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    Fognini si racconta: “Sinner è più quadrato, Alcaraz gioca divertendosi”

    Fabio Fognini nella foto – Foto Getty Images

    Fabio Fognini è stato per oltre un decennio il leader indiscusso del tennis italiano. Vittorie prestigiose contro le leggende del circuito, momenti di tennis indimenticabili e un carisma unico lo hanno reso il punto di riferimento di un movimento che oggi vive la sua età dell’oro grazie a Jannik Sinner e agli altri azzurri della nuova generazione. Dopo il ritiro ufficializzato a Wimbledon 2025, proprio al termine di una sfida emozionante contro Carlos Alcaraz, il ligure si guarda indietro con serenità e, allo stesso tempo, analizza il presente del tennis mondiale.
    L’analisi su Sinner e AlcarazIn un’intervista al podcast Supernova, Fognini ha raccontato il suo punto di vista sulla rivalità tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, due protagonisti che stanno riscrivendo la storia recente del tennis:“Per essere uno di 24 anni, Jannik vede le cose con molta chiarezza. Sa che è stato colpito e che ora deve uscire dalla sua zona di comfort, provare qualcosa di diverso la prossima volta per battere Carlos. Sono due giocatori differenti. In Italia conosciamo meglio Jannik: se vinci sei un fenomeno, se perdi – come è successo in finale – si comincia a dubitare di te”.
    Poi la curiosa comparazione:“I due mi ricordano Federer e Nadal. Jannik è più ‘quadrato’. Ho giocato tanti anni con Andreas Seppi, lo chiamavo kraut perché veniva dalle montagne ed era metà tedesco e metà italiano. Ecco, Jannik mi ricorda un po’ quella mentalità, più rigida, più metodica. Carlos invece sembra divertirsi giocando a tennis. Ho visto il suo documentario: dopo le partite va a Ibiza a divertirsi, ed è quello che trasmette anche in campo. Io ero più simile a lui: avevo bisogno di quella leggerezza e di quel divertimento anche fuori dal campo”.
    Il ritiro a Wimbledon: “Perdente ma vincitore”L’ultimo match della carriera, contro Alcaraz a Wimbledon, è stato per Fognini un momento speciale:“Ora che tutto è finito, credo di aver preso la decisione migliore. Se avessi battuto Carlos mi sarei trovato a giocare al secondo turno contro il numero 700 del mondo, dopo aver iniziato Wimbledon con una vittoria sul numero 2 in Centrale. Sarebbe stato un paradosso e un problema mentale enorme. Sono uscito da sconfitto, ma mi sono sentito un vincitore. Non ho ancora rivisto quella partita, neanche gli highlights, ma so che ha colpito molto i tifosi e un giorno mi piacerà rivederla”.Il 2025 era cominciato nel peggiore dei modi, con una lesione alla caviglia che avrebbe richiesto una lunga riabilitazione e tanti tornei minori per poter rientrare nei primi 100 del mondo. Una prospettiva che ha spinto Fognini a prendere la decisione di chiudere la carriera:“Non c’era un momento migliore per smettere che una partita contro un amico come Carlos, sul Campo Centrale di Wimbledon. È stato il modo più onesto e bello per salutare il tennis”.
    Un’eredità specialeOggi Fognini osserva da spettatore privilegiato la nuova era del tennis italiano. La sua carriera, fatta di alti e bassi ma anche di picchi straordinari, ha aperto la strada ai successi attuali. Non è escluso che il ligure possa presto diventare una presenza fissa nei media, raccontando il tennis con la stessa verve e leggerezza che lo hanno reso unico in campo. LEGGI TUTTO

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    Da Santa Margherita di Pula: Il resoconto di Martedì 16 Settembre 2025

