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Tokyo 2020, allarme Coronavirus: problemi di qualificazioni per gli atleti della Cina

Il coronavirus non spaventa gli organizzatori di Tokyo 2020 (24 luglio-9 agosto) che comunque tengono sotto osservazione gli sviluppi dell’epidemia di coronavirus scoppiata in Cina. E le rassicurazioni sono arrivate anche dal Cio che ha fatto sapere che “i preparativi per Tokyo 2020 continuano come previsto e non vediamo l’ora di definire la prossima revisione del progetto olimpico, a febbraio”. Dopo la diffusione dell’epidemia e le preoccupazioni emerse anche in chiave olimpica, il Cio ha spiegato infatti che “è prassi normale collaborare con tutte le principali agenzie delle Nazioni Unite, quando necessario, in vista dei Giochi e questo include naturalmente l’Oms. Siamo fiduciosi – il messaggio del Comitato olimpico internazionale – che le autorità competenti, in particolare in Giappone e Cina e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, prenderanno tutte le misure necessarie per affrontare la situazione. Le contromisure contro le malattie infettive – prosegue il Cio – costituiscono una parte importante dei piani di Tokyo 2020 per ospitare un’Olimpiade sicura e protetta. Per questo motivo, ‘Tokyo 2020’ continuerà a collaborare con tutte le organizzazioni pertinenti che monitorano attentamente qualsiasi incidenza di malattie infettive e rivedrà le contromisure che potrebbero essere necessarie con tutte le organizzazioni competenti”.

Il Cio ha concluso facendo sapere di essere “in contatto con l’Oms con i suoi esperti”. Ma al di là dei Giochi che prenderanno il via solo in 24 luglio, l’epidemia del Coronavirus sta creando problemi anche agli atleti cinesi che devono ancora ottenere il pass olimpico. Lo dimostra il caso del judo, dove i rappresentanti della Cina non potranno partecipare al Grande Slam di Parigi, che assegna punti per l’ammissione all’Olimpiade perché non hanno ottenuto il visto necessario per andare in Francia. Infatti in questi giorni l’ambasciata francese a Pechino è rimasta chiusa a causa proprio del Coronavirus. Marius Vizer, presidente della Federazione mondiale del judo, ha convocato una riunione d’urgenza per discutere del problema ed è in costante contatto con il Cio, perché il problema riguarda anche altre discipline. Una è, ad esempio, il pugilato visto che il torneo asiatico di qualificazione ai Giochi deve ancora svolgersi (è in programma dal 3 marzo ad Amman, in Giordania) e non si sa se i pugili cinesi vi potranno partecipare. Lo stesso per il basket, visto che la Cina deve giocare il preolimoico maschile di Victoria in Canada nel girone con Grecia e i padroni i casa nel mese di giugno. E ora anche qui si sollevano interrogativi sulla presenza o meno dei cestisti cinesi. Così per via del virus, la Cina, potenza dello sport mondiale, rischia di ritrovarsi a Tokyo con meno atleti del previsto. Quattro anni fa a Tokyo la Cina finì terna nel medagliere, dietro a Usa e Gran Bretagna, con 70 medaglie (26 oro, 18 argento e 26 bronzo). A Tokyo la delegazione cinese, fra atleti, tecnici e officials, dovrebbe essere composta da un migliaio di persone, a cui si unirebbero i giornalisti e i tifosi. Difficile adesso prevedere cosa può succedere: il rischio, come detto, che in alcune discipline i cinesi possano avere grosse difficoltà a qualificarsi, in questi mesi. Inoltre dove farebbero la preparazione? A quali competizioni internazionali all’estero potrebbero partecipare? Per ora sono state cancellate tutte le gare previste in questo periodo in Cina, dai Mondiali indoor di atletica, al golf e probabilmente verrà spostato anche il Gp di Formula 1 di Shanghai. Ma è difficile prevede cosa succederà a Tokyo, questa estate: già non si sa quanti russi ci saranno per la questione del doping, adesso c’è anche il (serio) problema della Cina. Fare previsioni su quante medaglie possano vincere le varie Nazioni, Italia inclusa, è un esercizio del tutto inutile in questo momento. Si potrà fare solo a qualificazioni concluse, questa estate.

Diritti tv, cda in Lega e il Tar del Lazio decide sul ricorso di SkyIl presidente Paolo Dal Pino e l’ad Luigi De Siervo sono impegnati in questi giorni sul fronte dei diritti tv e sperano di chiudere il contratto 2021-2024 entro maggio: domani, lunedì 10 febbraio, si terrà il cda della Lega di serie A dove verrà affrontato anche il tema-Mediapro: il colosso spagnolo-cinese tornerà in ballo? C’è sempre il problema delle garanzie, soprattutto per il primo anno: la Lega vorrebbe chiudere le partita con Mediapro entro marzo. De Siervo pare fiducioso. Inoltre, domani in consiglio verrà presentata la perizia finale per circa 1-1,5 miliardi per la causa da intentare a Img, MpSilva (fallita nel frattempo) e B4 che secondo l’Antitrust avrebbero fatto cartello sui diritti esteri. Una causa non facile per la Lega. Martedì 12 inoltre il Tar del Lazio si pronuncia sul ricorso di Sky contro l’Antitrust che ha stabilito che il colosso made in Usa, che opera anche in Italia, e investe molti miliardi nel pianeta-calcio, non può al momento acquistare in esclusiva contenuti e canali per l’online. Un via libera a Sky aprirebbe di più il mercato. Per questo la Lega farà il suo bando solo ad aprile quando conoscerà le motivazioni del Tar: le linee guida sono state approvate dall’Antitrust con la raccomandazione (ovvia) di predisporre che stimolino la concorrenza, consentendo a più operatori a pagamento di poter trasmettere le immagini, abbassando la soglia di esclusività, il tutto per garantire prezzi concorrenzionali (e più bassi di quelli attuali). Ma se ci sono solo Sky e Dazn è un conto. Se invece scendono in campo anche Amazon, Google, Apple ecco che alla Lega, come spera Dal Pino, potrebbe mettere in cassa i soldi che si augurano i venti padri-padroni del pallone. Per questo questa partita è ancora apertissima. 


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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