifica. Mercedes rimane comunque la battistrada di questa classifica, date le sei pole position fino ad ora conquistate, anche se con vantaggi nettamente più risicati rispetto alla passata stagione. A ciò si aggiunge la pole position ottenuta a Monaco da Daniel Ricciardo.

Podi

Il tema podi è anch’esso molto interessante, perché può essere un indicatore della costanza dei piloti nel corso della stagione. Il pilota che ha saputo capitallizzare al meglio è stato Lewis Hamilton, con 9 podi su 12 appuntamenti. L’inglese è stato bravissimo a sfruttare le situazioni e a convertire situazioni che sembravano complicate, come in Germania, Gran Bretagna e Monaco, in piazzamenti a podio, anche grazie ad un pizzico di fortuna. Alle sue spalle troviamo Kimi Raikkonen, con 8 arrivi tra i primi 3, il che dimostra l’ottima annata di cui è stato protagonista il finlandese fino ad ora. Più staccato Sebastian Vettel, a quota 7 podi: indubbiamente il tedesco avrebbe meritato di più dato quanto dimostrato in pista, ma gli episodi, qualche errore di strategia e qualche errore da parte del pilota Ferrari hanno minato un po’ la costanza del suo campionato, vero punto di forza della prima metà di stagione 2017. Guardando dal lato positivo, c’è però da sottolineare come in gare “normali”, il tedesco avrebbe potenzialmente il passo per finire sul podio in ogni singolo appuntamento fino ad ora disputato, il che dimostrato la competitività del quattro volte campione del mondo al netto di fattori esterni. Ulteriormente staccato Bottas, a quota 5 podi: a pesare sulla stagione del pilota finlandese ci sono stati diversi fattori, ma è chiaro che con la competitività che Valtteri ha messo in pista fino ad ora, i podi ottenuti fino ad ora non rispecchiano quanto avrebbe potenzialmente potuto ottenere. I piloti Red Bull riescono a difendersi, sfruttando bene le occasioni che gli si sono presentate, grazie ai 2 successi di Daniel Ricciardo e i quattro piazzamenti di Max Verstappen. Piacevole sorpresa è anche il podio ottenuto da Sergio Perez in Azerbaijan, bravissimo a capitalizzare in situazioni in cui il caos la fa da padrone, proprio come accaduto a Baku. Per concludere con la classifica, Ferrari si piazza al primo posto con 15 podi, seguita dalla Mercedes con 14, dalla Red Bull con 6 e dalla Force India con un singolo – ma prezioso – piazzamento nella top three.

Formula 1 2018: la battaglia di centro gruppo

A questa stagione di Formula 1 non manca davvero nulla. Una lotta per il mondiale davvero serrata, storie, colpi di scena, sorpassi e tanto altro. Ma uno dei temi più interessanti di questo campionato è sicuramente la battaglia di centro classifica, in cui assistiamo ad una bella lotta tra Haas, Renault e Force India, a cui si solo alternate anche McLaren e Sauber. Il quarto posto nei costruttori oltre ad essere motivo di soddisfazione per dei team che stanno crescendo o che stanno cercando di continuare il loro percorso per avvicinarsi alle zone alte della classifica, comporta anche degli importanti vantaggi nella distribuzione dei premi economici, quindi la sfida chiaramente è più importante che mai.

Dopo essere partita quasi da zero nella rifondazione di un team in grave difficoltà come lo era la Lotus nel 2014 e nel 2015, la Renault sta continuando in quello che è il suo percorso di crescita per avvicinarsi e lottare con i tre top team nei prossimi anni. La squadra francese può contare su una delle migliori line-up della griglia, con una sicurezza come Nico Hulkenberg ed il talento di Carlos Sainz Jr. (il quale verrà tra l’altro sostituito nella prossima stagione da Daniel Ricciardo) e su un team di tecnici che ha dimostrato di essere tra i più attivi della griglia, portando costantemente aggiornamenti per migliorare le performance della RS18. Il team francese però non è sempre riuscito a capitalizzare quanto di buono mostrato in pista, anche a causa di un’affidabilità non ancora perfetta. Nico Hulkenberg è stato fino ad ora protagonista di un’ottima stagione, mentre quella di Carlos Sainz Jr. è stata più altalenante: dopo un inizio difficile sembrava essersi ripreso con dall’appuntamento dell’Azerbaijan, per poi soffrire ulteriormente nel corso delle ultime gare. A ciò si scontra una Haas che vuole diventare una forza stabile di questo campionato, evitano la fase discendente che il team aveva accusato sia nel 2016 e nel 2017 dopo un buon inizio di stagione. Quest’anno la situazione sembra essere diversa, non solo perché la vettura sembra realmente in grado di potersela giocare per riuscire a stare stabilmente nella top ten, ma anche perché la squadra sembre essere riuscita a risolvere quei problemi che l’avevano rallentata nelle passate stagioni. Nonostante le buone potenzialità, il 2018 del team americano è stato pieno di alti e bassi: a gare positive come quelle in Austria o in Ungheria, abbiamo in contrasto corse in cui la Haas avrebbe potuto raccogliere molto di più, dove è rimasta però bloccata a causa di alcuni errori dei piloti, del team o per semplice mancanza di performance rispetto ai rivali. Fino ad ora ha brillato Kevin Magnussen, spesso salvatore della giornata, mentre ha parzialmente deluso Romain Grosjean, non tanto per le prestazioni in sé, ma per le numerose occasioni gettate al vento. I punti persi lungo la strada sicuramente non possono far piacere alla squadra americana, date le potenzialità del gruppo e della vettura, che ora avrebbe potuto ritrovarsi al quarto posto in classifica costruttori.

