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Amarcord: 1993, il ritorno di Azzurra

MODENA – Da Supervolley del 1993, la celebrazione della vittoria dell’Europeo di Berlino nell’articolo di Fabrizio Rossini. 

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Tieni giù la testa nell’acqua. Annaspi, guardi in alto vedi la superficie e quelle figure celesti increspate, ma quelle mani ti premono sul capo. E se ti mollano e respiri per un attimo una boccata d’ossigeno, non te la fanno mandare nei polmoni. Ancora mani, ancora acqua. Finché non ti arrendi.

Se siete avversari dell’Italia di Gian Paolo Montali, questa angoscia è quello che avete provato in Germania. La squadra progettata dal tecnico di Parma per gli Europei 2003 è stata cosi: spietata. Talmente poco incline all’errore che quando ha sbagliato, raramente si è ripetuta nell’azione successiva. Il volley del rally point system ha trovato una grande interprete: che ha costruito il suo successo nell’applicazione di un gioco semplice ed efficace, di intelligenza veloce e massimali, di resistenza fisica e soprattutto di pochi sbagli.

E’ giusto dire che senza questi 12 uomini, la macchina di Montali non avrebbe funzionato cosi bene. Ma è anche vero che gli stessi uomini in precedenza non erano riusciti a esprimersi a questi livelli. Chiaro, la riprova piena non esiste, perché è vero che senza Giani e Papi, per esempio, come accaduto ad Anastasi ai Mondiali, qualsiasi progetto tecnico tattico può essere smontato da una Serbia Montenegro, magari nemmeno al massimo della forma. Ma quello che è certo è che il mix di uomini e idee mostrato da Karlsruhe a Berlino si è espresso ad altissimi livelli: e ci sarebbe piaciuto che per motivi misteriosi da qualche parte sbucasse il Brasile, per vedere fino a che punto sarebbe stato imbattibile.
Questa prova, lo sappiamo bene, comunque non è molto lontana.

Loggia P4

La pallavolo è uno sport di rotazioni, dove sottili equilibri e disequilibri si generano e alternano dallo scontro a orologio rovesciato fra le due squadre in campo. E nella pallavolo montaliana questo viene studiato nel dettaglio, scomposto e ricomposto come fanno tutti gli allenatori, ma aggiungendo molti accenti sulla tattica di muro e difesa, che e stata insistentemente provata nel poco tempo a disposizione (un mese a Treviso) dopo la World League. E se è vero, come é vero, che la pallavolo è uno sport di rotazioni, una su tutte va glorificata: il P4 dell’Italia.
Lo straordinario equilibrio di Andrea Sartoretti in battuta, che ha relegato in cantina lo scomodo ruolo di “sbaglione” con cui spesso lo si etichettava, ha congelato gli avversari come una foto istantanea, massacrandoli in ricezione, opponendo loro il muro di Vermiglio e soprattutto di Giani e Fei quando tiepidamente riuscivano a ricostruire qualcosa.
Le squadre deboli in ricezione, come gli slovacchi, hanno subito oltremodo questo turno, rimanendoci invischiati per minuti.
Ma una volta passato il P4, per un proprio errore o un punto avversario, la tattica dell’Italia appariva pidù chiara. Gli ordini di Montali? Se qualcuno ha sbagliato battuta, in sequenza è vietato tirare forte. E se sei sotto col punteggio, non picchi alla morte. Alzi il freno a mano, al servizio, eviti l’errore diretto come la peste bubbonica: piazzi meglio il muro e aspetti che sia l’altro a sbagliare. E una semplificazione brutale, ma grosso modo il gioco dell’Italia funziona cosi. Per questo non avete visto sempre Giani tirare la sua forte battuta. Perché arrivando in rotazione dopo Sartoretti, spesso non poteva spingere al massimo.

Belle battute

Per chi ha la memoria corta, tecnicamente Ostrava fu l’Europeo della battuta. Non sarcastica. Semplicemente della battuta sbagliata. Anastasi, convinto che l’ace fosse una delle chiavi vincenti della sua formazione, aveva ordinato di tirare alla morte.
Giusta come considerazione in sé, ma non se messa sulla bilancia degli erroni, che furono una valanga.
L’Italia sbagliò tanto, troppo. Fece 51 ace, vero, e anche 25 mezzi punti (cioé ricezione avversaria difficile e buone possibilità per il muro) ma sbagliò 119 volte: un bilancio estremamente negativo.
E anche per questo perse tre partite su sette, vittima di un gruppo che non si era mai troppo amalgamato, con Bernardi leader poco compreso dal resto della truppa. Uscire da quel gap fu difficile (e quasi azzurra ci riuscì ai Mondiali) ma ora il gioco è finalmente maturo e pienamente adattato al rally point system.