    Nella foto (di Antonio Burruni): Gianmarco Ferrari

    Undici italiani accedono agli ottavi di finale del primo dei sei Itf Combined organizzati dalla Forte Village Sports Academy con il supporto dell’Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio della Regione Sardegna, sui campi in terra battuta di Santa Margherita di Pula.Lorenzo Sciahbasi firma la sorpresa di giornata, eliminando 7-6(3), 6-4 la terza testa di serie, l’ucraino Oleksii Krutykh e sfiderà per un posto nei quarti la wild card Leonardo Malgaroli, che ha battuto 6-4, 6-2 il qualificato Giacomo Crisostomo. La testa di serie numero 8 Federico Iannaccone ha superato 6-4, 7-5 il qualificato Matteo Sciahbasi e ora se la vedrà con Andrea De Marchi, bravo a spuntarla 4-6, 7-5, 6-4 sull’iraniano Kasra Rahmani. Ottavi tricolori anche tra il numero 7 del seeding Gianmarco Ferrari (7-5, 4-6, 6-3 sul croato Josip Simundza) e Gabriele Maria Noce (6-4, 4-6, 6-4 sul qualificato statunitense Kyle Overmyer), tra il numero 4 Alexander Weis (6-2, 3-6, 7-5 su Jacopo Bilardo) e la wild card Filippo Mazzola (6-1, 6-3 su Giorgio Tabacco) e tra il numero 6 Michele Ribecai (6-3, 6-1 alla wild card Giammarco Gandolfi) e Davide Rapagnetta (6-3, 6-4 sul qualificato Gregorio Biondolillo). Nella sfida tra qualificati, Mattias Pisanu ha battuto Cosimo Banti con un doppio 6-3 e ora sfiderà lo spagnolo Pol Martin Tiffon, testa di serie numero 2, che ha regolato 6-2, 6-1 un altro qualificato italiano, Antonio Caruso.
    Nel torneo femminile, strappano il pass per il main draw Gaia Maduzzi (6-1, 6-0 su Alessandra Fiorillo), Eleonora Alvisi (6-1, 6-0 su Alessandra Pezzulla), Caterina Odorizzi (6-2, 2-6, 11-9 sulla lettone Odeta Panasa), Marcella Dessolis (6-1, 6-0 sulla giapponese Mio Kijima), Ginevra Parentini Vallega (doppio 6-3 a Caterina Novello) e Aurora Deidda (6-0, 6-1 alla bulgara Yoana Moneva).Sconfitta per Manuela De Lorenzo (6-1, 6-0 dalla tedesca Tina Manescu) LEGGI TUTTO

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    Sherif, debutto show: gioca, vince e applaude il Lexus Tolentino Open. Favola Zantedeschi

    Aurora Zantedeschi, veronese classe 2000, ha vinto a Tolentino la sua prima partita in carriera a livello Wta (foto Ludovico Cecoli)