Più complicata è la situazione della Force India, alle prese con problemi economici che hanno minato l’intera stagione. Lo sviluppo della monoposto del team anglo-indiano per quest’anno è stato travagliato sin dall’inverno a causa della mancanza di fondi per riuscire ad adattarsi alle ultime novità del regolamento tecnico – Halo – e reggere il passo dei competitor. Di conseguenza la Force India non è riuscita a mantenere quel passo che aveva mostrato nel 2017 e che gli era valso il quarto posto nel mondiale costruttori. C’è comunque da sottolineare che con l’arrivo dei nuovi investitori degli ultimi giorni potremmo essere di fronte ad un punto di svolta per la squadra anglo-indiana, che potrebbe finalmente trovare i fondi necessari per riuscire a portare avanti il piano di aggiornamenti per la VJM11 e riuscire a tornare a lottare stabilmente con Renault e Haas. Piccola nota positiva rimane il fatto che Sergio Perez sia l’unico pilota dei non top team ad essere riuscito ad ottenere un podio in questa prima metà di stagione.

A questa lotta si sono alternate anche McLaren e Sauber. Per quanto riguarda il team inglese, la stagione era partita positivamente, grazie agli ottimi risultati di Fernando Alonso – anche se con un pizzico di fortuna rispetto a quanto effettivamente dimostrato dalla potenzialità della vettura -, capace di tenere a galla un team che aveva chiaramente bisogno di una rifondazione per dargli nuovo smalto e nuova linfa. Il campionato fino ad ora disputato dal team di Woking è una grandissima delusione, dato che è scivolato fino a lottare per gli ultimissimi posti della classifica, spesso vedendosi costretta anche ad uscire dal Q1 in qualifica. L’unica sicurezza all’interno del team è senza dubbio Fernando Alonso, che ha sempre messo cercato di mettere una pezza alle difficoltà della squadra, ma è chiaro che non basta, vista la possibilità di perderlo l’anno prossimo. Stoffel Vandoorne, dopo un finale di 2017 positivo, è di nuovo in grande difficoltà, anche se ci sono delle giustificazioni: innanzitutto, come ha rivelato il suo ingegnere di pista, questa vettura non si adatta minimamente al suo stile di guida, e avere un campione del calibro della spagnolo come compagno di squadra, di certo non aiuta. Oltre a ciò non sono mancati errori davvero poco comprensibili da parte della McLaren, con strategie spesso assurde, o problemi al limite dell’assurdo (vedere il fondo non attaccato bene durante la gara in Cina). Forse l’aspetto più strano della vicenda è come la stessa McLaren avesse trovato dei problemi sulla vettura del giovane belga poco prima della pausa estiva, come evidenziato dai dati, ma non riusciva a capire le motivazioni, per cui si è richiesto un cambio di telaio in Ungheria che, per il momento, sembra aver dato i suoi frutti, restituendo confidenza al Vandoorne. Ora la squadra ha deciso di prendere dei provvedimenti, modificando l’organico aziendale ma anche quello tecnico, a cui dovrebbe aggiungersi anche un profilo molto interessante come quello di James Key; al momento la McLaren è già concentrata sul 2019, quindi sarà difficile pensare di vederla lottare nuovamente per entrare stabilmente nella top ten nella restante metà di stagione.

La squadra che invece è riuscita a sorprendere positivamente è la Sauber. L’arrivo di Alfa Romeo come sponsor (quindi di introiti economici importanti a livello di sponsorizzazione) e di tecnici di un certo livello, come l’Ing. Furbatto, ha sicuramente portato la squadra svizzera a fare un bel salto in classifica rispetto agli anni passati, dove si vedeva relegata in fondo alla classifica. Dopo un inizio di campionato non esattamente entusiasmante, grazie anche alle prodezze di un talento in erba come Charles Leclerc, la Sauber è riuscita a tornare a lottare per i punti e a giocarsi stabilmente l’accesso in Q2, arrivando anche al Q3 in diverse occasioni. Seppur i risultati siano spesso stati altalenanti e i punti in classifica non siano tantissimi, tanto da tenerli dietro la Toro Rosso, i passi in avanti fatti dalla squadra svizzera sono stati impressionanti, tanto da portala stabilmente nella lotta di centro gruppo e scavalcando Williams, McLaren, Toro Rosso e spesso anche Force India, talvolta riuscendo anche a giocare quasi alla pari con la gemella motorizzata Ferrari Haas. Con l’arrivo di Simone Resta dalla Ferrari come direttore tecnico ci si aspetta un ulteriore passo in avanti da parte della Sauber, soprattutto in vista della prossima stagione, ma il bilancio del team Hinwil fino ad ora può considerarsi indubbiamente positivo. Per quanto riguarda i piloti, Charles Leclerc è stato l’indiscusso protagonista della prima parte di stagione, grazie a risultati che hanno dimostrato tutto il suo talento. Nonostante un inizio complicato, il giovane monegasco è riuscito a trovare la giusta via anche grazie a dei cambi di set-up che lo hanno fatto sentire più confortevole nella guida della vettura, permettendogli di esprimere il suo potenziale, conquistando diverse Q3 e piazzamenti a punti. Più complicata la stagione di Marcus Ericsson, a corrente alternata, con corse in cui ha dimostrato sprazzi di grande competitività e momenti in cui le ha sonoramente prese dal compagno di team.


Fonte: http://www.circusf1.com/2018/feed


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