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    MotoGP, Puig: “Non dobbiamo avere fretta con Marquez”

    BARCELLONA – “Dobbiamo essere pazienti e vedere come va il recupero di Marc per capire quando potrà tornare”. Alberto Puig, team manager della Honda Repsol, parla con cautela del recupero del campione del mondo Marc Marquez, operato questa mattina all’Hospital Universitari Dexeus di Barcellona dal professor Xavier Mir per la frattura all’omero destro.
    Molta cautela
    L’otto volte campione del mondo è caduto domenica durante il Gran Premio di Spagna, a Jerez: al pilota di Cervera è stata applicata una placca interna in titanio mentre non c’è stato bisogno di intervenire sul nervo radiale, che più di ogni altra cosa preoccupava in chiave recupero e che per fortuna del fuoriclasse catalano non è stato danneggiato. La Repsol Honda ha fatto sapere che il Cabroncito resterà in ospedale per 48 ore e “il suo obiettivo è tornare il prima possibile in pista” ma quando non si sa ancora anche se un’ipotetica data per il rientro “sarà presto più chiara”.
    Lo stesso Puig è apparso molto cauto al riguardo: “Per chi corre nel motomondiale c’è purtroppo la possibilità di farsi male e finire sotto i ferri: sfortunatamente stavolta è toccato a Marc”. Lo spagnolo sottolinea come Marquez “avrà bisogno di un po’ di tempo ma siamo felici di come sia andato l’intervento. Il dottor Mir e la sua equipe si sono occupati di tutto sin dalla caduta e hanno effettuato un’operazione che è stata un successo. Questo ci dà tanta motivazione”.
    Sicuro assente per il secondo appuntamento di domenica a Jerez per il Gran premio di Andalusia, Marquez potrebbe approfittare dei successivi 11 giorni di sosta per provare a tornare in sella a Brno. L’appuntamento sulla pista ceca non è utopistico ma più realisticamente il numero 93 della Honda potrebbe riprendere la sua corsa iridata sul Red Bull Ring che il 16 e il 23 agosto ospiterà una nuova doppia tappa della MotoGp 2020.
    Marquez, clamorosa caduta nel Gp di Spagna e omero ko LEGGI TUTTO

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    Agrigento, un salto nella storia

    La celebre valle dei Templi sorge nei pressi della città di Agrigento, posta su due alture, il colle di Girgenti e la rupe Atenea, lungo la costa meridionale della Sicilia. Prima di descrivere il fascino e la belleza di questo sito, che richiama continuamente visitatori da tutto il mondo, ripercorriamone velocemente la storia.
    La città di Akagras fu fondata intorno al 580 a.C. da coloni provenienti da Gela e da Rodi. L’insediamento, attorniato da una cinta muraria lunga 12 km con 9 porte di ingresso, fece accrescere la sua grandezza nel tempo, fino a divenire una potente città-Stato sotto il dominio del filosofo Empedocle. Distrutta dai Cartaginesi nel 406 a.C., fu conquistata dai Romani nel 210 a.C., che la chiamarono Agrigentum e ne migliorarono il piano urbanistico monumentale con la costruzione di nuovi edifici pubblici, di templi, del teatro e del bouleuterion. Le iscrizioni rinvenute fanno pensare che gli abitanti della zona vivessero per lo più di attività legate alla lavorazione e al commercio dello zolfo. Durante l’età tardoantica e alto-medievale, la Collina dei Templi fu utilizzata come necropoli, sia in superficie, che sotterranea.
    Per visitare il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi è possibile scegliere tra i diversi itinerari proposti. Numerosi sono gli edifici e i templi ancora oggi in ottimo stato di conservazione di cui andare alla scoperta, come il Tempio della Concordia risalente al periodo greco. Costruito in stile dorico, è l’unico tempio che conserva ancora le trabeazioni e i due frontoni. Al suo interno si possono osservare delle contaminazioni architettoniche di epoca cristiana, risalenti VI secolo d.C. quando l’edificio fu consacrato ai Santi Apostoli Pietro e Paolo. Dell’epoca romana è anche il Ginnasio. Ad Agrigento è conservato l’unico edificio legato ad attività ginniche del mondo antico. In quest’area si possono vedere un altare monumentale per eseguire i riti, i resti di una grande vasca, due file di sedili e diversi altri elementi perfettamente conservati. Testimonianza del periodo tardoantico, invece, è la Necropoli Paleocristiana particolarmente articolata. Come testimoniano la suggestiva Grotta Fragapane, una catacomba comune, gli ipogei o le sepolture dette “arcosoli”. Prima di lasciare il Parco, è obbligatoria una visita al Museo Archeologico, considerato una delle maggiori istituzioni museali al mondo. Due le sezioni al suo interno: una dedicata alla valle dei Templi e all’antica città di Akragas/Agrigentum; l’altra, all’intera area della Sicilia centro-meridionale.
    Il Parco della Valle dei Templi si caratterizza anche come area paesaggistica molto pittoresca, tra viti, mandorli, pistacchi, fichi d’India, e grandi olivi “saraceni”, censiti come alberi monumentali. Passeggiando per i sentieri, durante le giornate di sole cocente, ci si può ritemprare all’ombra dei tamerici o dei pioppi. All’interno del Parco, infine, si praticano diverse attività agricole finalizzate alla produzione di vino ed olio. LEGGI TUTTO