    6-2 6-1 in 77 minuti, e primo esame nelle Marche superato a pieni voti. Se ci fossero stati dubbi sulle qualità di Mayar Sherif, prima testa di serie del Lexus Tolentino Open, l’egiziana classe 1996 li ha fugati con un esordio in grande stile, spazzando via senza particolari difficoltà la svizzera Celine Naef. Un’avversaria dal buon tennis, che poteva nutrire giustificate ambizioni, invece ha raccolto soli tre game in un confronto a senso unico, pagando la superiorità fisica della top-100 nativa del Cairo, che con otto successi detiene il record di titoli nella categoria Wta 125. “A Tolentino – ha detto l’egiziana – ho trovato una grandissima accoglienza: sentirmi bene fuori dal campo mi permette di esprimermi al meglio. Ho giocato un buon match, facendo sempre le cose giuste. Spero che questa prestazione possa essere la prima di un grande torneo. Vincere qui il mio nono titolo in un 125? Me lo auguro, ma è bene ragionare match dopo match. Al momento penso solamente alla prossima partita”. La giocherà giovedì contro la georgiana Ekaterina Gorgodze, passata al tie-break del terzo contro la belga Vandewinkel. “Giocare in Italia – ha aggiunto la Sherif – mi piace molto. I tornei sono perfetti e c’è sempre una grande atmosfera. Tolentino non è da meno”. Un’investitura preziosa per gli organizzatori, che in mattinata hanno accolto anche circa 150 ragazzini degli istituti scolastici del territorio, invitati ad assistere alla manifestazione.
    Nel martedì in cui il Tennis Tolentino ha gioito per l’impresa di Elisabetta Cocciaretto a Shenzhen, dove la marchigiana ha vinto un match clamoroso nel successo azzurro contro la Cina in Billie Jean King Cup, la favola di giornata l’ha costruita la veronese Aurora Zantedeschi. Eliminata lunedì al turno decisivo delle qualificazioni, è stata ripescata come lucky loser e all’indomani si è regalata la prima vittoria in carriera in un torneo Wta. L’ha fatto nel derby contro la mancina Samira De Stefano, cancellando una partenza complessa per imporsi alla distanza, col punteggio di 1-6 6-3 6-4. Sarà lei, nella serata di mercoledì sul Centrale (non prima delle 20), l’avversaria di Nuria Brancaccio nel duello che garantirà la presenza di almeno un’azzurra ai quarti di finale. Ancora in corsa anche Tatiana Pieri, capace di vincere la terza partita in tre giorni. Dopo due comodi successi nelle qualificazioni, la toscana se n’è preso un terzo al debutto nel main draw, rimontando un set di svantaggio a Francesca Curmi prima di approfittare del ritiro della maltese nel corso del terzo set, sul punteggio di 4-1. La vittoria le garantisce un giorno di meritato riposo: tornerà in campo giovedì per affrontare l’olandese Arantxa Rus. Niente da fare, invece, per l’altra qualificata azzurra Federica Urgesi: la marchigiana si è fermata contro il tennis brillante dell’ucraina Oleksandra Oliynykova, a segno per 6-1 6-2. Mercoledì a Tolentino i primi quattro match degli ottavi di finale e il completamento del primo turno del doppio. Il via alle 11, ingresso gratuito.
    RISULTATISingolare. Primo turno: Arantxa Rus (Ned) b. Tara Wuerth (Cro) 6-3 6-4, Tatiana Pieri (Ita) b. Francesca Curmi (Mlt) 2-6 6-3 4-1 ritiro, Mayer Sherif (Egy) b. Celine Naef (Sui) 6-2 6-1, Aurora Zantedeschi (Ita) b. Samira De Stefano (Ita) 1-6 6-3 6-4, Ekaterine Gorgodze (Geo) b. Hanne Vandewinkel (Bel) 6-1 4-6 7-6, Oleksandra Oliynykova (Ukr) b. Federica Urgesi (Ita) 6-1 6-2, Anouk Koevermans (Ned) b. Kaja Juvan (Slo) 6-3 6-3, Ylena In-Albon (Sui) b. Noma Noha Akugue (Ger) 6-4 7-6.Da completare: Tina Smith (Aus) vs Darja Semenistaja (Lat), Martina Trevisan (Ita) vs Sinja Kraus (Aut).
    Doppio. Primo turno: Ambrosio/Brancaccio (Ita/Ita) b. Barnett/Lechemia (Gbr/Fra) 6-1 4-6 11/9, Rus/Zidansek (Ned/Slo) b. Rocchetti/Ruggeri (Ita/Ita) 6-1 6-4, Anshba/Silva (-/Gbr) b. Salkova/Wuerth (Cze/Cro) ritiro. LEGGI TUTTO

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    Djokovic si racconta: “Il tennis è stato una piattaforma per crescere come persona. Per anni ho cercato di non far trasparire nulla, ero arrivato al punto di non esprimere alcuna emozione. Piansi per giorni dopo l’operazione al gomito, avevo giurato che mai l’avrei fatto”

