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VolleyStory: La bella favola di Falconara

Il giovane Papi, lanciato da Falconara

MODENA – Falconara Marittima è un comune italiano di circa ventottomila abitanti della provincia di Ancona, e come suggerisce il nome stesso si sviluppa sul mare, anzi, osservandola dalle colline prospicenti pare proprio essere un tutt’uno con il mare stesso.

Così come in tutti i posti di mare contornati da ampie e sabbiose spiagge, lo sport più praticato dai giovani falconaresi è il beach volley, la pallavolo da spiaggia. Una sorta di piccola California, il paradiso dei beacher, luogo dove non esiste una sola spiaggia senza una rete da volley. Ma in questa ridente cittadina marchigiana fin dagli anni ’60 del secolo scorso, si pratica anche la pallavolo indoor.

Nell’anno 1960 viene fondato il Gruppo Sportivo di pallavolo maschile Virtus che, partecipando al campionato di prima divisione, ottiene subito la promozione alla serie C. Dopo alcuni anni di assestamento nella categoria, nella stagione 63/64, la Virtus viene promossa in serie B, campionato in cui ottiene buoni risultati fino ad arrivare alla stagione 65/66 dove con la denominazione “Virtus-Baby Brummel” raggiunge la storica promozione nella massima serie dove per tre anni si classifica al quinto posto. Nella stagione 67/68 la squadra schiera tra le sue fila il cecoslovacco Antonin Viche, diventato famoso in quanto sarà il primo straniero nella storia del campionato italiano. La squadra gioca nella palestra Leopardi di Ancona e sostenuta da atleti di ottimo livello come Guido Re (anche allenatore), lo stesso Antonin Viche e l’ex Ruini Aldo Bravi, trasforma il proprio campo in un vero e proprio fortino che viene violato solo dalle fortissime Salvarani Parma e Ruini Firenze. Anche i due successivi campionati sono di buon livello, soprattutto quello della stagione 69/70 in cui la Baby Brummel Falconara, è praticamente imbattibile fra le mura amiche. Ha inserito nel proprio organico giocatori importanti come Bondi e il ceco Ladislav Toman, cosa che gli garantisce un ottimo quinto posto finale. Seguono poi una quindicina di anni in cui, tra fusioni societarie e costituzioni di nuovi assetti dirigenziali, la squadra naviga con alterne fortune tra serie A1 e A2. Qualche elemento di novità lo si intravvede agli inizi degli anni ’80 e precisamente all’anno 1982-83 dove, conquistando il secondo posto nel campionato di serie A2, Falconara denominata Green Arrow ritorna in serie A1.

La società può contare su un’importante sponsorizzazione, quella del gruppo Angelini, che piazza il marchio Kutiba sulle maglie falconaresi. Alla direzione tecnica c’è un certo Tarcisio Pacetti che di mestiere non fa il dirigente di pallavolo. Le prime otto ore delle sue giornate le trascorre lavorando in un istituto bancario della zona, per poi catapultarsi in palestra, dedicando anima e corpo alla sua grande passione, la pallavolo. Come guida tecnica per la prima squadra il D.S. marchigiano ha puntato su un giovane tecnico, Marco Paolini, ventiseienne di Ancona che di strada ne farà tanta. Quest’ultimo è già il responsabile della “cantera” falconarese, il florido settore giovanile che negli anni si rivelerà il  vero punto di forza del club. Paolini è un vero e proprio catalizzatore per i ragazzi di Falconara. Esercita su di essi un importante e decisivo influsso per far sì che, non solo si avvicinino al volley, ma che inizino a nutrirsi quotidianamente di pane e pallavolo. L’idea di Pacetti e Paolini è quella di individuare talenti e di impostare un lavoro che privilegi sia l’aspetto della tecnica, l’area che più di ogni altra può essere sviluppata anche in assenza di una grande fisicità, che la parte aggregativa e motivazionale. Tecnico e D.S sono convinti che a fronte di un’imporrante crescita tecnica individuale il club debba permettere ai loro giovani giocatori di fare esperienza e migliorarsi in prima squadra, consentendo loro di confrontarsi prima possibile con gli atleti senior di livello nazionale. Questo per avviare i giovani talenti locali verso carriere prestigiose e nello stesso tempo rappresentare un valore aggiunto per il club, che potrà così puntare ad obiettivi elevati. Un modo di intendere il lavoro con i giovani che porterà Falconara a diventare una sorta di modello per quanto riguarda il lavoro con il settore giovanile anche per le società italiane più prestigiose. 

