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    Pozzecco esclusivo: l’Italia ambiziosa, i Mondiali, i giovani e Banchero

    Pozzecco, com’è cambiata la sia vita da papà?
    «Sono estremamente felice, Un mio amico mi prendeva in giro quando dicevo  un anno che i miei azzurri erano come figli perché non ero ancora papà. Lo so che sono emozioni diverse, io prendo Gala dalla culla, la porto con me a letto e me la metto sul petto, la sento respirare, non potrei farlo con Melli o Polonara. Con un figlio hai la necessità che stia bene, quando piange vorresti piangere tu, così come quando ha la febbre o male al pancino. Ma intendevo dire che a me interessa soprattutto che i miei giocatori stiano bene e possano esprimere in campo il loro talento e fuori la loro personalità».
    Essere stato un grande giocatore la ispira, dunque. Diverso dai coach non giocatori?«La prima impressione che si ha di un coach ex giocatore è sbagliata. Si pensa sia favorito dal sapere cosa farà un atleta. Invece è penalizzante perché uno potrebbe aspettarsi l’identico modo di reagire dal punto di vista emotivo e tecnico alle situazioni e non succede. Generalizzando può aiutare l’empatia. Ma anche in questo ci sono casi diversi. Io uso l’empatia per aiutarli, è il mio unico obiettivo. Se un giocatore sbaglia so che è il più dispiaciuto, certo, in casi di menefreghismo mi arrabbio e correggo, ma tra i giocatori di oggi i menefreghisti non esistono. Soffrono per i loro errori».
    Lei però è uno che vive di emozioni e le mostra. Come fa invece con i giocatori?«Vivo le partite in modo animato, acceso, è vero. Ma nella quotidianità, pur incazzandomi quando è necessario, sono sereno e voglio trasmettere questo. Come coach sono cambiato dopo Varese. Arrivato a Sassari ho capito che i giocatori vedevano il peggio di me in partita, che perdevo il controllo, ma in settimana ero diverso. Allora ho cercato di mediar e mi sono spiegato. E quello mi ha aiutato. Io posso allenare solo così. Per me allenare è coerenza, anche se il compianto Maurizio Costanzo diceva che ogni tanto la coerenza è stupidità. Alla fine sa qual è la chiave? Io mi fido di loro, perciò mi spendo per loro. E questo crea consapevolezza, in me e in loro. Poi arriva il momento delle decisioni e soffro se devo escludere qualcuno, anche perché a volte un giocatore non capisce. A me è successo, ai tempi. Ora dico una cosa che penso e non ho mai detto. Io non sono peggio di come appaio, perché non sono preoccupato di come appaio. Però vivo in un mondo in cui tutti cercano di mostrarsi meglio di quanto siano, preoccupati. Dunque sembrano meglio di me. Ma i giocatori capiscono, prima o poi».
    Ha parlato delle decisioni, quest’anno lei potrebbe avere problemi di abbondanza.«Io ne porterei 35, ma poi forse il 36° si arrabbierebbe comunque. Farò scelte tecniche, ma dando opportunità a tutti. Abbiamo giovani emergenti, i reduci dall’Europeo che hanno meritato. Ma sono orgoglioso di loro e degli altrui progressi. Io vedo che almeno 16-18 giocatori potrebbero entrare nei 12. Ma forse l’unico aspetto negativo di un lavoro meraviglioso».
    Lei è stato ed è tuttora personaggio. Il Basket ha bisogno di giocatori che siano personaggi e riferimenti. Come fare?«Credo sia una questione generale, anche nel calcio per esempio. Forse è il talento più diffuso, la possibilità di allenarsi in modo più sofistico. Ma anche io credo sia necessario, soprattutto che nelle squadre ci siano giocatori di riferimento per gli appassionati, che si creino rivalità. In modo che il pubblico e i bambini, i ragazzini, si possano identificare. Occorre che le società in tal senso cambino e si aprano, aiutino i ragazzi a esprimersi. Io vivo un momento di grande entusiasmo perché girando per i campi e i raduni, vedo tanti giovani di grande talento. Noi avevamo un vantaggio, potevamo identificarci già nei ragazzi che crescevano nelle giovanili e si preparavano a sostituire i grandi. Ricordo che andai a vedere una finale giovanile perché c’erano Morandotti e Fumagalli. Tre settimane fa ai raduni Under 15 e 16 ho visto ragazzi che possono diventare fenomenali. Ma dobbiamo ritrovare il romanticismo e il coraggio di quei tempi, puntare su almeno un giocatore rappresentativo per ogni squadra».
    Sgomberiamo il campo dal “caso” Banchero, su cui c’è stata un po’ di confusione. Tanto una risposta Paolo la darà.«Dobbiamo riconoscere che sia cambiato lo scenario. Con lungimiranza la Fip, Trainotti, Fois avevano individuato un grande talento dotato anche di grande etica. A causa del covid non è potuto venire prima. Poi è cresciuto al di là delle più rosee previsioni. Siamo contenti che se lo sia meritato, ora la sua scelta è più difficile. Banchero è un ragazzo estremamente serio, non focalizzato soltanto su se stesso, con idee chiare. Ha un modo di giocare e una comprensione del basket di livello tale che si può adeguare ovunque. Abbiamo sognato, teniamo la speranza accesa, ma tutto è cambiato. Ci darà una risposta, sono sicuro, per tempo. Nel frattempo io vado avanti».
    Parlava dei giovani, pensa a un sistema unico che coinvolga nel gioco azzurro fin dalle giovanili? Quanto tempo serve?«Il percorso è lungo, ma bisogna cominciare. Lo voglio lanciare a prescindere che poi abbia il tempo per finirlo. Dobbiamo rilanciare i settori giovanili, la Nazionale A deve aiutare chi lavoro con i ragazzi nelle selezioni giovanili e dare indirizzo al movimento. Ripeto, ho visto generazioni molto interessanti. L’aspetto più importante è avere voglia di fare. E l’entusiasmo è la molla per trasmettere entusiasmo e valori».
    Come ha vissuto il sorteggio Mondiale?«Il mio staff si è radunato online e l’ha vissuto assieme. Io anche con moglie e figlia, perché mi stressa seguire una vicenda sulla quale non posso incidere. La prima considerazione riguarda la questione logistica, il sorteggio ci ha favoriti, non avremo viaggi pesanti, non cambieremo Paesi e abitudini. Mi sarebbe piaciuto affrontare gli Usa, però ho una certezza: sarà un bel Mondiale, l’Italia giocherà un bel Mondiale, oserei dire grande».
    Però li può trovare nei quarti. E nella seconda fase magari Portorico con Alvarado.«Vero, speriamo».
    Ha visto parecchie partite, un giudizio sulla Serie A.«Campionato di grande equilibrio in cui a due turni dalla fine con 22 punti rischi la A2 e con 26 speri nei playoff.  Ho visto che i giocatori italiani hanno avuto più spazio e responsabilità. Alcuni come Flaccadori e Spagnolo sono giocatori-franchigia. Mi auguro che ogni club possa mantenere il più possibile la struttura tecnica. Peccato che in Europa non sia andata bene».
    Come dare ancora più spazio agli italiani?«Io punterei sulle regole spagnole, dove gli americani e la loro idea di gioco lasciano spazio al basket europeo. Se metti tre italiani con 6 americani, giocheranno all’americana. Ecco suggerirei di costruire le squadre in modo diverso». LEGGI TUTTO

