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    Agassi nuovo capitano in Laver Cup?

    Andre Agassi

    Secondo il noto giornalista statunitense Craig Shapiro, Andre Agassi potrebbe rimpiazzare John McEnroe come capitano del team world alla Laver Cup, forse non da quest’edizione (in programma a Berlino il prossimo settembre) ma dal 2025.  “Una fonte mi ha rivelato che Andre Agassi sarà nominato nuovo capitano in Laver Cup”, scrive il giornalista americano sul social X.
    Agassi, oggi 53enne, è molto attivo nel Pickleball, nuova disciplina sbarcata anche in Italia da poco ma che negli USA è molto diffusa e sta prendendo sempre più piede. Nella sua Las Vegas, Andre ha investito diversi soldi per la costruzione di campi e in eventi di promozione, coinvolgendo altre vecchie glorie tennistiche e facendo spesso coppia con la moglie Steffi Graf.
    L’otto volte campione Slam ed ex numero 1 del ranking non ricopre un ruolo attivo nel tennis dalla collaborazione con Grigor Dimitrov. McEnroe invece è capitano della squadra “world” della Laver Cup fin dalla sua prima edizione, quella 2017 svolta a Praga. L’eventuale arrivo di Agassi in Laver Cup potrebbe significare un cambio totale nei capitani, magari con Roger Federer alla guida degli europei. Lo svizzero infatti in una recente intervista, interpellato su di un suo possibile ruolo nella ricca esibizione a squadre per nazioni, non ha escluso la possibilità di diventare in futuro capitano.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Nadal: “Adoravo le sfide tra Agassi e Sampras, talento e tattica erano più importanti in campo di quanto non lo siano ora”

    Rafa Nadal, 20 titoli Slam

    Rafa Nadal racconta al magazine giapponese Sport quanto abbia amato le leggendarie sfide tra Agassi e Sampras, decisive per farlo diventare il campione capace di vincere 20 Slam. A suo dire, il tennis mostrato in quell’epoca è stato il più interessante, perché fondato su di un mix di talento e tattica, senza l’esasperazione della velocità attuale. Rafa rimpiange il tennis di quell’epoca, quello che lui stesso praticava all’inizio della sua carriera. Ecco il passaggio dell’intervista in cui racconta questo concetto.
    “Sono stato influenzato dal tennis mio attuale allenatore Carlos Moya, per me è sempre stato un idolo, un punto di riferimento. Tornando indietro nella storia, mi piace il gioco di Ilie Nastase. Ma quando ero bambino, ero un grande fan di Pete Sampras e Andre Agassi, adoravo guardare le partite tra loro”, afferma Rafa.
    “Ho imparato uno stile di gioco aggressivo da Sampras e uno spirito combattivo da Agassi. Le partite tra loro sono state molto stimolanti in quanto sono due giocatori molto diversi. Hanno regalato momenti magici di tennis, incontri scolpiti nella storia del gioco e nella mia memoria“.
    “Vorrei che si giocasse ancora come quell’epoca. Perché? Il gioco era basato di più sulle sensazioni, sul talento, sulla tattica, c’erano più sfaccettature, ogni match era più complesso rispetto ad oggi, dove tutto è basato sulla potenza e velocità. Quello era un gioco magico. A quel tempo, il talento e la tattica erano più importanti in campo di quanto non lo siano ora. C’era un attacco e una difesa, era necessario lavorare in scambi più lunghi prima vincere il punto, oppure c’era un attacco vero, forte, diretto. Il gioco ti metteva di più alla prova, sia nella tua pazienza che nell’abilità. Il tennis attuale non ha questo. I campi in terra battuta possono ancora creare partite del genere, ma sui campi in erba o cemento è quasi impossibile. Il tennis è diventato più veloce ma più povero”.
    Considerazioni interessanti, ma anche singolari, poiché proprio Rafa è un mago della tattica, ma il suo ingresso nel mondo del tennis è stato una rivoluzione proprio a livello di potenza e forza. Dopo il suo avvento, il gioco è diventato ancor più intenso a livello di spinta e di capacità di resistenza. Lui parla oggi di velocità, ma ai tempi del dynamic-duo Pete-Andre, i campi e le palle erano ancora più veloci di oggi, ma si affrontava lo scambio in modo diverso. È un discorso complesso, ma interessante.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    È deceduto Mike Agassi, papà di Andre