Nelle palestre di Falconara Paolini ha costruito una serie di veri e propri gioielli: i palleggiatori Pippi Lombardi e  Fabrizio Bastianelli, l’opposto Gianfranco Badiali, l’universale Gian Luca Falcioni, lo schiacciatore Maurizio Donzelli e il due metri Lorenzo Montanari. E proprio su questi giovani atleti “fatti in casa” la società marchigiana costruisce lo zoccolo duro della squadra che metterà in campo per l’esordio in serie A1. Pacetti rinforza l’organico regalando al proprio tecnico un ventitreenne schiacciatore di Poggio Rusco, Andrea Anastasi, ex Veico Parma e Panini Modena, che nel decennio successivo diventerà un pezzo di storia della pallavolo italiana, prima come atleta e poi come tecnico. Un metro e ottantatré centimetri di altezza sono pochi per uno schiacciatore, ma Anastasi li compensa con una grande elevazione e una tecnica da manuale, qualità condite con una grinta e una determinazione che si sposano perfettamente con le peculiarità operaie della squadra falconarese. La coppia straniera, di grande sostanza ed esperienza, arriva dalla Cecoslovacchia ed è formata da Lubor Halanda, schiacciatore di posto quattro dotato di grande tecnica e da Jaroslav Tomas, classe 1949, già protagonista della promozione dalla serie A2 alla serie A1 ottenuta l’anno precedente. Pacetti completa la rosa con Walter Matassoli, universale trentenne con significative esperienze a Loreto e Pescara, Compagnucci e Zanzani. La squadra sospinta dalle grandi prestazioni di  Anastasi, Tomas e Matassoli non solo ottiene la salvezza ma, classificandosi all’ottavo posto, agguanta l’ultima posizione possibile per accedere ai playoff scudetto. Uscirà al primo turno, battuta dai vicecampioni d’Italia della Robe di Kappa Torino, ma in città c’è grandissimo entusiasmo, le gradinate del Palasport sono gremite all’inverosimile in ogni gara della squadra e a Falconare non si parla altro che di pallavolo. Grazie all’energia sprigionata da tale partecipazione e calore Paolini e Pacetti possono programmare con nutrite speranze un altro anno in serie A1.

Burkharde Sude primo tedesco del campionato italiano

Convinti che i loro giovani dopo un anno di rodaggio risponderanno ancora meglio alle sollecitazioni della massima serie, non stravolgono la squadra e mantengono immutata la rosa tranne che in uno dei due stranieri. Arriva a Falconara l’universale tedesco Burkhard Sude – primo tedesco del campionato italiano – per rimpiazzare Halanda partito alla volta di Mondovì, in serie A2. La stagione 84/85 vede i marchigiani chiudere la stagione regolare con un insperato quinto posto finale, preceduti soltanto da squadre che dispongono di budget molto più “pesanti”, come Panini Modena, Mapier Bologna, Cus Torino e Santal Parma. Nei quarti di finale dei playoff gli uomini di Paolini se la vedono con la fortissima Santal che solo pochi mese prima si è laureata a Bruxelles campione d’Europa per il secondo anno consecutivo. Le due gare non hanno storia; Parma fa valere la sua superiorità e si impone con due netti 3-0.   

Tim Hovland

L’estate ’85 parte con due grandi colpi di mercato del D.S Pacetti che riesce a mettere sotto contratto due atleti stranieri di grande valore. Daniel Castellani, nazionale argentino, posto quattro di classe cristallina,  proveniente dal club brasiliano del Bradesco di San Paolo, dopo che nella stagione 83/84 aveva già calcato i parquet della nostra serie A1 giocando un’ottima stagione nel Miolat Chieti di Nicola Agricola. Dalle assolate spiagge della California, via Torino, arriva invece l’irriverente, biondo e abbronzatissimo Tim Hovland, universale reduce da tre stagioni nella Robe di Kappa di Silvano Prandi con cui ha vinto anche uno scudetto. A questi si aggiunge un altro giovane talento dell’infinito settore giovanile locale, Lele Fracascia, schiacciatore di 198 centimetri e un giovane centrale, Roberto Masciarelli, un ventiduenne proviene dalla serie A2 e precisamente da Jesi. E’ poco conosciuto al grande pubblico, ma è ben noto al duo Paolini – Pacetti che da tempo lo seguono nel campionato cadetto. Lo vogliono a Falconara per sfruttare al massimo il suo primo tempo anticipatissimo e la grande capacità con cui riesce a spostarsi a muro lungo i nove metri della rete. Con Hovland, che a Torino giocava schiacciatore di posto quattro, Masciarelli costituirà una delle coppie di centrali d’attacco più forti dell’intero campionato.

