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    Ferrara parla del caso Clostebol: “Non consegnai nulla al fisioterapista e lo avvisai dei rischi, per nessuna ragione doveva entrare in contatto con Jannik”

    Umberto Ferrara

    Umberto Ferrara, ex preparatore atletico di Jannik Sinner e direttamente coinvolto nel “Caso Clostebol” che ha portato alla positività del n.1 nei controlli anti doping e quindi ad accettare una sospensione di tre mesi proposta da WADA per responsabilità oggettiva del suo team, per la prima volta ha rilasciato un’intervista nella quale racconta nel dettaglio la sua versione dei fatti. È un contributo molto interessante che rivela particolari finora inediti della faccenda, visto che Sinner non è mai entrato nel dettaglio. Ferrara ha parlato alla Gazzetta dello Sport riportando la sua versione dei fatti. Questi i passaggi più significativi del suo pensiero sulla faccenda.
    “Era giusto attendere la pronuncia degli organi competenti, che non mette in dubbio il mio operato” racconta Ferrara, oggi nel team di Matteo Berrettini. “Ho subito un grave danno alla mia reputazione personale e professionale. Tutti hanno letto articoli o commenti che riportavano i fatti in maniera non conforme a quanto accertato dal Tribunale Indipendente con la sentenza del 19 agosto”.
    Ferrara conferma di essere pienamente consapevole dei rischi del Trofodermin a livello anti doping. Come mai ce l’aveva con se a Indian Wells? “Lo utilizzo da anni in quanto prescritto dal medico specialista quale farmaco di supporto per una patologia cronica. Ero perfettamente consapevole del divieto e l’ho sempre custodito con massima cautela, nel mio beauty personale. Lo avevo negli USA perché mi sarebbe potuto servire per la patologia e per averlo a disposizione, essendo all’estero”.
    Questo il passaggio più significativo, come il prodotto è entrato in possesso di Naldi, che a sua volta l’ha trasmesso in modo indiretto a Sinner. “Non ho consegnato nulla a Naldi, gliene ho suggerito l’utilizzo poiché aveva un taglio a un dito che non cicatrizzava e rendeva complicato il suo lavoro. Fui molto chiaro nel comunicare a Naldi la natura del prodotto e la necessità che per nessuna ragione dovesse entrare in contatto con Jannik. Infatti ne ho consentito l’uso solo all’interno del mio bagno personale. Naldi non ha negato di essere stato informato, ma ha detto di non ricordare“.
    Chiedono a Ferrara se avesse mai avuto il dubbio che Naldi poteva aver trattato Jannik senza guanti o senza essersi lavato le mani in modo accurato, visti i rischi: “Assolutamente no, proprio per gli avvertimenti che gli avevo fornito e per le sue competenze”.
    La sua reazione una volta arrivata la comunicazione della positività: “Incredulità e stupore. Sentendo parlare di clostebol, il collegamento con il Trofodermin è stato immediato. In poche ore abbiamo ricostruito i passaggi che hanno portato alla contaminazione di Jannik e ho fornito le prove dell’acquisto dello spray presso una farmacia di Bologna”.
    “Ho trovato molto equilibrate le dichiarazioni e ho apprezzato il fatto che ITIA abbia chiarito di aver fondato le valutazioni sulla base di una consulenza resa da un team legale. Con il senno di poi è facile dire che non rifarei le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui. Mi ha fatto soffrire la superficialità, a volte aggravata dalla malafede, con cui molte persone hanno trattato la mia posizione all’interno della vicenda”
    Ferrara così risponde a chi criticato la scelta di Berrettini di affidarsi a lui dopo la vicenda di Sinner: “Non sono sorpreso dalle critiche, dal momento che sono pervenute da quelle stesse persone (giornalisti e non solo) che hanno trattato con superficialità la vicenda. Matteo si è documentato e ha preso le decisioni che ha ritenuto migliori. Se mi sono sentito demonizzato? Sì, molto. Ho dovuto constatare che qualcuno ha scelto di attaccare la mia persona, riportando fatti e circostanze in modo superficiale, ignorando deliberatamente il contenuto della sentenza del Tribunale Indipendente, che ha ben determinato dinamiche e responsabilità individuali”.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Piatti parla di Sinner: “La rottura con Jannik? Ero rigoroso, a volte rigido, e a un certo punto è stato troppo da reggere. Per il dopo Cahill vedo bene Moya”