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    In Sardegna, tra le rovine di Tharros

    Nel blu del mare si stagliano due antiche colonne bianche della penisola del Sinis: probabilmente, una delle “cartoline” più note della Sardegna. Siamo sulla costa occidentale dell’isola, a San Giovanni di Sinis, frazione di Cabras, in provincia di Oristano. È qui che si trovano i resti dell’antica Tharros, un museo a cielo aperto che racconta la storia di questa cittadina fondata dai fenici nell’VIII secolo a.C. (vicino ad un villaggio nuragico dell’età del bronzo), successivamente conquistata da cartaginesi e romani. In seguito arrivarono barbari e Bizantini, ma la sua storia terminò bruscamente intorno all’XI secolo, quando gli abitanti, stufi delle continue incursioni saracene, decisero di abbandonarla per trasferirsi a pochi chilometri, nell’entroterra, dove fondarono l’attuale Oristano.

    La prima cosa che colpisce, raggiungendo l’area archeologica, è la grande bellezza del territorio, immerso nei colori del Mediterraneo, dall’azzurro delle sue acque al verde della macchia. Un anfiteatro naturale sul mare – all’estremità della penisola del Sinis, che infilza le acque del golfo di Oristano – delimitato dalla collina di Su Murru Mannu, da quella della torre di San Giovanni e dall’istmo di San Giovanni, che lo collega a Capo San Marco. Uno di quei casi in cui una passeggiata archeologica diventa anche l’occasione di godere di scorci emozionanti e pittoreschi.
    Tra le rovine si possono ammirare, in particolare, resti della dominazione fenicia, ma soprattutto di quella romana. Di quest’ultima rimane evidente l’impianto urbanistico, con le strade lastricate che seguono la classica impostazione urbanistica ortogonale, ossia suddivisa in isolati quadrangolari uniformi, attraversati da cardi e decumani. Non mancano, poi, edifici termali, ben tre, vicino al mare, tra i quali spicca quello denominato “terme di Convento Vecchio”, il cui stato di conservazione permette di apprezzarne varie parti, come lo spogliatoio, il vano di passaggio per gli ambienti riscaldati e la stanza dei bagni. E come da tradizione romana, non mancano le opere di ingegneria idrica “di servizio”, dal sistema fognario, all’acquedotto con il castellum aquae, una grande cisterna che ne raccoglieva l’acqua, che sgorgava da una fontana pubblica.

    Numerosi sono anche i templi, a partire da quello che può essere considerato un po’ il simbolo del sito, il tempio tetrastilo affacciato sul mare: di lui rimangono le basi e le due suggestive colonne (ricostruite). Altri edifici di culto interessanti sono il tempio di Demetra, il tempietto K, con portico e altare con cornice a gola egizia (probabilmente sorto su un’antica costruzione punica), e il tempio a pianta di tipo semitico, delimitato in tre lati su quattro da pareti di roccia.

