More stories

  • in

    Robertlandy Simon: “A Civitanova ho trovato una famiglia”

    Di Roberto Zucca
    Nei suoi occhi ci sono molti sentimenti contrastanti: l’ambizione, la forza fisica e morale, lo spirito di sacrificio, la sofferenza. Veder giocare Robertlandy Simon è un concentrato di emozioni. Non a caso, di quel Paese così nostalgico e fuori dal tempo quale è Cuba, Simon rappresenta un po’ tutto il meglio:
    “La mia storia è una storia lunga, complessa. La mia infanzia non è stata semplice, così come quella di tanti connazionali. La mia vita è stata sacrificante, ma non più di quella di tanti. Arrivo da un paese in cui la povertà ti restituisce la voglia di riscattarti, ma anche il coraggio di non arrenderti e la forza di essere sempre sorridente, perché questa è la vita”.
    Posso chiederle cosa conta davvero per lei nella vita?
    “La famiglia. La loro serenità, il fatto che posso contribuire a farli stare sereni. È la cosa che mi manca di più rispetto alle mie origini e alla mia infanzia trascorsa a Cuba”.
    Di quelli anni ha citato la povertà. Che rapporto ha adesso col denaro?
    “Il denaro è una sicurezza. Ti permette di poter essere utile agli altri, dando magari stabilità e serenità. La più grande soddisfazione della mia carriera è stato poter aiutare la mia famiglia. Non avere il pensiero di non poterti permettere delle cose ti va vivere certamente con maggiore tranquillità”.
    Foto FIVB
    La pallavolo è uno stile di vita. La frase che lei ha postato sul suo profilo Instagram.
    “È una manera. Un modo di vivere, di affrontare la vita. Ho iniziato molto giovane a praticare questo sport e la pallavolo mi ha accompagnato per tutto il mio percorso di crescita. Non so come sarebbe stata la mia vita senza questo sport, perché la pallavolo ne ha sempre fatto parte”.
    Quello stile di vita lo ha portato prima a Piacenza, poi a Civitanova.
    “L’Italia mi ha accolto e in Italia ho vinto tanto, ed è stata una grandissima soddisfazione. Mi sento benvoluto, amato. A Civitanova non ho trovato un team, ma una famiglia. Siamo una squadra che si rispetta ma siamo anche molto uniti. Trascorriamo molto tempo assieme anche al di fuori dal campo”.
    Il segreto di Civitanova: il trio cubano o l’essere una squadra?
    “Essere una squadra. Io, Osmany e Leal siamo parte di un gruppo nel quale ognuno ha il suo peso, le sue responsabilità. Non si vince grazie a noi tre ma si vince con il gruppo unito. Noi portiamo all’interno dello spogliatoio una mentalità latina che è molto simile a quella italiana. Ci piace sentirci parte di un gruppo e poter contare l’uno sull’altro”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Bilancio di questa prima parte di campionato?
    “Abbiamo lasciato un punto per strada e lavoriamo affinché l’affiatamento e il gruppo cresca partita dopo partita. È un bel campionato, che finché potrà andare avanti è davvero molto bello da giocare. La gara contro Ravenna di qualche settimana fa ci ha dato nuovi stimoli e nuove sfide che dobbiamo affrontare, trovando una solida continuità”.
    Cinque stagioni in Italia. Mi dica il compagno di squadra e l’avversario più forte che ha incontrato sulla sua strada?
    “Ce ne sono tantissimi. Un compagno di squadra che mi ha lasciato il segno è stato sicuramente Bruno. Fortissimo, molto tenace, era uno che anche in spogliatoio si sentiva. Sugli avversari le direi tanti, da Anderson a Juantorena. Giocatori così è meglio sempre averli dalla stessa parte del campo”.
    Al di fuori del campo è nota ai più la sua avventura nella ristorazione.
    “Quando ero in Brasile mi sono innamorato delle churrascharie, e così quando sono arrivato a Civitanova sono subito andato a cercare di mangiare brasiliano, ma senza successo. E così ho detto, perché no? Sono socio di un locale che si chiama Madeira ed è proprio a Civitanova. Ora mi piacerebbe lanciarmi nella cucina stellata”
    Tempi duri per la ristorazione?
    “Sono tempi duri per tutti. È dura per la ristorazione perché hai comunque i lavoratori da pagare, nonostante che la sera, ad esempio, ci siano delle restrizioni, e il business ne esce fortemente danneggiato. Speriamo di venirne fuori presto”.
    Il futuro di Simon. Se lo immagina?
    “Per ora sicuramente in Italia. Poi si vedrà. A Civitanova sto molto bene e ho anche delle attività da portare avanti oltre al volley. Quando smetterò di giocare non so, magari allenerò una squadra di ragazzi o sarò un imprenditore, o tutte e due le cose. Chissà!”.
    Per ora la cosa importante è vincere con Civitanova.
    “Quello sempre”. LEGGI TUTTO

