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    GP Aragon, Quartararo: “Possiamo fare meglio rispetto al 2019”

    ROMA – “Sabato avevamo un ottimo passo a Le Mans, purtroppo poco prima della partenza domenica è arrivata la pioggia. Ero un po’ agitato, abbiamo deciso di provare una moto totalmente diversa rispetto a quella delle libere 1 come assetto, abbiamo fatto una scommessa ma non è andata bene, facevo tanta fatica a scaldare le gomme. Non abbiamo comunque fatto una brutta gara per essere la prima sul bagnato. Non è stata comunque una brutta gara, abbiamo imparato tanto”. Lo ha detto Fabio Quartararo in conferenza stampa alla vigilia del weekend di gara del Gran Premio di Aragon di MotoGP. “Il potenziale della moto 2020 si può adeguare meglio a questa pista di Aragon rispetto al 2019, possiamo fare meglio. Sono fiducioso, mi sento alla grande, farò del mio meglio”, ha concluso il francese. LEGGI TUTTO

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    GP Aragon, Quartararo: “A Le Mans abbiamo imparato tanto”

    ROMA – “Sabato avevamo un ottimo passo a Le Mans, purtroppo poco prima della partenza domenica è arrivata la pioggia. Ero un po’ agitato, abbiamo deciso di provare una moto totalmente diversa rispetto a quella delle libere 1 come assetto, abbiamo fatto una scommessa ma non è andata bene, facevo tanta fatica a scaldare le gomme. Non abbiamo comunque fatto una brutta gara per essere la prima sul bagnato. Non è stata comunque una brutta gara, abbiamo imparato tanto”. Lo ha detto Fabio Quartararo in conferenza stampa alla vigilia del weekend di gara del Gran Premio di Aragon di MotoGP. “Il potenziale della moto 2020 si può adeguare meglio a questa pista di Aragon rispetto al 2019, possiamo fare meglio. Sono fiducioso, mi sento alla grande, farò del mio meglio”, ha concluso il francese. LEGGI TUTTO

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    Addio Desmo, benvenuto V4 Granturismo: nuovo viaggio per Ducati

    In via Cavalieri Ducati è tempo di tracciare nuove rotte. La Casa di Borgo Panigale chiama infatti all’esordio il V4 Granturismo, una unità a 4 cilindri pensata per equipaggiare la prossima Multistrada V4: la nuova crossover che verrà svelata ufficialmente il prossimo 4 novembre. L’inedito motore da 1.158 cm3 di cilindrata segna un importante passo per Ducati, una rivoluzione per gli appassionati del marchio bolognese: dopo decenni sparisce la denominazione “Desmo” da un propulsore Ducati.Infatti il V4 Granturismo presenta una più classica distribuzione mista (catena-ingranaggi) e punterie a dito, al posto del famoso richiamo a vincolo bilatero per le valvole.
    V4 Granturismo: addio Desmo. La motivazione
    Questo per una ragione ben precisa: allungare il chilometraggio utile prima di procedere ad interventi onerosi come la registrazione del gioco valvole, intervento che, proprio per i limiti della distribuzione Desmodromica, non può spingersi oltre determinate percorrenze. A patto di non rendere il sistema eccessivamente costoso da realizzare e, quindi, a discapito del prezzo finale d’acquisto.

    Una scelta giustificata dal nuovo progetto Multistrada V4, che punta ad essere, ancora più della 1260, una macinatrice di chilometri e senza intaccare l’affidabilità del motore che altrimenti richiederebbe più frequenti (e dispendiosi) intervalli di manutenzione.
    Per il V4 Granturismo sono previsti un controllo ed eventuale registrazione del gioco valvole e la sostituzione delle candele ogni 60.000 km e 15.000 km (o due anni) per la sostituzione dell’olio, del filtro motore e la verifica del filtro aria (da sostituire ogni 30.000 Km). Il soldoni abbiamo bassi costi di manutenzione che ben si sposano a lunghi viaggi e tanti chilometri percorsi nel breve e medio periodo.
    Confronto con il V2: più leggerezza
    Molte novità a livello tecnico arrivano dalla parte “calda” del motore, a partire dalla cilindrata. I 1.158 cm3, ottenuti con alesaggio di 83 mm (81 i mm per il Desmosedici della Panigale V4), rappresentano un valore che mette d’accordo le esigenze di compattezza, leggerezza e ingombri rispetto al bicilindrico. Il V4 Granturismo è più corto di 8,5 cm, più basso di 9,5 cm e solo 2 cm più largo del Testastretta 1260. Inoltre ha un peso di 66,2 Kg, con un guadagno di 1,2 kg.

