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Federer al New York Times: “Alla fine ero sollevato e felice di ritirarmi. Mia figlia mi ha convinto a salire sul palco coi Coldplay”

Roger Federer negli ultimi giorni è stato a New York, dove ha preso parte a varie iniziative, tra beneficenza e la presentazione della nuova linea 2024 del suo sponsor Uniqlo, alla quale ha partecipato attivamente insieme agli stilisti. “Abbiamo una grande storia di stile nel tennis, è uno sport nel quale conta molto, da sempre. René Lacoste e Stan Smith erano tennisti meravigliosi e hanno lasciato un’impronta anche per stile, come molti altri. Sento che è importante ricordare da dove veniamo. E se posso rendere il tennis elegante, penso che sia giusto farlo” commenta Roger al New York Times. “La mia collezione è pensata per essere indossata mentre giochi ma anche per passeggiare. È stato difficile fare questo crossover, tra campo al fuori dal campo. Abbiamo cercato un look che si può indossare anche per camminare per strada e sentirsi eleganti. L’aspetto più difficile del creare una collezione? Il punto di partenza è quello che mi innervosisce di più. È importante dare una direzione alla collezione e sapere dove vuoi andare a finire. I capi nel complesso hanno un aspetto un po’ anni ’90. Sono cresciuto con loro e riportarli indietro è stato molto divertente”. Nella presentazione, su di un campo supercolorato, Roger si è pure divertito a colpire il rovescio a due mani…

Non solo moda. Nell’intervista lo svizzero è tornato anche ai momenti del suo ritiro. Il coach e amico Ivan Ljubicic ha sempre affermato che se Roger non si fosse infortunato gravemente al ginocchio, probabilmente l’avremmo continuato a vedere nei tornei fino ai nostri giorni… ma in realtà Federer oggi si dice felice per come sia finita. “Mi sento sempre come se avessi raggiunto un punto alto, e poi con la voglia di continuare a restare in vetta. La vita senza il gioco, senza i fan e senza il programma giornaliero che ha dominato ogni mio momento per 25 anni è stata sicuramente qualcosa che non sapevo come avrei preso. Per molto tempo ho provato a darmi un’altra possibilità e lasciare il gioco sano, ancora competitivo, ma non era fattibile per via del mio ginocchio. Ma la cosa buona/brutta del Covid, e del mio intervento al ginocchio, è che tutto ha iniziato a rallentare negli ultimi tre anni, quindi ritirarmi per me non è stato come se fossi arrivato all’improvviso dal giocare 100 partite e poi boom, è finita. Alla fine mi sono sentito sollevato, credo, e felice di ritirarmi. È finita nel modo migliore possibile alla Laver Cup. Ero circondato dai miei più grandi rivali, e c’erano la mia famiglia e i miei amici. Per me è stato come “OK, ora sto bene. Non ho più bisogno di inseguire quell’istinto competitivo”.

Roger è tornato a Wimbledon nelle ultime due edizioni, prima per la celebrazione dei 100 anni del Centre Court, dove fu il campione più acclamato dal pubblico, e quindi nell’edizione di quest’anno nel Royal Box, accanto alla Principessa Kate. Queste le sensazioni di Federer: “L’anno scorso sono tornato sul campo centrale per la celebrazione del centenario. È stato bello, ma doloroso. Ero infortunato, mi sentivo ancora un giocatore ma non sapevo se sarei stato in grado di giocare di nuovo, quindi è stato un momento molto emozionante ma difficile. Ma quest’anno è stato totalmente diverso. Mio padre mi ha sussurrato: ‘Non vorresti giocare invece di startene lì seduto a guardare?’ e io ho risposto ‘No, sono contento guardando e godendo il gioco’. È stato divertente sedersi accanto alla principessa Catherine. La conosco abbastanza bene. È un’appassionata del tennis e gioca spesso, abbiamo anche giocato assieme. A volte dobbiamo stare attenti a non parlare troppo. Nel Royal Box puoi parlare, ma è super silenzioso, e poi devi applaudire”.

Ultima domanda sulla sua presenza sul palco con i Coldplay durante il loro ultimo concerto a Zurigo. Divertente il racconto di Roger in merito: “Ho incontrato la band per la prima volta quando li ho visti a Montreal. Non so che anno fosse, forse il 2016? Ci siamo sentiti un po’ di volte da allora. Ho incontrato diverse volte Chris Martin negli Hamptons (è la zona di Long Island, ndr). Quindi, quando sono venuti a Zurigo, ho preso il telefono e gli ho scritto: ‘Sono entusiasta della vostra presenza, mi piacerebbe venire’. Chris mi ha risposto e mi ha chiesto se volevo salire sul palco con loro. Ero dubbioso, ma ho chiesto a mia figlia a cena, e lei mi ha guardato e ha detto: ‘Sei matto se non lo fai, si vive solo una volta’. Quindi ho detto a Chris: “Ci sto”. Non avevo idea di come sarebbe andata, ma è andata, è stato divertente”.

Tra mille viaggi, eventi, beneficenza e quant’altro, Roger di certo non si annoia…

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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