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    Intervista esclusiva a Lorenzo Sonego: “Quando in partita c’è lotta mi diverto. Il focus è migliorare i colpi d’inizio gioco, in particolare la risposta”

    Lorenzo Sonego (foto ATP tour)

    Se dico che le doti migliori di Lorenzo Sonego vanno ricercate nella semplicità e nell’umiltà, sembra quasi che voglia sminuire la grandezza di “Sonny”. Invece è proprio il contrario.Ecco, adesso vorrei avere qui accanto qualcuno che so io, quello che si inventa qualsiasi cosa pur di non di raccogliere le palle alla fine dell’ora, che si guarda bene dal passare la stuoia: da quando è in odore di passare in “terza”, gli sembra lesa maestà preoccuparsi delle faccende che stanno in coda agli allenamenti.Invece “Sonny”, già 21 al mondo, tre titoli ATP finora in carriera, non attende un “maggiordomo” e fa quello che ha sempre ha fatto, fin dal primo giorno in cui ha calcato un campo da tennis: a sessione conclusa, tappeto. Un dettaglio ma una sorta di mantra, giusto così per continuare a non montarsi la testa.
    Del resto il suo mentore e coach Gipo Arbino ha voluto crescerlo facendogli capire fin da subito che la grandezza sarebbe arrivato a coglierla solo ricordando sempre bene da dove si è partiti ed evitando con cura di bearsi a considerare ciò che aveva ottenuto e dove era arrivato.E di strada Lori e Gipo ne han fatta tanta per poter arrivare.Degli inizi, della militanza nelle giovanili del Toro, la squadra per cui Sonny stravede e stravedeva, si sa, come si sa di come, pur avendo piedi affatto disprezzabili, sia stato indotto proprio da Gipo a mollare definitivamente il calcio per puntare tutto sul tennis.
    Arbino le qualità di Sonego le ha lette subito. Il fisico segaligno, gracile degli inizi non doveva e poteva trarre in inganno: il ragazzo sarebbe cresciuto. Poco, ma sicuro. Piuttosto l’aveva colpito con quale dedizione Lorenzo si applicasse, con quale voglia e determinazione cercasse di migliorarsi ad ogni allenamento. Diceva tanto lo sguardo solare di Sonny: divertito quando gli veniva proposta una nuova sfida, fiammeggiante appena si entrava in lotta. E pazienza se per lungo tempo i palcoscenici erano gli Open di provincia e non i tornei internazionali: Lori non mollava un punto e correva e giocava già come se stesse al Roland Garros. Molto scarsamente considerato, praticamente ignorato, Sonny dovette attendere che Gipo chiamasse direttamente in Federazione perché qualcuno si accorgesse delle qualità del suo protetto e la vita prendesse una piega diversa.
    Lori, cosa vedi se ti volti indietro?“Guardo con tenerezza e orgoglio a tutto il percorso che ho compiuto. Ciò che sono ora è figlio del cammino fatto. Mi dà forza, consapevolezza considerare da dove sono partito.”
    Da ragazzino, quando ti chiamavano “Polpo” per l’incredibile tua capacità di allungarti e rimandare qualsiasi cosa, quando i tuoi avversari si chiamavano D’Anna e Marangoni, e Napolitano e Donati ti sembravano d’un’altra categoria, avresti mai immaginato di arrivare a questi livelli?“Io ci ho sempre creduto. Davvero ho sempre pensato che un giorno ce l’avrei fatta. Non ho mai dubitato ed è per questo che ho accettato di buon grado quello che Gipo via via mi proponeva, cercando di modificare il mio gioco da ‘difensore ad oltranza’ in attaccante da fondo.”
    Quello che continua a entusiasmarmi di te è il modo che hai di stare in campo: contrariamente a molti, tu dai proprio l’impressione di divertirti nella lotta, anzi più ce n’è e meglio è.“Sì, è proprio così. Anzi, devo dirti che quando sono andato in campo con troppa pressione, quando sentivo che non mi stavo divertendo, lì sono proprio giunte le mie prestazioni più insoddisfacenti.”
    Se ti riferisci al periodo prima della vittoria di Metz, quando hai cominciato a perdere classifica, non è che hai pagato lo sforzo prodotto per arrivare a essere 21 al mondo, e che hai cominciato a pensare a che meccanismo perverso s’innesta nella testa quando pensi a come salvaguardare il ranking ottenuto?“Può darsi. Certamente per me era un cosa totalmente nuova. Fino ad un dato momento non avevo fatto altro che salire, che inanellare prestazioni sempre più soddisfacenti; e invece ad un tratto è cominciato il periodo buio, quando, per un motivo o per l’altro, per un’inezia, le vittorie non venivano più. Se mi chiedi come ho fatto, non posso che risponderti che ho cercato di rimanere il più calmo e tranquillo possibile. Più mi agitavo e peggio andava. Dovevo imparare a gestire una situazione nuova, che prima o poi attraversano tutti. A me non era ancora capitato e dovevo imparare ad affrontarla.”
    Hai puntato sul lavoro, per migliorarti e venirne fuori? Guardandoti in TV e prima in allenamento, mi sembra che il tuo dritto sia ancora più buono, più ficcante e pesante. Anche la seconda di servizio, soprattutto quella da sinistra, mi sembra decisamente più efficace, e come effetto impresso, e come traiettorie?“Continuiamo a lavorare davvero tanto e quello che dici si unisce a quanto sono più forte d’un tempo sul rovescio. Il focus però rimane orientato verso il miglioramento dei colpi d’inizio gioco, con un’attenzione particolare sulla risposta al servizio: quelli sono i cardini del tennis moderno, a mio avviso.”
    Innegabilmente sei migliorato in tutto e aveva ragione Gipo nel dirti, nel momento più buio, che dovevi avere fiducia e pazienza perché sì perdevi certe partite inspiegabilmente, ma avevi aggiunto pezzi importanti e stavi giocando meglio di quanto non facessi quando vincevi sempre e comunque. Venendo a ora, cosa senti che ti manca ancora per giocartela e sempre coi migliori? A Roma hai perso da Tsitsipas ma hai avuto le tue chanches… In cosa senti che i più forti sono diversi, in cosa senti che hanno ancora qualcosa in più?“La loro continuità fa la differenza. Non hanno cedimenti, nemmeno per un attimo. Ai massimi livelli sono i dettagli quelli che determinano il risultato. Basta un nonnulla, una frazione di secondo di straniamento e con loro di ritrovi sotto. Ma lavoreremo anche su questo.”
    All’inizio ti ho chiesto che cosa vedevi voltandoti, adesso, ora che hai compiuto ventotto anni, ti chiedo che cosa immagini ci sia davanti a te“Vedo tante altre grandi stagioni da interpretare al meglio. Di sicuro quello che voglio fare è continuare a spostare l’asticella sempre più verso l’alto.”
    Sempre con Gipo a fianco, suppongo…“E ti pare che dopo tutto quello che abbiamo attraversato possa mai cambiare? Avanti con Gipo, come abbiamo sempre fatto.”