Il probabile sestetto disegnato dai settimanali dell’epoca prima del via della stagione

Lombardi in palleggio e Badiali opposto, Hovland – Masciarelli coppia centrale e Castellani – Anastasi in posto quattro è il sestetto guidato da Marco Paolini, l’allenatore più giovane dell’intera serie A1. La squadra gioca una pallavolo di ottima fattura e termina la stagione regolare al quinto posto, collezionando 34 punti totali. I quarti di finale dei playoff scudetto vedono i falconaresi, esattamente come dodici mesi prima, di fronte alla Santal Parma. Gli uomini di Paolini fiutano odore di rivincita e grazie a prestazioni di notevole spessore tecnico e caratteriale eliminano in tre partite i parmensi che nel frattempo hanno cambiato guida tecnica, consegnando la panchina al tecnico polacco Alexander Skiba, allenatore pluridecorato nella sua Polonia nonché ex allenatore della nazionale juniores azzurra. Lombardi e compagni perdono gara 1 a Parma per 3-2 ma si rifanno pochi giorni dopo stravincendo tra le mura amiche gara 2 con un netto 3-0, conquistando addirittura l’ultimo parziale con un 15-0 che rimarrà negli annali della pallavolo. La “bella” è in programma al PalaRaschi di Parma e Falconara, nonostante il tifo avverso di oltre cinquemila tifosi parmigiani, con un rocambolesco 3-2 riesce a prevalere, qualificandosi per la prima volta nella sua storia per la semifinale scudetto che la vedrà di fronte alla Tartarini Bologna. Troppo superiori i gialloneri di Nerio Zanetti che con tre vittorie sulle tre gare disputate eliminano i marchigiani i quali, nonostante la sconfitta, mandano in archivio la stagione più che positivamente. Piazzano infatti nella propria bacheca il primo trofeo internazionale, la coppa CEV, il secondo titolo continentale in termini di importanza. Il 10 novembre 1985 gli uomini di Paolini hanno fatto il loro esordio nella competizione continentale battendo con due netti 3-0 i portoghesi dell’Esmoriz. In dicembre si giocano gli ottavi di finale con gli olandesi dello Starlift Voorburg passando il turno piuttosto agevolmente con due vittorie, 3-0 e 3-2. I quarti di finale sono previsti contro i temibili greci dell’Aris Salonicco che soprattutto tra le mura amiche, anche grazie ad un pubblico caldissimo e spesso al limite del regolamento, rappresentano un cliente piuttosto scomodo da affrontare. Ma i biancoverdi vincono sia in Grecia (3-2) che a Falconara (3-0) e conquistano così l’accesso alla Final Four di Sarajevo. Le altre squadre qualificate per la tre giorni finale sono la Bistefani Torino di Silvano Prandi,  la squadra di locale, il Bosna Sarajevo e i belgi dell’Kruikenburg Ternat. Si parte il 21 febbraio ed è subito vittoria per 3-2 contro la Bistefani Torino. Il giorno successivo i falconaresi replicano infliggendo un 3-2 al Bosna Sarajevo e chiudono i conti domenica 23 febbraio, un giorno che resterà nella storia per il club marchigiano, con un 3-0 ai belgi dell’Kruikenburg Ternat che suggella il trionfo europeo del Kutiba Falconara.