    Per quanto riguarda le testimonianze puniche, oltre alle necropoli, il celebre tophet (edificato nei pressi del villaggio nuragico dell’età del bronzo chiamato Su Muru Mannu) è sicuramente tra i più importanti: un santuario cimiteriale dove si trovavano le urne con i resti incinerati di neonati e animali sacrificati. Sempre di epoca punica, spicca il tempio detto “delle semicolonne doriche”, una struttura in parte costituita da un’unica bancata di roccia arenaria, e in parte da grossi blocchi squadrati. LEGGI TUTTO

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    Courmayeur: tra la montagna e il cielo

    Lassù, a un passo dal cielo, lo sguardo si perde all’infinito. Uno spettacolo rigenerante, dopo tanto tempo passato tra le mura di casa, reso possibile dalla riapertura della funivia Skyway (per tutti i biglietti in corso di validità la data di scadenza è posticipata a novembre 2021), le cui cabine semisferiche trasparenti, che ruotano durante tutta la salita, conducono da Courmayeur fino a Punta Helbronner offrendo una vista mozzafiato.

    Si parte da La Palud, all’imboccatura della Val Ferret; prima fermata, il Pavillon The Mountain, la stazione a 2173 metri con un’ampia terrazza da cui la vista abbraccia il Monte Bianco e la Val Veny. Al suo interno si trovano il Ristorant Alpino, con il menù firmato dallo chef Agostino Bouillas, la boutique con specialità e artigianato locale e la Cave Mont Blanc, produttice dello spumante ad alta quota Blanc de Morgex et de La Salle “Cuvée des Guides”.

    Ma il vero gioiello, nel periodo estivo, è il Giardino Botanico Saussurea, i cui lavori di rinnovamento si sono conclusi appena prima delle nevicate autunnali. Il giardino, che accoglie 900 specie differenti di piante alpine, è diviso in due zone. Nella prima, in aiuole organizzate per area geografica, si può osservare la flora montana di regioni esotiche come il Nord America, la Nuova Zelanda e l’Himalaya. Nella seconda sono stati invece ricreati alcuni ambienti tipici delle Alpi ed è stato realizzato un nuovo percorso di approfondimento interattivo dedicato ad alcune macro-aree come la montagna, i ghiacciai, i vertebrati, gli invertebrati e i licheni, oltre un momento informativo all’interno dello chalet. Il Giardino Botanico Saussurea organizza inoltre una serie di attività, tra cui un percorso di trekking foto-botanico, lezioni di natural yoga ed esperienze pensate per i più piccoli.
    Utima tappa, l’avveniristica stazione Punta Helbronner/The Sky custodisce l’affasciante sala Cristalli, la sala Monte Bianco, per ammirare il panorama anche nelle giornate fredde e ventose, e il Bistrot Panoramic, per una pausa golosa letteralmente tra le nuvole. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Marquez operazione ok

    BARCELLONA – L’intervento chirurgico a cui è stato sopposto il campione del mondo della MotoGP Marc Marquez, eseguito a Barcellona dal dottor Xavier Mir, è perfettamente riuscito: al pilota della Honda è stata inserita una placca, che ha ridotto le tre fratture subite all’omero del braccio destro durante la caduta di Jerez. Il campione del mondo spagnolo, come riporta Sky Sport, potrebbe recuperare addirittura per il Gran Premio della Repubblica Ceca del prossimo 9 agosto visto che il nervo radiale non ha subito alcun danno.
    Out al Gp di Andalusia
    Roser, madre di Marquez, ha confermato al quotidiano spagnolo AS che l’operazione del figlio Marc è perfettamente riuscita e che il nervo radiale non è stato danneggiato. La Honda, inoltre, anche alla luce di queste notizie non è intenzionata per il momento a sostituire il suo fuoriclasse che, se davvero dovesse rientrare in pista a Brno il 9 agosto, potrebbe saltare solo il Gran Premio di Andalusia di domenica prossima a Jerez, terza prova del Motomondiale 2020 di MotoGP. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, perfettamente riuscito l'intervento a Marquez