    Novak Djokovic nel corso dell’intervista

    La libertà di un podcast lungo e rilassato ha dato l’occasione a Novak Djokovic di aprirsi e raccontare molto della sua vita, mentalità, interessi, incluso fragilità e debolezze che ha tenuto nascoste per anni e anni. Il campione serbo ha parlato a ruota libera (per quasi due ore!) nell’interessante Jay Shetty Podcast, spaziando non tanto sul tennis giocato quanto sulla vita, su valori, crescita personale e mentalità. Da uomo ormai maturo e consapevole, “Nole” ha fornito il suo punto di vista su molti temi, è un podcast complesso e interessante che vale la pena di essere ascoltato per intero. Qua riportiamo alcuni passaggi significativi, alcuni del tutto inediti, come quando il 24 volte campione Slam ha confessato di aver pianto per giorni poiché deluso dall’essersi sottoposto a un intervento al gomito, visto che aveva giurato a se stesso che mai avrebbe accettato di finire sotto i ferri in carriera. O come abbia sentito la necessità di cambiare mentalità e atteggiamento per uscire da quello che la narrazione sportiva “impone” agli atleti.
    La lunga intervista inizia con una domanda non banale: quanto ti è costato diventare Novak Djokovic? Interessante la risposta di “Nole”: “Innanzitutto devo essere grato a tutti coloro che sono stati intorno a me fin dalle prime fasi della mia giovinezza, persone che mi hanno spinto verso un percorso di crescita interiore, di protezione di me stesso con un approccio olistico alla mia vita, alla prevenzione degli infortuni, al recupero fisico e mentale. Ero giovane, non lo capivo all’inizio. Mi sono fidato della mia prima maestra (Jelena Gencic, ndr), lei mi ha educato anche fuori dal campo. All’inizio era due volte a settimane, poi di più, questo mi ha forgiato. Sono una persona che ha una memoria visuale, ho sempre osservato molto, anche degli altri giocatori. Lei mi ha introdotto dalla musica classica, allo scrivere per tenere fermi dei concetti. All’inizio questo era molto facile: chiudi gli occhi e immagina di sentirti dove vorresti essere una volta da giocatore adulto. È stata una partenza importante per me. Ho capito che il tennis non è solo uno sport individuale e chi è con te è fondamentale. Ho capito che il tennis non è solo correre dietro a una palla sognando di vincere Wimbledon. Il tennis per me è stato una piattaforma per crescere come persona, per lavorare dentro di me, l’ho iniziato a capire già da piccolo con la prima maestra. Sono una persona curiosa, voglio conoscere per diventare una persona migliore e non mi accontento mai di quello che già conosco. Ora che sono adulto e padre, sto cercando di bilanciare la famiglia e gli altri impegni che ho fuori dal campo insieme alla carriera, sono e mi sento ancora un tennista professionista. Ho lavorato molto su me stesso, ma continuo a stupirmi su quanto ancora sia ignorante di tante cose e debba continuare ad investire per arrivare ad una migliore conoscenza. A volte è difficile per me accettarlo. Ci sono stati momenti in cui mi sono sentito imbattibile, come se potessi camminare sull’acqua, ma c’è anche l’altra faccia della medaglia quando le cose non vanno. Ci sono dei momenti meravigliosi in questo processo di conoscenza e scoperta ma anche altri difficili, duri da affrontare”.
