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Suzuki Katana: il test in Giappone

Viaggia nel tempo la nuova Suzuki Katana. Design coraggioso, che riprende il passato e lo rielabora per il futuro. Concetti stilistici ricercati, estetica accattivante. Che dal vivo convince e piace. Siamo volati in Giappone, nei dintorni di Kyoto per fare la sua conoscenza, per provare la nuova maxi naked firmata dalla casa giapponese. Nello specifico, abbiamo messo le ruote sulla Arashiyama Takao Road, un toboga in mezzo alle montagne usato dai motociclisti locali per divertirsi nei fine settimana. Una strada per l’occasione chiusa al traffico, che ci ha permesso di azzardare anche qualche piega e di tirare qualche marcia nei brevi allunghi. Della base tecnica di questa moto, disponibile a un prezzo di 13.690 euro (chi la acquista prima del 30 aprile avrà in omaggio un kit di accessori…), abbiamo parlato abbondantemente  in occasione del lancio ufficiale durante i saloni del 2018. Non ci rimaneva che metterla alla prova su strada.

MANEGGEVOLEZZA PRIMA DI TUTTO – Posizione di guida naturale, manubrio largo, controllo totale. Questa la prima impressione salendo in sella alla Suzuki Katana, un mezzo che fin dai primi metri ha messo in luce una maneggevolezza eccezionale e un inaspettato carattere sportivo. La Katana è una moto estremamente diretta, trasmette insomma al pilota sensazioni positive e limpide, anche grazie alla taratura sportiva delle sospensioni che garantiscono una levata precisione di guida. Specialmente quando l’asfalto è liscio… sulle sconnessioni un po’ soffrono con ripercussioni sia in termini di stabilità sia nel confort, già limitato per la mancanza di protezione aerodinamica. In compenso in sella alla nuda giapponese ci si diverte… e non poco. Reattivissima, vola da una curva all’altra senza alcun sforzo, nonostante il gommone posteriore 190/50 che certo non enfatizza l’agilità complessiva. Compensano questo “limite” quote ciclistiche ben studiate e un manubrio dal favorevole braccio di leva. Anche la posizione delle pedane non presta il fianco a critica, ben centrate e correttamente distanziate dal piano di seduta.

EROGAZIONE MORBIDA E PIENA – Il telaio a doppio trave e il motore sono derivati da quelli della GSX-S1000F: solo che qui c’è qualcosa in più. In termini di erogazione la spinta è omogenea su tutto l’arco di erogazione, sempre presente e priva di evidenti flessioni. Insomma, solo sotto ai 4.000 si vorrebbe qualcosa di più, poi la lancetta del contagiri sale inesorabile verso la parte alta della scala graduata e le velocità crescono… crescono… crescono.

La Suzuki Katana è una maxi e non fa nulla per nasconderlo. Rispetto alla GSX-S però la risposta del motore al comando del gas è migliore grazie alle modifiche fatte proprio all’acceleratore (tradizionale… non ride-by-wire) dotato ora di una camma modificata nel profilo. E questo, nei chiudi-apri dentro alle curve, si concretizza in maggiore dolcezza e feeling. Promossi impianto frenante, frizione e cambio. Il primo è gestito da un ABS (tradizionale, non Cornering) tarato in maniera esemplare, la frizione morbida e modulabile. Per quanto riguarda il cambio va usato invece sportivamente: le marce entrano meglio e più rapidamente agli alti regimi. Ai bassi ogni tanto si registra qualche imprecisione. Non manca il controllo di trazione, regolabile su tre livelli di intervento o escludibile. Senza infamia senza lode il suo funzionamento. Difetti? Uno solo, la capacità del serbatoio carburante limitata a 12 litri… per un’autonomia di certo non da record.


Fonte: http://www.tuttosport.com/rss/motori


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