  • in

    Felice Sette crede nella Sieco Service Ortona: “Possiamo arrivare in alto”

    Di Roberto Zucca
    Il suo esordio stagionale contro Reggio Emilia è di quelli che lasciano il segno. Nella prima giornata di Serie A2 maschile, Felice Sette ha sostituito infatti con molto onore l’ucraino Shavrak e ha contribuito, con una prova ottima, a portare a casa i primi tre punti per la Sieco Service Ortona:
    “Shavrak non era al 100% e coach Lanci mi ha dato piena fiducia. Sono molto contento dell’inizio di stagione con Ortona. A Reggio abbiamo dimostrato carattere e sicurezza nelle fasi importanti della gara. Speriamo di proseguire sulla falsariga delle prime due giornate”.
    Che spazio avrà Sette nella nuova Ortona?
    “Vorrei trovare spazio nella misura in cui il tecnico vorrà darmelo. Ortona è una squadra nella quale da subito si è creato una bella intesa con i compagni di squadra ed è una società veramente professionale. È un ambiente che mi piace e nel quale vorrei continuare a fare bene”.
    È anche una squadra che in alcune annate ha rappresentato un banco di prova importante per tutte le compagini più forti della A2.
    “È una squadra che può far bene e può arrivare in alto. Quest’anno ci sono delle signore squadre, penso a Taranto ad esempio che ha fatto uno squadrone. Ma anche la stessa Castellana che ha un bell’organico. In generale tutte le compagini si sono rinforzate in questa stagione. Sarà un campionato bello da vedersi e da giocarsi”.
    Dicono che lei sia uno che tiene alto il morale dello spogliatoio…
    “Forse perché sono una persona estroversa. Ortona in questo è un bel banco di prova, perché lo spogliatoio è fatto da ragazzi con cui mi trovo molto bene”.
    Foto Lega Pallavolo Serie A
    Negli scorsi anni lei ha molto ben figurato anche nel Beach Volley. La pallavolo è un approdo sicuro?
    “La pallavolo è il mio sport. È una disciplina che ho sempre cercato di praticare col massimo impegno. Tanto che l’obiettivo nei prossimi anni è quello di continuare ad investire le energie nel volley e cercare di diventare un buon giocatore di A2. Il beach per ora resta un bel divertimento estivo che mi lega a molte persone, e uno sport che mi ha regalato moltissime emozioni”.
    Di Tommaso, suo coach, cosa le ha insegnato più di tutto?
    “Disciplina, spirito di sacrificio, senso del dovere. È un allenatore, oltre che un carissimo amico, con il quale mi confronto spesso. È in grado di trasmetterti fiducia ed entusiasmo. Nel beach porto anche questo, sono uno che in campo non si arrende mai”.
    Scudetto Under 21 nel 2015, poi Europei e Mondiali. Nei prossimi anni cosa si aspetta?
    “Di giocare delle belle partite sulla sabbia e di continuare a vincere qualche titolo. Proseguirò con il lavoro fatto magari con Paolo Di Silvestre dopo la fine delle nostre stagioni pallavolistiche e speriamo di toglierci qualche altra soddisfazione”. LEGGI TUTTO

  • in

    Francesco Cottarelli e Alessandro Ubaldi: “La nostra avventura a Temptation Island”

