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    Harley-Davidson, ecco la nuova Pan America: la prova e i voti

    Linee riprese dalla tradizione

    Può piacere o meno, e su questo non si discute, ma di sicuro la Pan America è qualcosa di mai visto prima. Le sue forme richiamano alcuni modelli storici dell’azienda (il faretto anteriore rettangolare proviene dalla Fat Bob, il muso dall’aria cocciuta invece dalla Road King) e si plasmano in una possente icona di potenza. Il motore è rifinito come una scultura e di cavi fuori posto o viti posticce non se ne vede l’ombra. Ottimo lavoro. VOTO 8,5

    Motore e tecnica

    Harley-Davidson ha attinto a tutte le risorse tecnologiche per sviluppare la Pan America, a partire prorio dal motore. È un bicilindrico a V di 60° di 1.250 cc chiamato Revolution Max, completamente nuovo. Ha la distribuzione a doppio albero a camme in testa con fasatura variabile VVT a controllo elettronico, due candele per cilindro, il raffreddamento a liquido ed è capace di 150 CV a 8.750 giri e 128 Nm. È leggero e assistito da un’elettronica molto moderna: grazie all’IMU a 6 assi, di serie ci sono 5 modalità di guida che regolano in automatico mappatura, freno motore, cornering ABS e controllo di trazione. Tutto questo si imposta attraverso una strumentazione TFT di 6,8 pollici touchscreen, che può collegarsi allo smartphone via Bluetooth e fungere da navigatore. Il telaio è in acciaio e utilizza il motore come elemento strutturale. Il peso della Pan America si ferma così a quota 242 kg in ordine di marcia, in linea con la diretta concorrenza (come anche la sella a 86,8 cm, regolabile fino a 89,4 cm). I cerchi in lega hanno le classiche misure da endurona, 19-17 pollici, e calzano pneumatici Michelin sviluppati appositamente. Volendo, si possono avere a raggi. I freni sono firmati Brembo, le sospensioni a lunga escursione (ben 190 mm) sono invece fornite da Showa e sono completamente regolabili. Il cruise control è di serie, come anche la fanaleria tutta a LED e l’imponente cupolino regolabile su quattro posizioni. A qualcuno però potrebbe non bastare: ecco allora la Pan America Special, che al pacchetto di serie aggiunge le sospensioni semi-attive (con regolazione automatica del precarico), il monitoraggio della pressione pneumatici (TPMS), il cavalletto centrale, il pedale del freno regolabile in altezza (per le gite in off-road), le protezioni d’acciaio, il fanale frontale adattivo, le manopole riscaldabili, i paramani, la piastra paramotore e l’ammortizzatore di sterzo. Il peso della Special però sale a 253 kg o.d.m. VOTO 9

    Comoda ed ergonomica

    Optional da aggiungere a parte c’è un sistema chiamato Adaptive Ride Height, che abbassa automaticamente la moto quando è in arresto e la alza invece durante le normali condizioni di guida. Una bella furbata per controllare la sua mole, che non sarà così imponente ma ha il baricentro piuttosto in alto (non aiuta nelle manovre a bassa velocità). Il manubrio è larghissimo, offre una gran sensazione di controllo, ma un po’ lontano dal busto. Eccellente invece l’imbottitura della sella, come anche lo spazio a disposizione per muoversi. Con lei viene voglia di viaggiare e non fermarsi mai, meno di affrontare il traffico di tutti i giorni. VOTO 8

    Emozioni in sella

    Non giriamoci attorno: tutti, guardandola in foto, l’abbiamo immaginata goffa e pesante, difficile da far girare anche in un parcheggio vuoto. Beh, inutile dire che ci siamo sbagliati, e di grosso. È una moto intuitiva da subito, con dei comandi che rispondo con coerenza alle richieste del pilota. Dimenticate i cambi delle Harley custom, lunghi e rumorosi. Qui cambio e frizione sono moderni, fluidi e rapidi, il motore non scalcia sotto i 2.000 giri ed è capace di riprendere senza troppi problemi. La ciclistica regala una guida rotonda, facendo percepire bene al pilota cosa stia accadendo sotto le ruote. Si ha insomma un ottimo livello di fiducia fin dai primi metri: non era affatto scontato. Ma è quando le strade si aprono che la Pan America sorprende. Una volta infilata la traiettoria giusta, è praticamente impossibile spostarla. Ha una stabilità a centro curva commovente grazie a sospensioni sostenute ma capaci comunque di copiare le vistose crepe dei nostri asfalti. Un treno ad alta velocità che chiede strada. Non è un riferimento di agilità e se maltrattata tende ad allargare, ma guidatela senza violentarla: sarete ampiamente ricompensati dalla sua precisione. Si può direzionare con il manubrio come una grossa motardona. Difficile da credere, ma è proprio così. Il motore da parte sua ha una grinta da vero cowboy. Ai bassi è regolare, ai medi pompa come si deve e poi si prodiga in un allungo maestoso, un vero portento. E tra l’altro, vibra anche poco, trasmettendo giusto qualche piacevole pulsazione. L’elettronica fa quel che può per tenere a bada un simile toro, tra l’altro senza mai farsi sentire. Attenzione però alla frenata, non così incisiva (soprattutto nella prima parte del comando). VOTO 8