    In una carriera lunga più di venti anni e avendo vinto tutto quello che c’era da vincere, è difficile trovare la motivazione ad andare avanti con la stessa spinta e intensità. “Penso di aver raggiunto in carriera tutto quello che potevo sognare, ma continuo a volerlo” continua Djokovic, “sono attivo sul tour proprio perché voglio ancora vincere e ispirare i giovani. Sento dentro questa esigenza di non essere mai abbastanza per me stesso, sento la forza dentro di testare i miei limiti fisici e mentali. Quando arrivi a 30 anni, inizi a pensare che i giorni del ritiro non sono più lontani… Le cose nel tempo sono cambiate, la cura del corpo è migliorata tantissimo e le carriere si sono allungate molto. Si guadagna bene vincendo e c’è la possibile di inserire nel proprio team persone che ti aiutano a restare sano e performare. La devozione alle ottimi abitudini per il proprio corpo e mente è qualcosa duro da mantenere. È importante avere intorno un ambiente che ti stimola e aiuta a questo sforzo, poi la cosa deve partire da dentro. Viviamo inoltre in una società che ci spinge a fare una vita con tantissime cose ed esperienze molto belle ma che non vanno nella giusta direzione, quindi è necessario una dedizione totale per uscire di questo circolo vizioso e restare focalizzati a quello che è importante per stare al meglio. Ho vinto Slam, medaglia d’oro per il mio paese… ora i miei obiettivi sono cambiati. Sono anche di avere una pace interiore”.
    Interessante anche un passaggio sulle emozioni, un conflitto interiore che l’ha accompagnato per anni, fino ad una svolta: “Nello sport, e ancor più nel tennis che è uno sport individuale, sembra quasi proibito mostrare emozioni, una vulnerabilità, perché così si pensa che tu si stia dando un vantaggio all’avversario. Questo fa parte anche della narrazione del gioco. Se piangi sei visto come un debole. Per anni ho cercato di essere duro, non far trasparire nulla per andare dritto visto gli obiettivi, e ho finito per chiudermi in me stesso. Ero arrivato ad un punto in cui non esprimevo alcuna emozione, addirittura anche con la mia ragazza, che poi è diventata mia moglie… ma in realtà sono una persona aperta, mi piace parlare ed esprimere i miei pensieri e sentimenti. Ho cambiato il mio approccio direi 10 anni fa, ma per tanto tempo mi sono uniformato alla narrazione prevalente”.
    Djokovic rivale un retroscena inedito relativamente agli infortuni: “Il mio peggior infortunio è stato al gomito, mi sono dovuto operare nel 2017. Non sono uno che prende antinfiammatori, ma nel tennis a volte giochiamo cinque giorni di fila e per sopravvivere ho dovuto farlo. Sono arrivato ad un punto nel quale avvertivo dolore anche prendendo la massima dose consentita di pillole antinfiammatorie, quindi anche se non volevo assolutamente ricorrere all’intervento, non ho avuto altra scelta. Avevo giurato a me stesso che non mi sarei mai operato in tutta la mia carriera, e per questo sono rimasto deluso da me stesso per averlo fatto, ho anche pianto per giorni per accettarlo. È successo, e ho fatto anche una artroscopia al ginocchio dopo il problema avvertito a Roland Garros. Il menisco era andato e non c’era alternativa. Ho giocato e finito quella partita in cui mi sono fatto male, anche se il medico mi disse subito in campo che la situazione non era affatto facile. Ho resistito e dopo una mezz’ora il dolore se n’è andato, ho vinto la partita. Ma all’indomani mi sono fatto una risonanza e la diagnosi è stata rottura del menisco. Mi sono dovuto ritirare dal torneo e operazione immediata, c’era Wimbledon dopo solo 3 settimane. Ricordo i discorsi col mio team… e col mio fisioterapista… Ci vogliono dalle 4 alle 6 settimane, ma alcuni atleti riescono ad aver recuperi miracolosi. Il fisio mi disse non pensare nemmeno per un secondo di poter giocare Wimbledon. Io non risposi niente, tutti i membri del team furono d’accordo. Poi dopo poco dissi a tutti di vedere come il mio corpo avrebbe risposto nelle due settimane successive, tanto posso cancellarmi dal torneo qualche giorno prima dell’inizio. Ero con le stampelle, ma mi sono messo con tutta la mia forza a cercare di recuperare, e ce l’ho fatta, sono arrivato in finale. Poi alle Olimpiadi ho vinto l’Oro. Dopo l’operazione, in un momento di grandissima difficoltà, qualcosa ha fatto click nella mia testa. Sentire il mio fisio dirmi quella cosa, di non pensarci nemmeno, è stata la molla di cui avevo bisogno. In quella situazione ho trovato un obiettivo, una sfida da vincere. È come nei nostri giorni, il bisogno di sentire una nuova sfida, un obiettivo da raggiungere”.
