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    Jason Momoa guida la Harley-Davidson sul set di “Fast & Furious 10”

    Le riprese del film Fast & Furious 10 sono iniziate e le strade di Roma sono diventate il set del nuovo lungometraggio tanto attesto dagli amanti di questa serie cinematografica. E proprio in questi giorni nel mirino è finito Jason Momoa che, da alcune immagini, si è scoperto guiderà una moto, precisamente l’Harley-Davidson Pan America.
    Jason Momoa sfreccia con la Pan America
    L’attore hollywoodiano, vestito con una giacca pitonata e pantaloni di pelle che rispecchiano il personaggio che interpreta in Fast & Furious 10, è stato visto cavalcare la Pan America che, per il film, è stata modificata e somiglia poco alla sua forma originale nella realtà. I tubi di scarico di questa moto sono diventati due tubi dritti verniciati in rosso e arancione, mentre quelle originali sono in vernice nera. Non c’è più il faro, sostituito da una piastra nera piatta con fori di sfiato, che imita la targa utilizzata dalle flat track. Il quadro strumenti è un piccolo display LCD, oppure potrebbe essere persino uno smartphone, mentre il sedile è stato modificato per potersi adattare al set. Ciò che invece resta identico, e quindi non modificato, è il bicilindrico a V Revolution Max 1250. LEGGI TUTTO

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    Harley-Davison Low rider ST e Nightster: la prova

    I test effettuati a Girona, in Spagna, hanno sprigionato tutto lo stile Harley Davidson con quel tocco “ribelle tipico degli ultimi modelli prodotti. La Low Riders St e della RH975 Nighster sono quindi pronte per la presentazione ufficiale: la prima mostra chiari rimandi allo stile tipico del marchio americano, la seconda conserva invece l’aspetto più “wild” della rivoluzione Harley-Davidson.
    Ibra passione Harley Davidson: eccolo in sella alla sua V-Rod
    Maggiori dettagli:
    Fascino, fascino, fascino. Descrivere le sensazioni di guida a bordo di una moto come la Low Rider ST non può prescindere da una consapevole presa di coscienza: mezzi come questo sfuggono alle normali logiche di giudizio, per approdare sulle impalpabili sponde delle emozioni. Il regno dell’irrazionale, della pancia, del trionfo della passione sulla ragione. Dove distribuzione dei pesi, quote ciclistiche da catamarano e badilate di newton metro sparse tra i cilindri smettono di essere argomento di discussione e si trasformano in tratti distintivi di personalità e carattere. Qui le concessioni alla modernità sono ancora un tira e molla che trasuda tradizione, nonostante i led delle luci e le vibrazioni mitigate dal doppio contralbero di bilanciamento del motore. Insomma, la Harley che ti aspetti quando compri una Harley, che però si è evoluta. Coerentemente con la sua storia, ma si è evoluta: il doppio disco anteriore frena bene, forte e deciso; il V-Twin Milwaukee-Eight 117 ti tira via dalle curve con una forza bruta, ma sempre controllabile. Senza strappi. Una moto che nel misto la senti nei bicipiti ad ogni cambio di direzione. Che dialoga col corpo di chi la guida in maniera sincera, prevedibile. Senza reazioni inattese. Un gioco gustoso fatto di complicità e sensazioni forti, reso galvanizzante dalle pedane che fatalmente incidono l’asfalto con circonferenze sempre più ardite (il consiglio è di comprarne subito un paio di riserva, si rischia di consumarle in fretta).In velocità, accucciati dietro alla carenatura, si possono coprire lunghe distanze in pieno comfort, con una stabilità eccellente, anche lanciandosi sui curvoni a tutto gas. Mentre un plauso va alle valigie laterali, molto ben concepite e praticissime da usare. E alla strumentazione, minimal ma con tutte le info a portata di sguardo. Bene anche il cambio; solo la leva della frizione, nell’uso più intenso, è risultata un po’ dura. Il prezzo parte da 22.100 euro.

