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    ACI e i monopattini elettrici: proposti casco, targa e assicurazione obbligatori

    Diversi addetti ai lavori, dal Governo agli utenti della strada, si pongono ormai da tempo l’obiettivo di riorganizzare le regole per gestire al meglio la sicurezza legata ai monopattini elettrici che affollano ormai le nostre città, concentrandosi su tutte quelle situazioni pericolose che si possono venire a creare, tra cui gli incidenti, dettati dalla poca conoscenza del mezzo.
    Monopattino, incidente grave: esplode in ascensore
    Al dibattito si unisce anche ACI, per bocca del suo presidente, Angelo Sticchi Damiani, che alla Commissione Trasporti alla Camera è intervenuto nell’ambito della proposta di legge relativa proprio ai monopattini green, dichiarando le proposte dell’Automobile Club d’Italia.
    Introdurre la targa
    La prima proposta di ACI è quella di un regime di omologazione obbligatorio per chi costruisce monopattini, introducendo di conseguenza una targa che possa identificare il mezzo.
    Assicurazione per tutti i veicoli
    La seconda proposta riguarda l’uso obbligatorio del casco e dell’assicurazione per i monopattini da oltre 350 watt di potenza e capaci di spingersi oltre i 25 km/h, anche se ACI intende estendere l’obbligo a tutti i mezzi.
    Corsi di formazione per studenti
    La terza idea rientra nel campo della formazione: si ritiene in pratica necessario istituire dei corsi appositi nelle scuole, sia le superiori che l’università, e nelle scuole guida, per educare sui rischi di una cattiva condotta alla guida. Il corso terminerebbe poi con una sorta di patentino da rilasciare agli studenti.
    Il tema delle soste sui marciapiedi
    Infine, ultima proposta, il divieto di sosta lungo i marciapiedi, con delle zone in cui i monopattini possano essere parcheggiati senza essere d’intralcio ai pedoni.
    Monopattini, sempre più incidenti a Torino e 50 multe al giorno LEGGI TUTTO

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    Lancia: tra loghi e nomi ripercorsi 115 anni di storia

