More stories

  • in

    Vagnozzi: “Il movimento del servizio è cambiato. È importante inserire novità altrimenti diventiamo prevedibili, ma non vuol dire che Jannik debba diventare un tennista serve and volley”

    Simone Vagnozzi

    Simone Vagnozzi parla dalla Cina e conferma che dopo US Open è stata persa la decisione di cambiare qualcosa al servizio di Jannik Sinner e non solo. Un paio di match a Pechino per il rodaggio, quindi le cose hanno iniziato a funzionare, come dimostra l’ottimo rendimento del colpo negli incontri decisivi, quelli che hanno portato l’azzurro a vincere il terzo torneo in stagione. Il coach marchigiano parlando al Corriere dello Sport ha spaziato su vari temi, tecnici e non, affermando che il suo desiderio sarebbe quello di accompagnare Jannik per 15 anni, tutta la sua carriera e che non ci sono piani al momento nel caso in cui Cahill confermasse la volontà di smettere a fine anno. Questi i passaggi più interessanti dell’intervista.
    “La sconfitta di New York a mio parere non è così sorprendente” commenta Vagnozzi. “In quel momento Carlos stava psicologicamente, fisicamente e tennisticamente meglio di Jannik. Però non dobbiamo dimenticarci che anche lui ha vissuto cinque mesi di difficoltà, e pensare che oggi si prova a far passare Jannik come un giocatore in crisi in un anno in cui ha vinto 2 Slam e fa finale tutte le settimane. Lui sta facendo cose straordinarie. Poi, come tutti, vogliamo sempre migliorarci”.
    Il discorso vira sui cambiamenti tecnici annunciati dallo stesso Sinner prima di partire per la trasferta in Asia. “A volte mi sorprendo di quanto si parli di determinate cose” continua Simone. “In alcuni momenti delle cose funzionano, in altri meno. Negli Stati Uniti Jannik non ha servito benissimo e abbiamo preso degli accorgimenti: il movimento è cambiato un giorno prima di arrivare in Cina. I primi giorni a Pechino si è adattato e poi ha servito molto bene. Poi nel gioco è chiaro vada inserito sempre qualcosa di nuovo, sennò diventiamo prevedibili. Questo non significa che Sinner debba diventare un tennista da serve and volley. Ci sono smorzate e slice, ma anche altre variazioni, che si tratti di prendere prima un lungolinea, rispondere più aggressivo, giocare un kick o andare al corpo. È semplicemente migliorarsi, non ci trovo nulla di sorprendente. (…) Alcuni cambiamenti possono sembrare più rischiosi perché si pensa di poter perdere qualcosina. Jannik è abbastanza intelligente da capire se le nostre proposte possano essere giuste o sbagliate. Allo stesso tempo, noi dobbiamo lavorare su idee in cui lui crede, sennò non può funzionare. E a volte, anche perdere una partita serve a far capire a un giocatore che può essere il momento di mettere mano da qualche parte”.
    La mano del coach a volte si avverte nel corso di una partita quando un consiglio al giocatore diventa decisivo. Vagnozzi tuttavia insiste sull’importanza dell’allenamento in primis. “Il nostro lavoro si concentra più sul prima. Poi possono esserci momenti di difficoltà in cui diciamo qualcosa per permettere a Jan di vedere il match con un’altra prospettiva, ma di base lui conosce già le sue opzioni. Faccio un esempio: in finale con Tien, sul 2-2, gli ho chiesto se volesse arretrare in risposta. Mi ha detto ‘fammi provare ancora un gioco avanti’, e ha brekkato. È giusto che lui segua le sue sensazioni. Poi, a Cincinnati con Mannarino, gli abbiamo dato lo stesso consiglio: lo ha seguito e anche lì ha fatto break. Quindi non c’è una regola fissa”.
    Questi per Vagnozzi un gruppo di tennis che hanno potenziale per insidiare Sinner, e Alcaraz: “Il potenziale lo hanno in tanti, anche Tien lo ha. Ovviamente c’è Fonseca, anche se a me piace molto Mensik. Se non dovesse avere problemi fisici, è uno che può crescere tanto. Poi ci sono fattori intangibili. Pensiamo a Jannik: ora tutti fanno passare per normali le sue vittorie. Quando ho iniziato a lavorare con lui, tanta gente del mondo del tennis diceva che Rune era molto più avanti. Non si sa mai quanto ci si può migliorare. I ragazzi ci sono, ma poi devono fare dei passi importanti per arrivare da Jannik e Carlos. Musetti? In campo sta facendo qualcosa di diverso e ha vissuto un’ottima stagione. Il talento c’è, e sulla terra credo siano già tre anni che è pronto per poter fare un grandissimo risultato. Sull’erba aveva già fatto bene, e ora è in crescita sul cemento. Il potenziale lo ha».
    Sibillina la risposta di Vagnozzi alla domanda su cosa ha portato all’addio di Panichi appena prima di Wimbledon: “Lui e Badio hanno fatto un ottimo lavoro. Semplicemente Jannik ha optato per un’altra strada, ma non credo ci sia nulla di strano”.
    Il sogno di “Vagno” è lavorare ancora a lungo per Jannik: “Quest’anno l’obiettivo era vincere Wimbledon e ci siamo riusciti. Spero di continuare il più possibile con Jannik, vediamo quanto andremo avanti. In un futuro lontano, uno stimolo potrei trovarlo nel rifare la stessa cosa con un altro giocatore. Poi magari faccio 15 anni con Sinner e sarà lui il mio ultimo tennista. Lo spero. Grande Slam? Non è un obiettivo che ci siamo posti. È talmente difficile vincere uno Slam che non si può pensare di vincerne 4 senza muoversi un passo alla volta”.
    Siamo a quasi a fine anno e Cahill potrebbe essere vicino all’addio… Possibili sostituti? Così Vagnozzi: “Io penso e spero che Darren possa continuare, quindi non abbiamo pensato a nessuno al di fuori di lui. Al momento però non ci sono ufficialità”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Monfils annuncia: il 2026 sarà il mio ultimo anno da Pro