    Di Roberto Zucca
    Il volley e il beach volley in questa calda estate italiana si sono fatti perdonare l’assenza dalle tv causa pandemia anche grazie a loro. Francesco Cottarelli, ex palleggiatore della Kioene Padova e neo acquisto della Prisma Taranto, e Alessandro Ubaldi, ex beacher professionista e ora allenatore di talenti in quel di Pescara insieme a Simone Di Tommaso, sono stati tra i protagonisti indiscussi della nuova stagione di Temptation Island, il reality dei sentimenti di Canale 5, che con il 24% di share è stato il programma cult dell’estate targata Mediaset.
    Perché due atleti, in questo caso un pallavolista e un beacher scelgono di prendere parte a Temptation Island?
    Francesco Cottarelli: “Avevo in programma di trasferirmi a Pescara in pianta stabile e allenarmi con Edgardo Ceccoli da maggio per preparare la stagione, poi il Covid-19 ha rimesso tutto in discussione. È stata un’occasione che si è presentata e ho accettato di buon grado. Per curiosità e per fare un’esperienza diversa“.
    Alessandro Ubaldi: “Confermo ciò che ha detto Francesco. Si è creato un bel gruppo e ognuno ha scelto di presentare il proprio vissuto all’interno di una trasmissione televisiva. Ci portiamo dentro sicuramente il fatto di aver trascorso un periodo dell’estate in un contesto particolare“.
    Foto Instagram Francesco Cottarelli
    La pallavolo e il Beach Volley veicolati dalla televisione. Che immagine è emersa?
    Cottarelli: “Ci sono state poche occasioni in cui è emerso il nostro mestiere, ma nei vari filmati di presentazione abbiamo parlato della nostra professione“.
    Ubaldi: “Purtroppo non abbiamo potuto organizzare occasioni in cui portarci nel villaggio un pallone e giocare, ma si è detto più volte che gioco a Beach Volley e sono un insegnante di Beach“.
    Secondo voi in questi contesti, lo sport può aumentare il proprio bacino di utenza?
    Ubaldi: “Credo che una vetrina vista da 4 milioni di persone possa in qualche modo rappresentare un’occasione di marketing, quantomeno per le attività che gestisco“.
    Cottarelli: “È una vetrina in cui scegli di esporti e nella quale è importante mantenere un’immagine sana e pulita della disciplina. Io l’ho vissuta così. Magari non riempirò i palazzetti con la mia partecipazione al programma, ma qualche spettatore in più spero venga alle nostre partite!“.
    Foto Instagram Alessandro Ubaldi
    Vi dispiacerebbe essere conosciuti nel vostro sport come “quelli di Temptation Island”?
    Cottarelli: “No, ma non credo accadrà questo. Siamo quello che siamo con i propri percorsi che abbiamo costruito fuori dalle telecamere. Ho messo in conto che, partecipando, mi sarei esposto al giudizio di chi, vedendomi in tv, si sarebbe chiesto cosa ci faceva un palleggiatore di Superlega a Temptation Island. E non mi crea nessun problema rispondere che è stata una bellissima esperienza, indipendentemente dalla mia professione“.
    Ubaldi: “Io sono felice di aver ricevuto molti attestati di stima per l’immagine di me stesso che è emersa dal programma. Rimango Alessandro Ubaldi, con in più l’affetto ricevuto da tutti quelli che mi hanno scritto alla fine della messa in onda“.
    Mettereste in discussione la vostra carriera per la televisione?
    Cottarelli: “No. Per me è una parentesi. Se ci sarà qualcosa, sarà collaterale alla pallavolo“.
    Ubaldi: “Non so cosa succederà nei prossimi mesi. Ma tornerò ad allenarmi e ad occuparmi degli eventi in campo medicale nella società di mia sorella“.
    Ubaldi, per lei c’è anche il progetto di una scuola di beach a Pescara.
    “Vorrei portare avanti le attività con Simone Di Tommaso, e creare un nuovo progetto assieme. Ne stiamo parlando e penso che Pescara possa diventare un punto di riferimento importante per il beach volley in Italia. Ci sono pochi posti nel nostro paese che hanno le caratteristiche per poter diventare tali. Non abbiamo l’utenza di Roma, ma negli ultimi anni con Simone abbiamo lavorato per fare sì che diversi nomi del panorama locale si affermassero nel beach nazionale, sia maschile che femminile”.
    Cottarelli,per lei c’è la Prisma Taranto. Sarà l’anno della svolta?
    “Sarà l’anno del dentro o fuori. Mi piace pensare che si creerà l’occasione per poter riprendere a giocare in una squadra sulla carta molto forte, che ha la possibilità di costituire un bel gruppo vincente. Ce la metterò tutta, perché dopo gli anni di Padova sono curioso di misurarmi con un nuovo campionato e con la possibilità di giocare di più”.
    Dove ha lasciato la sua ambizione per il Beach Volley?
    “Avevo pensato di dedicarmi 100% al beach volley con Edgardo Ceccoli prima di decidere di prendere parte alla trasmissione. Poi è arrivata Taranto e ha un po’ sparigliato le carte. Edgardo ha ribadito ai vostri microfoni che la possibilità di giocare assieme c’è anche per il prossimo anno. Confermo che anche per me il beach è un’occasione di grande divertimento ed è più di una passione. Mi piace pensare che la coppia che si è creata lo scorso anno possa proseguire il cammino iniziato e possa raggiungere dei bei traguardi assieme”. LEGGI TUTTO

