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    “Premium Tour” e fondi sauditi, lavori in corso. Si parla anche di un “Contender Tour”

    Il tour nei prossimi anni potrebbe essere rivoluzionato

    Il tennis si muove verso un futuro nuovo e diverso, ma nessuno ancora conosce quale sarà la meta finale. Mentre il tour maschile e femminile avanzano sulla terra battuta in Europa, non si sono affatto fermate le manovre politiche dietro le quinte. ATP-WTA, gli Slam, i ricchi fondi sauditi, 3 attori principali intenti a scrivere la sceneggiatura di un film in continuo divenire, senza sapere quale sarà il porto d’arrivo ma una sola certezza: entro qualche anno, forse il 2027, la stagione tennistica non sarà più come la conosciamo oggi. Troppi i nodi al pettine, le questioni irrisolte, per l’insoddisfazione generale. I tennisti vogliono giocare di meno (spingono soprattutto per due mesi di totale off-season al termine dell’anno), ATP e WTA sono convinti che il prodotto tennis generi molto meno denaro di quanto sia il suo potenziale, con i sauditi pronti a portare fiumi di dollari a patto di cambiare lo status quo almeno in parte; gli Slam – leader della stagione – non ci stanno, non vogliono assistere passivamente ad un’eventuale rivoluzione che rischia di svalutare il loro potere sportivo ed economico.
    È inappropriato parlare di “guerra”, visto quello di terribile che sta davvero accadendo in più regioni del mondo, anche a due passi a casa nostra… ma è sicuro che da mesi le riunioni tra i leader del tennis sono state molte e piuttosto agitate. Il collega Russel Fuller è tornato sull’argomento con un dettagliato articolo sulla BBC nel quale parla degli sviluppi più recenti. Secondo il britannico la situazione è in totale divenire, non c’è ancora un piano prevalente, pronto per essere approvato e implementato, ma sembra che le forti tensioni vissute all’inizio del 2024 si siano un po’ placate. Tutte per parti in causa convengono sul fatto che uno scontro frontale non conviene a nessuno, quindi la situazione sarebbe un po’ più distesa, anche se le posizioni non sono ancora così vicine da portare ad un prossimo accordo.
    Il primo passo ufficiale è stato l’annuncio delle WTA Finals nella capitale saudita Riyadh per i prossimi tre anni. Nel corso del torneo di Madrid si svolgeranno altre riunioni che potrebbero sfociare nella fumata bianca di un altro successo per i sauditi: l’annuncio del decimo Masters 1000, da svolgersi a Riyadh. La creazione di un decimo mille – originariamente destinato alla prima settimana dell’anno o sull’erba prima di Wimbledon – ha subito una notevole accelerazione negli ultimi mesi. Il mese scorso, l’ATP ha emesso un invito a presentare offerte ad Arabia Saudita, Dubai, Doha, Abu Dhabi e Australia. Fuller riporta che la scadenza per le offerte è stato il 24 aprile, poche ore prima che il consiglio dell’ATP inizi due giorni di riunioni in cui sarà possibile identificare un vincitore o optare per un secondo round di offerte. Una volta chiaro il candidato prescelto, per un evento che non inizierà prima del 2027, potrebbero essere necessari almeno 18 mesi per selezionare una data nel calendario.
    È molto probabile che questa sia tra gennaio e febbraio. Organizzarlo in Arabia Saudita nella prima settimana dell’anno sarebbe considerato un gesto ostile da parte di Tennis Australia: comporterebbe la morte della United Cup e perderebbe il suo cast maschile di punta nelle due settimane precedenti gli Australian Open. Organizzarlo a febbraio, in Arabia Saudita, non causerebbe problemi a Tennis Australia ma potrebbe mettere in pericolo l’esistenza dei tradizionali eventi indoor europei e sudamericani sulla terra battuta che si svolgono in quel periodo. Già l’ATP sta affrontando pesanti critiche per l’ulteriore decurtazione degli eventi America Latina, e i tornei indoor in Europa – Rotterdam su tutti – hanno una tradizione assai radicata, forte anche dalla voglia dei moltissimi tennisti europei di tornare per qualche settimana nel vecchio continente dopo la lunga trasferta “down under”.