    La RH975 Nightster, al contrario, è la Harley che non ti aspetti. Non solo per la dotazione innovativa, ma anche da un punto di vista dinamico. Innanzitutto è leggerissima (rispetto alla Low Rider sembra di guidare una bicicletta). E la manovrabilità è tale, che insieme alla sella a 700 mm di altezza la rende davvero un mezzo adatto a tutti, dai più esperti ai neofiti. Ma soprattutto, si tratta di una moto moderna, sia nell’impostazione di guida, che nella resa. Le pedane sono centrate, il manubrio, in posizione avanzata, porta a distendere il busto moderatamente in avanti, ma senza esasperare la postura. Tra le curve, la Nightster piega con la sola forza del pensiero. La luce a terra non è elevatissima ma comunque di tutto rispetto per una custom; e così si riescono a godere in scioltezza andature nel misto particolarmente disinvolte. Ottima agilità, ciclistica precisa e stabile, si scende in piega in maniera veloce e altrettanto veloci sono i cambi di direzione.A spiazzare è invece il motore. Che si allontana dalla tipica esplosività ai bassi regimi dei bicilindrici di Milwaukee, per abbracciare un’erogazione più omogenea, che non disdegna la parte alta del contagiri. In altre parole, c’è molto più allungo, anche nelle marce basse, e si usa meno il cambio. E alla fine, quel che si perde in termini di carattere, lo si guadagna in trattabilità.A convincere meno, invece, è la gestione elettronica dei riding mode: “Road” è sicuramente l’opzione più equilibrata ed efficace; “Sport”, diversamente, fa registrare un eccessivo effetto on-off nell’apri e chiudi del comando del gas, mentre “Rain” fiacca fin troppo l’erogazione. Bene, invece, il comportamento di traction control e sistema di controllo dello slittamento, che restituiscono feeling elevato e sensazione di sicurezza anche su fondi molto bagnati.Infine, una considerazione sul prezzo. Venduta a 15.400 euro, la Nightster si avvicina un po’ troppo ai 16.600 della più potente e raffinata Sportster S, che per molti, a questo punto, potrebbe rappresentare un’opzione più allettante. Senza contare poi, che a quella cifra, alcune finiture (posizionamento dei cavi, plastiche “leggerine” e cablaggi a vista) potrebbero far storcere il naso a più di qualcuno.
    Harley-Davidson, il ladro ruba la moto ma lo ferma…una porta LEGGI TUTTO

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    Harley-Davidson, il ladro ruba la moto ma lo ferma…una porta

    Si tratta solamente dell’ultimo esempio di una lunga serie di rapine e tentati furti che sta colpendo in questo periodo gli Stati Uniti: protagoniste le Harley-Davidson. Episodi che però possono avere risvolti quasi comici. Come dimostra quanto avvenuto a Clarksville, Tennessee.
    Cinque ladri contro una porta d’ingresso
    Cinque ladri (indossando caschi da motociclista per nascondere la loro identità) hanno infatti fatto irruzione in una concessionaria Harley a conduzione familiare, la Appleton, intorno alle 3 del mattino di sabato 29 maggio, hanno scelto le moto da rubare e si sono diretti verso la porta d’ingresso. Una volta lì, hanno scoperto che la porta era ovviamente chiusa a chiave; non sapendo come uscire, hanno così iniziato a sbattere ripetutamente una delle moto contro la porta finché questa non ha ceduto.
    E il ladro rimase incastrato
    Tre dei ladri sono riusciti a fuggire in sella alle moto, ma due di loro non sono stati fortunati. Uno dei rapinatori è infatti rimasto incastrato nella porta; e con la polizia in arrivo e il complice intrappolato, entrambi sono stati costretti a fuggire a piedi, ben inquadrati dalle telecamere di sorveglianza.

    Essendo la rapina avvenuta di notte, nessuno dello staff della concessionaria è rimasto ferito, non essendo presente. Una piccola consolazione, per il dealer statunitense cha ha visto sparire tre delle sue moto.  LEGGI TUTTO

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    Harley-Davidson, ecco la nuova Pan America: la prova e i voti

    Linee riprese dalla tradizione

    Può piacere o meno, e su questo non si discute, ma di sicuro la Pan America è qualcosa di mai visto prima. Le sue forme richiamano alcuni modelli storici dell’azienda (il faretto anteriore rettangolare proviene dalla Fat Bob, il muso dall’aria cocciuta invece dalla Road King) e si plasmano in una possente icona di potenza. Il motore è rifinito come una scultura e di cavi fuori posto o viti posticce non se ne vede l’ombra. Ottimo lavoro. VOTO 8,5