    Interessante poi il passaggio sulla motivazione prendendosi un nemico da sfidare e battere, anche tra il pubblico… “Gli atleti di massimo livello a un certo punto della loro carriera hanno bisogno di sfide, si nutrono di quello per andare avanti. Faccio mie le parole di Michael Jordan nella serie “Last Dance”, quando ha affermato che finiva per selezionare uno spettatore nel pubblico che gli stava dicendo di tutto per trasformarlo in un nemico, ma solo perché aveva bisogno nella sua testa di un nemico da battere. Mi riferisco a questo, anche se io non ho avuto per forza bisogno di fare lo stesso in ogni mia partita. Ho avuto molte esperienze non sempre semplici col pubblico nel corso della mia carriera… Soprattutto quando giocavo contro Federer o Nadal la grande maggioranza del pubblico era contro di me, è stata una sfida ma spiega anche da dove venga la mia forza mentale. Anche all’interno di contesti ostili, ho trovato una via per vincere la partita, trasformare quell’energia in benzina e non farmi abbattere”.
    Djokovic fornisce una visione di quello che potrebbe fare dopo il tennis: “Una delle mie grandi passioni e interessi attualmente è quello che potrei definire come salute, sentirsi bene, cura di se stessi. Mi immagino sempre più coinvolto in attività che possano portare le persone a prendersi cura del proprio benessere: come si mangia, si beve, si fa attività, si dorme, e via dicendo. Per esempio moltissima gente, incluso atleti di massimo livello, non capiscono l’importante di idratare adeguatamente le proprie cellule. È cruciale alla nostra salute e non solo nello sport. Non è facile assumere tutto dall’alimentazione per questo avere degli integratori può aiutare, come escludere dal proprio corpo moltissime sostanze che provocano dei processi infiammatori che causano molti problemi di salute. Nel mondo ci sono milioni di diete, ma sull’idratazione sono tutti d’accordo, è una parte decisiva della nostra salute”.
    Il suo migliore e peggiore giorno in campo: “Il migliore è stato vincere l’Oro olimpico per il mio paese nel 2024, ha sorpassato anche l’emozione del vincere Wimbledon per la prima volta. Il peggiore… direi ancora alle Olimpiadi, quando a Rio 2016 persi la possibilità di vincere l’oro. Ero con dei problemi al polso, non sapevo se giocare o meno, e persi da Del Potro. Ero al picco della mia carriera, avevo vinto tutti e quattro gli Slam, ero nel momento più dominante della mia vita, e arrivai a Rio sentendo problemi al polso. Il draw è stato pessimo, Del Potro all’esordio, e persi. In quel momento ho sentito che il mio mondo fosse crollato. Le Olimpiadi si giocano ogni quattro anni e arrivarci al massimo non è affatto scontato. Le ho vinte arrivando in un momento difficilissimo e per quello è così speciale, a 37 anni…”.
    “Il mio avversario più tosto mentalmente? Me stesso, di gran lunga…” afferma Novak, “mentre fisicamente il più duro è stato Nadal. Le battaglie con lui sono stato incredibili, come la finale degli Australian Open 2012 dopo quasi sei ore di partita. Dopo il match durante la premiazione ci siamo entrambi piegati con le gambe che tremavano, tanto che qualcuno è arrivato con due sedie. Avevo entrambi i calzini macchiati di sangue per quanto avevo speso, ma con l’adrenalina della partita ero riuscito a resistere a tutto. Quando i muscoli si sono rilassati non riuscivo nemmeno a camminare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Billie Jean King Cup, Italia in semifinale: Cina battuta 2-0