    Un’altra complicazione viene dal fatto che se i sauditi avessero successo ottenendo il decimo 1000 annuale, vorrebbero creare un evento combined. Il potere politico nel paese spinge per tornei ed eventi femminili, per mostrare al mondo i progressi sociali a livello di diritti e libertà. Specchietto per le allodole? Può essere, ma tant’è. Al momento non ci sono ulteriori licenze disponibili per gli eventi WTA 1000 e, a meno che non ne venga venduta una, i proprietari esistenti – compresi quelli di Doha e Dubai – avrebbero la possibilità di porre il veto a qualsiasi piano di espansione.
    Questa la faccenda politica vista dal lato ATP-WTA e sauditi. Ci sono gli Slam, forti dei 4 tornei più prestigiosi e ricchi dell’anno, che spingono per il loro Premium Tour, lanciato da Craig Tiley di Tennis Australia e ritenuto molto interessante dai suoi tre “colleghi” di categoria. Un piano definito “molto aggressivo”, poiché comporterebbe una vera rivoluzione dell’annata rispetto allo status quo, ma anche assai intrigante per i giocatori che vedrebbero la nascita di un tour sul modello della F1, meno tornei, molto ricchi, con buone pause. Giocare di meno, giocare “meglio”, guadagnare di più… difficile non essere attratti da un piatto del genere. Ma quelli che ambiscono ad entrare in questo Premium Tour senza averne la classifica? Si verrebbe a creare una spaccatura netta, nettissima, che all’ATP non piace affatto.
    Dopo alcuni discreti incontri iniziali tra i tornei del Grande Slam, incluso uno a Londra nella settimana prima degli Australian Open di quest’anno, tutti gli interessati sono stati invitati a un summit a Indian Wells a marzo. Fuller racconta che in quell’incontro il presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi rivelò un’offerta alternativa di 1,3 miliardi di dollari da parte dell’Arabia Saudita. Quella particolare offerta non è più sul tavolo, a causa dell’inizio del processo di offerta ATP e della conferma che Riyadh ospiterà le finali WTA. Ma il modo in cui è stato presentato all’incontro è stato accolto molto male dagli Slam. Da allora, sembra che le discussioni siano diventate più collaborative e cordiali. Si riporta che Gaudenzi e i presidenti dei quattro Grandi Slam hanno recentemente iniziato a incontrarsi regolarmente. Sono stati lanciati vari modelli del Premium Tour: il prototipo prevedeva una stagione con 10 tornei oltre ai quattro Grandi Slam, oltre alle ATP e WTA Finals e alla Coppa Davis e alla Billie Jean King Cup. Tutti gli eventi da svolgersi all’aperto, tabelloni da 96 con una durata di 12 giorni. La novità sarebbe la creazione una sorta di play off e play out con tabelloni da 64 giocatori per determinare chi possa entrare (e uscire) dai tornei Premium. Un secondo livello, a cui è stato dato il nome provvisorio di Contender Tour, che gestirebbe eventi che attualmente possiedono lo status ATP e WTA 500. Ci sarebbero in pratica promozioni e retrocessioni ogni stagione, oltre a spareggi di fine anno, prima di otto settimane di vacanze. 
    La proposta è allettante per i migliori, ma subito è stata sollevata una critica assai corretta: la proposta di impedire ai giocatori del Premium Tour di competere altrove (in quelli che sono oggi i tornei 500) non regge poiché 14 o 15 eventi in una stagione non affatto sarebbero sufficienti per i giocatori sconfitti ai primi turni del tour maggiore, che rischierebbero di giocare una manciata di partite in un anno. Come ritrovare condizione giocando poco o nulla? Non si può fare. Una via di mezzo potrebbe esser quella di consentire l’accesso ad almeno una manciata di tornei del Contender Tour, come ancora di salvezza. Basterà?