RPS, questo conosciuto

Italia – Francia e stata la summa della nuova pallavolo. Una finale interminabile, con un secondo set da record, che già nella sua prima versione durante il girone di Karlsruhe era stata in buona parte anticipata. La Francia da tempo applica una regola ai propri allenamenti, nati dagli studi teorici di Glenn Hoag: un limite dei 7 errori a set invalicabile. Giocano in allenamento, i francesi. E se il sestetto titolare mette un piede oltre la linea dei 7, deve sudare ancora e ricominciare. Non basta. Nella semifinale contro la Serbia una delle mosse più vincenti è stata il movimento delle mani a muro. Spesso, soprattutto con Vujevic e Miljkovic, maestri della mira sulla punta delle dita, i francesi hanno lasciato il riferimento fino all’ultimo, per poi letteralmente togliere le mani dalla traiettoria. Non si erano mai visti tanti siluri lanciati contro la tribuna, che in breve hanno fatto innervosire i serbi. La squadra d’argento è una squadra che gioca insieme, come l’Italia. Che non interpreta i tre tocchi come tre sprazzi individuali, ma come un’unica, fluida azione. Il suo muro difesa, con coperture dietro sempre precise, è una armonia precisa. Non a caso riesce ad essere l’unica squadra fra le grandi d’Europa a non avere un opposto di alto livello. Capet è alto e capace, ma non tira forte come Baranov, Sartoretti, Miljkovic. Ma è perfettamente integrato nell’equibrio di gioco, senza essere sovraccaricato di palloni come è quasi sempre stato il nostro Andrea.

Vai Valerio

Ma nell’Europeo di Sartoretti, Mvp e bomber infallibile, un bel posto d’onore se lo ricava anche Valerio Vermiglio. Stranamente non ha avuto un gioco simile in tutte le partite, ma aveva incarichi da “ER”: anche solo guardando i tabellini si vede come abbia immesso l’infortunato Fei nel gioco pian piano, fino al gran finale con la Francia. Doveva gestire anche Giani, alle prese con un braccio dolorante. Cosi ha usato Sartoretti come valvola di sfogo, servendolo costantemente in alternanza a un Papi come al solito strepitoso. “Questa è la mia terza vittoria importante in carriera e spero siano quelle della maturità” ha detto l’alzatore siciliano con la medaglia al collo.
Considerando che ha solo 27 anni e che a Macerata ci dicono palleggi un signore 39enne, beh, possiamo dire di avere un buon futuro. Tanto più che ha saputo pensare a Meoni come una sicurezza in più, non come un pericolo per la propria leadership. In questo Marco è stato splendido: dopo tanti anni da titolare, si è messo i gradi da secondo senza brontoii. Lo ha fatto alla grande, come contro la Francia durante il girone quando ha girato una partita che si stava mettendo male. 0 quando é tornato al posto di Vermiglio, caduto contro la Russia facendosi di nuovo male alla caviglia che già gli aveva fatto stracciare il biglietto per la finale di World League a Madrid.

Contro pronostico

Magari avrà anche fatto bene all’Italia partire senza pressione, perché non era favorita. E probabilmente è anche questo effetto sorpresa che ha causato tanto interesse mediatico, facendo slittare il TG Rai per la finale, liberando spazi radiofonici, riconquistando affetto di pari passo ai millimetri colonna delle rassegne stampa.
Di sicuro, come le era accaduto nelle manifestazioni degli ultimi anni, la vittoria ha dal punto di vista tecnico messo in luce i suoi pregi, ma anche i difetti dei grandi favoriti: i russi.

Eccoli lì, messi a nudo da uno strepitoso 3-0 alla Max Schmeling Halle (un palasport entrato nel nostro cuore, come il Peace & Friendship di Atene, perché ci ha dato un oro mondiale e uno europeo): troppi alti e bassi nella potente squadra di Shipuline, che con Kolchin ha trovato molto più equilibrio, ma che risente ancora troppo dell’influenza del manager e proprietario del club, ufficialmente ct, in realtà decisamente poco tecnico. E’ stata di Shipuline la scelta aberrante di spedire in tribuna a Karlsruhe il “modenese” Iakovlev, reo (pare) di avergli consigliato vibratamente durante un time out di sostituire Tetioukhin. Se fosse affidata integralmente a uno staff tecnico vero, con ruoli netti e tattica migliore, la Russia avrebbe pochi uguali nel mondo, non avrebbe avuto difficolta a vincere i Mondiali e a candidarsi come star assoluta della prossima Olimpiade. Quale squadra nel globo terracqueo potrebbe vantare tre opposti come Iakovlev, Dineikin e Baranov (aggiungeteci pure Guerassimov, se vi piace)? E chi si può permettere di lasciare a casa Saveliev e Fomin?

