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    Superbike, Rea: “Mai avuto rivali come Razgatlioglu e Yamaha”

    ROMA – Jonathan Rea, ai microfoni della BBC, ha parlato dell’ultima stagione di Superbike, che ha visto trionfare Toprak Razgatlioglu dopo una lotta con il Cannibale fino all’ultimo round: “Non ho mai trovato un rivale come Toprak e Yamaha in questo momento. Sono di un ottimo livello, molto coerenti, quindi non vedo l’ora di essere l’inseguitore e fare un passo avanti”. Il nordirlandese ha elogiato il rivale, mostrando di volersi prendere la rivincita nella prossima stagione: “La gente è entusiasta di questo scontro e nel 2022 sarà ancora più grande – le sue parole -. Dall’esterno ho potuto vedere che lo spettacolo è stato spettacolare quest’anno ed è stato bello anche far parte delle gare, perché tutti erano vicini, aggressivi e corretti. Ma speriamo di poter ribaltare il risultato alla fine”.
    Verso la prossima stagione
    Rea ha poi parlato in vista del 2022, dove andrà nuovamente a caccia del titolo: “Non lascerò nulla di intentato nella mia preparazione – ha detto -. Mi manca molto la sensazione di essere il vincitore. Sono sicuro che posso farcela e darò il 100%, combatteremo fino all’ultimo”. LEGGI TUTTO

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    Mohammed Ben Sulayem: Ferrari e altri gioiellini nella collezione milionaria del nuovo presidente FIA

    È stato protagonista del motorsport prima come campione di rally – tra gli anni ’80 e i primi Duemila – e poi (o meglio, oggi) come numero 1 della FIA. Perché a 60 anni, Mohammed Ben Sulayem è diventato il nuovo presidente della Federazione Internazionale dell’Automobile. Membro di una delle famiglie più ricche di Dubai, da sempre vicino all’emiro della città, Rashi Al Maktum, il suo patrimonio gli ha permesso di ottenere un parco auto come pochi al mondo, comprensivo di una serie di supercar di marchi diversi e dal valore minimo di 150 milioni di dollari (oltre 130 milioni di euro). Ferrari, Mercedes, Porsche, Bugatti, McLaren, Jaguar, Ford, Pagani: il meglio dell’automobilismo mondiale trova spazio nella collezione privata dello sceicco, che può vantare un garage senza eguali.

    Ferrari e Pagani: ecco il Made in Italy

    Il Cavallino Rampante è presente con la F50 e la Enzo. La seconda erede dell’altra nella gamma di Maranello, entrambe hanno storie diverse. La F50 viene utilizzata da Ben Sulayem perché ritenuta ideale per il clima di Dubai, ma la vera “chicca” è data dal fatto che è grazie a questa super auto che da ragazzino riusciva a sfidare i suoi coetanei che volevano “intimorirlo” con un altro bolide come la Nissan Skyline.

    Ma Ben Sulayem possiede anche uno dei soli 399 esemplari della Enzo costruiti dalla Ferrari tra il 2002 e il 2004. Chiaro omaggio al “Drake”, per possedere i 660 cv generati dal V12 della Enzo bisognava essere selezionati dalla stessa Ferrari, che avrebbe scelto i suoi 399 clienti tra una lista di clienti VIP che possedevano almeno altri cinque modelli della Casa. E Ben Sulayem era evidentemente tra di essi.

    Ferrari non è però l’unico marchio italiano apprezzato del presidente FIA, che nella propria collezione annovera anche l’affascinante e potente Pagani Zonda.

    Lewis Hamilton dice addio alla sua Pagani Zonda 760 LH

    Mercedes, due perle

    Ad avvalorare il garage del neopresidente FIA, la presenza della Mercedes CLK GTR, una granturismo prodotta dalla Casa tedesca a fine anni ’90 in sole 26 unità, versione stradale (ed estrema) della vettura da corsa che correva con le GT. Una macchina votata all’aerodinamica e potentissima, con un V12 da quasi 7 litri per 631 cv. Una di esse oggi vale non meno di 8 milioni di euro.

    A farle compagnia, la 300 SL “Gullwing”, la famosa coupé anni Cinquanta con le portiere ad ali di gabbiano.