    Gael Monfils

    “Ho preso una racchetta da tennis in mano per la prima volta quando avevo solo due anni e mezzo e sono diventato professionista a 18. Dopo aver celebrato il mio 39esimo compleanno solo un mese fa, voglio annunciare che il prossimo anno sarà il mio ultimo da tennista professionista”. Così Gael Monfils, con una serie di messaggi pubblicati via social, comunica che il 2026 sarà l’anno dell’addio al suo amato tennis.
    “L’opportunità di trasformare la mia passione in professione è un privilegio che ho custodito durante ogni incontro disputato e momento nell’arco dei 21 anni della mia carriera. Sebbene questo gioco significhi tutto per me, sono convinto della mia decisione di ritirarmi alla fine del 2026” continua il francese che poi inizia una lunga serie di ringraziamenti, dalla moglie Elina Svitolina (“mio amore, ispirazione e forza”), la figlia Skai, i suoi fratelli e sorelle, i suoi migliori amici che sempre l’hanno accompagnato in molti tornei in giro per il mondo.

    I’ve got something to share with you. pic.twitter.com/pBGh58O6pg
    — Gael Monfils (@Gael_Monfils) October 1, 2025

    Monfils non si dimentica dei suoi coach e della generazione di amici e colleghi (Tsonga, Simon, Gasquet) con i quali ha formato una generazione spettacolare per il tennis francese, la migliore dai tempi di Noah e Leconte.
    Interessante uno spunto fornito dallo stesso Monfils. “Anche se ci sono arrivato vicino, non ho mai vinto un torneo dello Slam nella mia carriera” scrive il francese, “Non posso pretendere che accada il prossimo anno. Avresti dovuto… Potevi farcela… A tutti coloro che mi apostrofano dicendo questo, rispondo che non l’ho mai vista così e ora sono troppo vecchio per iniziare a pensarlo. La vita è troppo corta. Credetemi quando vi dico che non ho alcun rimpianto. Quello che invece penso è che nella mia vita sono stato fortunato, incredibilmente fortunato. Ho avuto la chance di giocare nell’era d’oro della disciplina insieme ad alcuni dei migliori giocatori della storia: Federer, Nadal, Djokovic e Murray. Nonostante le sconfitte è stato epico affrontare delle vere leggende come loro (e non vi nascondo che in alcune vittorie contro di loro sono stato davvero euforico)”.
    Tra le varie considerazioni d Monfils nel suo lungo annuncio, anche questo è interessante, il suo ruolo da showman: “Oltre ad essere LaMonf, sono stato chiamato anche showman nel corso della mia carriera, ma voglio dirvi che non è mai stato solo uno show fatto per compiacere il pubblico. Quello che avete visto da parte mia è solo pura gioia. La mia passione e divertimento sul campo sono state reali, e questo mi ha dato l’energia che mi ha sostenuto in ogni partita”.
    “Quando ami qualcosa così tanto, non è mai facile sentire quale sia il momento giusto per dire addio. Ma a 40 anni penso che sia arrivato quello giusto per me. Riuscire a vincere un altro titolo sarebbe qualcosa di straordinario, ma il mio vero obiettivo per il prossimo anno è solo uno, godermi ogni minuto e giocare ogni partita come se fosse l’ultima” conclude Gael.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Roland Garros non cambia: ci saranno i giudici di linea anche nell’edizione 2026