Compiti chiari

Su tutto resta una impronta: quella che Montali aveva annunciato. “Sono importanti tre cose: atteggiamento, atteggiamento, atteggiamento. E poi, ruoli chiari per tutti”. Cosi é stato.
Una volta Montali era etichettato come antipatico. In effetti, per chi non lo conosceva bene, aveva l’”io” un po’ troppo facile. Ora usa il “noi”, e non è un maiestatis, ma è riferito alla squadra e allo staff. E a questo nuovo saggio modo di rapportarsi con l’esterno, abbraccio e non più autoesaltazione, rodato nelle tante conferenze che tiene sullo spirito di gruppo presso le convention aziendali, ogni tanto aggiunge anche piccoli inciampi, di cui lui forse si rammarica, ma che finalmente gli strappano quell’etichetta di “perfettino” e lo rendono fragorosamente naturale. E simpatico, sì. Perché di allenatori che citano Dexter Gordon e i film di Tavernier, anche se sbagliano citazione ed ancia (e questa purtroppo la capiamo in due), ce ne sono pochi.

Bastava guardarlo in conferenza stampa, dopo Italia – Germania. Mentre Moculescu abbatteva il testone sul tavolo, Gian Paolo dava spettacolo paragonando la sua squadra a un’orchestra dalla partitura precisa, condizione senza la quale il primo violino, il corno e il primo violoncello non potrebbero altrimenti mostrare il loro talento. O nel ristorante Italiano “La Cascina” a Berlino: mentre la squadra impazzava cantando e brindando (e richiamando persino la polizia, allertata dai vicini), Montali, seduto a capotavola, con tutta la stampa intorno e in tasca quell’improbabile papillon azzurro che avrebbe dovuto per voto indossare in finale insieme ai suoi collaboratori, disegnava un nuovo percorso: dando merito al lavoro di club, sollecitando la federazione a invitare gli allenatori di club a vivere a fianco della squadra avventure come questa, ricordando il suo contratto da allenatore di giovanili a Parma da 800mila lire e il prossimo lavoro che dovrà fare per riorganizzare lo stesso settore nazionale, una volta conquistata la qualificazione olimpica.
Il nuovo obiettivo dell’ex golden boy di Parma. Che oggi si ritrova ad essere un famoso golden man.

TUTTI I TABELLINI DELL’ITALIA

Italia-Repubblica Ceca 3-1 (25-19, 25-21, 22-25, 25-23)
Italia: Vermiglio 1, Papi 16, Mastrangelo 11, Sartoretti 17, Giani 13, Cozzi 8. Libero: Pippi.
Cernic ne, Meoni, Savani ne, Fei ne, Biribanti ne. Allenatore: Montali.
Repubblica Ceca: Zapletal 1, Platenik 13, Stanek 11, Novotny J. 2, Dubs 4, Kral 9. Libero: Kubala. Novotny M. ne, Tichachek 5, Sukuba ne, Stokr 7, Popelka 13. Allenatore: Rerabek.
Arbitri: Hobor (Hun) e Cuk (Scb)
Spettatori: 2800 Durata set: 17,22, 25,22
Italia: battute vincenti 2, battute sbagliate 13, muri vincenti 6, errori 23; Rep. Ceca: bv 4, bs 19, mv 13, er. 31

Italia -Spagna 3-0 (25-16, 25-22, 25-16)
Italia: Vermiglio 2, Papi 9, Mastrangelo 8, Sartoretti 14, Giani 3, Cozzi 7. Libero: Pippi.
Cernic 7, Meoni ne, Savani ne, Fei ne, Biribanti ne. Allenatore: Montali.
Spagna: Prenafeta 1, De La Fuente 9, Salvador 8, Pascual 10, Suela 2, Molto 1. Libero: Berenguel. Gens, Falasca, Sevillano 4, Rodriguez 1, Carreno. Allenatore: Hervas.
Arbitri: Kiszczak (Pol) e Stoyanov (Bul)
Spettatori: 4500.  Durata set: 15, 21, 20
Italia: bv 4, bs 10, mv 10, er. 19; Spagna: bv 2, bs 13, mv 3, er. 24