    L’Italia è in semifinale di Billie Jean King Cup. Le azzurre della Capitana Garbin hanno battuto 2-0 le padrone di casa della Cina. Decisiva la vittoria in rimonta di Jasmine Paolini (n. 8) sulla n°1 cinese Wang Xinyu (n. 34): 4-6, 7-6 6-4 per la campionessa di Roma in quasi tre ore di gioco e l’ennesima, straordinaria, rimonta. Un tie che era iniziato con un’altra clamorosa rimonta di Elisabetta Cocciaretto. Tornata a giocare in Billie Jean King Cup dopo la sconfitta a sorpresa dello scorso anno contro la giapponese Shibahara, la marchigiana ha superato Yue Yuan, n. 102 al mondo, con il punteggio di 4-6, 7-5, 7-5 in quasi tre ore di gioco. Una vittoria incredibile, frutto della perserveranza di Cocciaretto. L’azzurra, infatti, si è ritrovata indietro nel punteggio sia nel secondo che nel terzo set, recuperando in entrambi i casi da 2-5 con una serie di cinque giochi consecutivi. L’Italia, campione in carica, affronterà venerdì una tra Spagna o Ucraina in semifinale. LEGGI TUTTO

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    Berrettini giocherà l’Atp di Stoccolma: “Non vedo l’ora”

    Si prospetta un finale di stagione intenso per Matteo Berrettini, che dopo lo swing asiatico e il ritorno in campo in settimana ad Hangzhou, sarà tra i protagonisti del Nordic Open, il torneo Atp 250 di Stoccolma in programma dall’11 al 19 ottobre.  “Non vedo l’ora, sono impaziente di tornare in Svezia”
    RISULTATI LIVE: ATP – WTA

    Matteo Berrettini giocherà il Nordic Open di Stoccolma. Il 29enne azzurro, atteso questa settimana al rientro a Hangzhou (diretta Sky Sport) dopo il lungo stop di oltre due mesi, tornerà così alla Kungliga Tennishallen per il secondo anno consecutivo, in occasione della 56^ edizione dello storico torneo sul cemento svedese, in programma dall’11 al 19 ottobre. “Non vedo davvero l’ora di tornare a Stoccolma e giocare di nuovo il Nordic Open – le parole del tennista romano -. L’anno scorso ho vissuto un’atmosfera fantastica e sono impaziente di ritrovare il pubblico svedese un’altra volta”. Berrettini tornerà in campo in Cina, il suo primo torneo da Wimbledon, dove ha perso al primo turno contro il polacco Kamil Majchrzak. Finora nel 2025 ha un record di 13 vittorie in 24 partite nel circuito Atp. LEGGI TUTTO

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    Il 2025 di Alcaraz può entrare nella storia: obiettivo poker di Masters 1000