    Un giudice di linea a Roland Garros

    La figura storica del giudice di linea nei tornei di tennis si è quasi completamente persa, vista l’introduzione pressoché totale della chiamata elettronica della palla nei tornei ufficiali. Non sono mancate le polemiche riguardo a questa svolta storica, con più di un giocatore che ha messo in dubbio le reale efficacia del sistema, in particolare sulla terra battuta, dove la stessa ATP aveva parlato di un margine di errore “sensibile” prima della decisione di portare la tecnologia anche sui campi in “rosso”, promettendo di aggiustare il sistema per arrivare al massimo della fedeltà della chiamata rispetto al reale impatto della palla col terreno. Tuttavia in qualche occasione diversi giocatori e giocatrici hanno contestato aspramente alcune chiamate elettroniche, arrivando addirittura – come nel caso di Sabalenka – a tirar fuori dalla sacca il proprio smartphone per fotografare il segno contestato e postarlo pure sui social (beccandosi pure un warning in campo, non essendo consentito dal regolamento fotografare un segno durante un match).
    Per questo è particolare rilevare come Roland Garros, la cattedrale mondiale del tennis su terra battuta, non solo abbia deciso di mantenere i giudici di linea nel 2025, l’anno della svolta “elettronica”, ma che abbia appena annunciato la loro presenza anche l’anno prossimo. Sui campi del Bois di Bolougne vedremo quindi i giudici di linea anche nella prossima edizione del torneo francese. La FFT l’ha comunicato attraverso una nota pubblicata oggi, nella quale conferma i giudici di linea e resta così l’ultimo dei grandi tornei internazionali a mantenere questa figura arbitrale.
    Nel comunicato diffuso nel tardo pomeriggio di lunedì, la FFT ha confermato che i giudici di linea saranno regolarmente in campo dal 24 maggio al 7 giugno 2026. La decisione è stata presa venerdì scorso dal comitato federale. “La FFT continuerà a valorizzare l’eccellenza dell’arbitraggio francese, riconosciuta a livello mondiale e pienamente apprezzata dall’organizzazione del torneo”, si legge nella nota.
    “Siamo i custodi del tempio” ha dichiarato Lionel Ollinger, vicepresidente della FFT e portavoce del comitato federale. Già lo scorso aprile, durante la conferenza stampa di presentazione di Roland Garros 2025, il presidente della FFT Gilles Moretton aveva ribadito la posizione federale: “Siamo una federazione in cui arbitri e giudici di linea operano quotidianamente e, lo dico con umiltà, la Francia è il miglior Paese nel fornire ufficiali di gara al circuito. Ne siamo orgogliosi, abbiamo un percorso formativo strutturato. Siamo un punto di riferimento e vogliamo restarlo. L’intenzione è mantenere i giudici di linea finché sarà possibile. Poi, certo, saranno i giocatori che trainano la locooitiva: se un giorno ci sarà unanimità e diranno ‘Non giochiamo senza la tecnologia’, vedremo… Ma sono convinto che ci sia ancora un futuro importante davanti a noi per preservare questa piramide arbitrale”.
    Una posizione singolare, che va in direzione opposta alla chiamata elettronica della palla ormai diventata consuetudine nel tour. L’Australian Open e lo US Open utilizzano questo sistema già dal 2021.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    ATP 500 Pechino: Cobolli falloso e scarico, cede nettamente a un solido Tien