    Riccardo Piatti con Jannik Sinner

    Il nome di Riccardo Piatti resterà per sempre legato a quello di Jannik Sinner. L’attuale n.1 del mondo nel febbraio del 2022 scelse – con una decisione allora sorprendente – di interrompere la collaborazione con il coach che l’aveva raccolto bambino a soli 13 anni e portato a diventare prima uomo e poi grande tennista, lavorando in modo eccezionale su fisico e tecnica di gioco. Il dibattito su quel che ne sarebbe stato del tennis e successi di Sinner restando a fianco del suo mentore non avrà mai fine, ma è indubbio che la mano, cultura del lavoro, tecnica di gioco e mentalità del nostro campione è stata forgiata in modo indelebile dagli insegnamenti e anni trascorsi insieme a Riccardo, cosa questa che lo stesso Jannik riconosce. Chi vi scrive restò sorpreso e dubbioso da quella scelta, affermai che si assumeva un enorme rischio; ma allo stesso tempo il volersi costruire un team su misura decidendo in prima persona il proprio futuro era un segnale clamorosamente importante. Il tennista è un atleta solo in campo: la forza di assumersi la totale responsabilità della direzione da prendere e l’impegno per risolvere problemi in campo e fuori, prendendo le redini dalla propria carriera, indicava una voglia totale di autodeterminazione, quella ti porta sicurezza nel gioco e forza mentale. Si chiama maturità, autostima, coscienza di se stessi. Oggi, dopo tre anni, possiamo dire che la scelta di Sinner è stata assolutamente vincente: sulla base solidissima costruita con Piatti, ha costruito un grattacielo ardito e bellissimo, arrivando a toccare il cielo con un dito. Piatti resterà un passaggio decisivo nella costruzione del nostro n.1, e per questo un parere di Riccardo è sempre importante e gradito. Il Corriere della Sera ha intervistato il coach lombardo nella sua Bordighera, dove sta continuando ad insegnare tennis a molti giovani promettenti. Riportiamo i passaggi più significativi dell’intervista, nella quale si ripercorre anche il momento della rottura nel 2022 e si guarda al prossimo futuro tra il rientro in campo a Roma e la scelta del dopo Cahill, per la quale Riccardo ha un nome ben preciso.