ltalia-Francia 3-1 (25-21, 17-25, 26-24, 25-20)
Italia: Vermiglio 1, Papi 16, Mastrangelo 13, Sartoretti 18, Cernic 18, Cozzi 8. Libero: Pippi. Giani ne, Meoni 2, Savani ne, Fei, Biribanti ne. Allenatore: Montaii.
Francia: Patin, Antiga 13, Kieffer 17, Capet 8, Granvorka 13, Daquin 10. Henno (L). Frangolacci 1, Cohen, Marquet 1, De Kergret 4, Montmeat ne. All.: Blain.
Arbitri: Hobor (Hun) e Karampetsos (Gre)
Spettatori: Durata set: 22, 23, 29, 24
Italia: bv 1, bs 11, mv 8, er. 22; Francia: bv 3, bs 11, mv 16, er. 17 

Italia-Slovacchia 3-0 (25-14, 25-12, 25-15)
Italia: Vermiglio, Papi 11, Mastrangelo 5, Sartoretti 17, Giani 10, Fei 8. Libero: Pippi.
Cernic ne, Meoni ne, Savani ne, Cozzi ne, Biribanti ne. Allenatore: Montali.
Slovacchia: Hupka 1, Bencic 3, Nemec 5. Chocholak 6, Divis 3, Chudik; Pipa (L), Vartovnik 4, Bartik 3, Masny, Joscak, Vavrek ne. All. Tresnak.
Arbitri: Kiszczak (Pol) e Karampetsos (Gre)
Spettatori: — Durata set: 17, 17, 20
Italia: bv 9, bs 8, mv 11, er. 14; Slovacchia: bv 0, bs 14, mv 1, er.24

Italia-Germania 3-0 (25-17, 25-20, 25-19)
Italia: Vermiglio 1, Papi 11, Mastrangelo 13, Sartoretti 11, Giani 6, Fei 7. Libero: Pippi. Cernic ne, Meoni ne, Savani 1, Cozzi ne, Biribanti 2. Allenatore: Montali.
Germania: Dehne 3, Bakumovski 3, Walter 6, Pampel 4, Kuck 2, Bergmann 4, Libero: Lieber (L), Liefke 9, Schops 1, Siebeck 4, Wiederschein ne, Wiebel ne. All. Moculescu.
Arbitri: Koncnick (Slo) e Stoyanov (Rus)
Spettatori: 6200. Durata set: 19, 20, 20
Italia: bv 7, bs 15, mv 11, er. 20;  Germania: bv 2, bs 16, mv5 , er. 23

SEMIFINALE
Italla-Russia 3-0 (25-18 25-18 25-16)
Italia: Vermiglio 1, Papi 11, Mastrangelo 7, Sartoretti 22, Giani 7, Fei 5. Libero: Pippi. Cernic ne, Meoni 2, Savani ne, Cozzi ne, Biribanti ne. Allenatore: Montali.
Russia: Khamuttskikh 1, Abramov 3, Egortchev 9, lakovlev 3, Tetioukhine 7, Koulechov 7 Mitkov (L), Poltavsky 4, Ushakov, Kazakov ne, Choulepov, Baranov 3. All. Shipulin.
Arbitri: Loderus (Ned) e Koncnick (Slo)
Spettatori: 3000. Durata set: 19, 22, 20
Italia: bv 6, bs 9, mv 10, er.16; Russia: bv 1, bs 10, mv 5, er. 21

FINALE 
Italia-Francia 3-2 (25-18 40-42 25-18 27-29 15-9)
Italia: Vermiglio 5, Papi 25, Mastrangelo 19, Sartoretti 27, Giani 2, Fei 21. Libero: Pippi.
Cernic 7, Meoni ne, Savani ne, Cozzi ne, Biribanti ne. Allenatore: Montali.
Francia: Patin 1, Antiga 14, Kieffer 11, Capet 17, Granvorka 19, Daquin 10. Henno (L), Frangolacci ne, Cohen, Marquet 2, De Kergret 7, Montmeat ne. All.: Blain
Arbitri: Stoyanov (Bul) e Zenovich (Rus).
Spettatori: 8600. Durata set: 20, 41, 24, 29, 12.
Italia: bv 11, bs 18, mv 23, er. 37;  Francia: bv 4, bs 14, mv 18, er 26.


Fonte: https://www.volleyball.it/feed/


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