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    NBA, Banchero pronto per il suo esordio:” Non vedo l'ora”

    Questa sera andrà in onda l’atteso esordio dell’italoamericano e prima scelta al draft Paolo Banchero insieme ai suoi Orlando Magic. A sfidarlo Jabari Smith Jr, terza scelta al draft, e gli Houston Rockets. Paolo al termine degli allenamenti in una delle due arene di proprietà della UNLV University ha rilasciato queste dichiarazioni. “Non vedo l’ora e sarà divertente. Amo quando c’è il grande pubblico, quando tutte le telecamere sono spente, è allora che gioco al mio meglio. Quindi, non vedo l’ora e sarà divertente. So chi sono”, ha detto l’italoamericano. “So cosa porto. Che io faccia una partita fantastica o brutta, non arriverò mai troppo in alto, mai troppo in basso. Mi mantengo sempre a standard elevati. Quindi, davvero, nella mia testa sono solo io contro di me”, ha detto. “Non sono preoccupato per quello che fanno gli altri. Non sono preoccupato per quello che pensano gli altri. È solo il modo in cui mi vedo e se sono contento o no di come ho giocato” ha concluso Banchero.Sullo stesso argomentoNBANba, Bryant è il nuovo centro dei Lakers: è ufficiale LEGGI TUTTO

