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Lega A – Mindaugas Kuzminskas: “Se non mi alleno mi sento in colpa, Olimpia seconda casa”

Lega A - Mindaugas Kuzminskas: "Se non mi alleno mi sento in colpa, Olimpia seconda casa"

Lo scorso anno Mindaugas Kuzminskas si trasferì da New York a Milano nel mezzo della stagione e dopo un periodo di semi inattività. Così ha avuto qualche difficoltà nel ritrovare il ritmo partita. Ha avuto sprazzi, come la schiacciata sulla sirena della vittoria contro Cremona, ma non con continuità. Però ha trovato il giusto ritmo nei playoff quando le sue cifre sono tornate a schizzare verso il cielo. Non solo in termini di quantità (è passato da 6.7 punti per gara a 11.0 nei playoff) ma anche di efficacia. Nella corsa verso il titolo Kuzminskas ha avuto il 52.1 nel tiro da due, uno stupefacente 46.3% da tre e ha catturato 5.0 rimbalzi di media. Ha riservato il meglio per il finale di stagione, quello che contava di più in cui chiaramente è stato il vero Kuzminskas.

LA PRIMA STAGIONE A MILANO – “E’ stata la prima volta in vita mia, la mia esperienza in cui ho cambiato squadra nel corso della stagione. Se guardo alla mia storia, alla mia carriera sono sempre rimasto nello stesso posto per tre anni, allo Zalgiris, a Malaga. La continuità aiuta sempre perché quando torni in quella che è la tua seconda casa ti senti a tuo agio e ogni anno un po’ di più. Quest’anno quando sono tornato mi sono sentito meglio, so quello che gli allenatori vogliono da me e in un certo senso io chiedo a loro. E’ il rapporto che è migliore perché adesso ci conosciamo molto meglio. Non solo io ma l’intera squadra: all’inizio non abbiamo giocato bene come alla fine quando eravamo più squadra e questo è anche il motivo per cui abbiamo vinto il titolo italiano che non è così semplice”.

LA SUA ESTATE – “In generale è stata un’estate differente, senza la Nazionale. Dopo una lunga stagione, appena finite dopo una settimana siamo andati a giocare nelle finestre Fiba. Poi ho cominciato le vacanze ma il problema, se posso chiamarlo così, è che dopo un po’ senza fare nulla mi sento colpevole anche in estate. Così dopo pochi giorni ho cominciato a fare yoga, atletica, nuoto e poi passo dopo passo sono andato allo stadio e ho integrato il basket. E’ venuto un coach da Milano a controllare, a vedere le condizioni di forma, ma ero contento perché avevo con me il preparatore fisico della Nazionale e poi mio fratello che è un personal coach. Anche se sei un professionista e conosco bene il mio corpo, serve sempre un po’ di aiuto extra, un po’ di spinta in più”.

LA NAZIONALE – “Prima di tutto vogliamo qualificarci per i Mondiali. In generale, essendo la Lituania un paese di basket, l’umore dipende da quanto bene giochiamo. Se giochiamo bene tutti sono felici, se giochiamo male non proprio. Le aspettative sono altissime perché alle Olimpiadi e agli Europei non siamo andati così bene, così vogliamo riscattarci e dimostrare di essere ancora al top”.

LE ASPETTATIVE – “E’ difficile distinguere quello che fai personale dalla squadra. Se la squadra va bene sei felice, se la squadra va male non sarai felice e non importa quanto bene stai giocando. Spero solo di poter migliorare e giocare meglio dell’anno scorso soprattutto in EuroLeague e in Coppa Italia”.

NEMANJA NEDOVIC – “Sono felice che l’abbiano firmato perché come ho detto è importante conoscersi sempre meglio. Io e Nedo abbiamo giocato insieme a Malaga e nel mezzo del campo lo avverto. So cosa può fare lui e lui sa cosa posso fare io. La nostra forza è che i nuovi possono aiutare la squadra a migliorare e lui è uno di loro”.

ARTURAS GUDAITIS – “Ricordo un’intervista quando lui era ancora in Lituania in cui mi chiesero quale lituano poteva andare nella NBA e io immediatamente feci il suo nome. Penso che nel posto e al momento giusto sia un grande giocatore e che Milano è perfetta per lui. Si sente importante, tutti lo rispettano. Sono felice perché è una brava persona non solo un bravo giocatore, e alle volte è anche più importante”.

IL SUO AMICO CARMELO ANTHONY – “Spero possa vincere il titolo perché lo meriterebbe. Penso che in Nazionale abbia dimostrato di poter essere un grande, grande giocatore non solo come leader ma anche come gregario, aiutare la squadra in un ruolo complementare. Houston può essere il posto giusto per lui”.

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