  • in

    Felipe Banderò e il richiamo della Corea: “Dovevo cogliere questa opportunità”

    Di Roberto Zucca
    Sembrava quasi fatta, e il suo ritorno in Italia, in Serie A2 alla Bcc Castellana Grotte, era attesissimo sia in Puglia che nelle altre piazze del campionato. Dagli anni di Civita Castellana la strada di Felipe Banderò non ha più incrociato il nostro paese, ma anni di grande maturazione in Corea ne hanno caratterizzato la crescita. E ora, la Corea lo ha richiamato – con la maglia dell’OK SavingsBank Rush & Cash – e Felipe decide per la prima volta di parlare di questo rientro in Asia:
    “Ci tengo a spiegare la situazione che mi ha portato in Corea, perché sui giornali si sono spesso inseguite voci non veritiere. Più di un mese fa, dopo che avevo trovato un accordo per rientrare a Castellana Grotte, su un sito di volley è uscita la notizia secondo cui sarei dovuto rientrare in Corea. Io stesso sono caduto dalle nuvole, perché gli addetti ai lavori mi scrivevano e mi chiedevano se fosse vera la voce”.
    Erano voci infondate?
    “In quel momento sì, per me il capitolo della Corea si era chiuso definitivamente con la mancata riconferma. Avevo chiesto a Natalia, mia moglie dove volesse passare i prossimi anni e lei mi ha detto subito ‘perché non torniamo in Italia’? Ero molto felice, perché il ricordo che entrambi abbiamo del paese è meraviglioso e tornarci anche con mio figlio sarebbe stato bellissimo. L’Italia è uno di quei paesi che a noi stranieri rimane sempre nel cuore”.
    Arriva l’accordo con Castellana, dove tra l’altro viene annunciato come il colpo del mercato di A2.
    “Be’, mi ha lusingato e avevo sposato il progetto di Gulinelli con molto entusiasmo. Ci tenevo a tornare anche perché la società e la Puglia ci avrebbero accolto nel migliore dei modi e mi sarebbe piaciuto potermi giocare magari la Superlega anche perché la squadra allestita era di primo livello”.
    E poi come si arriva al ritorno in Corea?
    “Il mio agente brasiliano mi ha fatto sapere che la Ok SavingsBank è interessata ad avermi per la prossima stagione. A quel punto ho chiesto che si trovasse la strada migliore per me e la trattativa è andata avanti tra il mio agente, il referente della società coreana e Castellana, perché per me entrambe le proposte erano valide. Si è trovato un accordo con Castellana per il mio svincolo e ho deciso di proseguire in Corea. Questa è la verità”.
    La V-League coreana, non nascondiamoci, è un’occasione per uno straniero.
    “Ho un’età in cui devo cogliere le opportunità per me stesso e la mia famiglia, e un anno in più in Corea è un anno in più in cui riesco a far star meglio la mia famiglia dal punto di vista economico. In un momento del genere non è semplice. Credo che un tifoso o un dirigente sportivo riescano a capire il mio discorso, che non è fatto per puro interesse economico ma per una questione di onestà intellettuale”.
    Lei tra l’altro detiene il record di permanenza in Corea.
    “Sì, sarà la mia quarta volta. È un grande onore, anche perché difficilmente tengono uno straniero per così tanti anni. Quest’anno sarò a Yongin con la mia famiglia. Sarà sicuramente un anno particolare, soprattutto per la ripresa del post-Covid. Spero di poter fare la stagione completa!”.
    Con l’Italia è solo un arrivederci?
    “Spero di sì. Mi spiacerebbe se questa cosa accaduta con Castellana potesse in qualche modo chiudermi delle opportunità per il futuro. Alla fine anche loro hanno trovato una soluzione con Van Dijk e sono davvero felice per loro, a cui auguro il meglio. E all’Italia, oltre a mandare un saluto, do volentieri un arrivederci a presto!”. LEGGI TUTTO

