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La festa: Tanti auguri Julio! 70 anni da ispiratore

MODENA – Piace pensare che quando arrivò in Italia (a Jesi, in serie A2) avesse una valigia di cartone, così da sposare quella che era – ai tempi – la più classica immagine dell’immigrante alla ricerca di fortuna. Ma il movimento sportivo mondiale, non solo quello pallavolistico, non sapeva che nell’accoglienza di quell’uomo c’era insita una magia che ha cambiato le vite di più di una generazione di persone. Con il suo credo, con il suo culto dello sport e della vita, con i suoi metodi e con la sua correttezza.

Julio Velasco nato a La Plata, in Argentina, il 9 Febbraio dei 1952, oggi compie 70 anni, tondi tondi e il mondo dello sport italiano non pub che omaggiarlo perché la fortuna (e non solo) l’ha portata, non trovata.

Attualmente direttore tecnico delle nazionali giovanili maschili della Fipav (bravi gli ultimi due presidenti federali Cattaneo e Manfredi a non lasciarselo scappare), uomo di carisma e cultura, capace di speech motivazionali per leader o aspiranti tali non solo in ambito sportivo, “Giulio” Velasco (ha anche una meritata e sentita cittadinanza italiana: “l’Argentina è la mamma, l’Italia la moglie”) è l’uomo e tecnico che ha cambiato la storia della pallavolo mondiale.

CT della famosa “Generazione di Fenomeni” capace di issarsi sul tetto del Mondo per ben tre volte consecutivamente (due con lui a Rio1990 e Atene1994, fino all’onda lunga di Giappone1998 con alla guida lo scomparso brasiliano Bebeto) l’entrenador è stato l’allenatore che ha portato il movimento azzurro sottorete a diventare quello che è oggi, anche al femminile dove portò alla creazione del Club Italia.

Nella sua meravigliosa avventura ha mancato solo l’oro olimpico ma con lui alla guida l’Italia della pallavolo è stata nominata “Squadra del Secolo” e tanto basta perché non ne vedremo mai un’altra in questa vita.

Celebre perle sue battaglie nei club con i 4 scudetti di Modena, eroe in tre mondi (ha fatto decollare l’Iran, ha poi guidato anche la sua Argentina) Julio è l’uomo più citato per i suoi assiomi, suoi o attribuitigli (“a volte devo rincorrere il mito di Velasco e leggere frasi che dicono che avrei detto” raccontò una volta) che oggi sono un mantra: dal “Chi vince festeggia, chi perde spiega” a quella sugli “schiacciatori che non devono discutere l’alzata, ma risolverla» fino alla famigerata legge della “cultura degli alibi” che abolì dal lessico delle sue squadre.


Fonte: https://www.volleyball.it/feed/


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