    Una foto della famiglia Agassi, con Mike insieme ai giovani figli

    Arriva dagli States la notizia della scomparsa di Mike Agassi, papà di Andre. Mike è morto presso il Nathan Adelson Hospice di Tenaya Avenue a Las Vegas lo scorso venerdì, Andre ha confermato la notizia ieri sera. Mike aveva 90 anni.
    Andre Agassi ha dichiarato che le esequie saranno strettamente private, senza aggiungere ulteriori commenti.
    Nato in Iran, Emmanuel “Mike” Agassi è stato un pugile olimpico per il suo paese ai giochi del 1948 e 1952. Dopo i Giochi, ha seguito suo fratello Samuel a Chicago. Ha cambiato il suo nome in “Mike” dopo aver completato il processo legale di immigrazione negli USA. Nel 1963 si trasferì a Las Vegas per lavorare all’hotel-casinò Tropicana. Agassi notò rapidamente che molti campi da tennis della struttura rimanevano vuoti per la maggior parte della giornata. Amava il tennis, praticandolo con scarsa tecnica da autodidatta, ma presto si offrì ai clienti per giocare con loro.
    Agassi e sua moglie, Elizabeth, ebbero quattro figli: Rita, Phillip, Tami e Andre. Mike provò ad inculcare la passione per il tennis ad ognuno di loro, con la visione di farne campioni della racchetta e multimilionari. Trovò terra fertile in Andre, particolarmente rapido e con una visione che gli permetteva di colpire già in tenera età la palla con anticipo e precisione. Questo “segnò” in modo indelebile la sua vita. Il padre lo portava continuamente su quei campi sottoponendolo a durissime sessioni di allenamento, con migliaia di palle da colpire ogni giorno sparate da una macchina (modificata per renderla ancor più temibile), che il papà ribattezzò “The Dragon”. La storia è nota in molti dettagli per coloro che hanno letto la bellissima biografia di Andre, “Open”.
    Nel tempo i rapporti tra Mike ed Andre sono stati burrascosi, tra liti, silenzi, accuse e molto altro. In “risposta” al libro Open, Mike fece pubblicare la sua versione dei fatti nel libro “Indoor”, che già dal titolo esprime forte il concetto di essere totalmente opposto alla versione del figlio.
    “Partendo da un’infanzia avversa in Iran, Mike Agassi ha letteralmente combattuto la sua strada verso l’America per crescere quattro figli straordinari, tutti giocatori di tennis d’élite e Andre che ha continuato a cambiare il gioco del tennis e della filantropia”, così ha detto di Mike il direttore della US Tennis Association del Nevada, Ryan Wolfington. “Gli sforzi di Mike Agassi come allenatore e sostenitore del tennis, profondamente appassionato dello sport, hanno ispirato innumerevoli vite. La sua caratteristica più cara, tuttavia, è il suo grande cuore per aiutare i bisognosi, qualcosa che tutti i suoi figli hanno portato avanti in modo straordinario”.
    Nel bene o nel male, Mike Agassi resta una figura importante nella formazione di Andre e quindi nella storia del nostro sport.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Archeo-Tennis: 3 settembre 2006, Agassi gioca il suo ultimo match a US Open

    3 Settembre 2006. Esattamente 15 anni, sull’Arthur Ashe di Flushing Meadows, calò il sipario sulla carriera di Andre Agassi. Grandissimo e discusso campione, passato da giovane scapestrato e conflittuale a tennista sempre più moderno e vincente, sino a trasformarsi quasi in mentore e “saggio”, assai impegnato nel sociale con la sua fondazione. Si sono scritti […] LEGGI TUTTO

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    Agassi: “Djokovic? Non sono riuscito ad aiutarlo. I social? Se ci fossero stati quando ero giovane…”