  • in

    Edgardo Ceccoli, beacher a tempo pieno: “Inseguo un sogno chiamato Olimpiadi”

    Di Roberto Zucca
    La decisione era nell’aria, ma forse lo stop forzato del volley e il desiderio di togliere le scarpe e vivere solo di sole, mare e sabbia hanno fatto il resto. Edgardo Ceccoli lascia la pallavolo. E lo fa con la consapevolezza di voler inseguire qualcosa di grande:
    “Lascio perché sogno una carriera nel Beach Volley a tempo pieno. Ho un sogno, e si chiama Olimpiadi. L’orologio e la data lo sposto al 2028, ma inizierò a pensare di poter puntare ai cinque cerchi nel 2024. Intanto ho preso la decisione di trasferirmi a Milano e di partire da una città in cui allenare e dedicarmi all’allenamento sette giorni su sette”.
    Ha già trovato una collocazione?
    “Si, aderirò al progetto di Andrea Raffaelli e allenerò con la sua Gran Team Academy a Milano. Ci siamo confrontati nelle scorse settimane e mi ha proposto di entrare nel suo team. Io ho accettato con entusiasmo. A Milano avrò la possibilità di allenarmi e giocare in inverno con alcuni degli atleti migliori del momento, e questo sarà uno stimolo”.
    Poi l’estate. Chi sarà il suo compagno?
    “Ho giocato una bellissima stagione con Francesco Cottarelli e impegni suoi pallavolistici e non, spero di poter ricreare il sodalizio. Vorrei continuare ciò che avremmo dovuto riproporre quest’anno, ovvero giocare con continuità e serietà il campionato italiano. Capiremo strada facendo”.
    Lei è uno degli atleti più interessanti del nuovo panorama del Beach Volley italiano. Chi o cosa l’ha dirottata sulla sabbia?
    “La passione. La sabbia intesa come Beach Volley l’ho toccata per la prima volta a 5 anni. Arrivo da una famiglia di pallavolisti, mamma ha giocato in serie B e mio zio Luigi Di Silvestre in A. È stato un collegamento naturale trascorrere la stagione invernale, dopo qualche anno in cui ho fatto qualsiasi cosa, giocando a pallavolo. E Ortona è stata la squadra in cui ho esordito in serie A2 molto presto”.
    Alcune stagioni in A2, poi in A3. Le è mancato il mercato quest’anno?
    “Assolutamente no. Ho rinunciato ad un’ottima proposta per la A3, sia economica, sia professionale, perché mi avevano proposto il posto 4 fisso. Ci ho ragionato e non ho avuto tutti dalla mia parte, ma mi creda, non sono mai stato così consapevole della decisione che ho maturato”.
    Si è chiesto quali siano le cose a cui sta rinunciando?
    “Ho avuto molti anni per capire dove potessi arrivare con la pallavolo. Le dico in totale onestà che avrei potuto puntare ad una buona A2. Ho giocato schiacciatore e la fisicità tipica del posto 4 per puntare più in alto richiede qualcosina di più. Nel beach penso di poter dire maggiormente la mia. E posso pretendere di più. Ecco, ho rinunciato al volley per poter puntare a qualcosa nella quale ho l’obiettivo di arrivare più in alto”.
    Il beach è la sua vita?
    “Sì. Lo è stata, lo è, e voglio che lo sia per molto tempo. È la mia seconda pelle. O meglio, sarà sempre la prima pelle”. LEGGI TUTTO

  • in

    Luca Spirito, cuore gialloblu: “Verona è il mio presente e il mio futuro”