    Flavio Cobolli

    Il tennis di Flavio Cobolli è intensità, energia, capacità di spingere tantissimo la palla per crearsi un vantaggio o un vincente. Quando questa è carente, le cose si fanno difficili, ancor più se l’avversario di fronte è in grande spolvero e non aiuta affatto la causa. Così una versione scarica e fallosa di Cobolli cede nettamente a un solido Learner Tien all’ATP 500 di Pechino, come ben spiega lo score di 6-3 6-2 a favore del giovane statunitense in soli 73 minuti di partita. Flavio è entrato in campo senza il suo solito fuoco che accende la sua prestazione e fin dai primi punti si è capito che sarebbe stata dura. Inoltre ha pagato una giornata negativa al servizio: solo il 51% di prime palle in gioco, vincendo meno della metà dei punti (48%), contro un Tien al contrario preciso e pronto a prendere l’iniziativa con le sue traiettorie varie e angolate che hanno messo a nudo una certa pesantezza del romano negli spostamenti laterale. Impossibile per Cobolli far partita pari così, visti i tanti errori e la bravura dell’americano nel comandare il gioco, sbagliando quasi niente e spostando continuamente l’italiano, fin dalla risposta. Resta se vedere se Flavio abbia accusato qualche problema fisico vista la sua prestazione sotto tono. Ha lottato il romano, come sempre, tanto aver recuperato due break nel primo set, ma stavolta non è riuscito a giocare il suo miglior tennis è sconfitta complessivamente è netta.
    La partita inizia subito in salita per Cobolli che non trova il servizio e commette errori in spinta, mentre Tien entra bene con i suoi colpi. Flavio si ritrova sotto 15-40 ma riesce ad annullare le due palle break, poi anche una terza ai vantaggi ma la quarta chance gli è fatale e l’americano scappa subito in vantaggio 2-0. Immediata la reazione di Flavio: rischia e si prende il contro break ai vantaggi, alla seconda occasione. È solo una fiammata: gli errori fioccano e Tien non perdona, tanto che arriva un nuovo break a favore del 19enne californiano, peri 3-1. Cobolli è in crisi al servizio, servendo sotto 4-1 commette ben due doppi falli e cede il turno di battuta per la terza volta di fila, per il 5-1 Tien. Ancora reagisce Flavio, cercando di restare aggrappato al set, e strappa un nuovo break (5-2) ma Tien stavolta regge e chiude il parziale per 6 giochi a 3 con un game vinto a 30.
    Nel secondo set si spera che Cobolli riesca ad invertire l’inerzia della partita e commettere meno errori, come mostra nel primo game al servizio; ma purtroppo per lui la rotta invece non si inverte. Sull’1 pari da 30-0 va sotto alla spinta del rivale e sbaglia troppo, tanto da perdere quattro punti di fila e concedere il break (il quarto del match). Tien sul 2-1 si ritrova sotto 15-40, Cobolli non gioca bene ma ci prova, però l’americano è bravo a reggere e risalire, vince il game ai vantaggi e da lì in avanti è tutto il discesa per lui. Flavio infatti proprio ha le polveri bagnate al servizio, nel quinto game commette anche un doppio fallo che apre le porte all’ennesimo break per Tien, per il 4-1. La partita finisce poco dopo per 6-2 a favore di un ottimo Tien.

    Flavio Cobolli vs Learner Tien ATP Beijing Flavio Cobolli32 Learner Tien66 Vincitore: Tien ServizioSvolgimentoSet 2L. Tien 15-0 15-15 15-30 30-30 40-302-5 → 2-6F. Cobolli 15-0 30-15 40-151-5 → 2-5L. Tien 15-0 15-15 30-15 40-15 ace1-4 → 1-5F. Cobolli 15-0 15-15 15-30 15-40 df1-3 → 1-4L. Tien 0-15 0-30 15-30 15-40 30-40 40-40 A-40 40-40 A-401-2 → 1-3F. Cobolli 15-0 30-0 30-15 30-30 30-401-1 → 1-2L. Tien 15-0 30-0 30-15 40-15 40-301-0 → 1-1F. Cobolli 0-15 15-15 30-15 40-150-0 → 1-0ServizioSvolgimentoSet 1L. Tien 15-0 15-15 30-15 40-15 40-303-5 → 3-6F. Cobolli 15-0 15-15 15-30 30-30 40-30 ace2-5 → 3-5L. Tien 0-15 15-15 30-15 30-30 30-401-5 → 2-5F. Cobolli 0-15 15-15 15-30 df 15-40 df1-4 → 1-5L. Tien 15-0 15-15 df 30-15 40-151-3 → 1-4F. Cobolli 0-15 0-30 0-40 15-401-2 → 1-3L. Tien 0-15 15-15 30-15 40-15 40-30 40-40 40-A 40-40 40-A0-2 → 1-2F. Cobolli 0-15 15-15 15-30 15-40 30-40 40-40 40-A 40-40 A-40 40-40 40-A0-1 → 0-2L. Tien 15-0 30-0 40-0 40-150-0 → 0-1
    !DOCTYPE html >Statistiche Tennis: Cobolli vs Tien