    Elis Calegari LEGGI TUTTO

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    Challenger Piemonte, l’illusione di Lehecka

    Taro Daniel – foto Francesco Panunzio

    È durata venti minuti scarsi l’illusione di poter avere tra i protagonisti del Piemonte Open Intesa Sanpaolo, evento premium della neonata categoria ATP Challenger 175 che si sta disputando al Circolo della Stampa Sporting di Torino, il tennista ceco  Jiří Lehečka. Il n.39 del mondo era arrivato nella tarda serata di domenica, giusto dopo la sconfitta patita qualche ora prima a Roma agli Internazionali BNL d’Italia nel match che lo aveva opposto all’ungherese Fábián Marozsán. Appreso di un posto rimasto vacante nelle qualificazioni, Jiří Lehečka s’è fiondato a Torino, speranzoso di poter convertire l’amarezza romana con la possibilità di diventare il favorito per il titolo nella città subalpina, accettando di passare dalle qualificazioni. Un problema al piede destro ha però obbligato Jiří al ritiro dopo soli quattro games, spianando la strada del main draw all’ucraino Aleksandr Braynin, prossimo avversario di Flavio Cobolli.
    In attesa di veder scendere in campo la prima testa di serie, l’argentino Sebastian Baez, c’è da segnalare che oggi pomeriggio un temporalone ha scombinato gli orari di gioco, quasi impedendo a Edo Lavagno, “enfant du pays” di coronare il sogno di esordire nel tabellone principale. Per fortuna il brutto tempo se n’è andato presto e Edoardo ha potuto scendere in campo contro Luciano Darderi e portare a casa in due set ( 7-5 6-3) forse la vittoria più importante della sua carriera.
    A completare il pomeriggio azzurro, c’è da aggiungere che tre dei nostri hanno superato l’ultimo turno di “quali”, più il ripescaggio di Gianluca Mager, battuto per 6-3 6-2 al turno decisivo dal biellese Stefano Napolitano ma entrato nel main draw in qualità di lucky loser. Oltre a Napolitano, promossi il siciliano Salvatore Caruso, che ha sconfitto il torinese acquisito e cognato di Leo Bonucci, Federico Maccari, e Federico Gaio. Il faentino che si allena allo Sporting ha battuto con il punteggio di 6-2 6-3 il cuneese Andrea Gola, e domani sfiderà il tedesco Oscar Otte. Per Caruso ci sarà il giapponese Watanuki, per Mager lo statunitense Kovacevic, per Napolitano il finlandese Virtanen.
    In ultimo, da segnalare il bel match che il giapponese Taro Daniel ha vinto con un doppio 6-4 al cospetto dell’olandese (anche lui come Taro nato negli States) Gjis Brouwer: che a Daniel abbia giovato il soggiorno fatto nello scorso fine settimana in altura a Locana, ai piedi del Gran Paradiso, per provare a cancellare le fatiche di Cagliari, dove aveva impiegato ben 4 ore e 13 minuti per perdere da Ugo Humbert e quelle di Roma dove ha rimediato un’altra scoppola alla distanza cedendo a Emilio Nava per 6-4 al terzo?
    Elis Calegari LEGGI TUTTO

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    Roberto Lombardi ci lasciava 10 anni fa. Due ricordi toccanti

    Il 18 marzo 2010 ci lasciava Roberto Lombardi. La terribile Sclerosi Laterale Amiotrofica non gli lasciò scampo, portandolo via prima di aver compiuto 60 anni. Fu un vero maestro, sia come divulgatore tv in centinaia di bellissime telecronache insieme a Rino Tommasi (che lo lanciò come commentatore con una geniale intuizione), Gianni Clerici e Ubaldo […] LEGGI TUTTO