    Di Roberto Zucca
    Quattro stagioni a Verona non posson bastare. E così Luca Spirito, il blasonato regista di una NBV Verona sempre più ambiziosa, firma per il quinto anno nella città scaligera. Un prolungamento fino al 2022 che pesa positivamente sulle sorti dell’organico, con uno Spirito battagliero come non mai:
    “Prima del lockdown avevo già deciso di restare a Verona. Poi le vicissitudini del campionato, e la crisi economica ha solamente spostato di qualche settimana la trattativa. Ma Verona è casa, è il mio presente e il mio futuro. Sono molto soddisfatto del rinnovo e ho molta voglia di riprendere il cammino verso qualcosa di ambizioso”.
    È stato al centro di un mercato che ad un certo punto la voleva in Brianza.
    “Ho la possibilità con lei di negare totalmente la trattativa in questione. E ne sono rimasto anche io stupito perché mi sono svegliato una mattina trovandomi dei messaggi da parte di amici che mi parlavano del trasferimento a Monza. Non certo per sfiducia nei confronti del club, ma per una questione di trasparenza, dico che non c’era nulla di vero”.
    Invece a Verona cosa la stimola dopo quattro stagioni?
    “Tutto. Il club è sempre prestigioso, poi lo staff, la squadra che anche quest’anno si presenta molto ambiziosa e combattiva. E un rapporto col tecnico che si è costruito col tempo sulla base di una fiducia e di una crescita mia personale”.
    È stato complesso?
    “Il rapporto con Rado è stato in crescendo. È servito molto a me per crescere, guardarmi dentro e comprendere. Abbiamo imparato a capirci, e a stimarci. Non posso essere più soddisfatto della scelta di prolungare la mia avventura a Verona”.
    Sarà un anno difficile?
    “Sarà un anno nuovo. Con tutti gli strascichi del Covid, sarà curioso ripartire. Noi ci presentiamo con l’entusiasmo di sempre e la voglia di far bene. Personalmente ho molta voglia di tornare in campo. Sono stati mesi diversi e particolari quelli senza volley. Non penso di essere stato l’unico a percepirlo”.
    Lei ha scelto di trascorrerli in famiglia. Le ha fatto bene?
    “Indubbiamente. Non ho mai così tanto tempo durante la stagione di poter stare con mio nipote e la mia famiglia. Ho rivisto i vecchi amici e ho cercato un po’ gli affetti per fare quadrato su un momento difficile per tutti”.
    Tra i suoi vecchi amici, c’è anche Alessandro Graziani, che abbiamo visto recentemente in tv. Le posso chiedere se lei farebbe mai la scelta di mettere in stand by il volley per una scelta televisiva?
    “(ride, n.d.r.) Giammai! Scherzi a parte, non sono proprio portato. Soffro tantissimo le telecamere e non potrei mai vivere un’esperienza in una casa, in uno studio tv con qualcuno che mi punta addosso una camera. Bisogna essere portati e predisposti. Ale lo era. Io non potrei mai”. LEGGI TUTTO

  • in

    Michael Menicali a forza 4 con Ortona: “Più che una società, una famiglia”

    Di Roberto Zucca
    Forza quattro. E Michael Menicali c’è! Un annuncio in pompa magna per una riconferma che sa di certezza. Sostanzialmente è stato questo il messaggio che ha salutato la permanenza del centrale nella Sieco Service Ortona:
    “Ho avuto fino all’ultimo dei dubbi se accettare la riconferma, non tanto per la squadra, quanto per le scelte personali. Ortona è un posto nel quale sono stato e sto benissimo. Avevo dei progetti, ma sono contento di averli stoppati per proseguire la mia strada qui in questa bellissima società“.
    Posso chiedere che tipo di progetti?
    “Volevo tornare in Sardegna, a Cagliari, dove vive Federica, la mia ragazza, in pianta stabile. Avrei dovuto fare delle scelte diverse, a cominciare dalla pallavolo, in cui non avrei potuto continuare con la serie A. O cercarmi un’occupazione a tempo pieno e lasciare la pallavolo professionistica. Ma è un momento molto complicato e voglio prima vedere come andrà la ripartenza”.
    Intanto Ortona, con lei, pensa ancora in grande?
    “È una società ambiziosa, anzi più che una società è una famiglia. Una famiglia che sogna e fa sognare i tifosi da anni. Non sono pentito di aver messo in stand by i miei progetti di vita, proprio perché qui non mi manca niente e non mi fanno mai mancare niente. Con gli anni si sono creati dei gruppi bellissimi e quest’anno spero si continui in tal senso”.
    Quando dicono che Ortona non voglia diventare grande, lei cosa pensa?
    “Io credo che questa società sia sempre ambiziosa, tanto che negli anni ha sempre puntato in alto e ha sempre vinto tanto. Non so se, e lo dico sognando, vincendo il campionato, punterebbe a giocare la Superlega. Però sognare non costa niente”.
    Rinuncerebbe ai suoi progetti per un anno di Superlega a Ortona?
    “(ride ndr) Mi prende in contropiede ma le dico assolutamente sì. Dovrebbero prima propormelo ma sicuramente accetterei. Sarebbe un bel sogno anche per tutti gli appassionati che ci seguono. È una società fatta di storie bellissime. Penso a Dario Carelli e a quello che ha fatto nei momenti in cui è stato chiamato dalla B a dare il suo contributo. Ortona è un cuore grande che merita di stare in alto”.
    Lei cosa merita? Si dice che abbia iniziato anni fa a fare un percorso molto rapido ma che in qualche modo sia stato rallentato.
    “Forse nell’anno di Siena, che doveva essere quello della svolta, qualcosa non è andato come me l’ero immaginato. È stato un anno dal quale avrei potuto pretendere di più. Ho ricominciato poi da Ortona e poi ho risalito la china. Ora sono qua. Con gli stimoli giusti per continuare a dire la mia”.
    D’estate la sua seconda pelle è il beach volley in Sardegna. Perché non ha avuto il coraggio di trasformarlo in un lavoro a tempo pieno?
    “Mi è stato detto ma non penso ancora di essere così preparato così come lo sono nella mia prima vita, la pallavolo. È una scelta coraggiosa e con il mio compagno, Yuri Balsamo, si è parlato di provare a fare qualcosa in più in questa estate. Il Covid ha frenato l’ambizione, diciamo. Però il prossimo anno vorremmo fare qualche tappa in più dell’italiano. La curiosità di capire dove potrebbe arrivare la coppia Menicali-Balsamo ce l’ho anche io”.
    (fonte: Comunicato stampa) LEGGI TUTTO