    Andre Agassi oggi

    Andre Agassi ha rilasciato un’interessante intervista al network USA CNBC, in cui parla a 360° del tennis di oggi. Tra i temi trattati dall’otto volte campione Slam, l’annoso dibattito sul migliore di sempre, lo strapotere dei social media e soprattutto un ricordo del breve periodo trascorso insieme a Novak Djokovic. Il n.1 del mondo stava attraversando una fase complicata, dopo il problema al gomito ed una crisi personale che l’aveva fatto scivolare dal trono del gioco alle retrovie. Andre cercò di sollevarlo, ma i due non trovarono un comune accordo sulla strada da percorrere.
    “La verità che è non lo stavo aiutando”, racconta Agassi, “Le mie ragioni si fondavano sul cosa fosse meglio per il suo tennis, se in qualche modo poteva ottenere il meglio da se stesso, e quindi conoscere più in profondità lui e la sua famiglia. Avevo il desiderio di aiutarlo davvero.Quello era il mio obiettivo, ma se sono sulla tua strada e sto interrompendo il tuo processo o interferendo con esso, allora è meglio che mi allontani da te. Non posso necessariamente sottoscrivere le scelte che stai facendo, quando non le condivido. Perché un rapporto di collaborazione funzioni è necessario trovare un delicato bilanciamento, ma troppo spesso ci siamo trovati a non essere d’accordo, e niente, restava solo che accettarlo, non voglio esprimere un giudizio su questo. Spero che in qualche modo la mia breve esperienza con lui gli abbia dato modo di riflettere e ritrovare la sua strada”.
    Relativamente al GOAT, Andre taglia corto, dando un parere assai condivisibile: “È diverso dire chi ha la migliore carriera, chi sta giocando al meglio, chi è il migliore. Credo che il migliore sui campi in erba sia Roger, sulla terra battuta Rafa e sui campi in cemento Novak. Nelle tre condizioni del tennis oggi, ecco chi sono i tre migliori”.
    Giocare oggi al tempo dei social media è più difficile rispetto ai suoi tempi: “Oggi con questi mezzi di comunicazione è necessario essere molto responsabili, parli direttamente e senza filtri e milioni di persone, puoi influenzare la vita della gente con quel che fai e quel che dici. Se ripenso alla mia gioventù, tutti i conflitti interiori e fasi di ribellione che ho attraversato, non ho idea di quel che avrei fatto avendo a disposizione questi strumenti… meno male che non c’erano!“.

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas e le parole di Agassi: “Nel tennis e in qualsiasi sport, se non ti alleni, non meriti di vincere”

    Stefanos Tsitsipas GRE, 1998.08.12

    Stefanos Tsitsipas ha dovuto superare una dura battaglia con Hubert Hurkacz per raggiungere i quarti di finale dell’ATP 500 di Rotterdam. Prevedibilmente, ne seguirà un’ altra con Karen Khachanov, ma il greco ammette che questo è il tipo di partite che gli piacciono. Molto più di quando vince facilmente.
    “Queste vittorie sono migliori di quando vinci senza sforzo. Va bene gestire lo sforzo, ma c’è una sensazione diversa quando si lotta così duramente e si lascia l’anima in campo. Porta anche più fiducia nel tuo tennis. È probabilmente la migliore sensazione nel tennis”, ha confessato il numero 6 del mondo e seconda testa di serie nel torneo olandese.

    Alla domanda sul suo ottimo inizio di stagione, il semifinalista degli Australian Open ha ricordato le parole di Andre Agassi. “Nel tennis e in qualsiasi sport, come ha detto Andre Agassi, se non ti alleni, non meriti di vincere. Sono assolutamente d’accordo. L’allenamento porta alla perfezione”, ha sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Sebastian Korda si allena sotto lo sguardo di Andre Agassi

    Non è mai stato del tutto chiaro il rapporto professionale che Grigor Dimitrov e Andre Agassi hanno avuto, quello che è evidente però è che l’americano appare in foto con qualsiasi altro giocatore al di fuori del bulgaro. Questa mattina lo abbiamo visto in allenamento con Sebastian Korda, uno dei giocatori americani più promettenti del […] LEGGI TUTTO