    Abbiamo la frizione a carter semi secco, albero motore controrotante, per ridurre l’effetto giroscopico delle ruote favorendo la maneggevolezza, e la successione di scoppi Twin Pulse con perni di biella sfalsati di 70°. Le prestazioni dichiarate parlano di una potenza di 125 kW (170 CV) a 10.500 giri/minuto, e una coppia massima di 125 Nm (12,4 Kgm) a 8.750 giri/minuto. Tutto questo rispettando ovviamente i limiti dell’omologazione Euro 5. Per raggiungere questo traguardo si è operato a livello di fluidodinamica con lunghezza, diametro dei condotti, conformazione delle camere di scoppio e diametro valvole rivisti, con lo scopo di ottenere una erogazione fluida e regolare fin dai bassi regimi ma consentendo comunque al motore di “allungare” a vantaggio della potenza massima con una curva di coppia ben distribuita. Un aiuto alla fluidità di marcia arriva anche da un sistema di iniezione dedicato e masse volaniche appesantite.
    Disattivazione della bancata posteriore
    In ottica comfort da segnalare la strategia di disattivazione della bancata posteriore: in determinate condizioni, quando la moto è ferma al semaforo, i cilindri posteriori si spengono (non c’è combustione in camera) migliorando quindi il comfort termico con l’abbassamento delle temperature e migliorando anche i consumi. Non mancano, infine, il cambio con nuova rapportatura e dotato sistema Ducati Quick Shift (DQS) up & down, e la frizione – a comando  idraulico –  con sistema anti saltellamento.
    Ultima nota va alla voce del nuovo V4: grazie agli studi svolti sono stati ottimizzati materiali e giochi degli ingranaggi della trasmissione per avere la migliore sound quality possibile.
    Ducati Multistrada V4: come è fatto il radar anticollisione LEGGI TUTTO

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    Mick Schumacher in Ferrari F8 Tributo: una coppia di eredi vincenti tra le nuvole

    Ogni volta che si legge il nome Schuamcher insieme a Ferrari, nasce un’emozione che riempe il cuore. Una gioia immensa anche per Mick Schumacher, il figlio di Michael, pilota in Formula 2 della Ferrrari Driver Academy che lo scorso weekend per il Gp dell’Eifel è stato ad un passo dal debutto in Formula 1 con l’Alfa Romeo. Purtroppo la pioggia e la nebbia gli hanno impedito di correre la sua prima sessione di prove libere ufficiale proprio in Germania, davanti al suo pubblico che non vedeva l’ora di vedere l’erede del 7 volte iridato per la prima volta al volante di una monoposto sul circuito del Nurburgring.

    Ferrari Special Project, ecco tutte le one-off di Maranello
    Un giretto tra le nuvole, Mamma Mia!
    Delusione resa un po’ meno amara in questi giorni con un giretto al volante di una Rossa speciale: la Ferrari F8 Tributo. “Mamma mia, viaggiando sopra le nuvole”, scrive Mick sui propri profili social dopo aver guidato per la seconda volta la supercar di Maranello, ufficialmente presentata durante lo scorso Salone di Ginevra 2019.
    Adrenalina pura a bordo della berlinetta con il V8 più potente mai realizzato da Maranello, che il 21enne aveva già provato a Fiorano. Sul tracciato modenese Mick aveva spinto l’erede della 488 GTB  al massimo, per farsi avvolgere dalle prestazioni esaltatnti del TwinTurbo 3.9 da 710 CV per 770 Nm di coppia, e i 340 km/h di massima per un 0-100 km/h in meno di 3 secondi.
    Da erede a erede: la coppia Mick-F8 Tributo ha fatto sognare e scatenare tutti i tifosi Ferrari e gli appassionati dei motori che in pochi secondi hanno inondato d’affetto il figlio di uno dei piloti più forti di sempre in F1.