    Statistica
    Cobolli 🇮🇹
    Tien 🇺🇸

    STATISTICHE DI SERVIZIO

    Rating del servizio
    177
    258

    Ace
    1
    1

    Doppi falli
    3
    1

    Prima di servizio
    25/49 (51%)
    36/59 (61%)

    Punti vinti sulla prima
    12/25 (48%)
    24/36 (67%)

    Punti vinti sulla seconda
    10/24 (42%)
    12/23 (52%)

    Palle break salvate
    4/9 (44%)
    3/5 (60%)

    Giochi di servizio giocati
    8
    9

    VELOCITÀ DI SERVIZIO

    Velocità massima
    215km/h (133 mph)
    204km/h (126 mph)

    Velocità media prima
    185km/h (114 mph)
    178km/h (110 mph)

    Velocità media seconda
    150km/h (93 mph)
    151km/h (93 mph)

    STATISTICHE DI RISPOSTA

    Rating della risposta
    143
    228

    Punti vinti su prima di servizio
    12/36 (33%)
    13/25 (52%)

    Punti vinti su seconda di servizio
    11/23 (48%)
    14/24 (58%)

    Palle break convertite
    2/5 (40%)
    5/9 (56%)

    Giochi di risposta giocati
    9
    8

    STATISTICHE DEI PUNTI

    Punti vinti a rete
    0/0 (0%)
    0/0 (0%)

    Vincenti
    0
    0

    Errori non forzati
    0
    0

    Punti vinti al servizio
    22/49 (45%)
    36/59 (61%)

    Punti vinti in risposta
    23/59 (39%)
    27/49 (55%)

    Totale punti vinti
    45/108 (42%)
    63/108 (58%) LEGGI TUTTO

  • in

    Alcaraz oggi non si è allenato a Tokyo, preoccupano le condizioni dello spagnolo

    Carlos Alcaraz dolorante a Tokyo

    Arrivano notizie poco rassicuranti dalla Spagna sulle condizioni di Carlos Alcaraz. Secondo quanto rilevato da Marca, il n.1 del mondo oggi ha deciso di non allenarsi a Tokyo, scegliendo solo riposo e fisioterapia per cercare di contenere il problema accusato nella partita di esodio nell’ATP 500 nipponico contro Baez. Rincorrendo una palla in avanti Carlos ha avvertito dolore nella zona della caviglia sinistra, una storta, tanto da ricorrere all’ausilio del trainer con una fasciatura molto stretta. A caldo il dolore è passato ed è riuscito a terminare la partita con una vittoria. Per le fonti del media spagnolo, Alcaraz è sotto osservazione diretta del suo fisioterapista Juanjo Moreno e ha deciso di non sforzare minimamente la parte colpita, con l’obiettivo di presentarsi nelle migliori condizioni possibili per gli ottavi di finale contro Zizou Bergs.
    L’incontro del secondo turno, che oppone Alcaraz a Bergs, è stato programmato come ultimo nella sessione serale di domani (indicativamente alle ore 11 italiane), per consentire allo spagnolo il massimo tempo possibile di riposo. Il finale di stagione è molto importante per Carlos, per difendere la prima posizione nel ranking mondiale ottenuta con la vittoria a US Open, e con i due grandi appuntamenti delle Finals di Torino e della Davis a Bologna. Vedremo se Carlos starà abbastanza bene da scendere in campo e continuare la sua strada nel torneo, oppure se opterà prudenzialmente per un forfait, magari andando direttamente a Shanghai per il Masters 1000 asiatico al via la prossima settimana.
    Alcaraz ha una programmazione alquanto fitta nelle prossime settimane. Oltre i due importanti tornei cinesi, è atteso dalla ricchissima esibizione Six Kings Slam in Arabia Saudita, ed è notizia fresca quella di una nuova esibizione che lo opporrà a Joao Fonseca a fine anno, negli Stati Uniti, per la precisione a Miami la seconda settimana di dicembre, in piena off-season.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Il saluto di Djokovic a Nikola Pilic: “Un senso di vuoto e di tristezza mi ha sopraffatto. Spero che tu abbia sentito quanto sei stato importante per me nella carriera e nella vita”