    Se questo piano verrà mai alla luce, di fatto gli attuali ATP e WTA 250 verrebbero declassati a eventi Challenger, con molti proprietari delle date attuali che vedrebbero il loro prodotto – pagato a carissimo prezzo – totalmente svalutato. Alcuni hanno già ventilato cause milionarie nel caso. Insomma, comunque la si guardi, le acque sono e restano agitate, trovare una soluzione che accontenti tutti sembra impossibile. “I giocatori non saranno d’accordo, perché i giocatori hanno bisogno di giocare. Un tennista classificato 50 o 60 perderà ogni primo o secondo round, quindi non sarà in grado di mantenere la sua posizione in classifica. Il loro obiettivo è quello di avere il maggior numero di posti di lavoro durante l’anno. Il Premium Tour sarà riservato ai migliori 20 giocatori, tutto qui” afferma un non identificato proprietario di un evento ATP 250 alla BBC. “Il tennis è fatto di prossimità e diversità. Quindi la diversità è che puoi giocare ovunque; la vicinanza è che anche in una piccola città puoi incontrare i giocatori. È la forza del tennis.”
    La situazione al momento sembra questa. C’è voglia di cambiamento, di maggiore unione nella governance del tennis. C’è la voglia di alzare il giro economico grazie all’apporto dei soldi sauditi o della rivoluzione degli Slam. Ma c’è anche la presa di coscienza che una guerra frontale non serve a nessuno. Forse ancora siamo lontani da quel che sarà il futuro. La ragione porterebbe a un compromesso tra le 3 grandi parti in causa – Slam, ATP-WTA, Sauditi, ma con “billions” sul tavolo, la ragione avrà la meglio? Staremo a vedere. Quel che sembra ormai certo è che dal 2026 o forse 2027, la stagione del tennis sarà molto, molto diversa.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Lew Sherr, CEO della USTA, descrive il progetto del Premier Tour: “Il tennis oggi sottoperforma commercialmente, è un problema la sua sostenibilità”

    Lew Sherr, CEO della USTA

    Dopo svariate illazioni e indiscrezioni, finalmente si tolgono i veli al progetto del Premier Tour, ipotesi di nuova struttura dell’annata tennistica guidata dai 4 tornei dello Slam. A parlare con dovizia di particolari è Lew Sherr, CEO della federazione americana (USTA) in una lunga intervista rilasciata a Sport Illustrated. Il concetto di base è banale, potremmo affermare “coerente”: gli Slam guidano l’annata, insieme a 10 tornei top, come lo sono oggi i Masters 1000, tutti da svolgersi su due settimane tra uomini e donne con 96 giocatori. Poi un Master di fine anno, sempre combined nella stessa sede e almeno due mesi di sosta prima della nuova annata. In mezzo anche una competizione a squadre e almeno una, o due, settimane di riposo prima e dopo un major. Il ranking darebbe accesso a questi tornei top ai migliori 100, e quelli tra il 100 e 300 giocherebbero un tour per guadagnare posizioni e strappare un posto nei maggiori eventi. Questi e molti altri temi sono trattati nell’intervista, della quale riportiamo alcuni passaggi significativi, come i motivi hanno spinto gli Slam a muoversi per rivoluzionare la stagione tennistica.
