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Sanguinetti: “Mi piacerebbe allenare un giovane italiano. Tutto il mondo del tennis oggi invidia l’Italia”

Davide Sanguinetti punta a far diventare Elena Rybakina la miglior tennista al mondo, con il sogno nel cassetto di allenare in futuro un giovane italiano e portarlo nei piani alti del ranking, ripetendo storie di successo come i binomi azzurri Berrettini-Santopadre o Musetti-Tartarini. Il classe ’72 spezzino, ex finalista in Davis (1998) e protagonista a Wimbledon quando gli italiani di strada sull’erba ne facevano ben poca (quarti di finale, sempre nel ’98), da tempo lavora come coach sul tour Pro e dopo varie esperienze con tennisti come Harrison e Nakashima dai primi mesi del ’25 è nel box di Elena Rybakina. Per lui un compito non facile dopo il burrascoso rapporto della kazaka con Vukic e la breve e poco fortunata parentesi con Ivanisevic. Intervistato da SuperTennis, Davide conferma che sul tour tutti invidiano non solo Sinner ma l’intero tennis italiano, in un momento eccezionale per qualità dei giocatori e anche quantità di talenti nei piani alti della classifica. Riportiamo alcuni dei passaggi più interessanti dell’intervista.

“Confermo, il mondo del tennis invidia l’Italia” racconta Sanguinetti. “Tutti a chiedermi cosa mangiano gli italiani, e io rispondo ‘pane magico!’ ma, scherzi a parte, la verità è che qui spuntano ragazzi come i funghi, e ognuno con un suo gioco, una propria personalità….”.

“Vedo Sinner come una macchina da guerra, Musetti come Van Gogh, Cobolli che sembra Billy the Kid con la velocità del braccio, Darderi che potrebbe essere la Cosa dei Fantastici Quattro e Arnaldi che potrebbe essere Mister Fantastic… e non dimentichiamoci Berrettini, che è solo in un momento particolare… (…) Noi coach italiani siamo fantasiosi, siamo creativi e sappiamo spiegare cose che loro umani non hanno mai visto e mi perdonino quelli di Blade Runner…. Rispetto ai miei tempi, negli anni ’90, posso solo dire che noi andavamo in giro quasi da soli, e invece oggi i ragazzi sono super professionali e seguitissimi”.

Sanguinetti spiega il delicato passaggio necessario per allenare una ragazza dopo anni passati seguendo uomini: “Di sicuro bisogna essere più sensibili con le ragazze, che hanno altri modi di porsi. Per me è stato nuovo, sto imparando e mi sto adeguando. Obiettivo, con Rybakina? Al momento sono una sorta di traghettatore: sono entrato nel suo team a febbraio, senza lavoro dietro. Lei mi ha spiegato più o meno che cosa aveva fatto e io le ho chiesto due anni di collaborazione perché ho il mio metodo di lavoro: nel primo anno vorrei conservare lo status quo, magari chiudere al numero 6 della classifica, e l’anno prossimo vorrei portarla al numero uno del mondo: le potenzialità ce le ha tutte”.

Il sogno di Sanguinetti? “Ho sempre detto che prima di smettere di fare il coach vorrei allenare un ragazzo italiano, e magari far scrivere un’altra storia come quelle di Santopadre/Berrettini e Musetti/Tartarini. Chissà…”.

Marco Mazzoni


Fonte: http://feed.livetennis.it/livetennis/


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