    “Ho smesso di vivere la vita degli altri” racconta Riccardo al Corriere. “52 settimane all’anno in trasferta, la famiglia che ruota intorno alle esigenze del giocatore: Gasquet, Ljubicic, Raonic, Djokovic, Sinner. Quando ho finito con Jannik ammetto di aver avuto qualche mese di stordimento, poi sono andato verso quello che piace a me: insegnare tennis. Il Piatti Center non è un supermarket: qui si fa un processo di crescita. L’ho fatto anch’io. È stato un clic mentale, sono cambiate le priorità ma il tennis rimane in cima ai miei pensieri. Ora inseguo i sogni dei ragazzini”.
    Le settimane di tennis senza Jannik hanno visto i suoi principali rivali deludere invece di approfittare della chance per avvicinarlo nel ranking, e nuovi talenti – molto giovani – hanno spiccato il volo, come Mensik e Draper. Così la vede Piatti: “Vedo un momento di passaggio. In vetta c’è un Sinner molto cresciuto. Alcaraz insegue, ma non crocifiggetelo: ha già quattro Slam, è solo del 2003, si sta costruendo vita e carriera. Arriverà anche la maturità. C’è un cambio generazionale in atto. Joao Fonseca, a 18 anni, ha giocato solo 33 match ATP. Io a Jannik dicevo che ne doveva fare 150 prima di poter aspirare al salto di qualità. Lui aveva fretta: al 139° è diventato n.9 del mondo. Diamo tempo a Fonseca, riparliamone quando arriva a quota 80 partite. Mensik ne ha giocate 69, e ha già vinto a Miami. Lo trovo interessante però anche nel suo caso risentiamoci tra 60/70 match. Non conosco la motivazione di questi talenti, conoscevo bene quella di Jannik: mi ricordava molto Novak Djokovic. Un’arroganza agonistica rasente alla cattiveria“.
    Non sono molti i contatti di Riccardo e Jannik: “Lo sento di rado. Però l’8 novembre mi ha mandato gli auguri di compleanno. Eravamo alla vigilia delle ATP Finals. Divertiti e facci divertire, gli ho scritto. Andrà bene, ha risposto. Sapeva già tutto. Sapeva che avrebbe vinto”.
    Ecco il passaggio forse più interessante dell’intervista. Piatti ripercorre quei giorni del gennaio 2022, quando si è consumata la rottura clamorosa con Jannik dopo il ritorno dall’Australia. “Tutti ricordano il match con Daniel, a Melbourne, nel gennaio 2022, quando ha detto: stai calmo, cazzo. Ce l’aveva con me per cose di campo, era già successo altre volte: è normale dinamica tra coach e giocatore. Non è quello il problema. Ho sempre voluto che Jannik diventasse indipendente, sapevo che un giorno se ne sarebbe andato. Ma con lui dovevo essere l’allenatore rigoroso, a volte rigido: era il mio ruolo. Ljubicic mi rimprovera che gli dicevo: decidi pure tu, Ivan, ma poi fai come dico io. Per Jannik questo rigore, a un certo punto, è stato troppo da reggere. Se rifarei tutto? Sì. Era l’unico modo per arrivare in alto. Dovevo dire di no, dare regole. L’ho preso a 13 anni, se n’è andato a 20. In quel momento, sentivo di dover fare così. Come oggi con Dhamne: un giorno mi manderà anche lui a quel paese. Ci sta. Ivan invece era differente: all’inizio gli vietai di portare la moglie agli Slam, lui non batté ciglio. Ognuno è diverso. Certo il rigore può diventare un difetto, a volte esagero. So essere duro“.
    Se fosse rimasto a guidare Sinner, molto probabilmente Piatti avrebbe vinto quel titolo Slam che gli è sempre mancato… “È un’idea che avevo in testa, ma non credo di valere meno come coach perché non l’ho ancora vinto. E comunque in Jannik e nei suoi tre titoli Slam, senza nulla togliere al suo team, rivedo molto del lavoro che abbiamo fatto insieme a Dalibor Sirola, Andrea Volpini e Claudio Zimaglia. Fondamentale, per me, fu allenare Djokovic ma non ebbi il coraggio di abbandonare Ljubicic per andare a tempo pieno dietro a Novak”.
    Chiedono a Riccardo chi vedrebbe bene al posto di Cahill: “Carlos Moya, che avevo già preso in considerazione. È stato numero 1, conosce il circuito. Umanamente è un’ottima persona, come Darren. Renzo Furlan, ora che ha smesso con Paolini, è libero. Ljubicic è molto valido. Oppure Becker, che avevamo contattato; però lavorare con Boris è più complicato. I nomi sono questi”.
    Secondo Piatti lo stop di tre mesi non avrà un forte impatto sul gioco del n.1, che vede pronto a vincere appena rientrerà: “Sarà subito forte. Io credo davvero che quest’anno possa fare il Grande Slam. La sospensione gli ha allungato la vita: arriverà a fine stagione fresco. Si gioca troppo, mentalmente non ci si ferma mai. Lui tornerà carico e motivato. Lo è sempre stato. In pandemia molti ne approfittavano per non allenarsi, Gasquet nello stop per doping ha preso otto chili, Jannik non ha perso un giorno. Sa perfettamente dove vuole andare”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Da Barletta: Avanzano Pellegrino, Evans e Jacopo Berrettini. Il sole della Puglia bacia il bel tennis nella terza giornata del challenger Atp e torna il pubblico delle grandi occasioni