Laurent Tillie

La stagione 86/87 vede l’inserimento nell’organico di Francesco Filipponi schiacciatore del 1966, di Alessio Gobbi ventisettenne centrale d’esperienza con alle spalle importanti stagioni in serie A1 ad Asti e Chieti e di due nuovi stranieri in sostituzione di Tim Hovland trasferitosi al Giomo Fontanafredda e di Daniel Castellani tornato nella sua Argentina. Lars Nilsson ventunenne di due metri, fortissimo schiacciatore svedese che nella propria nazionale forma con Bengt Gustafason (che nel frattempo sta facendo faville a Parma) una coppia di attaccanti di valore mondiale e Laurent Tillie vero e proprio universale della grande nazionale francese di Alain Fabiani e Philippe Blain. La stagione regolare è combattutissima e vede Santal Parma, Panini Modena, Tartarini Bologna e Kutiba Falconara giocarsi la prima posizione per una manciata di punti. A fine gennaio Falconara è prima in classifica ma spreca il primato prima con un’inaspettata sconfitta nella sedicesima giornata a Fontanafredda contro la Giomo del tecnico cecoslovacco Koudelka terzultima in classifica e poi, il 14 marzo, perdendo per 3-2 fra le mura amiche lo scontro diretto contro Modena. Un terzo posto finale che mette nuovamente di fronte marchigiani ed emiliani, questa volta in un’infuocata semifinale.

Gara 5 di semifinale a Modena

La Panini di Julio Velasco schiera un sestetto tutto italiano composto da Vullo in palleggio e Bertoli opposto, la copia Lucchetta – Cantagalli centrali, e i due giovanissimi Bernardi e Ghiretti schiacciatori in posto quattro. Modena si porta avanti per due partite a zero imponendosi su Falconara con due netti 3-0. Ma gli uomini di Paolini hanno sette vite e sull’orlo del baratro risorgono, violando per 3-1 il PalaPanini e aggiudicandosi gara quattro con un perentorio 3-0 in quel di Jesi. In una bellissima gara cinque saranno i gialloblu del tecnico argentino ad avere la meglio al termine di un combattutissimo 3-1. Panini Modena che si laureerà poi Campione d’Italia riuscendo ad avere la meglio in cinque bellissime partite sulla Santal Parma del giovane tecnico parmense Gian Paolo Montali che a stagione in corso ha preso il posto di Alexander Skiba sulla panchina della squadra del Presidente Carlo Magri. 

Gianfranco Badiali, scomparso prematuramente

E’ il nazionale brasiliano Amauri Ribeiro il colpo di mercato di Pacetti dell’estate ’87. Ventottenne nazionale brasiliano, centrale di grandissima esperienza internazionale proveniente dal Pirelli San Paolo va a compensare, non tanto nel ruolo quanto nella caratura tecnica, la cessione di Andrea Anastasi che si trasferisce in serie A2 allettato dal progetto della Sisley Treviso. La società veneta, entrata in orbita Benetton, è alquanto ambiziosa e con gli altisonanti acquisti di Kim Ho Chul, Pierpaolo Lucchetta e dello stesso Anastasi sta gettando le basi per quella che sarà la grande Sisley Treviso degli anni ‘90 e 2000. Per Falconara e per tutta la pallavolo italiana, quella che sta per cominciare sarà però una stagione nefasta. Gianfranco Badiali, ventiseienne di Ancona, fiore all’occhiello della nidiata dei giovani talenti lanciati nel grande volley da Paolini e diventato uno dei migliori opposti italiani, si spegne l’otto gennaio 1988 a causa di un male incurabile. La notizia scuote profondamente il mondo della nostra pallavolo già colpito pochi mesi prima dalla prematura scomparsa di un altro grande atleta, Jimmy George, atleta di Montichiari soprannominato l’indiano volante. Il forte schiacciatore asiatico, perde la vita il 30 novembre 1987 a causa di un tremendo incidente d’auto nel viaggio verso Modena, dove si sta recando per disputare con la propria squadra una gara amichevole. La morte di Gianfranco Badiali è un colpo durissimo per la società marchigiana che, inevitabilmente, si ripercuote sull’andamento sportivo della squadra. La regular season termina per la Kutiba con un magro settimo posto in classifica con soli 18 punti totali conquistati e anche l’avventura nei playoff sarà breve dal momento che gli uomini di Paolini vengono eliminati al primo turno dei play off dalla Maxicono Parma con due nettissimi 3-0. 

L’anno successivo, stagione 88/89, c’è la novità della nuova denominazione, il marchio Odeon che sostituisce l’ormai storico Kutiba. Arrivano nelle Marche il tedesco Leif Andersson, universale di 195 centimetri, e lo schiacciatore Antonio Babini (foto), schiacciatore del 1961.