    Dopo un primo episodio uscito lo scorso giugno e incentrato sul design, ecco in uscita il secondo docufilm incentrato sulla storia Lancia. Si tratta di un nuovo appuntamento che ripercorrerà la storia del Marchio attraverso le voci del direttore esecutivo Lancia, Luca Napolitano, e dal responsabile della divisione Heritage dei Marchi italiani Stellantis, Roberto Giolito
    Numerosi restyling per il logo
    Il percorso parte nel 1907, data di presentazione del primo logo ufficiale della Casa: semplice e minimale, composto dalla scritta lancia con la caratteristica “L” maiuscola. Un emblema che si è andato ad arricchire pochi anni dopo, nel 1911, grazie all’impegno di un caro amico di Vincenzo Lancia: il Conte Carlo Biscaretti di Ruffia, che disegnò quello che sarebbe diventato per decenni il nuovo logo della Casa. Oltre alla scritta lancia vennero introdotti elementi come il volante a quattro razze, l’acceleratore a mano, la bandiera e l’asta. Nel 1929 questo emblema venne inscritto in uno scudo triangolare, forma mantenuta fino ai giorni nostri. 
    Nel corso degli anni il simbolo della Casa torinese è stato oggetto di numerosi aggiornamenti e restyling, che lo hanno mantenuto al passo con i tempi. Una delle modifiche più corpose è datata 1957, in cui tutti gli elementi sono stati resi più stilizzati ed essenziali. Nel 1981, pochi anni dopo l’acquisizione di Lancia da parte del Gruppo Fiat, un nuovo restyling. Stavolta a dare nuova linfa all’emblema del brand è il designer Massimo Vignelli, che riparte dal logo del ’29 attualizzandola. Infine, nel 2007, l’ultimo aggiornamento che ha reso il simbolo di Lancia estremamente essenziale ed elegante, con la scomparsa di alcuni elementi fino ad allora caratteristici come la bandiera e le razze del volante in cui è inscritto il nome Lancia.
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    I nomi dei modelli degli ultimi 115 anni
    Intensa e ricca di spunti anche la storia relativa ai nomi dei modelli Lancia degli ultimi 115 anni. Inizialmente la denominazione dei modelli si limitava a indicare i cavalli fiscali delle vetture, dando così vita ad auto come 12 HP, 18/24 HP, 20/30 HP e 25/35 HP. Si tratta tuttavia di una linea seguita per poco tempo, dato che già nel 1909 venne introdotto un nuovo criterio: le lettere dell’alfabeto greco. Ed ecco così che nacquero Kappa, Beta, Lambda e altre ancora (nomi che sono poi stati in gran parte ripresi in epoche recenti). Per distinguere le versioni evolute, inoltre, vennero aggiunti i prefissi “bi” e “tri”, dando vita a vetture come la Dilambda e la Trikappa.
    Negli anni ’30 il criterio cambia di nuovo, e stavolta a ispirare i nomi dei modelli Lancia sono le località della Roma antica. Qualche esempio? Artena, Astura, Aprilia e Ardea, tutti nomi scelti per omaggiare l’Italia. Anche se, per cercare di conquistare la clientela d’oltralpe, la Casa lanciò in Francia alcuni modelli opportunamente ribattezzati con nomi come Belna e Ardennes. Negli anni ’50, con il passaggio di consegne da Vincenzo Lancia al figlio Gianni, le località romane lasciano spazio alle vie consolari, facendo nascere vetture come Aurelia, Appia, Flaminia e Flavia. Con il passaggio nel Gruppo Fiat nel ’69 la nuova dirigenza decide di tornare sulle lettere greche (con le nuove generazioni di Beta e Delta). Continuando, anche in tempi recenti, a prendere ispirazione dal mondo classico, con nomi come Thema, Musa e Ypsilon. 
    In attesa di scoprire come si chiameranno le Lancia di domani nate sotto la gestione Stellantis.
    Lancia, i 5 (+1) modelli che hanno fatto la Storia del Marchio LEGGI TUTTO

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    Volkswagen Taigo: il B-Suv che mancava

    Architettura MQB A0 per entrambe
    La Volkswagen Taigo, infatti, è parente stretta di Polo e T-Cross perché realizzata sulla medesima architettura, il pianale MQB A0, ma declina le affinità tecniche in modo diverso per presentarsi come alternativa sportiveggiante rispetto al B-Suv già in gamma. Apre, insomma, una nuova nicchia di mercato, quella dei B-Suv Coupè.
    Sono stile e proporzioni a dichiarare subito l’intento. La vettura è lunga 4,26 metri, alta 1,49 e larga 1,75, quindi può bassa e più lunga della T-Cross e caratterizzata dalla coda spiovente – resa più aerodinamica dallo spoiler che prolunga la linea del tettuccio – tipica da coupé. Quest’ultimo dettaglio, però, non pregiudica l’abitabilità: il passo è di 2,57 metri (la T-Cross fa 2,55) e il bagagliaio va da 358 a 455 litri di capacità.
    Il design del frontale ha elementi che lo differenziano rispetto alle altre Volkswagen europee. Come la firma luminosa, composta da una barra trasversale illuminata che separa in due livelli la maschera e ha il compito di unire, con un tratto quasi unico, il segmento inferiore delle luci diurne, full LED di serire, LED Matrix IQ.Ligth nella versione Style. Stesso concetto al posteriore, ottenuto da una banda luminosa sul portellone che unisce ed espande in larghezza l’effetto luminoso dei fari.
    La line laterale, infine, è caratterizzata – oltre che dal già citato tetto spiovente – dai cerchi da 16” o 18”.
    MIB3: infotainment di terza generazione
    Sono due le versioni, al momento del lancio, dedicate al mercato italiano, la Life (entry level “ricca”) e la R-Line. Di serie sono previsti il digital cockpit, volante multifunzione, retrovisori elettrici e sistema di infotainment basato sulla terza generazione di MIB3. Al top della gamma, la R-Line offre di diverso dettagli estetici specifici come il paraurti anteriore e quello posteriore, che ingloba gli scarichi nel diffusore, il digital cockpit con schermo più grande da 10,25” e il differenziale elettronico a bloccaggio trasversale XDS.
    Niente elettrico al lancio
    La Volkswagen Taigo è disponibile con motori solo a benzina e, al momento del lancio, non elettrificati. Sotto al cofano viene proposta l’unità 1.0 TSI da 95 cv o 110 cv, abbinata al cambio manuale a 5 marce nella versione meno potente, oppure al manuale a 6 o al DSG a 7 rapporti per lo step di potenza più elevato.
    Al vertice della gamma, il 1.5 TSI da 150 cv con DSG a 7 rapporti. La trazione è solo anteriore. LEGGI TUTTO