    Andrea Pellegrino nella foto

    L’inglese Daniel Evans c’è, e lo ha dimostrato vincendo una partita non semplice agli Open della Disfida. Il challenger Atp da 100mila euro di montepremi non sta deludendo le attese e, con le belle giornate di sole, ha riportato il grande pubblico sugli spalti del circolo tennis di Barletta. Il britannico, ex numero 21 al mondo, ha superato in 3 set molto combattuti l’olandese Jelle Sels: 6/3, 4/6, 6/4.
    Esordio col botto per Andrea Pellegrino al torneo internazionale. Il biscegliese supportato dal pubblico di casa ha confermato il suo buon momento di forma, dopo aver conquistato le semifinali al challenger di Napoli. Pellegrino ha superato nettamente in due set (6/2, 6/0) la testa di serie numero 4 del torneo, il croato Duje Ajdukovic. Non ce l’ha fatta l’altro pugliese di Martina Franca, il giovanissimo Pierluigi Basile. Il 17enne si è arreso in due set (6/2, 7/6) pagando a caro prezzo l’emozione dell’esordio contro il francese Lilian Marmousez.
    Nelle gare della prima parte di giornata, in evidenza l’italiano Jacopo Berrettini che ha conquistato il secondo turno, vincendo il derby italiano con Andrea Picchione: due set vincenti (6/1, 6/4) per il tennista romano. Non è andata bene per gli altri due italiani Lorenzo Giustino e Jacopo Vasamì. Il napoletano Giustino ha ceduto in due set (6/3, 6/4) contro il ceco Dalibor Svrcina, mentre il giovanissimo romano Vasamì ha anche fallito un match point prima di cedere al terzo set (1/6, 6/3, 6/7). A chiudere il quadro delle sfide andate in scena ieri ci sono le vittorie del francese Maxime Janvier sul croato Dino Prizmic, e del portoghese Tiago Pereira sull’olandese Mees Rottgering.
    Domani si comincia alle 10 con il numero uno del seeding barlettano, il francese Valentin Royer, che affronterà il portoghese Tiago Pereira. A seguire il biscegliese Andrea Pellegrino se la dovrà vedere con l’ucraino Vitaliy Sachko. Nel ricco programma di gare ci sono anche i match tra Daniel Evans e Jacopo Berrettini, e di Enrico Dalla Valle con il francese Maxime Janvier.
    LE INTERVISTEIsidoro Alvisi, vice presidente nazionale Fitp: «Andrea Pellegrino ha dimostrato grande sicurezza evidentemente diretta conseguenza del buon periodo di forma che abbiamo apprezzato anche a Napoli. Il biscegliese ha battuto una testa di serie e quindi si inserisce su una scia buona, che ci auguriamo possa portarlo fino in fondo al torneo. A Pigi Basile, invece, è mancata l’esperienza ma ha dato dimostrazione di competere ad alto livello. Nonostante la giovane età, infatti, il ragazzo è dotato di un rovescio ad una mano molto efficace che ha impressionato anche qui a Barletta. Nota positiva anche per Jacopo Berrettini che a Barletta gioca sempre bene. Infine, da rimarcare il solito bel clima sportivo che si respira sui campi del circolo, per una manifestazione che si conferma di qualità anche per l’organizzazione»
    Daniel Evans: «E’ stata una partita combattuta come mi aspettavo. Ci tenevo a proseguire in questo torneo e ho lottato fino all’ultimo punto. Sapevo di trovare un tabellone molto competitivo a Barletta, e così si sta verificando. Sono contento di essere qui, perché c’è una bella atmosfera, tanta gentilezza e un pubblico caloroso. Il mio passato da ex 21 al mondo? E’ tutto alle spalle e con ricordi bellissimi. Adesso sto cercando di ritornare su posizioni ottimali in classifica. Per questo motivo, sto partecipando a diversi challenger, che mi permettono di ritrovare la forma migliore anche se regalano pochi punti Atp. In questo momento mi sento bene, e sto cercando la giusta continuità. Per il futuro? Spero di proseguire su questi livelli, per ritrovare il miglior Evans e il miglior tennis».
    Center Court – ore 10:00Valentin Royer vs Tiago Pereira Vitaliy Sachko vs Andrea Pellegrino (Non prima 11:30)Daniel Evans vs Jacopo Berrettini Dalibor Svrcina vs Lilian Marmousez
    Court 1 – ore 10:00Maxim Mrva vs Mili Poljicak Maxime Janvier vs Enrico Dalla Valle Robin Bertrand vs Michael Geerts Anthony Genov / Bruno Pujol Navarro vs Milos Karol / Vitaliy Sachko
    Court 4 – ore 10:00Khumoyun Sultanov vs Matej Dodig Simone Agostini / Gianluca Cadenasso vs Siddhant Banthia / Alexander Donski Thijmen Loof / Jelle Sels vs Alexander Merino / Christoph Negritu Patrik Niklas-Salminen / David Pichler vs Mats Hermans / Tiago Pereira LEGGI TUTTO

