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Max Purcell, l’underdog che non ti aspetti (oggi sfida Alcaraz a Cincinnati)

Crederci sempre, focalizzando finalmente l’attenzione al 100% sulla carriera, con meno party e zero nottate perse in compagnia dello smartphone. Crederci, anche quando ti dicono che resterai nel limbo, un bel “doppista” semmai. Del resto, con quel gioco discretamente retrò, un po’ leggero e con quei tagli continui anche sul diritto, in un mondo di power-tennis dove pensi di andare… Non ci gira più intorno Max Purcell, quel limbo se l’è scrollato di dosso. Ora l’australiano ci crede eccome, con obiettivi sempre più alti e ambiziosi, perché ha capito che la sua diversità è un punto di forza, e che di qualità ne ha molte più di quelle che tanti gli hanno mai riconosciuto. Il 25enne di Sydney è certamente uno dei personaggi del Masters 1000 di Cincinnati, sbarcato per la prima volta in carriera nei quarti di finale di un torneo così importante in singolare, pronto a sfidare sua maestà Carlos Alcaraz nel pomeriggio degli States. Ma questo splendido e meritato risultato non è un exploit isolato, figlio della classica settimana in cui sportivamente cammini sulle acque e tutto ti riesce. Tutt’altro. Purcell sta vivendo un 2023 clamoroso, passato assolutamente sotto traccia, ma continuando così l’australiano già si candida a premio come giocatore rivelazione della stagione e/o più migliorato.

Purcell è da anni un buon doppista sul tour, e ancora continua la sua carriera affiancato spesso ai connazionali Jordan Thompson o Marc Polemans (quest’anno ha vinto il 250 di Houston proprio con Thompson), ma nel 2023 è letteralmente esploso in singolare, passando in classifica dal n.220 all’attuale n.70, ma è già sicuro anche in caso di sconfitta contro Alcaraz di attestarsi al n.47, per la prima volta tra i migliori 50 al mondo. Una scalata splendida, iniziata dopo aver passato le “quali” agli Australian Open (nelle quale ha estromesso Cecchinato e Arnaldi), con una decisione importante già maturata nella off-season 2022: punterò sui Challenger in India e mi darò qualche mese per spingere a tutta in singolare, e vediamo come andrà. Beh… è andata oltre le più rosee aspettative! Tre tornei giocati, tre titoli consecutivi a Chennai, Bengaluru (battendo tra gli altri Nardi) e Pune, dove in finale si è ripetuto battendo di nuovo Nardi. Un filotto splendido, ottenuto giocando alla grande, dominando il campo a furia di attacchi, serve and volley, tagli continui anche col back di diritto che hanno mandato completamente fuori ritmo gli avversari. Il suo marchio di fabbrica quello di non darti punti di riferimento, pochissimo ritmo, attaccare all’improvviso. Con questa fantastica tripletta è entrato nella top100 al n,99, e non si è fermato lì. Ha raggiunto la semifinale al Challenger di Las Franqueses de Valles e quindi finale a Lille, con un altro best ranking di n.86. Prima di sbarcare a Roland Garros, altre due finali CH, in Corea.

Col suo gioco così offensivo, ci si aspettava qualcosa in più sull’erba, ma è stato subito battuto al 250 di Maiorca (da Feliciano Lopez, all’ultimo ballo in carriera) e poi ai Wimbledon ha pescato male, Rublev al primo turno. Quindi è volato negli Stati Uniti, per entrare sul tour maggiore con forza. Difficile l’avvio, out subito a Newport, Atlanta e Washington, con qualche commento che già lo bollava come tennista “da Challenger”. Li ha zittiti subito con la doppietta dei 1000 nord americani. Ha passato le quali a Toronto, battendo l’idolo di casa Auger-Aliassime e lottando tre set contro Murray, fino al miglior torneo della sua vita a Cincy, dove ha passato le quali e quindi ha sconfitto Harris, Ruud (testa di serie n.5, miglior scalpo in carriera) e ieri Wawrinka. Non vittorie di “Pirro”, ha giocato assai bene Purcell, se l’è davvero meritate.

Max è un tennista ancora poco conosciuto al grande pubblico, ma è anche un tizio divertente da vedere in campo, perché è diverso dal classico picchiatore col diritto, modello predominante sul tour. Dotato di un ottimo fisico, compatto ed esplosivo, riesce a coprire molto bene il campo, e con l’esperienza maturata in doppio ha nel servizio e nella risposta una base molto solida da cui impostare il suo gioco. Rivali molto potenti e che impongono un gran ritmo riescono a sbaragliarlo, ma Purcell ha nel cilindro l’antidoto ideale se non riesci a farlo correre in difesa facendogli perdere campo. Si chiama variazione, intelligenza tattica e visione del momento. Con i suoi tagli “sgonfia” le palle degli avversari, li porta a colpire senza ritmo e spesso da posizioni strane, angolate in avanti, forzandoli a chiudere o venire a rete. Inoltre quel back di diritto che spesso usa non te l’aspetti proprio e se non sei veloce nell’aggredirlo diventa poi difficile da tirare su e rigiocare profondo, ed ecco che il “canguro” fa un passo avanti e via spara un’accelerazione improvvisa o ti viene a rete, dove riesce a chiudere con ottima sicurezza. Insomma, è una discreta gatta da pelare…

Purcell è la dimostrazione che al piano di sotto di talento ce n’è davvero tanto. La differenza viene da piccole grandi cose, come la testa, il focus, crederci e lavorare con obiettivi ambiziosi per spingerti oltre quelli che pensi – erroneamente – siano i tuoi limiti. L’ha descritto molto bene in un’intervista rilasciata al sito ATP qualche mese fa, dopo l’esplosione nei Challenger, nel quale si racconta e spiega come sia riuscito a fare il salto di qualità.

“Come sono riuscito a vincere 15 match di fila nei Challenger? Ho scelto di smettere con le distrazioni fuori dal campo”, spiega Purcell. “Soprattutto in quelle settimane in India, volevo stare il più lontano possibile dal mio telefono. Volevo assicurarmi di avere più tempo tranquillo e assicurarmi solo di non portare nient’altro in campo durante le mie partite. Nessuna emozione extra o qualcosa del genere. Volevo solo essere il più calmo possibile e concentrarmi sulla mia missione, giocare al massimo in campo. Direi che ha funzionato davvero bene, e non voglio più cadere negli errori del passato. Anche quando stavo cercando di ridurre i tempi in cui mi distraevo l’anno scorso, mi ritrovavo comunque a parlare con gli amici su FaceTime, mi consumava la giornata e consumava energia perché passavo troppo lì incollato. Se dovevo uscire a cena con più tennisti, di nuovo era la stessa cosa. Ho cercato di limitare le distrazioni il più possibile, mi dicevo ‘Ora basta, stacca il telefono, resta in camera e rilassati che domani c’è una partita, c’è da lavorare”. 

Nel 2022 Murray aveva fatto complimenti pubblici a Purcell per il suo modo di giocare così particolare. Max ringrazia e va avanti: “Murray è stato molto gentile, ma in effetti non vedo nessuno colpire i dritti tagliati come faccio io”, continua Purcell. Non penso che ci sia una sola persona che gioca come me, quindi penso che sia piuttosto unico e questo può diventare un punto di forza perché non sei abituato ad affrontare uno come me. Sono cresciuto a Sydney, avevamo molti campi in erba sintetica, quindi ho usato molto lo slice quando ero giovane. Sapevo di poter sempre colpire con il diritto slice, ma gli allenatori mi dicevano continuamente che non era efficace. L’anno scorso sono stato senza allenatore per un po’, quindi ero tipo ‘Fanculo’, non mi interessa cosa pensano gli allenatori… inizierò a farlo. Ci ho creduto davvero e l’ho usato ottenendo buoni risultati. Quindi, perché snaturare il mio modo di essere?”.

Quindi d’ora in poi, solo singolare? No, ma lo schedule non sarà facile, è un’altra sfida. “L’anno scorso mi sono bruciato… Non posso combinare totalmente due programmi separati, singolo e doppio. Nel 2022 ho partecipato a un torneo per sette mesi e mezzo, ogni singola settimana. A ripensarci sento ancora quella fatica nelle gambe e nella testa. Sicuramente negli Slam e magari qualche 1000 farò ancora singolo e doppio, ma vediamo, le cose cambiano rapidamente”. 

Già, in meno di 8 mesi Purcell è passato dall’essere uno dei tanti che sgomitano a top50. Quanto conta nel tennis la testa, il focus, gli obiettivi.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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