    BARCELLONA – L’operazione di Marc Marquez, eseguita a Barcellona dal dottor Xavier Mir, è perfettamente riuscita: al pilota spagnolo è stata inserita una placca, che ha ridotto le tre fratture subite all’omero del braccio destro durante la caduta di Jerez. Il campione del mondo spagnolo, come riporta Sky Sport, potrebbe recuperare addirittura per il Gran Premio della Repubblica Ceca del prossimo 9 agosto, terza prova del Motomondiale 2020 di MotoGP, visto che il nervo radiale non ha subito alcun danno.
    Nessun sostituto
    Roser, madre di Marquez, ha confermato al quotidiano spagnolo AS che l’operazione del figlio Marc è perfettamente riuscita e che il nervo radiale non è stato danneggiato. La Honda, inoltre, anche alla luce di queste notizie non è intenzionata per il momento a sostituire il suo fuoriclasse che, se davvero dovesse rientrare in pista a Brno il 9 agosto, potrebbe saltare solo il Gran Premio di Andalusia di domenica prossima a Jerez.

    MotoGp, Marquez punta a rientrare per Brno LEGGI TUTTO

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    Subaru BRZ e Toyota GR86, si pensa al boxer 1.8 turbo

    Prevista per l’inizio del 2021, la nuova famiglia di motori boxer 4 cilindri turbocompressi, declinati in tre cubature, che si vocifera (dal Giappone) sia in via di sviluppo, porterà con sé interessanti novità. Quali? Per Subaru BRZ e per il progetto gemello Toyota GR86 si torna a parlare di sportività boxer.
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    Non è solo il progetto della coupè sportiva compatta a essere interessato dai rumours legati ai motori boxer, ma anche la futura generazione di WRX STi, per la quale sarebbe la specifica 2.4 litri turbocompressa l’unità prescelta.
    Incremento di coppia motrice
    Detto dell’esitenza di un boxer 4 cilindri turbo da 1.5 litri, per livelli di potenza in gioco e peso il focus in chiave BRZ/GR86 finisce sulla variante da 1.8 litri. Secondo quanto riportato dai giapponesi di CarSensor, tale cubatura della nuova famiglia di motori boxer svilupperebbe circa 265 cavalli, un livello perfettamente in linea con la necessità di dare più spinta rispetto all’unità aspirata 2 litri boxer della prima generazione di BRZ/GT86, senza contare il vantaggio di un drastico incremento di coppia motrice.
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    Avrebbe ingombri e peso inferiori rispetto al 2.4 turbo, sul quale si vocifera di uno step da 275 cavalli e uno da 400, con la possibilità di abbinamento a una componente elettrica. LEGGI TUTTO

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    Porsche 911 Carrera 4S Dakar, ed è subito anni Ottanta

    Porsche quattro ruote motrici? Niente di nuovo, ormai, viste le proposte a listino Carrera 4 e la Turbo. Ma se la richiesta del 4×4 arriva direttamente da un cliente di delta4x4, allora si potrebbe prospettare un’interessante novità in vista: i ricordi, infatti, rimandano agli anni ’80 e alle novecentoundici lanciate tra le dune della Dakar, 953 nel 1984 e 959 nell’85.
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    Allora, Parigi-Dakar perché nel nome c’era anche il percorso. Oggi, la voglia di mettersi al volante della propria Porsche 911 992 Carrera 4S, partire dalla Germania e arrivare a Dakar, Senegal. Per farlo, i necessari accorgimenti alla tecnica.
    Obiettivo 2021

    Il progetto è nella fase iniziale, i rendering anticipano quel che arriverà nel 2021, ovvero, una scocca rinforzata e rialzata, 25 centimetri di luce libera da terra per passare al meglio sugli sterrati, i passaruota con protezioni in plastica a incorniciare ruote con gomme intagliate e cerchi all’apparenza antistallonamento.
    Sfoglia il listino Porsche: tutti i modelli sul mercato
    L’extra di illuminazione è garantito dalla fanaleria di profondità PIAA sul cofano anteriore e dalla barra di led al tetto, dove è installato un portapacchi essenziale per un raid tanto particolare.

    Non sono stati diffusi ulteriori dettagli sulle modifiche tecniche apportate alla 911 Carrera 4S, con un motore boxer 3 litri twin turbo da 450 cavalli. Elementi che scopriremo nei prossimi mesi. LEGGI TUTTO