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Tu chiamala, se vuoi, pandemia. Il basket italiano ha un piano B?

Tu chiamala, se vuoi, pandemia. Il basket italiano ha un piano B?

L’emergenza coronavirus è diventata “una pandemia globale”: non lo diciamo noi, lo ha detto al Bundestag il ministro tedesco della Salute Jens Spahn. Lo stanno ripetendo nelle televisioni diversi esperti, di quelli veri. Adesso manca solo la conferma ufficiale dell’ OMS, che chissà perché, nicchia.

Il Consiglio dei Ministri italiano ha fatto proprie le indicazioni del comitato scientifico. Scuole di ogni grado chiuse fino al 15 marzo. Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli è in auto-isolamento al Mise, anche con tampone negativo, per aver incontrato, il 25 febbraio scorso, l’assessore lombardo Alessandro Mattinzoli, risultato positivo al Covid-19.

Si attendono le direttive che saranno emesse nel pomeriggio di oggi, quelle che vieteranno ogni manifestazione pubblica: cerimonie, congressi, convegni. E negli stadi come nelle arene soltanto partite a porte chiuse. Vanificando così tutti i tentativi all’italica maniera di farsi i fatti propri nonostante i divieti.

Per cui inutile spostare le partite al lunedì nelle zone non contrassegnate col rosso, mentre il numero delle località che si accostano a quel colore è in aumento. Il giorno dopo aver sminato la sconfitta a tavolino della Virtus Bologna, la litigiosa pallacanestro italiana deve mettersi intorno al tavolo chiedendosi: abbiamo un piano B?

Qualcuno ha pensato ad un tavolo mediatico per monetizzare televisivamente le partite a porte chiuse? Chi non può accedere alle arene mica se ne andrà a letto con le galline… Che bisogna fare santo Umberto Gandini prima che cominci a lavorare?

La FIP è disponibile ad abbuonare alle società le quote periodiche che incassa da qui alla fine della stagione? La sesta rata scade oggi. Sono somme importanti più per le squadre che per la Federazione! Non facciamoci belli col sacrificio degli altri!

Le partite all’estero? Con il passo accelerato nell’evidenziare la crisi epidemiologica che gli stati europei (e non solo) stanno mostrando – c’è un caso di positività anche alle Fær Øer, stando alle voci che girano – tra poco nessuno volerà a casa di nessuno e si dovranno ridefinire tutti i calendari.

Aver saltato il turno numero 23 del campionato di serie pur di non disputarlo a porte chiuse si sta rivelando un autogol. Accorciati tempi, spazi, accavallate troppe date.

E attenzione al calcio, che se andrà ad occupare per primo gli spot disponibili sulle televisioni in chiaro non lascerà nemmeno le briciole. Bisogna muoversi alla velocità della luce con idee chiare. Oggi.

Fonte: http://feeds.pianetabasket.com/rss/


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