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Naomi Osaka e la sfida delle madri nel tennis: “La WTA forse si pubblicizza in un certo modo, ma le sue azioni concrete non sempre coincidono con quello che racconta”

Il ritorno alle competizioni di una tennista dopo la maternità è sempre stato un tema delicato, ma negli ultimi anni la presenza crescente di madri nel circuito femminile dimostra come la società stia cambiando, fortunatamente, in meglio. Nonostante ciò, secondo Naomi Osaka, la realtà non è ancora all’altezza della narrazione ufficiale che la WTA propone all’esterno.

In un’intervista al Financial Times, l’ex numero uno del mondo ha espresso con chiarezza le difficoltà che lei stessa ha vissuto dopo la nascita della figlia Shai, nel luglio 2023. «Ho avuto un paio di esperienze in cui non credo che il circuito WTA abbia concesso alle madri quel beneficio del dubbio necessario per dare priorità al loro benessere. Forse in molti momenti è mancata la reale comprensione delle sfide legate al ritorno dopo una gravidanza», ha spiegato la giapponese.

Per Osaka, che oggi occupa la posizione n.49 del ranking, non basta la promozione pubblica di un circuito inclusivo: «La WTA forse si pubblicizza in un certo modo, ma le sue azioni concrete non sempre coincidono con quello che racconta. Ho provato a giocare alcuni tornei minori per ritrovare ritmo prima dei grandi eventi, ma non mi sono state concesse agevolazioni per accedervi. Solo recentemente ho capito quanto possa essere difficile il ritorno in campo dopo una gravidanza».

Da queste esperienze è nata anche l’idea di un documentario personale, una sorta di testimonianza della sua doppia sfida da madre e atleta: «L’ho fatto soprattutto come una lettera per mia figlia. Tornare a giocare dopo aver avuto un bambino non è qualcosa che tutte le madri possono o vogliono fare, e io volevo spiegare a Shai come è successo. Non è tanto una storia di sport, ma una dichiarazione d’amore. Allo stesso tempo, spero possa servire da ispirazione per qualsiasi madre».

Osaka ha poi lanciato un messaggio anche sul ruolo dei padri, spesso sottovalutato quando si parla di genitorialità nel mondo dello sport: «Mi piace celebrare le madri e celebrare mia figlia. Ma sembra che alle atlete donne venga subito appiccicata l’etichetta di ‘mamma’, mentre ai padri non succede mai, che si tratti di LeBron James, Federer, Nadal o Murray. Penso che a volte l’attenzione dovrebbe spostarsi anche da un’altra parte».


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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