    Cruising above the clouds #Ferrari #FerrariF8Tributo @ferrari_de_ pic.twitter.com/JgpXMkvR2Q
    — Mick Schumacher (@SchumacherMick) October 13, 2020

    Ferrari F8 Tributo, oltre 340 km/h con il ritocchino di Novitec LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Bradl: “La Honda non è la moto più competitiva al momento”

    ROMA – “Un problema è che fondamentalmente non possiamo sfruttare il potenziale del nuovo pneumatico posteriore. Sappiamo che in qualifica o all’inizio della gara, quando il potenziale del nuovo pneumatico è al 100%, non possiamo utilizzare questo potenziale. Non abbiamo sufficiente grip. Iniziamo a circa l’85% e poi abbiamo un calo. Gli avversari iniziano al 100 o 95 % e poi hanno lo stesso calo. Ecco perché ci mancano preziosi decimi di secondo”. Queste le parole di Stefan Bradl, sostituto di Marc Marquez, arrivato ottavo nell’ultimo GP di Francia conquistando i primi punti. Ma nonostante il risultato, compreso il podio di Alex Marquez, il tedesco, già iridato della Moto2, non si fa però illusioni, perchè sull’asciutto la Honda RC213V ha ancora dei punti deboli. “Posso immaginare che i piloti della Moto2 abbiano dei vantaggi, perché le gomme Michelin hanno molto grip. Quello che vedo in Moto3 e Moto2 sono gomme in legno. Prestazioni totalmente scarse da Dunlop dal mio punto di vista. A Le Mans ci sono state tante cadute in Moto3 e Moto2 e non credo sia giusto. In Safety Commission abbiamo evideniziato la necessità di migliorare questa situazione”, prosegue Bradl in una intervista riportata da Speedweek. “La Honda non è una moto facile per i nuovi arrivati, si può vedere con Alex. Una volta capito come si guida si può anche essere competitivi, ma la Honda non è la moto più competitiva al momento. Penso che lo stesso Marc avrebbe avuto i suoi problemi”, conclude il tedesco. LEGGI TUTTO

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    MotoGP, Bradl: “Honda non competitiva. Anche Marquez avrebbe problemi”

    ROMA – “Un problema è che fondamentalmente non possiamo sfruttare il potenziale del nuovo pneumatico posteriore. Sappiamo che in qualifica o all’inizio della gara, quando il potenziale del nuovo pneumatico è al 100%, non possiamo utilizzare questo potenziale. Non abbiamo sufficiente grip. Iniziamo a circa l’85% e poi abbiamo un calo. Gli avversari iniziano al 100 o 95 % e poi hanno lo stesso calo. Ecco perché ci mancano preziosi decimi di secondo”. Lo ha detto Stefan Bradl, sostituto di Marc Marquez, arrivato ottavo nell’ultimo GP di Francia conquistando i primi punti. Ma nonostante il risultato, compreso il podio di Alex Marquez, il tedesco, già iridato della Moto2, non si fa però illusioni, perchè sull’asciutto la Honda RC213V ha ancora dei punti deboli. “Posso immaginare che i piloti della Moto2 abbiano dei vantaggi, perché le gomme Michelin hanno molto grip. Quello che vedo in Moto3 e Moto2 sono gomme in legno. Prestazioni totalmente scarse da Dunlop dal mio punto di vista. A Le Mans ci sono state tante cadute in Moto3 e Moto2 e non credo sia giusto. In Safety Commission abbiamo evideniziato la necessità di migliorare questa situazione”, prosegue Bradl in una intervista riportata da Speedweek. “La Honda non è una moto facile per i nuovi arrivati, si può vedere con Alex. Una volta capito come si guida si può anche essere competitivi, ma la Honda non è la moto più competitiva al momento. Penso che lo stesso Marc avrebbe avuto i suoi problemi”, conclude il tedesco.

    MotoGP, Top e Flop GP Francia: Rossi out, Petrucci torna a vincere VIDEO LEGGI TUTTO

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    Turismo, Ferrandino: Europa sia proattiva nella salvaguardia dei piccoli borghi storici