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    Incidenti auto, secondo uno studio le casalinghe sono tra le più spericolate

    Milioni di automobilisti italiani percorrono ogni giorno lo stivale, ognuno con un tasso di abilità al volante completamente personale e diversificato. Abilità, che in maniera più o meno netta va a pesare sulla performarce di guida. Proprio per questo motivo, quindi, VertiMovers – Osservatorio mensile sulla mobilità nel nostro Paese della compagnia assicurativa Verti – ha lanciato uno studio sull’andamento della mobilità in Italia e sulle categorie di guidatori più virtuosi e più spericolati al volante. 
    Ecco chi sono.
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    Spericolati, è lotta a tre: Millennials, casalinghe, ecclesiastici
    Indifferentemente dal genere, secondo VertiMovers, la frequenza di sinistri per i cosiddetti driver lover è del 3,3%. Se, però, per le donne il dato si riferisce alla fascia d’età 35-39 anni, per gli uomini la cautela è sinonimo di maggiore età, visto che il dato si riferisce alla “classe” 45-49 anni. Va da se, quindi, che gli adulti – in generale quelli compresi dai 35 ai 54 anni – si confermano come gli automobilisti più abili.
    Discorso assai diverso per i ragazzi e le ragazze della cosiddetta Generazione Z, con età compresa tra i 18 e i 24 anni e per gli anziani over75. La situazione emersa dalla ricerca, infatti, stabilisce per i primi un tasso di sinistri del 7,6% e per i secondi un buon 5,1%. Seguono a ruota i trentenni, o Millennials, il cui tasso di sinistri si attesta al 4,9%.
    Dulcis in fundo, tra le categorie professionali, la ricerca dell’Osservatorio fa emergere un dato alquanto bizzarro. Con un indice di sinistri pari al 4,6%, infatti, tra gli automobilisti più “spericolati” troviamo le casalinghe tra i 45 e i 49 anni di età. Un dato, questo, che mette la categoria quasi alla pari dei già citati Millennials e degli ecclesiastici (5,51%).
    I più prudenti
    Tra le categorie più virtuose al volante, conclude VertiMovers, troviamo poi i dipendenti pubblici (3,35%), gli operai (con il 3,4%) e le insegnanti (3,7%).
    “Negli anni l’auto ha assunto un ruolo sempre più importante nelle nostre vite: ha ridefinito i nostri tempi e spazi, entrando di diritto nella nostra routine” – ha dichiarato Marco Buccigrossi, Direct Business Director di Verti. “Con la ripresa della normalità, gli italiani sono tornati a circolare in città e sulle strade a grande percorrenza, ognuno con le proprie caratteristiche, come emerge dal nostro Osservatorio. La diversità, in generale e in questo caso al volante, è sempre una ricchezza: il nostro invito è sempre quello di dosare il proprio stile di guida e il proprio carattere con una giusta quantità di prudenza”.
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