  • in

    Andrea Argenta è tornato: “Sono pronto per giocarmi le mie chance”

    Di Roberto Zucca
    Ricominciare. Esattamente da là, in Superlega, da dove qualche anno fa aveva iniziato a spiccare tra una folta lista di concorrenti per il ruolo. Se Modena ha costituito il trampolino di lancio di Andrea Argenta, l’Itas Trentino potrebbe essere la conferma che aspettava da tempo:
    “È una bella occasione per tornare in Superlega. Ho ricevuto qualche proposta per salire di categoria dopo Calci, ma ho scelto Trento perché è una piazza importante che rispondeva a quelli che erano i miei desideri, ovvero ritornare in una squadra ambiziosa e farmi trovare pronto per giocarmi le mie occasioni”.
    Non sarà semplice, visto che sarà il secondo di Abdel-Aziz, che è stato il colpo di mercato di Trento.
    “È un giocatore molto forte, che ha fatto un bel percorso a Milano ed è a Trento con la voglia di continuare a far bene. Non vivo la competizione con Nimir, anzi, sarà uno stimolo per fare ancora meglio durante tutta la settimana in palestra”.
    Lorenzetti negli anni ha fatto crescere molti giovani talenti. Punterà anche su di lei?
    “Lo spero. Ancora non abbiamo avuto modo di entrare in campo e di conoscerci meglio, perché in questi primi giorni ci siamo allenati in palestra e in piccoli gruppi. Ma è un allenatore che ha coltivato tanti atleti. Penso anche al percorso fatto da Giannelli con lui ma anche a ciò che ha fatto negli anni di Modena. Ho delle sensazioni molto positive”.
    Come sarà la Trento di quest’anno?
    “Ambiziosa, come tutti gli anni. Non si è tirata indietro durante la campagna acquisti e ha scelto degli elementi importanti per sostituire delle pedine altrettanto importanti delle passate stagioni. Sarà un anno nel quale potrà dire la sua e puntare a traguardi importanti. Ci sono squadre molto ben attrezzate, ma Trento lo è altrettanto. Siamo un bel gruppo”.
    Un bilancio dell’esperienza passata a Calci?
    “Avevamo costituito una bella amalgama tra di noi ed è stato molto triste non poter portare il progetto a compimento a causa dello stop. È stata una bella esperienza. Non tutti gli anni li ricordo bene come questo appena trascorso. Calci era un bel progetto”.
    Sarebbe rimasto in A2 volentieri se tutto questo non fosse successo?
    “Visto come sono andate le cose, cioè con la fine del progetto di Calci, era naturale ripartire altrove. Magari avremmo potuto centrare la Superlega e chissà cosa sarebbe successo in quel caso. Comunque, tenevo molto a ricominciare l’anno in una formazione come Trento”.
    Cosa sarà per lei? L’anno della svolta?
    “L’anno della ripartenza. Poi il destino è beffardo, alle volte. Quindi per ora dico che cercherò di fare il mio. Tutto ciò che arriverà è ancora troppo presto per dirlo”. LEGGI TUTTO