    Portavoce delle istanze piccole realtà è Giuseppe Ferrandino, europarlamentare in quota Partito Democratico e relatore ombra del file che si pone come obiettivo lo stabilire una strategia europea per il turismo sostenibile. “Abbiamo cercato di portare all’attenzione dell’Europa – ha dichiarato Ferrandino – la necessità di preservare i piccoli borghi in via di spopolamento, mettendo a disposizione risorse per la loro conservazione architettonica, la salvaguardia del patrimonio artistico, culturale, enogastronomico ed il loro sviluppo in chiave turistica”.
    Nell’articolato blocco di emendamenti che andrà al voto in Commissione Agri nella seconda metà di ottobre, si enfatizza la centralità del turismo sostenibile quale vettore per la crescita socio-economica e lo sviluppo delle aree in via di spopolamento. “Ci sono alcuni punti sensibili – ha aggiunto Ferrandino – che godono del consenso trasversale di tutte le forze politiche. Il turismo agroalimentare è un fattore-chiave in quest’ottica.
    Offrire alle piccole aziende agricole la possibilità di accedere a risorse utili a sviluppare in chiave turistica le loro attività contribuirebbe a mantenere alta l’attrattività dei piccoli borghi e genererebbe quella economica di scala indispensabile a ridurre il fenomeno dello spopolamento. Non è un fattore secondario quando si parla di turismo sostenibile né tantomeno la Commissione può continuare ad essere sorda alla richiesta del Parlamento di dotare il bilancio europeo di una linea dedicata al turismo”. LEGGI TUTTO

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    Nuova Hyundai i20, l'utilitaria dall'animo sportivo

    Nuova Hyundai i20 era stata dapprima presentata in occasione dell’ultimo Salone di Ginevra. Oggi, l’utilitaria di Seul è pronta per il suo ingresso sul mercato italiano: profondamente rivista rispetto alla versione precedente, la i20 è un’auto nuova su tutti i fronti, da quello estetico a quello tecnologico. Nascosti sotto la sua spigolosa carrozzeria Hyundai ha infatti nascosto una serie particolarmente interessante di motorizzazioni mild-hybrid e una dotazione hi-tech da prima della classe, trasformando la nuova arrivata della casa coreana in quello che, utilizzando il gergo in voga tra gli amanti degli smartphone, potrebbe confermarsi uno dei best-buy del mercato auto dei prossimi anni.
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    Linee spigolose
    Abbandonate le linee tondeggianti e morbide del modello che va a sostituire, la nuova i20 è caratterizzata da una linea cesellata e ricca di spigoli: il risultato è certamente di impatto, l’auto dissimula molto meglio del modello “vecchio” le dimensioni del corpo vettura (lunga 4040 mm, appena 5 mm in più rispetto a prima) a discapito però di una certa mancanza di carattere e di una linea un po’ tormentata, specialmente nella vista laterale e in quella posteriore.

    Cosa offre l’abitacolo
    Il profondo lavoro di rinnovamento prosegue nell’abitacolo ora dominato da un nuovo cruscotto che riprende per tutta la sua larghezza il disegno delle bocchette dell’aria – scelta curiosa ma comunque azzeccata -, al centro del quale campeggia lo schermo touch screen da ben 10,25” (optional, di serie è da 8”) del sistema di infotainment e caratterizzato dalla nuova strumentazione completamente digitale, sulla quale è possibile replicare sia le indicazioni del navigatore che altre funzioni utili come lo stato dei numerosi ADAS presenti su questa auto.

    ADAS livello 2, un debutto
    I sistemi offerti da Hyundai sulla nuova i20 sono molteplici e garantiscono un livello di automazione di livello 2 grazie a soluzioni che spesso si trovano su auto di ben altra fascia di prezzo, come il cruise control adattivo e il sistema di mantenimento della corsia. L’unico scotto di tutta questa tecnologia lo si paga nella scarsa immediatezza del sistema di infotainment dell’auto, poco intuitivo e che, come spesso accade nelle auto moderne tutte digitali e touch, richiede qualche distrazione di troppo. In questo senso per fortuna sono rimasti analogici sia il tasto per regolare il volume della radio che l’impianto di climatizzazione, regolabile senza distogliere lo sguardo dalla strada. A parte una scelta dei materiali un po’ economica e alcuni dettagli non molto curati (come ad esempio gli accoppiamenti delle plastiche del volante o i fori per le viti delle razze lasciati aperti sul retro del volante), l’abitacolo della nuova Hyundai i20, particolarmente arioso e spazioso, è un posto piacevole dentro cui passare il proprio tempo.
    Ecco i motori mild-hybrid