    Porsche, che potenza

    Folto anche il numero di Porsche. L’imprenditore di Dubai possiede infatti una Carrera GT, belva da pista difficile da domare con le sue prestazioni, che hanno fatto intimorire anche piloti del calibro di Walter Röhrl. Di questa roadster che accelera da 0 a 100 km/h in poco più di 3 secondi esistono solo 1270 esemplari, e per trovarne una serve sborsare non meno di 1,5 milioni di euro.

    Costa tanto anche la 911 GT1, progettata per correre nella classe GT1 alla 24 Ore di Le Mans, che presenta un boxer biturbo portato a quota 544 cv. E anche la 959, ancora più rara (solo 292 esemplari), una sorta di coupé-laboratorio da cui sviluppare la versione da rally.

    Britanniche, francesi e un’americana

    Ma il sultano potrà godersi anche qualche bolide proveniente dalla Gran Bretagna. Da Woking ha potuto prelevare la McLaren P1, un missile più che un’automobile: la supercar è spinta infatti da un V8 biturbo da 738 cv a cui si aggiungono i 179 cv dell’accumulatore di energia Kers, per un’ibrida da quasi 2 milioni di euro.

    Da Coventry arriva invece un’altra reginetta degli anni ’90: Jaguar XJ220, che nel 1992 a Nardò raggiunse i 341,7 km/h con al volante l’ex F1 Martin Brundle, divenendo per un po’ di tempo la macchina più veloce del mondo.

    Un traguardo a cui hanno potuto aspirare negli anni Bugatti Veyron e Chiron, le ennesime hypercar del garage di Mohammed Ben Sulayem, a cui asi aggiunge anche una “classica” come la Ford GT40, per rimanere in tema di corse. 

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    Superbike, Rea: “Non ho mai trovato un rivale come Razgatlioglu”

    ROMA – “Non ho mai trovato un rivale come Toprak e Yamaha in questo momento. Sono di un ottimo livello, molto coerenti, quindi non vedo l’ora di essere l’inseguitore e fare un passo avanti”. Jonathan Rea, ai microfoni della BBC, ha parlato dell’ultima stagione di Superbike, che ha visto trionfare Toprak Razgatlioglu dopo una lotta con il Cannibale fino all’ultimo round. Il nordirlandese ha elogiato il rivale, mostrando di volersi prendere la rivincita nella prossima stagione: “La gente è entusiasta di questo scontro e nel 2022 sarà ancora più grande – le sue parole -. Dall’esterno ho potuto vedere che lo spettacolo è stato spettacolare quest’anno ed è stato bello anche far parte delle gare, perché tutti erano vicini, aggressivi e corretti. Ma speriamo di poter ribaltare il risultato alla fine”.
    Verso il 2022
    Rea ha poi parlato in vista del 2022, dove andrà nuovamente a caccia del titolo: “Non lascerò nulla di intentato nella mia preparazione – ha detto -. Mi manca molto la sensazione di essere il vincitore. Sono sicuro che posso farcela e darò il 100%, combatteremo fino all’ultimo”. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Zarco: “Devo ritrovare la motivazione per ambire al titolo”

    ROMA – A 31 anni Johann Zarco cerca l’assalto per il mondiale. Il francese, confermato dal team Pramac con Jorge Martin, non è mai riuscito a tronfare in MotoGp, nonostante i due titoli conquistati in Moto2 nel 2015 e nel 2016. La scorsa stagione ha però registrato il suo miglior piazzamento (quinto posto) in classe regina, con quattro podi nella prima metà del 2021 che lo avevano addirittura proiettato in ottica titolo. Poi però qualcosa si è spento e Zarco, come riportato da MotorSport Total, cerca di spiegarsi il perché: “C’è qualcosa dentro di me che ancora non riesco a sbloccare. Non mi sembra di aver finito le energie. È piuttosto la motivazione che devo ritrovare per lottare al vertice”.
    Il fattore calendario
    Con l’addio di Valentino Rossi, Zarco è diventato, dopo Andrea Dovizioso e i suoi 35 anni, il pilota più anziano della MotoGp. La carta d’identità e, soprattutto, le tante gare in programma per il 2022, scelta già criticata da Marc Marquez, potrebbero essere un fattore nel corso della stagione. A tal proposito il francese afferma: “Penso che ci si possa godere 20 fine settimana ed essere al massimo delle energie ad ogni gara. I Gran Premi ravvicinati potrebbero essere però un problema”. Il 2022 per Zarco si apre dunque con una doppia sfida: allontanare definitivamente le voci sul suo ritiro e dimostrare il proprio valore in classe regina. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Zarco: “Devo sbloccare qualcosa in me, voglio lottare per il titolo”

