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    College USA: l’universo coach, tra ex giocatori e curiosità

    Steve Denton

    Nei giorni scorsi il padre di Ben Shelton ha deciso di lasciare il ruolo di head coach dell’Università della Florida per dedicarsi a tempo pieno all’attività di coach del figlio in giro per il mondo. Una scelta non semplice da prendere per il capo allenatore di un college, un ruolo prestigioso, remunerativo, stimolante e pieno di responsabilità. “Gran parte degli allenatori amano dire che non vorrebbero fare altro di diverso nella propria vita professionale” si legge sul sito dell’Intercollegiate Tennis Association”. Un lavoro di cui andare orgogliosi quindi e che non è fatto solo di allenamenti quotidiani, campionati a squadre, trasferte, eventi e sviluppo umano e tennistico degli studenti-giocatori, ma anche di ricerca continua di nuovi prospetti, di raccolte fondi, di impegni per e nella comunità.
    Abbiamo dunque provato a fare qualche passo dentro il mondo dei coach dei college americani per delineare un piccolo quadro fatto di storie e di nomi. Abbiamo scoperto che non sono pochi gli ex tennisti professionisti che a fine carriera sono diventati allenatori da college. Abbiamo giocatori di altissimo livello come Steve Denton (best ranking ATP numero12 nel 1983 e finalista due volte agli Australian Open) che è l’head coach di Texas A & M dal 2006 e come Jimmy Arias numero 5 del mondo nel 1984 ed attualmente vice coach a South Florida. C’è anche chi come Matt Anger (best ranking ATP numero 23 nel 1986) è una vera istituzione nell’università di Washington dopo 28 stagioni da head coach.
    Abbiamo poi un serie di ex top 100 del ranking ATP come Paul Goldstein, Bobby Reynolds, Brad Pearce rispettivamente i capo-allenatori di Stanford, Auburn e della Brigham Young University. Nella lista riconosciamo anche altri nomi meno famosi come Chris Garner (numero 120 del mondo nel 1991) e il francese Cedric Kauffman famoso per aver quasi battuto Pete Sampras al primo turno del Roland Garros del 2001. Garner è capo allenatore della Naval Academy Atheltics, mentre Kauffman lo è a Kentucky.
    Fra le curiosità possiamo citare la presenza di John Roddick, fratello di Andy a Florida Central e il particolare caso di Kris Nord che nei suoi 35 anni da head coach nell’Università del Montana è stato allenatore non solo delle squadre di tennis, ma anche di quelle del golf.
    Nella lettura delle schede dei coach ci ha colpito leggere fra i record di vittorie e i traguardi raggiunti, il particolare merito attribuito al messicano David Roditi, coach storico di Texas Christian University ovvero l’aver ispirato un’atmosfera unica durante gli incontri casalinghi della squadra di tennis, portando 2.000 tifosi a sostenere gli atleti della TCU a ogni partita e facendo diventare il Bayard H. Friedman Tennis Center uno dei luoghi più difficili in cui giocare nella nazione per gli avversari.
    C’è però anche del torbido fra le storie legate ai coach. Gordon Ernst, ad esempio, vera e propria leggenda del tennis del Rhode Island, è finito per 30 mesi in carcere per aver intascato qualcosa come 3,5 milioni di dollari di tangenti per favorire l’ammissione al programma sportivo di Georgetown University di studenti delle scuole superiori provenienti da famiglie agiate e che non avrebbero avuto i titoli tennistici per diventare componenti della squadra di Georgetown. Non meno gravi le vicende che riguardano Rex Ecarma sospeso nel 2019 dall’università di Louisville in seguito a un’indagine sui maltrattamenti inflitti ai propri allievi nel corso dei 29 anni di servizio nel prestigioso college e coinvolto nel 2021 (senza però essere incriminato) in un incidente stradale che ha causato la morte di un 34enne.
    Antonio Gallucci LEGGI TUTTO

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    Tristan Boyer, segni particolari: “terraiolo”

    Tristan Boyer

    “After two years at Stanford, it’s time for me to focus all my energy on the sport I love. Playing pro tennis is what I’ve been dreaming of since I was a kid, and it’s so awesome I have the opportunity to pursue that goal without giving up a world-class education. Thank you, Stanford, I had so much fun”.
    Con queste parole, nell’aprile del 2022, Tristan Boyer ventiduenne di Altadena (California), dava l’addio al college di Stanford avendo deciso di dedicarsi a tempo pieno all’attività di tennista professionista. Ma sento già la domanda che risuona dietro gli schermi: chi diavolo è questo Boyer?
    Ex numero 8 del mondo a livello junior (agli Australian Open 2018 aveva inflitto un severo 6-3 6-1 al nostro Musetti), Tristan aveva già provato nel biennio 19-20 i primi passi nel circuito Pro, con una serie di tornei giocati fra Turchia ed Egitto. Nel 2020 nel frattempo aveva però cominciato la sua carriera universitaria a Stanford e quindi le sue presenze nei tornei si erano diradate, tanto che nel 2021 erano stati solo due gli ITF disputati. Nonostante ciò proprio nel corso di uno questi due tornei era arrivato il primo exploit di Boyer che aveva raggiunto la finale nell’M25 di Calabasas cedendo in una tiratissima finale a Rinky Hijikata.
    Torniamo dunque alla sue decisione di lasciare il college, siamo nella primavera del 2022 e Tristan ha in programma una serie di tornei sulla terra sudamericana. Uno dei tratti peculiari di Boyer è infatti quello di essere uno dei pochi giocatori a stelle e strisce che ama giocare sulla terra. Si allena in Argentina, il suo allenatore è Diego Cristin ex coach di Tomas Etcheverry e il suo è un tennis aggressivo che sfrutta la pesantezza di colpi da fondo molto arrotati.
    In realtà nel 2022 di tornei Boyer ne giocherà solo uno, il Challenger di Buenos Aires perché la sorte ha in serbo per lui una serie di problemi fisici che lo terranno lontano dai campi fino a fine anno.
    E’ solo nel 2023 quindi che la carriera da pro di Tristan Boyer ricomincia il suo corso: nei primi tornei in Sudamerica registra un record di quattro vittorie e quattro sconfitte, poi si trasferisce negli Stati Uniti per i Challenger su terra verde con una classifica intorno alla posizione 1500. A Sarasota supera le quali e al primo turno batte Jack Sock prima di doversi ritirare contro Galan, a Tallahssee ancora acciaccato perde contro il nostro Potenza e a Savannah fa il colpaccio. Supera le qualificazioni e si issa fino alla finale battendo fra gli altri Enzo Couacaud (numero 153 del mondo).
    Dalla prossima settimana Tristan sarà a un passo dai primi 500 del mondo. Fisico da decatleta, capacità di far male all’avversario con entrambi i fondamentali, ottimo servizio, gran lottatore e linguaggio del corpo esemplare in campo, Tristan Boyer non sarà Ben Shelton o Alex Michelsen, ma ha tutto per entrare a far parte del tennis che conta.
    Antonio Gallucci LEGGI TUTTO