    Listino, prezzi contenuti

    Per quello che offre di serie, il prezzo a cui è offerta è decisamente concorrenziale: si parte dai 16.300 euro per la standard, 18.700 euro invece la Special. Gli optional sono tantissimi, ma manca il quickshifter bidirezionale: l’avremmo gradito. VOTO 8,5

    Voto finale

    Per Harley-Davidson è buona la prima. Sono riusciti a realizzare una maxi enduro unica, che non non sarà il nuovo riferimento di prestazioni ma è senza dubbio originale e curata in maniera squisita. Il segmento maxi enduro ha una nuova protagonista dalla spiccata personalità. Chissà che anche noi italiani non ci si lasci ammaliare… VOTO FINALE 8,4 LEGGI TUTTO

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    Audi A6 e-tron Concept, svelata a Shanghai la prima sul pianale PPE

    PPE con sistema a 800 volt
    Immagina una A6 ordinaria, termica e plug-in. Stesse dimensioni, ingombri di 4,96 metri in lunghezza per 1,96 metri in larghezza a 1,44 metri d’altezza. A fare la differenza sarà un passo ampissimo sulla proposta A6 e-tron, elettrica con la batteria da 100 kWh installata tra gli assi, piatta.
    L’architettura PPE ha un sistema elettrico a 800 volt, è modulare e permetterà di variare ampiezza del passo e capacità del pacco batterie, due variabili che procedono di pari passo, vista l’integrazione della batteria nella scocca.Darà vita a modelli berlina Sportback com’è A6 e-tron e a modelli crossover e suv. Il segmento europeo corrisponde al segmento E, arriverà anche su modelli di medie dimensioni successivamente. Sappiamo già come la proposta di auto elettriche compatte, per Audi, sarà su architettura MEB come Q4 e-tron.
    Design morbido e fluido
    Il linguaggio di stile della Audi A6 e-tron parla con la grammatica di linee morbide e avvolgenti, niente tagli netti e di rottura, piuttosto è un’interpretazione fluida delle superfici e dei volumi. I fari Matrix Led e Oled realizzano scenografici effetti di stile, oltre a produrre segnali proiettati sull’asfalto, personalizzabili, in fase di svolta.
    700 km di autonomia
    L’autonomia di marcia del concept arriva fino a 700 km, la ricarica è prevista a postazioni fino a 270 kW in corrente continua, dalle quali in 10 minuti si ricarica l’equivalente d’energia a percorrere 300 km. In 25 minuti la carica passa dal 5 all’80%.
    Sportivissimo
    Avrà anche versioni meno potenti, in grado di accelerare in meno di 7″ da 0 a 100 km/h, mentre il concept esposto al Salone di Shanghai 2021 è una sportivissima proposta con doppio motore elettrico, trazione integrale, una potenza di 476 cavalli. Il top di gamma della futura berlina Sportback elettrica arriverà ad accelerare in meno di 4 secondi da 0 a 100 orari. Pregevole lo schema tecnico delle sospensioni, all’anteriore con 5 leve e al posteriore un multilink.
    Accenno agli interni
    Degli interni, al momento, A6 e-tron Concept svela un bozzetto, sufficiente a orientare sulle scelte che andranno sul modello di serie: infotainment con schermo a tablet, strumentazione compatta, volante quattro razze e un’estrema pulizia della plancia. Tasti e comandi fisici – se presenti – saranno limitati al minimo indispensabile. Piacevole il trattamento della plancia su due livelli e raccordo con i pannelli porta.
    Audi produrrà la prima auto elettrica su architettura PPE in Cina dal 2024, con le sue joint venture, FAW e SAIC, produzione europea invece già dal 2022. LEGGI TUTTO