    ROMA – Johann Zarco vuole in mondiale. Il 31enne francese, confermato dal team Pramac insieme a Jorge Martin, non è mai riuscito ad affermarsi in MotoGp, nonostante i due titoli conquistati in Moto2 nel 2015 e nel 2016. La scorsa stagione ha però registrato il suo miglior piazzamento (quinto posto) in classe regina, con quattro podi nella prima metà del 2021 che lo avevano addirittura proiettato in ottica titolo. Poi però qualcosa si è spento e Zarco, come riportato da “MotorSport Total”, cerca di spiegarsi il perché: “C’è qualcosa dentro di me che ancora non riesco a sbloccare. Non mi sembra di aver finito le energie. È piuttosto la motivazione che devo ritrovare per lottare al vertice”.
    Il giudizio sul calendario
    Con l’addio di Valentino Rossi, Zarco è diventato, dopo Andrea Dovizioso e i suoi 35 anni, il pilota più anziano della MotoGp. La carta d’identità e, soprattutto, le tante gare in programma per il 2022, scelta già criticata da Marc Marquez, potrebbero essere un fattore nel corso della stagione. A tal proposito il francese afferma: “Penso che ci si possa godere 20 fine settimana ed essere al massimo delle energie ad ogni gara. I Gran Premi ravvicinati potrebbero essere però un problema”. L’obiettivo di Zarco per il 2022 è duqnue chiaro: cercare di lottare per il titolo e dissipare definitivamente le voci che vorrebbero un suo ritiro. LEGGI TUTTO

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    Dakar 2022, Akeel e Al-Obaidan: due principesse al di là del deserto

    Così, trovare alla Dakar 2022 due donne pilota arabe senza il velo del niqab o il burqa, accompagnate per giunta da navigatori uomini, è un passo avanti sconvolgente da queste parti, per quanto possa essere normale dalle nostre. Tenendo sempre in considerazione che le donne arabe sono state autorizzate per legge a guidare – come a prendere autobus, treni e taxi – solo dal 24 giugno del 2018!
    Per quanto parziale e limitata, vedere i volti felici e sorridenti di Mashael Al-Obaidan e Dania Akeel, le “principesse del deserto”, al volante dei propri mezzi durante queste prime due tappe della Dakar 2022 (sono rispettivamente 26ª e 14ª nei prototipi leggeri), che proprio in Arabia si disputa, è una vittoria storica. Certo, nessuno si illude con questa presenza di aver risolto il problema della discriminazione femminile in Arabia Saudita, visto l’evidente inferiorità della posizione della donna nella società saudita, regolarmente nelle ultime posizioni di tutti i misuratori internazionali in materia, a partire dal valore della parola (due volte più basso rispetto a quello dell’uomo, elemento chiave nei processi) e senza dimenticare tutte le altre limitazioni tra istruzione, casa, figli, matrimoni, conti correnti (non possono averne…). Ma le rivoluzioni da qualche parte devono pur cominciare.
    Peterhansel, la sfida del signor Dakar: “Con Audi nel futuro”
    Eroine rivoluzionarie
    Si rendono conto loro stesse del ruolo fondamentale che ricoprono. Mashael e Dania hanno la stessa età, 33 anni, e vengono da famiglie di alto livello. La prima ha studiato alla Loyola University di Los Angeles, la seconda è laureata in storia e politica moderna alla Royal Holloway di Londra e, non a caso, è stata la prima donna araba a conseguire la licenza per gareggiare in circuito, dopo aver iniziato a guidare un quad a soli otto anni, più o meno la stessa età in cui la collega Mashael l’ebbe in regalo dal padre: “Sono consapevole – ha detto Dania nei giorni scorsi – di contribuire a un processo importante. Sto aprendo molte porte e allo stesso tempo abbattendo barriere con quello che farò in una vetrina mondiale come la Dakar. Io e Mashael stiamo costruendo una strada a donne come noi, che avessero voglia di comprendere il viaggio che abbiamo avviato e magari seguirci nel nostro stesso percorso”.
    Già, un primo passo, ricordando che l’obiettivo era e resta mettere insieme un team fatto di sole donne pilota saudite, come proponeva il progetto “Shero” (“Eroine”), a cui si è lavorato a lungo, prima che fosse accantonato (momentaneamente?). 
    Accanto a Mashael c’è il navigatore, l’italiano Jacopo Cerruti, comasco, con all’attivo cinque Dakar in moto. Di fatto, una tendenza. Perché anche la veterana del raid, la spagnola Laia Sanz, alla 12ª partecipazione di fila dal 2011, ha nella sua Mini All4 un navigatore italiano, un altro esperto centauro, Maurizio Gerini. Come se non bastasse, la stessa Camelia Liparoti, italiana impegnata tra i prototipi leggeri, schiera al suo fianco Manuel Lucchese, un altro “dakariano” convinto con le sue tre presenze al raid, versione moto. 
    Rebecca Busi, orgoglio tricolore
    Complessivamente, la pattuglia rosa al raid più famoso del mondo conta ben 19 elementi (5 tra le moto, 3 in auto, 7 con prototipi leggeri, 3 nelle Side By Side e 1 con i camion, oltre le 27 impegnate con la Dakar Classic) e per l’Italia spicca la figura di Rebecca Busi. Già detentrice di due record: è al debutto assoluto non solo alla Dakar, ma proprio in una gara ufficiale. E, con i suoi 25 anni, è l’italiana più giovane di sempre ad affrontare l’avventura più complicata seguendo le orme del papà. 
    Tornando all’Arabia Saudita e al messaggio di speranza che la presenza in gara di Mashael e Dania lancia a tutto il mondo in tema di discriminazione femminile, c’è chi come Bloomberg Economics ritiene che l’apertura delle donne arabe alla guida, quindi ai motori, macchine o moto che siano, abbia anche un suo valore commerciale. Che secondo stime precise potrebbe generare valore per 90 miliardi di dollari al 2030. Hai visto mai si recuperino le perdite per la crisi del petrolio proprio grazie alle donne… LEGGI TUTTO