    Novak Djokovic e Nikola Pilic

    “Caro Sig. Niko…”
    Così, con un saluto classico per una lettera scritta di pugno, Novak Djokovic ha salutato Nikola Pilic, scomparso a 86 anni. “Niko” è stato una persona fondamentale nella vita e carriera del serbo, è colui che l’ha accolto nella sua struttura quando Novak a soli 12 anni lasciò il proprio paese per continuare a coltivare il suo sogno di diventare un professionista. Poi i due si sono ritrovati tante volte nella lunga carriera del serbo, e Pilic è sempre stato pronto a dispensare consigli che Djokovic accoglieva a braccia aperte. Questa la lettera che Novak, sui social, ha dedicato a Pilic.
    “Ho ricevuto una notizia triste oggi mentre ero in campo, terminando il mio allenamento. Un senso di vuoto e di tristezza mi ha sopraffatto. Spero che tu abbia sentito quanto sei stato importante per me nella carriera e nella vita. La tua influenza sul mio sviluppo come uomo e come tennista rimane indelebile. Provo una gratitudine eterna verso di te e la tua meravigliosa moglie Mija per avermi accolto come un figlio quando avevo 12 anni”.
    “I miei genitori e i miei fratelli ti hanno sempre sentito come un membro della famiglia. Quando quasi tutti ci hanno voltato le spalle e mentre il nostro Paese veniva devastato dai bombardamenti, tu e Mija ci avete teso la mano, sostenendoci e facendo tutto ciò che era in vostro potere affinché i miei fratelli ed io potessimo continuare a vivere il nostro sogno e a praticare lo sport che amiamo”.
    “Grazie per tutti i momenti che oggi ho rivissuto nella mia mente e che resteranno impressi nella mia memoria finché vivrò. Oltre alla tristezza e alle emozioni contrastanti che provo, la tua immagine e i ricordi dei momenti condivisi mi portano gioia e gratitudine nel cuore”.
    “Il tuo lascito durerà a lungo e le generazioni guarderanno con grande ammirazione alla tua figura e alle tue opere. Tutti i tuoi traguardi come giocatore, allenatore e selezionatore sono scritti a lettere d’oro nei libri della storia sportiva dei Balcani e del tennis mondiale. Per me, però, la cosa più importante è poter dire con orgoglio che ti chiamavo “Šjor Niko, mio padre tennistico.Riposa in pace”.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

  • in

    Godsick (agente di Federer): “Fonseca porta entusiasmo ed energia positiva. Laver Cup in Brasile? Sarebbe un successo garantito”