Romagnolo di Rimini ex campione d’Italia con Bologna e ottimo beacher, per caratteristiche sia tecniche che caratteriali sembra la fotocopia di Andrea Anastasi che nei quattro anni trascorsi nelle marche è diventato l’idolo della tifoseria locale. Durante quell’estate è arrivato a Falconara anche un altro atleta, sconosciuto al grande pubblico, dal momento che proviene da una piccola società di serie C di Campobasso. E’ un diciottenne che dispone di caratteristiche fisiche e tecniche che gli consentono di destreggiarsi ottimamente sia come centrale che come opposto e Paolini, da grande intenditore di giovani talenti, dopo averne fiutato le enormi potenzialità lo ha voluto ha tutti i costi a Falconara. Il suo nome è Pasquale Gravina che attraverso i fondamentali di muro, attacco e battuta in salto, caratteristiche che fanno di lui uno straordinario centrale “moderno”, diventerà nel corso degli anni successivi uno degli atleti più rappresentativi dell’intero movimento pallavolistico italiano. La squadra, grazie a Masciarelli, Babini, Andersson e al giovane Gravina, vola in classifica e si classifica al quinto posto in regular season. Nei i playoff regola in due partite la Montichiari di Angiolino Frigoni arrendendosi solo in semifinale alla grandissima Maxicono Parma di Gian Paolo Montali che schiera nel proprio sestetto un novero di fuoriclasse del calibro di Bracci, Giani, Dvorak, Galli Zorzi e Renan Dal Zotto.

Negli anni successivi a causa di problemi legati alle sponsorizzazioni e al lutto del compianto Badiali, mai elaborato completamente dall’intera città, la squadra fatica a mantenersi ai livelli delle precedenti stagioni ma non perde il vizio di costruire campioni. Il 4 novembre 1990 a Ravenna Paolini fa esordire in serie A1 un diciassettenne di Ancona, anch’esso “fatto in casa”. E’ un certo Samuele Papi, fenomenale schiacciatore che per fisico, qualità tecnica e stile ricorda il fuoriclasse brasiliano Renan Dal Zotto, e non a caso verrà soprannominato “o’ Fenomeno” in onore del campione carioca. Samuele Papi raggiunge appena i centonovanta centimetri di altezza ma grazie ad impressionanti doti di salto unite ad un braccio velocissimo riesce a martellare alle stesse altezze di atleti alti dieci, venti centimetri più di lui. Abbina a tutto questo una particolare abilità nel fondamentale della ricezione, doti che lo consacreranno come schiacciatore completo in ogni fondamentale, e quindi giocatore di grande efficienza e affidabilità. Con ventisette campionati di serie A1 sulle spalle e 339 presenze in nazionale, Samuele diventerà negli anni una bandiera della pallavolo italiana.

Al termine della stagione 1993-94 Falconara retrocede in Serie A2 dopo undici stagioni di A1. Il tecnico Paolini saluta Falconara, e dopo quindici ininterrotti anni si accasa alla Lube Macerata, squadra che in quell’anno disputa il campionato di serie A2 e sta progettando il futuro che la porterà a diventare uno dei club più gloriosi della nostra pallavolo. Il club marchigiano dopo alcuni anni caratterizzati da continui sali-scendi tra serie A1 e A2, nella stagione 2001-2002 disputa il suo ultimo campionato in A1, al termine del quale cede i diritti sportivi alla Dorica Pallavolo di Ancona, evento che sancisce la chiusura dell’attività ai massimi livelli nazionali. La piccola realtà di Falconara, con i tanti atleti che ha regalato alla pallavolo italiana e grazie ai successi ottenuti contro avversari ben più blasonati, ha scritto una pagina importante della nostra pallavolo, una storia vera che nascendo come un sogno è diventata realtà. E sono proprio favole come quella di Falconara che, in un momento storico sempre più governato da elementi quali sponsor milionari, budget e bilanci, ci ricordano i valori più nobili e profondi dello sport, quelli per cui chiunque, con impegno, idee e credendo fermamente in ciò che fa, può arrivare ad ottenere risultati impensabili ai più.


Fonte: https://www.volleyball.it/feed/


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