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    Banchero sempre più in alto: applaude anche Lapo Elkann

    TORINO – Anche Lapo Elkann, grande tifoso della Juventus, della Ferrari e della pallacanestro made in Usa, applaude Paolo Banchero, numero 1 delle scelte Nba andato agli Orlando Magic. Scrive il nipote dell’Avvocato: «Sono davvero molto felice per @Pp_doesit prima scelta assoluta al #NBADraft 2022. Un esempio che con impegno e passione i sogni diventano realtà. Grande Paolo Complimenti». Il ragazzone, che ha passaporto italiano grazie a papà Mario, sarà il futuro dell’Italia del basket: una scelta che sa tanto di cuore, e che Paolo ha fatto in tempi non sospetti, con quel tricolore messo a fianco nel suo profilo Twitter e Instagram. LEGGI TUTTO

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    Banchero n.1 Nba fa sognare l'Italia. Applaude anche Mbappé

    TORINO – Ci sono tutti per l’incoronazione di Paolo Banchero a numero 1 delle scelte Nba, nuovo crac del basket professionistico americano che viene preso dagli Orlando Magic, vestito in modo un tantino eccentrico ma con una presenza di classe, eh. Con lui nel parterre la famiglia che se lo coccola: mamma Rhonda, papà Mario (grazie al quale ha il passaporto italiano e giocherà per la Nazionale azzurra), e il fratellino. Poco più in là dove sta concedendo l’ennesima intervista, spunta Kylian Mbappé, pure lui accerchiato dai microfoni e festeggiato da… Spike Lee, il regista da Oscar grandissimo tifoso di pallacanestro. Il francese del Psg guarda Banchero a pochi metri e l’allineamento stellare è fatto. I campioni moderni, meticci, figli del mondo globale sono lì, a pochi passi l’uno dall’altro. Giovani e con il futuro davanti a loro. Beh, Mbappé ha già vinto il Mondiale, Banchero sogna di guidare l’Italia lassù. Prossimamente…Guarda la galleryDraft Nba 2022: Banchero prima scelta, e che look! LEGGI TUTTO

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    Ncaa, niente finale per Banchero: Duke ko, North Carolina-Kansas per il titolo

    DURHAM (Stati Uniti) – Niente finale Ncaa per Paolo Banchero: a New Orleans, a giocarsi il titolo, ci andrà infatti North Carolina, che batte in semifinale Duke 81-77: non bastano a coach K, alla sua ultima partita della carriera dopo 47 anni e 1202 vittorie, i 20 punti e i 10 rimbalzi del giovane talento italiano. E’ Caleb Love a regalare il successo ai Tar Heels, con 28 punti ma soprattutto con la tripla finale che mette in ghiaccio la partita. North Carolina sfiderà nel match di lunedì notte Kansas, che nell’altra semifinale ha superato 81-65 Villanova. LEGGI TUTTO

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    Ncaa, Banchero non basta a Duke: in finale ci va North Carolina

    DURHAM (Stati Uniti) – Paolo Banchero mette a referto 20 punti e 10 rimbalzi nella semifinale Ncaa fra Duke e North Carolina, ma non basta: nell’ultima partita in carriera di coach K, che chiude dopo 47 anni e 1202 vittorie, sono i Tar Heels a spuntarla 81-77 e a staccare il pass per la finale di New Orleans in programma lunedì notte: è Caleb Love a regalare il successo a North Carolina, con 28 punti ma soprattutto con la tripla finale che mette in ghiaccio la partita. North Carolina sfiderà Kansas, che nell’altra semifinale ha superato 81-65 Villanova. LEGGI TUTTO