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Mondiali basket, Sacchetti: “Siamo in crescita, non dobbiamo temere nessuno”

FOSHAN – L’esordio mondiale degli azzurri è già da dentro o fuori. La partita con le Filippine, la prima dell’Italia nel girone D che contiene anche l’ingiocabile Serbia e la debole Angola, vale quasi come un sedicesimo di finale (passano le prime due del raggruppamento). Dura, per l’abitudine alla battaglia degli asiatici e perché gli azzurri, reduci da sei sconfitte di seguito negli ultimi due tornei di preparazione, hanno bisogno di ritrovarsi. Alla vigilia della sfida parla il ct Meo Sacchetti.

Come arriva l’Italia a questa sfida?
«Non siamo stati contenti di aver giocato male alcune partite di preparazione, abbiamo però visto qualcosa di buono e abbiamo cercato di recuperare dei giocatori che erano fuori da tempo e di inserirli pian piano, gradualmente, nel nostro piano di gioco. Ripartiamo contro le Filippine, non è come affrontare la Serbia ovviamente, ma sono comunque una squadra di tutto rispetto».

Li avete studiati?
«Sono una squadra piccola, con grande attitudine al gioco in transizione e con un naturalizzato, Blatche, molto abile tecnicamente e con un discreto passato anche in Nba. Dobbiamo contrastarli sulla corsa, non permettere loro di sviluppare il gioco che preferiscono».

Le sei sconfitte consecutive hanno lasciato delle scorie e come si esce da una striscia così negativa?
«Alcune partite le abbiamo fatte bene e le abbiamo perse di poco, solo l’ultima sconfitta con la Nuova Zelanda ci ha fatto tornare indietro e ha arrestato quel processo di crescita che stavamo portando avanti. Ma negli ultimi due allenamenti è successa una cosa importante: ho visto il coinvolgimento di tutti con la voce. Ho sentito parlare i miei giocatori in modo nuovo rispetto alle ultime volte. Con l’aiuto della voce si può diventare più forti e andare oltre i propri limiti».

Le percentuali da tre, uno degli obbligati punti di forza della squadra, nei due tornei di preparazione la preoccupano?
«Abbiamo giocatori con quella caratteristica e che hanno sempre fatto bene dall’arco. Spero che la fase negativa sia finita, con le partite che contano e con i punti in palio tutto si resetta e tutto cambia, speriamo in meglio».

Il Mondiale è qualcosa di diverso rispetto a tutto il resto?
«Lo è, anche per giocatori abituati a giocare l’Eurolega e l’Nba. La squadra deve sentire questa emozione. E sulle ali di questa, riuscire ad essere più forte di infortuni, difficoltà e limiti. Vorrei giocatori emozionati. E che non abbiano paura dei colossi. Ma al tempo stesso, non dobbiamo nemmeno sottovalutare le piccole».

Obiettivi ve ne siete posti?
«L’obiettivo è vincere la prima partita. È sempre stato quello delle mie squadre: vincere la partita più vicina nel tempo, senza andare troppo avanti con la fantasia e con i pensieri. Sarà forse perché non ho mai allenato grandi squadre con grandi obiettivi, chi lo sa. Siamo qui per portare al massimo le nostre potenzialità. Alla fine come sempre parlerà il campo».
 

La carica dell’escluso RicciSu Instagram, Giampaolo Ricci, escluso insieme al figlio del ct, Brian, dalla lista dei 12 per il Mondiale, ha scritto un lungo post per caricare la squadra in vista del torneo in Cina: “Il Mondiale è un’idea che ti nasce tra le mani al primo canestro da tre che fai alle giovanili. Non lo stai davvero pensando, è come un sogno che fatichi a ricordare una volta sveglio. Sta lì. Magari se rivedi qualcosa che hai già visto mentre dormivi, ti torna in mente. E quando ci siamo qualificati al Mondiale in quella partita contro l’Ungheria è stato come un déjà-vu. L’avevo già visto, già vissuto? Ma dove? Era solo un pensiero una volta. Un quadro senza colori che si è tinto completamente di rosso come la bandiera cinese. Un sogno strano, che si fa in tanti. Che si costruisce con i pesi, gli individuali, gli sguardi ai compagni. Con le grida e gli applausi a bordo campo, la rabbia a rimbalzo, i boati del pubblico. Oggi torno a casa. Dovrebbe fare male, almeno più di quello che pensavo. Però ci sono così tante immagini nella mia testa, che quella tristezza non la sento più. Io contro il giocatore più forte del mondo, le botte contro i colossi serbi, l’Oaka di Atene, le chiacchiere a cena, quella schiacciata in contropiede, la maglia azzurra, un pezzettino di Cina. No, non è un déjà-vu. Non è solo un’idea. È un progetto, un’opportunità. È un cammino che questo gruppo porterà avanti con tutto il suo talento e tutta la sua energia. E io mi sento fortunato e felice di aver fatto parte di questo spogliatoio. Avevo quasi 10 anni quando entrai in quella Piana Vincolato deserta e mi misi dietro quella linea a 6.75 dal ferro. Ho capito, forse senza saperlo, che io quella maglia blu l’avrei indossata. E allora prendo questo aereo sapendo, come un’idea che ormai si concretizza, che quella maglia la vestirò ancora e farò di tutto per lei. Perché se puoi sognarlo e lo vuoi davvero, puoi farlo. Forza ragazzi. Il futuro è lì. Dietro al bottone verde di ExpressVpn, dietro a un cheeseburger sold out. Dietro ad una difesa fatta tutti e dodici INSIEME. Andate a prendervelo. Forza @italbasket!!!”Visualizza questo post su Instagram


Fonte: http://www.repubblica.it/rss/sport/rss2.0.xml


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