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    Guida spericolata e alcol test rifiutato: 83enne al volante saluta la patente

    A Brunico, comune della provincia di Bolzano, un uomo di 83 anni è stato fermato dai Carabinieri per guida spericolata. Fin qui nulla di nuovo, dato che il superamento del limite di velocità è una motivazione frequente quando si tratta di controlli delle forze dell’ordine – anche se in pochi si aspetterebbero che il conducente fosse una persona di una certa età -. Ad aggravare la situazione è stato però il rifiuto dell’anziano di sottoporsi al test dell’etilometro, una reazione che è costata parecchio all’automobilista.
    Scippa una donna, fugge in auto ma smonta la batteria per depistare la Polizia
    Patente ritirata e auto sequestrata
    In Italia siamo abituati a sentire notizie di questo genere. Ciò che spicca tuttavia in questo caso è l’età del guidatore, un 83enne sfacciato che dopo essersi dovuto fermare per un controllo dei Carabinieri che lo accusavano di guida pericolosa si è rifiutato di sottoporsi all’alcol test.
    Probabilmente l’uomo era consapevole che il suo tasso alcolemico era di gran lunga sopra al limite consentito e ha quindi opposto resistenza. Gli agenti hanno ovviamente proceduto al ritiro della patente e al sequestro del veicolo, sanzioni aggravate anche dal rifiuto dell’uomo. Il Codice della Strada, in tal senso, inasprisce la pena per chiunque si opponga alla richiesta delle Forze dell’Ordine.
    Ubriaco in auto scambia la pista da sci col parcheggio: denunciato LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Miller rifiuta il paragone con Stoner: “Non voglio che il mio nome sia vicino al suo”

    ROMA – La nazionalità e l’esperienza di entrambi con Ducati accomunano Jack Miller e Casey Stoner. All’attuale pilota della scuderia di Borgo Panigale, però, non piace il paragone con il connazionale, come affermato in un’intervista ai microfoni di “motorsport-total.com”: “Non voglio che il mio nome sia menzionato insieme al suo. Lui è una leggenda, ha fatto qualcosa di fantastico per questo sport” – ha detto Miller, che nell’ultima stagione ha chiuso al quarto posto in classifica piloti, il miglior risultato della sua carriera in MotoGp.
    Le parole di Miller
    “Spero che un giorno potrò condividere il suo stesso trofeo – ha aggiunto Miller -. E’ stato bello incontrarlo, non lo vedevo da un po’. Ci ha dato dei consigli dopo averci guardato in pista. Dobbiamo parlare con la Ducati in modo che possano investire un budget così che possa venire a qualche gara”. LEGGI TUTTO