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    I top player si ribellano: lettera congiunta agli Slam per chiedere un aumento dei montepremi

    I top player si ribellano: lettera congiunta agli Slam per chiedere un aumento dei montepremi

    La tensione tra i giocatori di tennis e le istituzioni che governano questo sport continua a salire. Secondo quanto riportato dal quotidiano francese L’Équipe, i rappresentanti delle top 20 mondiali ATP e WTA hanno firmato e inviato una lettera congiunta ai quattro tornei del Grande Slam, chiedendo un aumento sostanziale dei montepremi.Questa iniziativa arriva a meno di due settimane dalle azioni legali intraprese dalla PTPA (Professional Tennis Players Association) contro ATP, WTA, ITF e ITIA, segnando un’ulteriore escalation nella battaglia tra giocatori e vertici del tennis mondiale.
    I giocatori chiedono una maggiore equitàLa lettera, firmata dai migliori venti tennisti e tenniste del mondo, richiede essenzialmente una più equa ripartizione dei profitti generati dai quattro pilastri del circuito a beneficio degli attori principali: i giocatori, senza i quali lo spettacolo non avrebbe luogo.I firmatari motivano la loro richiesta anche facendo un confronto con altri sport di alto livello, come la NBA, dove i giocatori hanno la garanzia di ricevere il 50% dei ricavi generati dalla lega durante una stagione. A titolo di esempio, il montepremi complessivo del Roland Garros lo scorso anno era di 53,478 milioni di euro, ovvero poco meno del 16% dei ricavi del torneo, stimati in 338 milioni di euro al termine dell’edizione 2024.
    Un aumento già significativo, ma non abbastanzaSotto la pressione dei giocatori, la griglia dei montepremi aveva già conosciuto un’inflazione significativa nel 2022. L’assegno assegnato ai vincitori dei singolari maschili e femminili era aumentato del 54%, quello dei semifinalisti del 60%, mentre i vincitori del primo turno avevano ricevuto il 40% in più rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno, il montepremi del Roland Garros era ancora in aumento (+7,82%), con 2,4 milioni di euro versati ai vincitori dei singolari, quasi quattro volte di più rispetto al 2000.Complessivamente, i montepremi versati ai giocatori e alle giocatrici nei quattro tornei del Grande Slam hanno raggiunto 254 milioni di dollari lo scorso anno, contro i 231 del 2023. Va ricordato che durante le tre settimane di un Grande Slam, non meno di 700 giocatori scendono in campo.
    Una crescita dei ricavi non proporzionalmente condivisaNonostante questa crescita incessante, i giocatori ritengono che la loro parte della torta non sia sufficientemente indicizzata sui profitti realizzati dai Grandi Slam, che hanno accumulato un’audience di oltre 2 miliardi di persone in più di 200 paesi nel 2024, con un pubblico presente negli stadi che ha raggiunto un totale di 3.360.000 spettatori, in aumento del 10% rispetto al 2023.
    Non c’è dubbio che la lettera di rivendicazioni, firmata dai migliori giocatori del mondo e dai loro rappresentanti, poiché il board dell’ATP si è associato a questa iniziativa, rischia di far storcere il naso agli organizzatori dei quattro Major. La pubblicazione del montepremi del prossimo torneo di Roland Garros, generalmente programmata un mese prima del primo colpo di racchetta del torneo, sarà sicuramente attesa con impazienza dai firmatari della lettera.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO