Mentre i top 20 del tennis mondiale chiedono ai Grand Slam un aumento dei montepremi, l’ex giocatrice Andrea Petkovic offre una prospettiva critica: la crescita economica nel circuito, pur positiva per certi aspetti, potrebbe avere un costo umano.
Petkovic sostiene che l’aumento dei premi abbia “incrementato la solitudine”. Contrappone il cameratismo dei suoi inizi – quando si condividevano allenatori, stanze e si formavano amicizie solide per necessità – all’attuale tendenza di viaggiare con team numerosi e stipendiati (coach, fisio, psicologi). Questi staff, pur professionali, occupano lo spazio di potenziali amicizie tra pari. Il punto chiave, secondo Petkovic, è la mancanza di uguaglianza: “Le persone che paghi non sono tuoi amici”, afferma, poiché la dinamica salariale impedisce un rapporto paritario, essenziale per un’amicizia autentica.
Tuttavia, Petkovic riconosce che più denaro ha significato anche maggiore professionalità. Ha permesso investimenti in staff qualificati, viaggi confortevoli e recupero ottimale, portando al “maggior progresso nel tennis: la profondità della qualità”. Questo è particolarmente evidente nel circuito femminile, dove il livello medio si è alzato drasticamente, rendendo anche le “partite brutte” di oggi superiori a quelle del passato in termini di preparazione e intensità.
In sintesi, l’analisi di Petkovic evidenzia un paradosso del tennis moderno: la crescita economica che spinge verso l’eccellenza professionale potrebbe, al contempo, erodere i legami personali, creando un ambiente più competitivo ma potenzialmente più isolato per gli atleti.
Marco Rossi