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A scuola con Nello Mosca – Tecnica, tattica e allenamento dell’attacco nella fase break-point

Di Nello Mosca

Quando si parla dell’attacco nella fase break-point, comunemente chiamato ‘contrattacco‘, per prima cosa bisogna considerare le grandi differenze con l’attacco dopo la ricezione che ne fanno due tecniche assolutamente diverse e quindi da allenare in modo distinto e specifico. Infatti, al di là delle difficoltà maggiori che incontra lo schiacciatore nella fase break, spesso nello stesso giocatore e nella stessa squadra c’è una tale differenza di percentuale punto nei due tipi di attacchi dovuta probabilmente a un minor lavoro specifico. Invece proprio per la maggiore difficoltà del contrattacco deve essere dedicato maggior tempo in allenamento a questa tecnica, anche perché ritengo che non sia difficile insegnare altre tecniche d’attacco (super o quick) a chi ha già una buona padronanza tecnica dell’attacco di palla alta (abbastanza frequente nel contrattacco) ma non il contrario.

Le situazioni diverse che un attaccante si trova a dover risolvere nel contrattacco rispetto all’attacco su ricezione sono principalmente la traiettoria più alta e lenta dell’alzata, la ridotta o assoluta mancanza di rincorsa prima dell’attacco, il dover mettere la palla a terra contro un muro a due o a tre e con difesa schierata, il dover spesso attaccare alzate imprecise effettuate in situazioni difficili.

Analizzando le suddette situazioni in primis bisogna considerare che spesso nel contrattacco viene attaccata la palla alta, caratterizzata da una traiettoria alta della palla che, se non colpita, cadrebbe verticalmente sulla riga del campo o leggermente dentro. In questa tecnica è lo schiacciatore a scegliere a quale altezza colpire il pallone e la partenza della rincorsa avviene dopo l’alzata e pertanto diventa importante il tempo sulla palla: bisogna evitare assolutamente di partire troppo presto andando inevitabilmente troppo sotto al pallone senza più possibilità neanche di schiacciare ma solo di spingere la palla. Invece aspettando a partire, si effettuerà uno stacco sempre dietro alla palla con buone possibilità al momento del colpo di ‘vedere’ il muro avversario.

Un altro elemento che contribuisce alla difficoltà del contrattacco è che spesso non si riesce ad attaccare con la rincorsa ideale, o perché si scende dal muro o perché si proviene da un’azione difensiva. Pertanto, a maggior ragione, bisognerà colpire la palla alla massima altezza possibile evitando assolutamente di chiudere il colpo. Un altro aspetto che condiziona molto il contrattacco rispetto all’attacco su ricezione è che nella maggior parte dei casi l’attaccante si trova di fronte il muro a due o a tre e la difesa avversaria schierata, con l’esigenza quindi di utilizzare principalmente le tecniche di attacco sul muro (vari tipi di mani -out) anziché quelle fuori da esso. Le statistiche di gioco ci insegnano, infatti, che nel contrattacco sono assolutamente superiori le azioni vincenti dopo aver toccato il muro avversario che non gli attacchi vincenti che vanno a terra senza il suo tocco. Pertanto appare evidente come bisogna allenare questa tecnica d’attacco sempre con il muro piazzato e con la difesa schierata, sin dal riscaldamento che personalmente preferisco sempre fare nella situazione reale della fase break, sei contro sei, facendo attaccare a turno determinati schiacciatori un certo numero di palloni e richiedendo prioritariamente il colpo mani-out.

Il contrattacco non è una tecnica molto amata dai giocatori che preferiscono maggiormente attaccare palloni veloci con muro a uno, scomposto, magari chiudendo la palla nei tre metri, anziché effettuare un mani out sicuramente meno eclatante e spettacolare; pertanto bisogna motivarli facendogli capire che è quella la situazione che distingue davvero un bravo attaccante da uno normale, come per esempio nel calcio non è bravo colui che fa goal solo davanti al portiere, ma lo è quello che segna nonostante sia marcato dai difensori.

Un altro elemento che differenzia molto il contrattacco dall’attacco su ricezione è che spesso l’attaccante deve gestire un’alzata non propriamente precisa in quanto effettuata in situazione di estrema difficoltà o dal palleggiatore o da un altro compagno nel caso che quest’ultimo sia stato impegnato in difesa. Come per l’attaccante anche il palleggiatore nel contrattacco deve gestire l’alzata in situazioni completamente diverse dalla fase di ricezione, con la palla che gli può arrivare, con una rotazione più o meno accentuata in qualsiasi zona del campo o anche fuori da esso, con una traiettoria imprevedibile, partendo inoltre da una posizione bassa di difesa o scendendo da un salto a muro. Di conseguenza riveste un ruolo importante anche l’allenamento della tecnica dell’alzata in bagher che invece nella fase ricezione attacco, è poco utilizzata. È importante per i palleggiatori allenare maggiormente il bagher laterale a sinistra dal momento che la maggior parte delle alzate in bagher avvengono alla loro sinistra.

Inoltre vanno allenate anche quelle tecniche di alzate in situazioni di emergenza quali l’alzata in rullata, in tuffo..ecc. In genere nel contrattacco gli attaccanti maggiormente utilizzati sono gli schiacciatori e l’opposto, ma può anche capitare che si difenda in modo da poter giocare un primo tempo con i centrali e pertanto anche loro devono essere allenati a contrattaccare dopo un salto a muro, con poca rincorsa, o addirittura rincorrendo paralleli alla rete. Quindi è opportuno allenare i centrali a proporsi, subito dopo un’azione di muro, per un attacco veloce, invitandoli magari a effettuare un primo tempo vicino alla zona d’intervento del muro, vale a dire una ‘7’ (primo tempo avanti lontano dal palleggiatore) quando si raddoppia a muro in zona 4, una veloce dietro (2) o avanti vicino al palleggiatore (1) quando si raddoppia a muro in zona 2, cosi da sfruttare quel poco tempo a disposizione per effettuare una rincorsa nello spazio più breve possibile (situazione di gioco in cui sono molto bravi centrali e palleggiatori della nazionale brasiliana).


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