Il mondo del tennis ha appreso martedì la notizia della sospensione di Max Purcell. Il tennista australiano ha accettato una sanzione di 18 mesi per aver quintuplicato la dose minima consentita di un multivitaminico assunto tramite un’iniezione endovenosa.
La notizia ha suscitato reazioni da parte dei connazionali di Purcell, in particolare Nick Kyrgios e John Millman, che hanno criticato la severità della punizione, soprattutto in confronto ad altri casi recenti.
“Quando Sinner riceve tre mesi di sospensione per una sostanza proibita, e a Max viene inflitta una sanzione sei volte superiore a quella che ha ricevuto lui, è difficile non pensare che il sistema abbia fallito i suoi giocatori”, ha commentato Millman al Sydney Morning Herald.
So honest feelings about how ridiculous Purcell’s ban is? Vitamins? Can we justify this? Or can we just admit now that the whole system is cooked 😂
— Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios) April 30, 2025
Kyrgios, noto per le sue opinioni dirette e spesso fuori luogo, ha descritto la situazione come “ridicola”, aggiungendo che il sistema sarebbe corrotto.
Il caso ha riacceso il dibattito sulla coerenza nelle sanzioni antidoping nel tennis, con particolare riferimento alla recente vicenda che ha coinvolto Jannik Sinner. Il tennista italiano era stato assolto dall’accusa di doping intenzionale dopo essere risultato positivo al clostebol, ricevendo una sospensione di tre mesi.
La differenza nella severità delle sanzioni tra i due casi ha sollevato interrogativi sull’equità del sistema antidoping nel tennis, con i giocatori australiani che sembrano suggerire l’esistenza di un trattamento diverso a seconda del profilo degli atleti coinvolti.
Marco Rossi