    Le novità però non si fermano al nuovo design degli esterni e degli interni ma proseguono sotto al cofano dell’auto: accanto al noto e collaudato mille-e-due a benzina aspirato da 84 cv, sulla nuova i20 debutta la nuova unità turbobenzina a tre cilindri da 1 litro di cilindrata: questo piccolo propulsore, oltre ad essere disponibile sia con 100 cv che con 120 cv, è dotato di un sistema di tipo mild-hybrid a 48 volt, utile per mantenere entro gli stringenti limiti europei le emissioni di CO2 della vettura. Se infatti questo sistema non influisce minimamente sulle prestazioni della vettura e il suo intervento (limitato alle fasi di accelerazione e nei transitori) è assolutamente impercettibile e il motore risulta brillante pur bruciando un piccolo quantitativo di benzina in meno, generando così una minor quantità di anidride carbonica la cui produzione è direttamente proporzionale alla quantità di benzina combusta. In questo modo si ottiene anche un lieve miglioramento alla voce consumi, con un risparmio di circa il 4% rispetto alla stessa unità senza il sistema mild-hybrid. Infine per la nuova i20 saranno disponibili tre trasmissioni, una manuale a 5 rapporti per il motore da 84 cv e due a 6 rapporti, manuale o automatica a doppia frizione per il piccolo 1.0 turbo mild hybrid.
    Come si comporta su strada
    Provata a fondo lungo le strade di Francoforte, sia in versione da 100 cv che da 120 cv, in entrambi i casi con cambio automatico, la nuova i20 ha dimostrato una maturità sorprendente risultando sicura di sé sulla strada e, specialmente con il motore più potente, capace di tenere medie velocistiche veramente interessanti, con il piccolo motore sempre pronto a riprendere e a lanciare l’auto in avanti.
    Nel corso della prova abbiamo avuto modo di testare l’auto anche in percorsi turistici e siamo rimasti colpiti dal volante, molto – forse un po’ troppo – diretto e sensibile. Questa caratteristica, per quanto restituisca un feeling più sportivo e dinamico, richiede frequenticorrezioni sul volante: sicuramente si sente l’auto molto viva fra le dita ma, specialmente in percorsi cittadini o se ci si vuole rilassare, questo potrebbe risultare un po’ fastidioso. La cosa poi viene accentuata dal cambio automatico che non gioca allo stesso gioco del volante e, cercando una guida un po’ più sportiva, non collabora: in frenata in approccio di curva il sistema non scala, se non quando si ritorna sul gas in uscita, con il risultato che, mentre si cerca la spintaper uscire dalla curva, si deve aspettare che il cambio scali una (o più) marce per poi, finalmente, lanciare l’auto in avanti. Per quanto piacevole e sicura da guidare, la nuova i20 si trova un po’ a combattere con se stessa, con un volante dal piglio sportivo ed una gestione del cambio più attenta all’ambiente e al cercare di consumare il meno possibile – basta lasciare il gas mentre si va per attivare la funzione di “coasting”, con il motore che si spegne e l’auto che veleggia in folle -; cosa che, alla prova dei fatti, riduce notevolmente le velleità sportive di chi è al volante. Discorso diverso per il cambio manuale: in questo caso ci si trova per le mani un’auto che fa quel che dice il guidatore, magari meno comoda nel traffico ma sicuramente più soddisfacente nella guida “sbarazzina”.
    Dotazioni e quanto costa
    Hyundai, scopri la gamma completa
    Disponibile a partire da novembre 2020, la nuova i20 sarà disponibile in due diversi allestimenti, entrambi molto ricchi: si partirà dal connectline che propone di serie le luci diurne e di posizione a LED, sette ADAS, cerchi in lega da 16”, caricatore wireless per lo smartphone, sensori di parcheggio con telecamere al posteriore e cruscotto digitale, per arrivare all’allestimento BOSE, dotato non solo di un potente impianto stereo con subwoofer ma anche di cerchi in lega da 17”, il sistema di infotainment con schermo maggiorato a 10,25” e il sistema di luci d’ambiente. A questi due allestimenti possono infine essere aggiunti diversi pacchetti utili a rendere la nuova i20 veramente completa e accattivante. Tutto questo partirà da 16.950 € per la i20 1.2 84 cv per arrivare a 22.600€ per la 1.0 turbo mild hybrid da 100 cv in allestimento BOSE. Ancora non sono disponibili i prezzi per la versione da 120 cv. LEGGI TUTTO