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    Ferrari: Charlie Turner è il nuovo Chief Content Officer

    Dopo dieci anni come direttore editoriale del programma BBC, TopGear, Charlie Turner lascia l’Inghilterra e approda in Italia, direzione Maranello. L’ex nome che ha fatto grande il programma televisivo inglese, infatti, è stato da poco nominato come primo Chief Content Officer della Ferrari. 
    Ferrari elettrica, 2025 nel mirino: la conferma di Elkann
    Ventata di creatività in Ferrari
    La nomina è stata ufficializzata nelle ultime ore, ma Turner non siederà sulla poltrona di nuovo CCO prima della prossima estate. Nel suo nuovo ruolo, fanno comunque sapere i vertici Ferrari, l’ex direttore editoriale di TopGear si occuperà dello sviluppo di un approccio completamente nuovo nell’ideazione, cura, distribuzione e commercializzazione di tutti i contenuti del Cavallino Rampante, applicando le stesse capacità creative, editoriali e organizzative che hanno reso TopGear un fenomeno mediatico in questi anni.
    Turner, dunque, guiderà la strategia digitale e multimediale di Ferrari attraverso la creazione di un piano che prevede la presenza sulle diverse piattaforme mediali, così da riuscire ad intrattenere la crescente comunità globale di Ferrari.
    “Siamo lieti che Charlie si unisca a noi nel nuovo ruolo di Chief Content Officer”. Ha dichiarato John Elkann, Presidente Ferrari. “Le sue eccezionali capacità di creatore di contenuti di alta qualità e la sua forte passione per la Ferrari sono la combinazione perfetta per questo nuovo importante ruolo”.
    Ferrari 812 Imola, è lei la Versione Speciale in arrivo

    …Huge thanks to everyone past and present for your support over the years and I can’t wait to get to Maranello and start this new adventure. #TopGear #Ferrari pic.twitter.com/NneU9YeLiW
    — Charlie Turner (@TopGearEditor) April 20, 2021 LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Vinales lascia Twitter: “Se qualcuno vuole la mia moto la prenda”

    ROMA – Maverick Vinales lascia il Portogallo con l’amaro in bocca. L’undicesimo posto al Gran Premio di Portimao di MotoGp è un risultato fortemente negativo, anche se gli eventi avversi sono cominciati al sabato. Durante il Q2, infatti, il pilota spagnolo si è visto cancellare il miglior tempo a causa del mancato rispetto dei limiti del circuito, anche se di poco. Su Twitter, successivamente, il numero 12 della Yamaha si è sfogato, affermando che non si lamenterà di quanto accaduto: “Si inventano cose, perché dovrei andarmi a lamentare della Dorna se tutti dobbiamo ringraziare per il campionato che fa. Mi ritiro? Ahahahah, da qui non me ne vado fino a che non vinco. Nessuna scusa, vi dico sempre la verità”.
    Lo sfogo, poi la chiusura dell’account
    “Ma se vi sembra che io sia una persona falsa, perfetto,  se qualcuno si merita la mia moto, che se la prenda – ha aggiunto Vinales -. Non ho alcun problema, so dove arriverò, costi quel che costi. Se qualcuno ha voglia di criticarmi, mi può cancellare dal suo account twitter, altrimenti eliminerò io il mio account, che non ho alcun problema a farlo. Grazie a tutti coloro che mi sostengono, lo apprezzo davvero. Un abbraccio”. Vinales ha poi chiuso il suo profilo su Twitter. LEGGI TUTTO

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    MotoGp, Vinales chiude l'account Twitter: “Non sono un falso”

    La decisione di abbandonare”Ma se vi sembra che io sia una persona falsa, perfetto,  se qualcuno si merita la mia moto, che se la prenda – ha aggiunto Vinales -. Non ho alcun problema, so dove arriverò, costi quel che costi. Se qualcuno ha voglia di criticarmi, mi può cancellare dal suo account twitter, altrimenti eliminerò io il mio account, che non ho alcun problema a farlo. Grazie a tutti coloro che mi sostengono, lo apprezzo davvero. Un abbraccio”. Vinales ha poi chiuso il suo profilo su Twitter. LEGGI TUTTO