    “Tutto parte dalla constatazione che il tennis è uno sport attraente, ma sottoperforma commercialmente, il che sta creando sfide per la sostenibilità dei tornei e quindi degli atleti. Non penso che sia una novità per nessuno nel settore. Torniamo al 2021. I sette stakeholder del tennis hanno incaricato il Boston Consulting Group di capire quali fossero i problemi nello sport e quali potrebbero essere le opportunità. E tutta quella ricerca, che ha coinvolto anche 5.000 appassionati di tennis in tutto il mondo, ha sottolineato il fatto che il tennis, sebbene ampiamente popolare, coinvolge il 70% degli appassionati solo attraverso i quattro major. E il feedback ha anche indicato che gli eventi durante la stagione mancano di coerenza. I fan hanno difficoltà a seguire la narrazione. Diluiamo il nostro prodotto. Competiamo con il nostro prodotto. Ci sono momenti con troppi eventi sparsi qua e la per il mondo, i fan faticano a sapere dove guardare. Perché Sinner gioca a Rotterdam e Alcaraz è da qualche parte in Sud America? Il modo migliore per presentare lo sport ai fan è un formato in cui i migliori giocatori giocano in una sorta di stagione d’élite. Allo stesso tempo, dobbiamo tenere conto della salute dei giocatori, del riposo, dei picchi di prestazione”.
    “Dal punto di vista dei tornei, ci sono troppi eventi che non sono considerati utili allo stesso sport, e poiché sono diluiti, sono in competizione tra loro. Cerchiamo quindi di affrontare gli ostacoli strutturali del sistema e di proporre una soluzione più espansiva e più olistica che affronti tutto questo. … Dieci tornei su circa 140 determinano l’80% di tutta l’economia. Quattro di questi sono gli Slam più altri sei. Quindi è tutto incredibilmente concentrato”.
    “Stimiamo che il valore del tour oggi sia di 1 miliardo di dollari. La nostra opinione è che il miliardo venga ridistribuito di seguito per garantire che i giocatori guadagnino in modo sostenibile e soddisfacente. Dobbiamo separarci da ciò che esiste oggi. L’analogia con ciò che l’ATP ha sviluppato con i sauditi, immagino sia un po’ una questione di mele e arance. Queste non sono opportunità che si escludono a vicenda”.
    “Stiamo prescrivendo settimane specifiche in cui non si gioca, ma sappiamo che la concorrenza è importante. E se sei un giocatore di livello inferiore, potresti non giocare abbastanza partite: se perdi presto in un modello come questo, potrebbero non esserci abbastanza partite per raggiungere il massimo delle tue prestazioni, quindi abbiamo identificato una serie di settimane nel corso dell’anno in cui potresti scendere ad un tour di livello inferiore per giocare più partite”. In pratica il famoso tour di quelli fuori dai famosi “96” che teoricamente giocano i nuovi eventi premium.
    “Gli ostacoli per arrivare a questo nuovo modello? Si tratta di una massiccia rivisitazione del modo in cui viene presentato lo sport e il cambiamento è difficile. E vogliamo farlo bene e ci stiamo prendendo il nostro tempo e stiamo lavorando con le parti interessate per assicurarci di riflettere su tutte queste domande che voi e gli altri fate, perché  è importante. Alla fine richiederà un cambiamento dall’interno e questo è davvero difficile. Quando? Mettere una data è difficile… ipotizzare il primo gennaio 2026 può essere una ipotesi ma di non facile realizzazione. Non stiamo cercando scorciatoie, è un processo difficile che coinvolge molte parti in causa e prima di arrivare alla svolta dobbiamo valutare ogni aspetto e perdere le decisioni giuste”, conclude il CEO della USTA.
    Un progetto quindi che andrebbe stravolgere totalmente l’annata tennistica, divenendo in pratica un unico tour premium maschile e femminile, con un livello inferiore, una sorta di tour Challenger “rafforzato” per salire in classifica e poter giocare nei principali tornei. Vedremo se questo progetto avrà successo, o si continuerà con la maggior integrazione tra ATP e WTA come proposto dai sauditi. Vedremo cosa accadrà. Di sicuro nelle stanze dei bottoni si lavora, già da tempo, a un tennis molto diverso da come lo stiamo vivendo.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO