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    Nuovo record per Jannik Sinner

    Jannik Sinner (foto Getty Images)

    Jannik Sinner a suon di vittorie continua scrivere pagine di storia e segnare nuovi record per il tennis italiano, e non solo. La semifinale raggiunta al Masters 1000 di Monte Carlo battendo Holger Rune è la terza consecutiva in tornei mille nel 2024, stagione finora straordinaria per lui con una sola sconfitta (e 25 vittorie!). Come riporta l’account ufficiale del torneo monegasco, Jannik è il quarto giocatore nella storia capace di arrivare in semifinale nei primi 4 grandi appuntamenti stagionali: Australian Open, Indian Wells, Miami e Monte Carlo. Il club ristretto in cui Sinner entra è della massima qualità: Roger Federer, Rafael Nadal, Novak Djokovic gli altri membri. Il massimo.
    Infatti prima di lui Roger è riuscito in quest’impresa nel 2006, Rafael per due volte (2008 e 2012), Novak altre due (2012 e 2015). Ora è toccato a Jannik nel 2024.

    Players to reach semi-finals at the Australian Open, Indian Wells, Miami, and Monte Carlo to start the year:
    Roger Federer (2006)Rafael Nadal (2008, 2012)Novak Djokovic (2012, 2015)Jannik Sinner (2024)
    🌟 @janniksin #RolexMonteCarloMasters pic.twitter.com/heMxTro3GP
    — Rolex Monte-Carlo Masters (@ROLEXMCMASTERS) April 12, 2024

    Numeri, statistiche, come tante altre che rendono l’azzurro sempre più forte e dominante. La vittoria su Rune è stata la sua 14esima negli ultimi 16 match disputati contro top10. È la vittoria n.28 negli ultimi 29 incontri disputati e allargando il tiro la n.45 sulle ultime 48 partite giocate.
    Nell’era Open sono soltanto 7 i tennisti capaci di vincere 25 delle prime 26 partite disputate in una stagione: Jimmy Connors, Bjorn Borg, Ivan Lendl, John McEnroe, Roger Federer, Novak Djokovic, Jannik Sinner.
    Chiudiamo con un altro primato di precocità: è il terzo giocatore a raggiungere i quarti di finale nei primi 4 grandi eventi dell’anno prima dei 23 anni, prima di lui solo Nadal e Djokovic. Numeri da capogiro…
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    Medvedev & Rublev, quando la frustrazione è il nemico

    La furia di Medvedev contro il supervisor di Monte Carlo

    Daniil Medvedev e Andrey Rublev sono vicini da sempre. Moscoviti, quasi coetanei, hanno percorso le vie intricate e per niente facili dell’ascesa verso il tennis che conta fin da piccoli, condividendo gioie e dolori in lunghe trasferte lontano da casa. Un’amicizia vera, inscalfibile ai rigori del tempo e delle sfide in campo, tanto che Andrey è pure padrino della figlia di Daniil e i due passano spesso del tempo insieme nelle pause del tour, tra Costa Azzurra e Spagna. Diversi come carattere, diversissimi nel gioco in campo, ultimamente i due sono accomunati seppur con declinazioni differenti da un problema piuttosto serio: la difficoltà nella gestione della frustrazione. Nelle ultime settimane Rublev prima e Medvedev poi sono stati protagonisti di episodi tutt’altro che positivi, nei quali la loro rabbia è esplosa con virulenza incontrollabile, una fragilità mentale che sta penalizzando in modo pesante il rendimento sportivo.
    Il fatto di Dubai ha sdoganato Rublev oltre i confini tennistici: la squalifica contro Bublik per aver insultato pesantemente un giudice di linea in una fase calda del match ha fatto il giro del mondo. Non è stata la prima volta che Andrey se l’è presa con un membro dello staff tecnico, pure nell’esibizione UTS di Oslo (in un match per così dire “amichevole”) era arrivato a scalare il seggiolone dell’arbitro per perorare la propria causa con un piglio non proprio cordiale. Urlacci contro se stesso, contro il suo angolo e il mondo intero, racchettate sulle le proprie gambe o scarpe con la stessa potenza del suo diritto, telai scaraventati a terra con altrettanta forza, tutti episodi ai quali assistiamo da tempo e che confermano quanto il russo sia in difficoltà nella gestione della propria ansia, frustrazione e delusioni, una tensione che lo manda fuori controllo e ovviamente ne penalizza le prestazioni. Dopo la squalifica di Dubai ha fatto mea culpa, ha scritto sui social di aver capito dove ha sbagliato promettendo il massimo impegno per migliorarsi e affermando di aver intrapreso un percorso specialistico ad hoc. Da allora ha vinto un solo match (vs. Murray a Indian Wells), poi solo sconfitte, inclusa quella dolorosissima di questa settimana a Monte Carlo contro Popyrin, mesta uscita di scena da campione in carica. Sembra che di strada per svoltare ce ne sia ancora parecchia, e bella ripida…
    Non va poi così meglio all’amico Daniil, che nelle ultime due prestazioni a Monte Carlo ha brillato più per la furia in campo che per quei colpi ineguagliabili che lo rendono uno dei più forti al mondo. Già contro Monfils non era stato calmo, ma nella sconfitta negli ottavi vs. l’amico Khachanov ha messo in scena un teatro dell’orrore: prima una racchetta scagliata violentemente sui teloni (pardon, oggi sono dei maxi monitor), comportamento inaccettabile che per regolamento, vista la violenza del gesto coi i giudici di linea nei pressi, sarebbe già da sola stata passibile di immediata squalifica, poi ha inscenato una protesta terribile tra giudice di sedia e supervisor. Per quel che aveva scatenato la questione poteva anche aver un minimo di ragione a protestare, ma non così, con tanta virulenza e vigore. Anche Daniil, come l’amico Andrey, ha in questa fase della sua carriera un’enorme difficoltà nel gestire lo stress in campo e la frustrazione di situazioni che girano male. Anche Medvedev ha affermato di esser consapevole del problema, che fuori dal campo è un ragazzo assai affabile sereno, ma che in campo si trasforma e diventa difficile per lui gestire le emozioni. Ricordiamo quando coach Cervara un po’ di mesi fa decise di mollare il box nel corso di un match del suo assistito, stanco di esser offeso dopo ogni punto…
    La situazione dei due più forti tennisti russi è diversa, ma con molti punti contatto. Rublev da sempre ha nella gestione delle emozioni uno dei punti deboli, forse ancor più negativo di un tennis potente ma monocorde e un rovescio instabile. È sicuro che l’impatto scatenato dai fatti di Dubai l’ha segnato duramente, il suo tennis sembra depotenziato, ancor più grigio del solito. Qualcosa non sta andando affatto bene dentro di lui, probabilmente sta attraversando una sorta di lotta contro i suoi demoni che gli toglie energia e focus. Come dagli torto… Medvedev invece sembra esser quasi peggiorato, è sempre stato uno “scattoso”, pronto ad esplodere quando una situazione gli girava contro, ma erano momenti che riusciva a gestire e superare con discreta abilità, tornando a giocare bene e spesso vincere. Gli ultimi mesi di Daniil l’hanno visto affrontare molte sconfitte contro i rivali più forti, a partire da Sinner, che l’ha battuto nelle loro ultime 5 sfide, con le ultime due particolarmente dolorose (la rimonta da due set di vantaggio a Melbourne, e la batosta di Miami in semifinale). Lungi da me affermare che sia stato Jannik a “mandare in analisi” Daniil, ma se aggiungiamo anche la battuta d’arresto subita dal russo a Indian Wells per mano di Alcaraz, la sensazione è che Medvedev stia pagando a caro prezzo il peso di molte sconfitte importanti. Arriva lì a un passo e perde, tutto questo pesa sulle sue spalle e manda in tilt la sua testa al primo episodio negativo e nel quale si sente come scippato di qualcosa. Poca lucidità e zero serenità.
    Sono situazioni alquanto comuni nel tennis, dove per dirla alla Sinner “quasi ogni settimana perdi e se va bene ogni tanto vinci un torneo ed è bellissimo”. Jannik aveva pronunciato queste parole dopo il successo a Toronto la scorsa estate, ora come ora l’azzurro vince quasi sempre… ma in realtà è la foto esatta della vita del tennista. Saper ripartire il giorno dopo la sconfitta e nel torneo successivo, con l’abilità di cancellare la negatività accumulata a far fruttare i punti di forza sotto stress è la dote dei campioni e dei giocatori forti mentalmente. Rublev non ha mai posseduto questa dote, e l’avanzare della sua carriera sembra confermare una netta difficoltà nel maturare e migliorare; ora anche Medvedev, noto scacchista in campo e nella vita, sembra zoppicare non poco. Sono due grandi tennisti, nel pieno della propria carriera, hanno sicuramente la possibilità di invertire il trend e riprendersi, soprattutto Daniil che già in passato ha attraversato fasi non positive con poche vittorie e molte sconfitte pesanti, riuscendo a rialzare la testa e alzare trofei prestigiosi. Resta il fatto che la frustrazione e la gestione dell’ansia in campo sia uno dei massimi nemici per i tennisti di vertice. I due russi ne sanno qualcosa…
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    Il tennis è il secondo sport più seguito in Italia dopo il calcio (sondaggio Demos)

    Sinner con il Norman Brookes Trophy al Colosseo

    Il tennis in Italia è attualmente il secondo sport più seguito dagli appassionati dopo il calcio. La conferma della crescita impetuosa del nostro sport nel Belpaese viene da un sondaggio della nota società di rilevazioni statistiche Demos, che ha stilato la classifica delle dieci discipline più amate e seguite comparandole al 2016.
    Le imprese dei nostri tennisti, iniziate con la vittoria a Monte Carlo di Fognini 2019, seguite dal periodo d’oro di Berrettini con la finale a Wimbledon e culminate con l’esplosione di Sinner e la vittoria in Coppa Davis dello scorso autunno, hanno portato il tennis ad un crescita notevole, passando da un seguito del 21% dei partecipanti al sondaggio del 2016 all’attuale 39%, con dato che segna un clamoroso sorpasso sulla Formula 1 come secondo sport più seguito. Con un +18% il tennis è la disciplina sportiva che ha registrato l’incremento maggiore nel periodo.
    Riportiamo la top 10 del sondaggio, con gli scarti rispetto al 2016.
    1 – Calcio: 53% (38% nel 2016)
    2 – Tennis: 39% (21% nel 2016)
    3 – Formula 1: 38% (34% nel 2016)
    4 – Pallavolo: 31% (32% nel 2016)
    5 – Atletica: 31% (30% nel 2016)
    6 – Nuoto: 29% (32% nel 2016)
    7 – Motociclismo: 29% (35% nel 2016)
    8 – Ciclismo: 26% (25% nel 2016)
    9 – Basket: 22% (21% nel 2016)
    10 – Rugby: 11% (11% nel 2016)

    Calcio (+15%) e tennis (+18%) sono i due sport con la crescita maggiore, mentre il motociclismo è quello calato maggiormente (-6%). Ulteriore conferma dell’interesse crescente per il tennis in Italia viene dai dati di ascolto tv, ma anche dalla presenza dei ragazzi nelle scuole tennis e praticanti in genere. Nel 2024, grazie a Jannik Sinner e non solo, stiamo vivendo un vero Rinascimento del tennis in Italia.
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    Grinta Berrettini! Rimonta un set a Navone, è in finale all’ATP 250 di Marrakech

    Matteo Berrettini (foto Getty Images)

    Mai sottostimare il cuore e la grinta di un Campione. Matteo Berrettini va sotto, soffre ma non cede, anzi rilancia! L’azzurro non ripete la prestazione super al servizio del match contro Sonego ma si aggrappa alla testa, corre tantissimo e spinge con decisione col diritto, rimontando un set a un buonissimo Mariano Navone e volando in finale all’ATP 250 di Marrakech, dove trova lo spagnolo Roberto Carballes Baena. Matteo batte Mariano per 6-7(4) 6-3 6-2 al termine in un match estremamente fisico, durato due ore ma terribilmente intenso sul piano della spinta e della lotta. Un Berrettini meno scintillante rispetto ai match precedenti del torneo ma fortissimo sul piano dell’agonismo e della tenuta fisica, “di lotta e di governo”. Ha sofferto perché non ha ricavato molti punti diretti con la battuta e perché Navone è vero “terraiolo doc”, conosce benissimo la superficie e ha studiato benissimo la partita, perfetto in ogni mossa tattica per mettere in difficoltà Berrettini. Matteo alla fine ha vinto perché ha imposto la sua maggior potenza e qualità, ma ha dovuto sudarsela davvero questa vittoria. Anche per questo è un successo speciale: è la conferma di quanto abbia lavorato bene per ritrovare un’ottima condizione fisica che gli ha permesso di spingere davvero tanto, correre tantissimo senza finire in grande affatto e addirittura finire in crescendo per potenza dei colpi e qualità degli schemi offensivi. Solidissimo e concreto.
    Navone è stato davvero bravo a giocare un match fantastico, aggrappandosi alle sue qualità e mettendo a nudo le debolezze dell’azzurro. Tanta rotazione nei colpi, per aprire l’angolo e far correre Matteo, ma non solo. Ha risposto dai teloni per iniziare più scambi possibili, e c’è riuscito, poi velocissimo nell’avanzare e aggredire la prima palla più corta di Berrettini, e chiudere anche la porta sotto rete con discreta qualità. Matteo è stato in difficoltà perché ha servito con buone percentuali ma senza ricavare moltissimi punti. Inoltre il suo back è stato totalmente annullato da Navone. Spesso è proprio il back a dare a Berrettini il tempo per girarsi e spaccare la palla da sinistra col diritto; invece Mariano per la sua velocità di piedi e il modo di aggredire la palla da sotto, arrivava comodo e anticipo sui tagli dell’azzurro trovando impatti sicuri e profondi, che gli hanno spesso permesso di ribaltare la situazione a suo favore e prendersi molti punti. Così è stato il primo set, dove ha sprecato un vantaggio di un break ma poi è riuscito a chiuderlo al tiebreak. All’avvio del secondo set, Berrettini ha cambiato marcia.
    Ha capito che con quest’andazzo sarebbe stata dura, durissima. Era necessario cambiare marcia col diritto, spingere di più e allontanare Navone dalla riga di fondo, per aprirsi il campo e chiudere. Ha dovuto farlo con raziocinio, perché la difesa del rivale è stata sempre ottima e consistente, e ha anche sentito un po’ la pressione Berrettini, commettendo qualche errore grave. Splendido come sia riuscito di pura potenza a prendersi un break fondamentale all’avvio del secondo set e difenderlo, salvando una pericolosissima palla break a metà del secondo set. Quel momento è stato decisivo, ha dato a Berrettini la totale forza e convinzione di farcela. Da lì in avanti è stato impressionante vederlo correre e spingere, dominare di pura prepotenza col diritto, sempre più aggressivo, profondo e potente. Non ha mollato il rivale, ma è stato messo troppo sotto, a rincorrere, e alla fine ha ceduto.
    Berrettini chiude il match con il 76% di prime palle in campo vincendo il 77% dei punti, ma solo 6 Ace e due doppi falli, a certificare la giornata non eccezionale alla battuta. Fantastico come abbia sopperito aggrappandosi alla sua testa, alla grinta, alla potenza del diritto e alla voglia di vincere. Matteo torna in finale di un torneo ATP dopo Napoli 2022. Speriamo che questo match piuttosto intenso sul piano fisico non lo paghi domani, contro un rivale che invece ha faticato ben poco per aver la meglio di Kotov. Vedremo come andrà, certo riprendere l’attività dopo l’ennesimo doloroso stop con un titolo ATP, come gli è capitato a Stoccarda nel 2022, sarebbe clamoroso, ma la notizia più bella è vedere Matteo così potente e sciolto nella corsa, nella spinta della palla, nella gestione del match con quella testa da feroce agonista che l’ha portato in finale a Wimbledon e molto altro. Questa è già una vittoria.
    Marco Mazzoni

    La cronaca
    Berrettini inizia la semifinale al servizio. Braccio già caldo, un Ace e via, accelerazioni sicure per l’1-0. Vince i primi sei punti Matteo, e con una risposta “pesante” strappa due palle immediate break sul 15-40. Le salva Navone, male Berrettini sulla seconda (brutta risposta mal centrate). L’argentino impatta 1 pari, bene col diritto lungo linea. Molto sicuro Matteo in quest’avvio, anche il rovescio lungo linea in spinta funziona a dovere, game a zero e avanti 2-1. Sul 2 pari Berrettini diventa improvvisamente falloso, braccio contratto e zero aiuto dal servizio, Non sfrutta due palle per chiudere il game e commette errori che gli costano una palla break ai vantaggi. Costruisce bene il punto ma sbaglia un volée stoppata scolastica, gli costa un BREAK, 3-2 e servizio Navone. Un passaggio a vuoto che lo costringere a rincorrere, per la prima volta nel torneo. Cerca la reazione il romano, si porta 15-30 ma l’argentino lavora molto bene lo scambio col rovescio ed è pronto a venire a prendersi il punto a rete, mentre Berrettini sembra meno rapido rispetto ai giorni scorsi nel correre a destra. 4-2 Navone. Mariano è “on fire”, gioca bene, trova grande profondità e pesca pure un jolly da highlights della settimana rimettendo con tocco splendido di rovescio un tocco che sembrava vincente. 0-30, ancora in affanno l’azzurro.  Finalmente lo schema principe di Matteo, servizio e diritto pesante, torna a pungere, 4 punti di fila e 3-4. Navone è molto veloce coi piedi, Berrettini non riesce a tenerlo fermo con la sua potenza e soffre la splendida copertura del campo dell’argentino, che gestisce alla grande i back di rovescio di Matteo arrivando in anticipo e raccogliendo con il suo swing dal basso la palla dell’azzurro. 5-3 Navone. Berrettini di pura rabbia vince un altro turno di battuta a zero, il problema è riaprire il parziale all’ultimo tuffo, sotto 4-5. Servendo il per il set, Mariano per la prima volta sente la pressione e affretta i tempi di gioco, commette due errori di rovescio che gli costano il 15-30. Lotta Matteo, staziona molto dietro ma con coraggio rincorre e rimette tutto, ed è Navone a sbagliare! 15-40, due palle del contro break. Bravo!!! Berrettini trova un diritto inside out strettissimo, giocato con i piedi in corridoio, si apre il campo e chiude sulla rete. Contro BREAK! 5 pari, con parziale di 8 punti a 1. Diventa 12 a 3 il parziale, per il 6-5, col diritto tornato bello incisivo e un Ace. Sorpasso completato, e ora è Navone ad accusare lo stesso del momento e l’aggressione di Matteo. Con un altro grande schema offensivo vola 0-30 Matteo, pesantissimo il diritto d’attacco. Strappa il set point Berrettini con un errore di rovescio di Navone, ma lo annulla l’albiceleste conducendo un lungo scambio attentissimo a non sbagliare. 6 pari, tiebreak. Inizia con un back di rovescio lungo Matteo, 0-1, si riscatta con un passante potente in corsa, 1 pari. C’è un vento davvero intenso adesso, volano letteralmente gli ombrelloni a bordo campo. Matteo si affida al servizio, Ace per il 3-2. Vengono chiusi gli ombrelloni, il gioco si ferma per un minuto. Come si difende Navone, rimette tutto e non è facile per l’azzurro sfondare, serve pazienza e misura. Sul 4 pari scappa via un diritto a Berrettini, l’argentino è di nuovo avanti 5-4. Sfonda col diritto Mariano, 6-4 e due set point. Gran diritto vincente in contro piede di Navone, 7-6. Set molto equilibrato, girato su una manciata di punti, peccato per il set point non sfruttato da Matteo e due punti giocati con la seconda palla nel tiebreak.
    Secondo set, Navone scatta benissimo vincendo il game a zero, molto rapido ad aggredire la palla col diritto. Buon game anche per Berrettini, 1 pari. Spinge in risposta Matteo, trova un bel diritto e poi sul 15-30 Navone commette il primo doppio fallo del match, 15-40! Si prende il BREAK con una risposta profonda e poi un diritto potentissimo. 2-1 e servizio. Con grinta Berrettini consolida il vantaggio con un game combattuto, nonostante un doppio fallo, per il 3-1. Matteo serve sul 3-2, sbaglia un diritto e poi tocca male una smorzata, scivola 0-30. Si aggrappa al servizio e alla potenza del diritto, ma sul 30 pari ne stecca uno (probabile cattivo rimbalzo). Uff… annulla la palla break col brivido, smorzata e tocco sotto rete nemmeno facile perché Navone ha il “motorino” sotto i piedi. Altro tocco di Matteo, stavolta vincente, a punire la posizione molto arretrata del rivale in risposta. Ottima prima palla, 4-2 Berrettini, salito notevolmente nella spinta col diritto. Sul 5-3 in risposta è super aggressivo, vola 0-30 con un rovescio lungo linea splendido e quindi 15-40 rimettendo una smorzata grazie a uno sprint fantastico. Doppio Set Point! Spreca il primo sparacchiando un diritto con poco equilibrio; attacca bene Navone sul secondo (forse era meglio il lob per Matteo). Il game diventa una lotta feroce, non sfrutta l’azzurro nemmeno il terzo set point (lungo l’approccio col back di diritto) ma trasforma la quarta chance, grazie a un diritto larghissimo di Navone. 6-3 Berrettini! Grande lotta, è cresciuto con la spinta col diritto, nonostante numeri inferiori complessivamente col servizio.
    Terzo set, Berrettini scatta alla battuta. Forte del set vinto, il suo braccio è più sciolto, trova anche una splendida “smorza” che gli vale l’1-0. Sembra stanco Matteo, ma è fortissimo di testa e riesce a rimontare da 30-0 in risposta con due contrattacchi eccellenti. Scoppa la palla di Berrettini, gioca profondissimo e mette tonnellate di pressione a Navone che cerca di uscire con un’accelerazione troppo rischiosa. 30-40, palla break! No! Il nastro respinge la bordata di Matteo. Tennis duro in questa fase, molto fisico, è un vero braccio di ferro. Comandando col diritto ma con poco rischio Matteo strappa una seconda chance per l’allungo. E pure seconda di servizio… Altro scambio duro, durissimo, ma il diritto del romano è di granito! Forza una palla più pesante dell’altra e facendo correre Mariano, fino all’errore. BREAK Berrettini, 2-0 avanti, e bravo a servire bene aprendosi il campo per l’affondo. Un ottimo game, vinto e con poca fatica. 3-0 avanti. Navone entra nel set, ma in risposta fa fatica contro la potenza del servizio di Matteo che, vedendo l’avversario molto dietro, gioca con ottima mano un’altra smorzata vincente. Game a zero, importantissimo anche perché ha fatto zero fatica l’azzurro, 4-1. Sul 4-2 Matteo commette un doppio fallo e poi sbaglia malamente un diritto, si complica la vita sul 15-30. Arriva un ACE salvifico, momento perfetto, e poi altra prima a tutta, sulla riga. Fa il pugno e un urlaccio Berrettini sul terzo servizio vincente, gli vale il 5-2. L’azzurro vuole chiuderla subito, ruggisce come un leone in risposta con un diritto terrificante, ingestibile. Poi attacca con la palla corta, dopo una risposta profonda, 15-30. Spettacolare ancora col diritto Matteo, corre a destra e trova una bordata cross degna del miglior Sampras, gli vale il doppio match point sul 15-40!!! Finisce qua! È largo un diritto di Navone!!! È in finale!!! Torna in finale in un ATP dopo Napoli 2022. Una vittoria di grinta, di potenza e fatica. È il segnale della forza fisica e mentale di un Matteo mai domo agonisticamente. BRAVO!

    [PR] Matteo Berrettini vs [7] Mariano Navone ATP Marrakech Matteo Berrettini666 Mariano Navone [7]732 Vincitore: Berrettini ServizioSvolgimentoSet 3M. Navone 0-15 15-15 15-30 15-405-2 → 6-2M. Berrettini 15-0 15-15 df 15-30 30-30 40-304-2 → 5-2M. Navone 15-0 30-0 30-15 40-15 40-30 40-40 A-404-1 → 4-2M. Berrettini 15-0 30-0 40-03-1 → 4-1M. Navone 0-15 15-15 30-15 30-30 40-303-0 → 3-1M. Berrettini 15-0 15-15 30-15 40-152-0 → 3-0M. Navone 15-0 30-0 30-15 30-30 30-40 40-40 A-40 40-40 40-A1-0 → 2-0M. Berrettini 15-0 30-0 40-0 40-15 40-300-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 2M. Navone 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 A-40 40-40 40-A5-3 → 6-3M. Berrettini 15-0 30-0 40-0 ace4-3 → 5-3M. Navone 15-0 15-15 15-30 30-30 40-304-2 → 4-3M. Berrettini 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-403-2 → 4-2M. Navone 0-15 15-15 30-15 40-15 40-303-1 → 3-2M. Berrettini 0-15 15-15 15-30 30-30 40-30 40-40 df A-402-1 → 3-1M. Navone 0-15 0-30 15-30 15-40 df1-1 → 2-1M. Berrettini 15-0 15-15 30-15 40-150-1 → 1-1M. Navone 15-0 30-0 40-00-0 → 0-1ServizioSvolgimentoSet 1Tiebreak0*-0 0-1* 1-1* 1*-2 2*-2 3-2* ace 3-3* 3*-4 4*-4 4-5* 4-6*6-6 → 6-7M. Navone 0-15 0-30 15-30 30-30 30-40 40-40 A-406-5 → 6-6M. Berrettini 15-0 30-0 40-0 40-15 40-30 ace5-5 → 6-5M. Navone 15-0 15-15 15-30 15-404-5 → 5-5M. Berrettini 15-0 30-0 40-0 ace3-5 → 4-5M. Navone 15-0 15-15 30-15 40-153-4 → 3-5M. Berrettini 0-15 0-30 15-30 30-30 40-302-4 → 3-4M. Navone 0-15 15-15 15-30 30-30 40-302-3 → 2-4M. Berrettini 15-0 15-15 30-15 30-30 40-30 40-40 A-40 40-40 40-A2-2 → 2-3M. Navone 0-15 15-15 30-15 40-152-1 → 2-2M. Berrettini 15-0 30-0 40-0 ace1-1 → 2-1M. Navone 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 A-401-0 → 1-1M. Berrettini 15-0 15-15 30-15 40-15 ace0-0 → 1-0

    🇮🇹 Matteo Berrettini vs Mariano Navone**SERVICE STATS**
    | Statistica | 🇮🇹 Berrettini | Navone ||——————————|—————–|—————–|| Serve Rating | **299** | 246 || Aces | **6** | 0 || Double Faults | 2 | **1** || First Serve % | 76% (65/86) | **80% (86/107)**|| 1st Serve Points Won % | **77% (50/65)** | 62% (53/86) || 2nd Serve Points Won % | **52% (11/21)** | 38% (8/21) || Break Points Saved % | 50% (1/2) | **58% (7/12)** || Service Games Played | 14 | **15** |
    **RETURN STATS**
    | Statistica | 🇮🇹 Berrettini | Navone ||——————————|—————–|—————–|| Return Rating | **175** | 128 || 1st Serve Return Points Won %| **38% (33/86)** | 23% (15/65) || 2nd Serve Return Points Won %| **62% (13/21)** | 48% (10/21) || Break Points Converted % | 42% (5/12) | **50% (1/2)** || Return Games Played | **15** | 14 |
    **TOTAL STATS**
    | Statistica | 🇮🇹 Berrettini | Navone ||——————————|—————–|—————–|| Service Points Won % | **71% (61/86)** | 57% (61/107) || Return Points Won % | **43% (46/107)**| 29% (25/86) || Total Points Won % | **55% (107/193)**| 45% (86/193) |
    Le statistiche mostrano una prestazione superiore di Berrettini rispetto a Navone. Il tennista romano ha servito meglio, con una percentuale più alta di punti vinti sia sulla prima (77% vs 62%) che sulla seconda di servizio (52% vs 38%), mettendo a segno anche 6 ace. In risposta, Berrettini è stato molto più efficace, vincendo il 43% dei punti rispetto al 29% di Navone, in particolare sulla prima di servizio dell’avversario (38% vs 23%). Nonostante Navone abbia salvato una percentuale leggermente più alta di palle break (58% vs 50%), Berrettini è riuscito a breakkare più volte l’avversario. Nel complesso, Berrettini si è aggiudicato il 55% dei punti totali contro il 45% di Navone, dimostrando una maggiore solidità al servizio e una migliore capacità di sfruttare le occasioni in risposta. LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic parla della rottura con Djokovic: “Eravamo entrambi saturi, ma sarei morto per lui”

    Goran Ivanisevic

    Goran Ivanisevic è tornato a parlare dopo la clamorosa separazione dal n.1 Novak Djokovic. Il loro sodalizio pareva assai solido, nonostante qualche tensione nel corso delle partite, forte di una montagna di tornei e Slam vinti e un tennis assai migliorato nel servizio e attitudine offensiva grazie ai consigli del croato. Invece dopo Indian Wells le strade dei due slavi si sono separate, interrompendo cinque anni di grandi successi. Goran ha parlato a Tennis Majors, riportiamo alcuni estratti dell’intervista nella quale spiega i motivi che hanno portato alla rottura e come ha vissuto un lustro di tennis e di vita assai intenso.
    “È stato emozionante, un grande onore, una grande responsabilità, ne sono molto orgoglioso” afferma Ivanisevic. “È stato turbolento, non per quanto riguarda la nostra collaborazione, ma turbolento a causa di tutto quello che è successo. Scherzavamo su questo in squadra, ma ovunque siamo andati arrivava sempre qualche pasticcio e purtroppo è iniziato proprio così dal 2019: l’infortunio alla spalla agli US Open, poi tutto quello che è seguito con il coronavirus… Ma lui è un’istituzione, Novak Djokovic è il più grande tennista di tutti i tempi, anzi uno dei più grandi atleti di tutti i tempi”.
    Ecco il passaggio sui motivi della separazione tra i due: “Le persone devono semplicemente scrivere qualcosa, sfortunatamente nessuno è arrivato nemmeno vicino alla verità. Voglio dire, non c’è davvero una ragione “reale”. Uno dei motivi è proprio un senso di saturazione e fatica, sono stati davvero cinque anni difficili e intensi. Le persone dimenticano quel periodo durante il coronavirus, dimenticano che per un certo momento è stato etichettato come il più grande cattivo del pianeta a causa della vaccinazione. Non ci era permesso di entrare in questo paese, poi in quell’altro, poi viaggiamo qui… Eravamo sempre in una sorta di limbo – giocando, non giocando, di nuovo pronti, poi cambiando le restrizioni e di nuovo ci proibivano di giocare. Per non parlare dell’Australia e di tutto quel caos. Quindi sì, siamo arrivati ad un certo livello di saturazione, come mi piace dire: stanchezza materiale, così come una macchina ha bisogno di una regolare manutenzione e messa a punto, in fondo mi sono stancato di lui, lui si è stancato di me; in ogni caso non mi sentivo più di poterlo aiutare. Anche così, sommando tutto, abbiamo ottenuto grandi cose per noi stessi e per il tennis”.
    La fine del rapporto era solo una questione di tempo per Ivanisevic, i tempi erano maturi da un bel po’: “Non è accaduto davvero dopo Indian Wells, direi piuttosto dalla trasferta in USA della scorsa estate, è stato allora che ho cominciato davvero a sentire che la fine era vicina. Era solo una questione se ciò sarebbe avvenuto alla fine dell’anno, o ad un certo punto di quest’anno, e proprio ora in America è successo. Non c’è un momento giusto o sbagliato, c’è solo quel momento in cui accade, quando due persone concordano che è giunto il momento. Forse col senno di poi si potrebbe dire che sarebbe dovuto succedere alla fine dell’anno scorso, ma dopo gli US Open ho subito l’operazione al ginocchio, non sono stato lì per sei o sette settimane, non ero lì per Paris Bercy, Poi è arrivata Torino…  Tutto sommato, c’era quella stanchezza graduale che cresceva in me, in lui, ma le persone sottolineavano che la nostra relazione e la nostra comunicazione fossero particolarmente turbolente, il che semplicemente non è vero. Novak è proprio così, è stato lo stesso con Becker, e con Marian, è semplicemente così che funziona. La sua comunicazione, di cui abbiamo già parlato cento volte, in campo durante una partita è quella, tutto era permesso. La cosa non mi ha nemmeno disturbato, metà delle sue urla non riuscivo nemmeno a sentirle”.
    Goran torna sulla sconfitta contro Sinner a Melbourne, una delle più pesanti rimediate dal serbo vista la sua forza nel torneo: “Non so cosa sia successo contro Jannik in quella semifinale in Australia. Non era se stesso e quando non dai il 100% contro un giocatore come Sinner, non hai chance. Poteva finire in una batosta, ma è riuscito a vincere il terzo set. Non si è sentito del tutto bene durante il torneo, ma è così bravo che potrebbe battere giocatori importanti con una gamba sola. Tuttavia, contro Carlos, Jannik o Daniil devi essere perfetto. Poi negli Stati Uniti non è stato bravo. Anzi, contro Nardi credo che il primo set che ha giocato sia stato il peggiore che gli abbia visto in questi cinque anni insieme. Non era pronto per quella battaglia. Se arriva il Novak A è una cosa, se arriva Novak B allora abbiamo un problema”.
    Così il croato chiude l’intervista e tira un bilancio dei cinque anni insieme a Novak: “Ci siamo comunque divertiti molto in America, indipendentemente dal risultato, eravamo davvero rilassati. Alla fine, chi può biasimarlo? Novak ha vinto tutto quello che c’era da vincere nel tennis. Sono con lui negli allenamenti, trovare la motivazione ogni giorno… non è facile. Venire tutti i giorni ad allenarsi e motivarsi, è più facile per gli Slam, ma per questi Masters è difficile allenarsi con intensità ogni volta, anche per un perfezionista come lui. Richiede forza, passione, forza di volontà… Voleva qualcosa di diverso, stare di più con la famiglia. Ci siamo seduti insieme il giorno dopo per parlare e sono davvero felice di averlo fatto, dopo questi cinque anni in cui abbiamo affrontato di tutto insieme, era l’unico modo corretto per farlo. Non mandando SMS o chiamando. Ci siamo seduti bene, rilassati, abbiamo riso e parlato, e per me era importante dirgli certe cose su come mi sentivo, lui mi ha detto come si sentiva, e tutto questo è stato davvero bello. Per cinque anni sono stato accanto a lui nel bene, nel male, nel caos, in tutto. Novak, quando le telecamere sono spente, è una brava persona, ha un grande cuore. Sono sempre stato pronto a morire per lui se fosse stato necessario, combatteva contro il mondo intero. Non era facile essere il suo allenatore in quel momento, ovunque andassimo la gente ci guardava male, lo vedeva come il cattivo. Naturalmente c’erano anche persone che ci hanno dato il loro sostegno, che si sono avvicinate a noi dicendoci di tenere duro. Ma ce n’erano molti che erano molto scortesi e aggressivi”.
    Un’intervista profonda, che racconta un rapporto vissuto intensamente nel bene (le grandi vittorie) e nel male (tensioni e mille problemi). Goran ha certamente contribuito in modo decisivo agli ultimi anni di carriera di Djokovic, sul piano tecnico ma anche umano. La prossima settimana il serbo torna in campo a Monte Carlo, con Jannik Sinner già bello visibile “negli specchietti”, pronto al sorpasso. Solo il campo ci dirà come risponderà Novak.
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    Djokovic: “Cerco di sentire da solo ciò di cui ho bisogno. Sarete informati nel caso in cui qualcuno si unisca alla squadra”

    Novak Djokovic (foto Getty Images)

    La separazione tra Novak Djokovic e Goran Ivanisevic ha colto in contropiede il mondo della racchetta. Non c’erano avvisaglie di problemi e il duo slavo nonostante più di un battibecco pubblico nel corso dei tornei funzionava a meraviglia. Due caratteri forti, un vero testa a testa di talento e visione di gioco ideale a stimolare la classe di Novak. Il lavoro svolto dal croato sul serbo è stato fenomenale: ha dato al n.1 l’unico colpo che un po’ mancava nel suo repertorio, un servizio top, grazie al quale è diventato quasi imbattibile a Wimbledon e non solo. Per questo la decisione di interrompere la collaborazione ha suscitato stupore e aperto ampie riflessioni sul futuro del campione, sulla soglia dei 37 anni.
    Dalla Serbia arrivano le parole che confermano l’incertezza del momento. Djokovic dopo la sorprendente sconfitta contro Luca Nardi ad Indian Wells ha deciso di saltare Miami ed allenarsi con calma, insieme alla famiglia, per preparare la stagione su terra battuta, in vista di Roland Garros, torneo nel quale Novak è campione in carica. Presenziando ad alcuni eventi privati, Djokovic ha affermato di non aver idea di chi ingaggiare come nuovo coach, non ha fretta particolare nel prendere questa decisione e addirittura sta valutando se proseguire la sua strada da solo, assistito solo dallo staff che segue la parte atletica (preparatore fisico e fisioterapista). Così ha dichiarato il n.1: “Ho avuto allenatori fin da quando ero ragazzino, ora cerco di sentire da solo ciò di cui ho bisogno, ciò con cui mi sento più a mio agio. Sarete informati nel caso in cui qualcuno si unisca alla squadra”. Nei mesi scorsi tra l’altro Djokovic ha anche interrotto il suo storico rapporto con Edoardo Artaldi, manager di lungo corso che lo seguiva da oltre 10 anni.
    In questi giorni Djokovic si sta allenando con l’amico Nenad Zimonjic, ex doppista di grande valore, ma sembra difficile che questa scelta possa diventare duratura, anche perché lo stesso Zimonjic (47enne) aveva affermato nel recente passato di non essere interessato ai continui viaggi della vita Pro. Sui media serbi impazza un dibattito ancor più profondo: che le scarse prestazioni di quest’inizio di stagione sia il segnale di un primo calo evidente di motivazione, e quindi il suo ritiro sia più vicino di quel che si poteva ipotizzare?
    La risposta la conosce solo Novak. In più interviste ha affermato di voler continuare a vincere e segnare record storici, anche se di fatto… li possiede già quasi tutti! In altri momenti aveva affermato che “le cose possono cambiare anche molto velocemente”, a maggior ragione se il suo corpo iniziasse a dare segnali chiari di scricchiolii o cedimento. Alcaraz e Sinner sono già il presente, giovane e vincente dello sport. Conoscendo il carattere di Djokovic, sembra difficile che possa restare nel tour alla sua “veneranda” età dietro all’azzurro e allo spagnolo, sistematicamente battuto dai due o pure altri. Forse Djokovic ha solo bisogno di tempo, non ha da dimostrare niente a nessuno e se volesse continuare facendo da solo non gli manca certo esperienza e professionalità per farlo.
    Il tempo è probabilmente quel che scandirà le sue decisioni. La prossima primavera – estate, con Roland Garros, Wimbledon e le Olimpiadi, ci dirà il livello atletico, tecnico e di motivazione di Novak. Qualora non dovesse vincere nessuno di questi tre grandi obiettivi, surclassato dalla prepotenza di Sinner e colpi di Alcaraz, forse appendere la racchetta al chiodo potrebbe diventare più di una probabilità…
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    Medvedev è pronto alla semi contro Sinner: “Grande sfida, conterà come ognuno di noi affronta le difficoltà poste dall’altro”

    Daniil Medvedev (foto Getty Images)

    Tra Jannik Sinner la terza finale al Miami Open c’è… Daniil Medvedev. La sfida contro il russo sta diventando un classico delle fasi conclusive dei grandi tornei. È stata la finale degli Australian Open 2024, e la partita di domani sarà l’undicesimo scontro tra i due. Dopo le 6 vittorie consecutive del moscovita, Jannik ha infilato una serie di 4 vittorie di fila: Pechino e Vienna (finali di ATP 500), le ATP Finals di Torino e soprattutto Melbourne, dove l’azzurro ha rimontato due set di svantaggio e alzato il primo trofeo Slam in carriera, il bellissimo Norman Brookes Trophy. Cosa aspettarsi dal nuovo confronto tra due dei giocatori più forti al mondo? Una grande battaglia, soprattutto sul piano tattico, così la pensa Medvedev, molto soddisfatto dopo aver superato Jarry nei quarti del M1000 della Florida.
    “È stata una bella vittoria per me”, afferma Daniil, “Jarry ha alzato il suo livello man mano che la partita andava avanti. Da parte mia, penso di aver mostrato un buon livello di tennis nel primo set, anche se non ho fatto nulla di speciale, quanto basta per vincere quel set. In quel momento ero soddisfatto, ma lui ha iniziato a migliorare molto, gli scambi e i punti hanno cominciato a diventare sempre più difficili, ha anche iniziato a servire molto meglio. Alla fine un paio di punti al tiebreak hanno deciso tutto, come spesso accade. Anche il match point non è stato facile per me con quella risposta strepitosa, ma alla fine sono riuscito a gestire la situazione e ad andare avanti”.
    Per provare a difendere il titolo 2023, c’è ancora Sinner… “Sinner gioca ogni giorno meglio, si vede che capisce sempre più il gioco e lo affronta con molta sicurezza, l’ho potuto constatare in alcune partite che ho potuto vedere in televisione questa settimana. In questo torneo qualche volta è stato in difficoltà, ma è sempre riuscito a restare in piedi e trovare una soluzione, così fanno i grandi campioni. Per me è una grande sfida, dovrò migliorare molto il mio gioco e dare il 100% in campo. So che non sarà una sfida facile, ma sono motivato e voglio andare là fuori e provarci, spero di riuscirci meglio dell’ultima volta.”
    Interessante la risposta di Medvedev su cosa si aspetta dalla prossima partita: “Quando affronti qualcuno come Jannik, o potrei dire la stessa cosa per Carlos o Novak, ogni partita sarà diversa. Cercherà di pensare a cosa ha fatto in Australia negli ultimi tre set per battermi. Proverò a pensare anche a questo, ma alla fine conterà come ci sentiremo in campo e come ognuno di noi affronterà le difficoltà poste dall’altro. Sarò lontano alla risposta o vicino alla riga? Spingerà subito al massimo o sarà un po’ meno aggressivo? Non lo sapremo mai prima, tutto cambia nel corso del match, dipende dalla bravura in quel momento della partita a gestire le situazioni. Mi preparerò semplicemente e cercherò di fare del mio meglio”.
    Quindi per Medvedev ogni sfida contro Sinner è una vera partita a scacchi: ognuno studia le mosse dell’altro nel corso del match e la vittoria va a quello dei due riesce a trovare la contro mossa più adeguata. Visione assolutamente corretta, da bravo scacchista, grande passione del russo.
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    Djokovic si separa da Ivanisevic

    Goran e Novak

    Le strade di Novak Djokovic e del suo coach Goran Ivanisevic si separano. L’ha annunciato il serbo con l’ormai classico messaggio social, condito da due belle foto insieme all’ex campione di Wimbledon croato, un momento di celebrazione dopo una vittoria e un altro di relax, insieme al suo team con un gioco da tavolo da loro molto amato, il Parchis.

    “Ricordo chiaramente il momento in cui ho invitato Goran a far parte della mia squadra. Era il 2018 e Marian e io stavamo cercando di innovare e portare un po’ di magia nel servizio al nostro duo” scrive Novak nel messaggio. “In effetti, non solo abbiamo portato il servizio, ma anche tante risate, divertimento, numero 1 nella classifica di fine anno, risultati da record e altri 12 tornei del Grande Slam (e alcune finali) da lì in avanti. E che ne dite di un po’ di drammaticità? #Nolefam lo saprebbe… Goran e io abbiamo deciso di smettere di lavorare insieme qualche giorno fa. La nostra chimica in campo ha avuto i suoi alti e bassi, ma la nostra amicizia è sempre stata solida. In effetti, sono orgoglioso di dire (non sono sicuro che lui lo sia) che oltre a vincere tornei insieme, a Parchis abbiamo anche una grade battaglia… per molti anni. E per noi la competizione non si ferma mai. Šefinjo, grazie di tutto amico mio. Ti voglio bene”.
    Una notizia che giunge inattesa, aspettiamo le parole di Ivanisevic in merito, ma molto probabilmente saranno dello stesso tenore. Djokovic sottolinea le diverse tensioni e alti e bassi vissute con Goran, ma dal messaggio non sembra che sia stato un litigio a provocare la rottura. In passato Ivanisevic aveva più volte affermato come non fosse affatto facile tener testa a una persona così carismatica e determinata come Nole, ma anche che fosse l’unico modo per essere ascoltato, prenderlo di petto e stimolarlo. Due caratteri molto forti, che tra alti e bassi hanno ottenuto risultati enormi. Evidente come il lavoro con Ivanisevic abbia fruttato al n.1 del mondo un miglioramento clamoroso dal servizio e anche nell’attitudine offensiva in campo, con più discese a rete e un tennis più verticale. Visto che questa era la richiesta iniziale al momento dell’ingresso nel team, si può affermare che il loro rapporto è stato assolutamente positivo e vincente, nonostante le molte tensioni tra i due.
    A questo punto resta da vedere se un quasi 37enne Djokovic avrà voglia di cercarsi un nuovo allenatore per provare ad alzare di nuovo l’asticella in vista delle sfide sul rosso con Alcaraz e Sinner, oppure se deciderà di continuare l’ultima fase della sua carriera da solo, con l’ausilio di preparatore fisico e fisioterapista. La notizia è stata accolta in Serbia con stupore, e molti fan del campione temono che questa decisione possa significare una fine della sua carriera più vicina. Uno scenario questo forse un po’ troppo “catastrofico”. Dalla Serbia riportano che in settimana negli allenamenti a Košutnjak con Novak c’era l’ex Pro e amico Nenad Zimonjic, ed è possibile a questo punto che lo possa seguire per qualche torneo, “ma non è realistico che sia una soluzione a lungo termine. Anche Carlos Gomez Herrera – sparring partner dello scorso anno e ora suo agente – sarà con Novak nel prossimo periodo”, afferma il collega Ozmo, sempre ben informato sulle faccende del n.1.
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