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LBA – Gandini: “Vorremmo tornare un campionato di destinazione, non di passaggio”

LBA - Gandini: "Vorremmo tornare un campionato di destinazione, non di passaggio"

Umberto Gandini, presidente di LegaBasket, è intervenuto a TMW Radio.

BASKET ITALIANO. “Non ho purtroppo ancora avuto tempo di capire cos’è il basket italiano, perché son arrivato il 9 marzo a campionato appena sospeso, poi c’è stato il lockdown e l’emergenza, una delle fasi più difficili del millennio. L’obiettivo principale è stato mettere in sicurezza le squadre e i dipendenti, vedendo oggi la Serie A e il calcio, non credo che il basket potesse permettersi di aspettare così a lungo, è stata una scelta illuminata e necessaria, così da permettere alle società di mettere un po’ in sicurezza i conti e programmare la prossima stagione, cosa che ci interessava di più”.

ANALOGIE BASKET/CALCIO. “Rappresento le società, ciascuna di esse porta i propri interessi particolari, ma la gestione è sull’interesse collettivo. I numeri e il giro d’affari sono molto diversi, non paragonabile neanche l’incidenza dei diritti tv… Le dinamiche sono simili, la dimensione no”.

RAVENNATORINO. “Non è una querelle tra le due realtà, c’è stata una sollevazione di Ravenna su decisioni prese in autonomia dalla Lega Basket. Avevamo deciso da subito di arrivare a numero pari di squadre, avendone 17 c’era un posto libero e, con una stagione conclusa senza verdetti, abbiamo preso una scelta, basandoci su un ranking con criteri oggettivi e trasparenti su cui stabilire le posizioni. Abbiamo indicato Torino, e oggi non ha ancora le carte in regola per salire, perché ha una proprietà condivisa con Sassari in Serie A, e viste le condizioni credevo fosse giusto che li avvisassimo, cosa che invece ha provocato un senso di mancato rispetto a Ravenna. La norma sul riposizionamento è stata interpretata come possibilità di risalita, e invece riguarda solo le potenziali auto-retrocessioni, senza il rischio di mancate sanzioni”.

FRANCHIGIE E SISTEMA CHIUSO. “Se avessi saputo che le domande sarebbero state queste non sarei intervenuto (scherza, ndr). Abbiamo un’idea e ne abbiamo parlato con la federazione e le società. La Serie A di basket è l’elemento trainante del sistema ed ha la responsabilità di portare il miglior gioco possibile. Poi ci sono realtà che hanno o dovrebbero altre mission, come quello di far crescere i giovani italiani. Abbiamo appena cominciato un percorso, e poi c’è l’emergenza che ci impedisce di pianificare più di tanto. Siamo un sistema che vive di sponsorizzazioni, da lì arriva l’80% dei ricavi, e abbiamo chiesto una norma per favorire chi ha investito ed investirà nel basket, ma ancora non è stata approvata. Lavoriamo alacremente per questo, perché il futuro dello sport italiano, a differenza della Serie A di calcio, è tutta un’attività ancora legata al mecenatismo. Dovevano esserci interventi del Governo, ma ancora non abbiamo avuto alcun aiuto. Ci siamo uniti ad altre realtà, la Lega Volley maschile e femminile, la Serie C di calcio, per un discorso di sistema, e qui coinvolgo anche il CONI e tutti gli altri sport che rappresenta e che ne avrebbero bisogno. Speriamo di riuscirci. Sul format, ci sono due grandi sistemi: l’NBA, unica lega chiusa al mondo che dà grande spettacolo e porta grande agonismo solo ai playoff, un sistema chiuso e auto-referenziato, e poi c’è l’Europa, con tutte le promozioni e retrocessioni. Forse alla lunga l’Eurolega potrà sostituire i campionati nazionali ma si dice da quando è nata, non mi sembra nelle sue migliori condizioni. Il campionato italiano da campionato di destinazione è diventato di passaggio, vorremmo che tornasse alle origini”.

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