    Motore e tecnica

    Harley-Davidson ha attinto a tutte le risorse tecnologiche per sviluppare la Pan America, a partire prorio dal motore. È un bicilindrico a V di 60° di 1.250 cc chiamato Revolution Max, completamente nuovo. Ha la distribuzione a doppio albero a camme in testa con fasatura variabile VVT a controllo elettronico, due candele per cilindro, il raffreddamento a liquido ed è capace di 150 CV a 8.750 giri e 128 Nm. È leggero e assistito da un’elettronica molto moderna: grazie all’IMU a 6 assi, di serie ci sono 5 modalità di guida che regolano in automatico mappatura, freno motore, cornering ABS e controllo di trazione. Tutto questo si imposta attraverso una strumentazione TFT di 6,8 pollici touchscreen, che può collegarsi allo smartphone via Bluetooth e fungere da navigatore. Il telaio è in acciaio e utilizza il motore come elemento strutturale. Il peso della Pan America si ferma così a quota 242 kg in ordine di marcia, in linea con la diretta concorrenza (come anche la sella a 86,8 cm, regolabile fino a 89,4 cm). I cerchi in lega hanno le classiche misure da endurona, 19-17 pollici, e calzano pneumatici Michelin sviluppati appositamente. Volendo, si possono avere a raggi. I freni sono firmati Brembo, le sospensioni a lunga escursione (ben 190 mm) sono invece fornite da Showa e sono completamente regolabili. Il cruise control è di serie, come anche la fanaleria tutta a LED e l’imponente cupolino regolabile su quattro posizioni. A qualcuno però potrebbe non bastare: ecco allora la Pan America Special, che al pacchetto di serie aggiunge le sospensioni semi-attive (con regolazione automatica del precarico), il monitoraggio della pressione pneumatici (TPMS), il cavalletto centrale, il pedale del freno regolabile in altezza (per le gite in off-road), le protezioni d’acciaio, il fanale frontale adattivo, le manopole riscaldabili, i paramani, la piastra paramotore e l’ammortizzatore di sterzo. Il peso della Special però sale a 253 kg o.d.m. VOTO 9

    Comoda ed ergonomica

    Optional da aggiungere a parte c’è un sistema chiamato Adaptive Ride Height, che abbassa automaticamente la moto quando è in arresto e la alza invece durante le normali condizioni di guida. Una bella furbata per controllare la sua mole, che non sarà così imponente ma ha il baricentro piuttosto in alto (non aiuta nelle manovre a bassa velocità). Il manubrio è larghissimo, offre una gran sensazione di controllo, ma un po’ lontano dal busto. Eccellente invece l’imbottitura della sella, come anche lo spazio a disposizione per muoversi. Con lei viene voglia di viaggiare e non fermarsi mai, meno di affrontare il traffico di tutti i giorni. VOTO 8

    Emozioni in sella

    Non giriamoci attorno: tutti, guardandola in foto, l’abbiamo immaginata goffa e pesante, difficile da far girare anche in un parcheggio vuoto. Beh, inutile dire che ci siamo sbagliati, e di grosso. È una moto intuitiva da subito, con dei comandi che rispondo con coerenza alle richieste del pilota. Dimenticate i cambi delle Harley custom, lunghi e rumorosi. Qui cambio e frizione sono moderni, fluidi e rapidi, il motore non scalcia sotto i 2.000 giri ed è capace di riprendere senza troppi problemi. La ciclistica regala una guida rotonda, facendo percepire bene al pilota cosa stia accadendo sotto le ruote. Si ha insomma un ottimo livello di fiducia fin dai primi metri: non era affatto scontato. Ma è quando le strade si aprono che la Pan America sorprende. Una volta infilata la traiettoria giusta, è praticamente impossibile spostarla. Ha una stabilità a centro curva commovente grazie a sospensioni sostenute ma capaci comunque di copiare le vistose crepe dei nostri asfalti. Un treno ad alta velocità che chiede strada. Non è un riferimento di agilità e se maltrattata tende ad allargare, ma guidatela senza violentarla: sarete ampiamente ricompensati dalla sua precisione. Si può direzionare con il manubrio come una grossa motardona. Difficile da credere, ma è proprio così. Il motore da parte sua ha una grinta da vero cowboy. Ai bassi è regolare, ai medi pompa come si deve e poi si prodiga in un allungo maestoso, un vero portento. E tra l’altro, vibra anche poco, trasmettendo giusto qualche piacevole pulsazione. L’elettronica fa quel che può per tenere a bada un simile toro, tra l’altro senza mai farsi sentire. Attenzione però alla frenata, non così incisiva (soprattutto nella prima parte del comando). VOTO 8

    Listino, prezzi contenuti

    Per quello che offre di serie, il prezzo a cui è offerta è decisamente concorrenziale: si parte dai 16.300 euro per la standard, 18.700 euro invece la Special. Gli optional sono tantissimi, ma manca il quickshifter bidirezionale: l’avremmo gradito. VOTO 8,5

    Voto finale

    Per Harley-Davidson è buona la prima. Sono riusciti a realizzare una maxi enduro unica, che non non sarà il nuovo riferimento di prestazioni ma è senza dubbio originale e curata in maniera squisita. Il segmento maxi enduro ha una nuova protagonista dalla spiccata personalità. Chissà che anche noi italiani non ci si lasci ammaliare… VOTO FINALE 8,4 LEGGI TUTTO