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    Van cadendo record, si accumulano statistiche sorprendenti e si arricchisce un palmarès che sembra non avere limiti. Carlos Alcaraz sta vivendo il miglior momento della sua carriera e ha di fronte a sé l’occasione di chiudere la stagione con un traguardo storico: diventare il quarto giocatore capace di conquistare quattro o più titoli Masters 1000 nello stesso anno, un club esclusivo finora riservato solo al Big 3.
    Dopo aver trionfato a Montecarlo, Roma e Cincinnati, il murciano ha firmato il suo primo triplete stagionale di Masters 1000, un risultato che in passato solo pochi campioni avevano centrato da quando, nel 1990, il calendario ha uniformato questa categoria di tornei. Ma il vero obiettivo ora è un altro: con ancora Shanghái e Parigi-Bercy in programma, Alcaraz può centrare un poker storico.
    Il paragone con i Big 3Novak Djokovic detiene il record assoluto con i sei Masters 1000 vinti nel 2015, stagione in cui dominò il tennis mondiale come mai nessuno. Più indietro troviamo Rafael Nadal nel 2013 e lo stesso Djokovic nel 2011, entrambi capaci di chiudere con cinque trofei. A quota quattro, invece, compaiono Roger Federer nel 2006 e ancora Djokovic nel 2011. Sono cifre da fuoriclasse assoluti, ed è proprio in questo gruppo ristretto che Alcaraz potrebbe presto inserirsi.
    Un futuro già scritto?Per il ventiduenne spagnolo si tratta già di una stagione memorabile, ma la possibilità di vincere a Shanghái o Parigi, tornei che ancora non ha conquistato, renderebbe il 2025 semplicemente leggendario. Oltre ai titoli, c’è in ballo anche la corsa al numero 1 del mondo, che potrebbe aggiungere ulteriore prestigio a un’annata già straordinaria. LEGGI TUTTO

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    Billie Jean King Cup: Quarti di Finale. Italia vs Cina 1-0. Incredibile rimonta di Elisabetta Cocciaretto che regala il primo punto alle azzurre. Ora in campo la Paolini (LIVE)

    Elisabetta Cocciaretto nella foto – Foto Getty Images

    Cocciaretto da urlo: rimonta importante e vittoria contro Yuan dopo quasi tre ore di battagliaUna maratona di 2 ore e 53 minuti, una partita di carattere e resistenza mentale che ha messo in risalto lo spirito indomabile di Elisabetta Cocciaretto. La marchigiana ha sconfitto la cinese Yue Yuan con il punteggio di 4-6 7-5 7-5, dopo essere stata a un passo dalla sconfitta, sotto 6-4 4-1 e 15-40. Con grande determinazione, ha annullato situazioni complicatissime e servito per restare in partita ben quattro volte, fino a ribaltare tutto con una vittoria che resterà impressa.
    Primo set: parte meglio YuanL’avvio di match vede la cinese più solida e concreta nei momenti chiave. Cocciaretto prova a spingere con il dritto, ma incappa in qualche errore di troppo. Yuan strappa il servizio nel momento decisivo e conquista il parziale per 6-4, approfittando anche di un doppio fallo dell’azzurra sul game finale.
    Secondo set: la rimonta prende formaLa partita sembra sfuggire di mano alla marchigiana: Yuan vola sul 5-2 ed è ad un passo dalla vittoria. È però qui che emerge la forza mentale di Cocciaretto, che con coraggio e colpi vincenti torna in partita. Aggancia la rivale sul 5-5 e, dopo un break decisivo, riesce a chiudere con un magnifico dritto lungolinea in corsa che sigla il 7-5. Il match si riapre, con l’inerzia che cambia lato.
    Terzo set: cuore e resistenza azzurraNella frazione decisiva la cinese riparte forte, si porta avanti 4 a 0, ma Elisabetta non cede. Ancora una volta, chiamata a servire per restare in partita, la marchigiana reagisce con grande lucidità e determinazione. Sul 5-5 trova il break che la porta a servire per il match: un rovescio incrociato stretto la lancia verso la vittoria, suggellata dall’errore di dritto di Yuan. Il punteggio finale è 7-5 e il boato liberatorio di Cocciaretto racconta meglio di qualsiasi parola il valore di questa rimonta.
    Una vittoria di forza, carattere e resistenza per Elisabetta Cocciaretto, capace di trasformare una partita segnata in un trionfo personale e tecnico. Una di quelle battaglie che possono cambiare la fiducia di un’intera stagione.

    Billie Jean King Cup – Gruppo Mondiale – Quarti di Finale – Hard Location: Shenzhen Bay Sports Center, Shenzhen, Cina11:00 🇮🇹 Italia – 🇨🇳 Cina 1‑0

    🇮🇹 Billie Jean King Cup
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