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Cecchinato, favola a sorpresa del tennis italiano

Cecchinato ha chiuso il primo set proprio con un dritto lungolinea che ha forzato l’errore di rovescio di Goffin, nonostante l’italiano potesse in quel momento tranquillamente spostare lo scambio sulla diagonale destra.

Cecchinato ha migliorato il servizio soprattutto nella velocità di ingresso della racchetta sulla palla e nella forza generata dalla spalla destra, che si traduce ovviamente in una maggiore velocità di palla. L’abilità al servizio gli ha permesso di svoltare diversi momenti delicati della partita di ieri, e potrebbe tornargli utile anche sulle superfici più veloci. Cecchinato nel circuito maggiore non ha mai vinto un match sul cemento (escludendo i turni di qualificazione) e anche a livello Challenger sul duro ha uno score pessimo: 3 vittorie e 11 sconfitte. Le sue aperture ampie e le difficoltà nel tagliare l’angolo sono evidenti: soprattutto alla risposta quando gli viene giocato uno slice sul suo dritto tende troppo spesso a rispondere in back troppo lontano dal campo, anche su servizi lenti.

Resta da capire quanto questi nuovi risultati gli potrebbero cambiare la carriera in futuro, anche per la fiducia nell’affrontare superfici meno congeniali. Dopotutto il suo percorso al Roland Garros è frutto di altri risultati di prestigio già ottenuti durante la stagione su terra, che hanno modificato completamente la percezione che tutti hanno su di lui, anche i suoi avversari.

Trust the process

Il percorso di Cecchinato è il classico modello di circolo virtuoso in ambito sportivo: in un primo tempo ha iniziato a lavorare sui suoi punti deboli dal punto di vista tecnico, per acquisire sicurezza nel gioco e migliorare i risultati; successivamente, alcuni traguardi importanti raggiunti gli hanno dato ulteriore sicurezza per spingersi ulteriormente più avanti. Anche Goffin ieri ha fine partita ha fatto notare che «a Roma lo avevo battuto ma oggi lui era un altro giocatore, giocava molto lungo, soprattutto con il rovescio mi bombardava vicino alla riga fin dall’inizio del punto, e anche con il dritto era molto preciso».

Il tennis è uno sport fatto meno di singoli episodi e più di costanza nel lavoro, ma non è da trascurare quanto la contingenza casuale del ripescaggio di Cecchinato come lucky loser al torneo di Budapest gli abbia cambiato la carriera. Cecchinato aveva perso da Jürgen Zopp all’ultimo turno di qualificazioni, ma successivamente ha battuto Basic Dzumhur e soprattutto Struff e Seppi, prima di sconfiggere Millman in finale e aggiudicarsi il suo primo titolo ATP. Prima del 2018 aveva vinto soltanto tre partite a livello ATP, la prima delle quali il 18 aprile 2016, a quasi 24 anni.

La sua carriera rispecchia l’ideale del tennista maturato tardi, una situazione che ormai sta diventando la regola nel tennis mondiale, dove le carriere si stanno vertiginosamente allungando. Cecchinato, oltretutto, non è neanche quel tipo di giocatore che ha fatto fatica a replicare immediatamente nel tour maggiore delle grandi potenzialità espresse nel circuito giovanile, ma, anzi, i suoi risultati attuali sono nettamente superiori a quanto mostrato da ragazzino.

Gabriele Palpacelli, suo zio e primo maestro e attuale presidente della FIT Sicilia, racconta: «Io e mio figlio, che è stato poi suo maestro per tanti anni, abbiamo cercato sempre di lavorare sulla costruzione del ragazzo, sia dal punto di vista tecnico che personale, non avendo il risultato come obiettivo immediato. Marco a 13-14 anni era il terzo o quarto miglior giocatore in Sicilia, non in Italia, era un giocatore normalissimo e si è allenato fino a 17 anni al Tennis Club Palermo 2. Solo dopo, nel 2009, a 17 anni è passato a Caldaro da Massimo Sartori, da Palermo alla provincia di Bolzano, perdendo tutte le comodità di casa da figlio unico. Ma la famiglia ha avuto sempre fiducia: oggi già a 9-10 anni se un ragazzino non ottiene risultati il genitore tende a storcere il muso e a cambiare circolo, si tende a dare un’importanza esagerata al risultato immediato».

«Marco» prosegue Palpacelli «è la testimonianza lampante che con una costruzione adeguata e fatta lavorando ogni giorno sui singoli colpi, non avendo il risultato immediato come obiettivo primario, poi alla lunga paga». Cecchinato a livello ITF under-18 aveva raggiunto una classifica massima di numero 100 tra singolo e doppio combinati, ma in poco tempo si è imposto come uno dei più forti giocatori italiani e il suo lavoro tecnico giovanile è emerso con il crescere dell’età e della maturazione psico-fisica. Soprattutto con il dritto sulla terra battuta ha cominciato a creare problemi a molti dei giocatori più forti del mondo.

Nell’estate del 2016 era stato coinvolto in uno scandalo legato alle scommesse. Cecchinato era stato accusato di aver alterato il match contro il meno competitivo Kamil Majchrzak nel Challenger di Mohammedia, in Marocco, nel novembre 2015. Escono fuori intercettazioni che tuttavia non dimostrano chiaramente la sua colpevolezza e il 14 dicembre 2016 è stato definitivamente prosciolto nell’ultimo grado di giudizio.

In quel periodo Cecchinato aveva già iniziato la preparazione invernale con Vagnozzi. Per riprendere la sua scalata, dopo essere stato già numero 82 del mondo a ottobre 2015, avrà bisogno di due finali Challenger consecutive a maggio 2017, a Ostrava (persa contro Stefano Travaglia) e a Roma contro Jozef Kovalik. In questo momento quella fase della vita e quei palcoscenici sembrano davvero lontani.


Fonte: https://sport.sky.it/rss/sport_tennis.xml


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