    Joao Fonseca con la maglia rossa del team world

    Una delle novità più interessanti della Laver Cup appena disputata a San Francisco è stata la presenza del giovane brasiliano Joao Fonseca. Più dell’apporto in campo, del teenager di Rio de Janeiro è piaciuta l’energia e positività trasmessa a tutta la squadra, insieme al rispetto maturato con l’educazione familiare. In questo Tony Godsick, storico manager di Roger Federer e CEO della Laver Cup, accosta Fonseca alla leggenda svizzera, un background familiare molto sano e un’energia sempre positiva, nei momenti buoni e in quelli cattivi. Godsick è stato intervistato dal media brasiliano UOL Esporte, e a precisa domanda il manager ha fatto capire che lo sbarco dell’esibizione a squadre nel grande paese sudamericano potrebbe essere molto più di una semplice suggestione, anzi, solo una questione di tempo. E forse nemmeno troppo…
    “Conosco João da quando era piccolissimo” afferma Godsick. “Porta sempre energia positiva dovunque vada, in campo e fuori, e ha una famiglia splendida. Questo per me è un aspetto fondamentale: l’ho visto con Roger, che è diventato la persona che tutti conosciamo anche grazie all’educazione dei suoi genitori. Con Joao percepisco la stessa cosa“.
    “Mi piace il suo stile di gioco, la vitalità che trasmette in campo” continua Godsick. “In Brasile vivono più di 200 milioni di persone, e ovunque lui giochi sembra sempre di essere a casa: assorbe il calore del pubblico e lo restituisce in campo. E poi è giovanissimo, con ancora tantissimo margine per crescere in tutti gli aspetti del suo tennis. Siamo felici che abbia potuto giocare in Laver Cup e che finalmente abbia incontrato Roger di persona: un momento che sarebbe dovuto accadere molto prima. È proprio questa la bellezza della Laver Cup: creare comunità e collegare generazioni diverse.”
    Per il manager, è stato importante anche per la Laver Cup poter contare sulla presenza di Fonseca: “Avere Joao in squadra è stato speciale. Lui rappresenta il futuro del tennis. Certo, nel percorso possono esserci infortuni o difficoltà, ma se manterrà questa traiettoria non ho dubbi che avrà successo. E il suo successo porta entusiasmo”.
    Una Laver Cup in Brasile? La risposta del manager è molto interessante: “Con i cambiamenti nel calendario ATP non sappiamo ancora come verrà coinvolto il Sud America, ci sono molti discorsi in ponte. Ma se avremo l’occasione di portare la Laver Cup in Brasile, ci proveremo assolutamente. Dopo il ritiro di Guga c’è stato un calo nell’interesse per il tennis nel paese, ma ora Joao arriva al momento giusto e di tennis si è tornato a parlare moltissimo. Bisogna trovare l’arena, coinvolgere gli sponsor, e lui deve continuare su questa strada. Potremmo organizzare un’edizione in Brasile già adesso: la sua popolarità è enorme! È solo questione di tempo. Siamo all’ottava edizione del torneo e l’idea è di crescere ancora. Una Laver Cup in Brasile sarebbe un successo garantito: i biglietti andrebbero a ruba con Joao e i gli grandi campioni tutti insieme, e la passione del pubblico sarebbe ineguagliabile. Vedremo, il nostro team sta già valutando le sedi possibili per le edizioni future”.
    Dopo l’esperienza molto positiva nella Bay Area di quest’anno, nel 2026 la Laver Cup tornerà a Londra alla O2 Arena, dove nel 2022 si consumò quella che ad oggi resta la pagina più toccante e significativa dell’evento, il ritiro di Roger Federer. Poi nel 2027 toccherà ad un’altra destinazione extra europea. Se Fonseca confermerà il suo potenziale continuando nella sua scalata, chissà che Rio de Janeiro (o San Paolo) non possa essere la prossima fermata. Sarebbe anche una grande occasione per l’intero continente sudamericano, terribilmente bistrattato dall’ultima versione del calendario ATP che ha riservato solo tre tornei nell’intera annata. E chissà che un Fonseca forte e vincente quanto lascia intravedere il suo potenziale, magari a ridosso dei due leader attuali, non possa invertire la rotta anche a livello di calendario stagionale…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Naldi: “La vicenda con Sinner mi ha fatto male, umanamente e professionalmente, ma continuerò a non commentare cosa è successo. Non ho mai cercato visibilità. Con Jannik? Ci siamo parlati, è stato cordiale”

    Giacomo Naldi in una cilp per il sito ATP

    Giacomo Naldi ha sempre schivato la stampa, tenendo un profilo basso e riservato durante e dopo la notissima vicenda del caso Clostebol che è costata all’ex n.1 del mondo una sospensione di tre mesi accettando una transazione proposta daWADA (e anche il primo posto in classifica per colpa della lunga assenza), mentre il fisioterapista bolognese ha pagato il tutto con la perdita della prestigiosa collaborazione con l’altoatesino. Naldi è da poco rientrato sul tour a fianco di Francesco Passaro, già a US Open. A differenza di Umberto Ferrara non è stato richiamato dall’entourage di Jannik, che ha appena iniziato una nuova collaborazione con il “fisio” argentino Resnicoff, un “veterano” del tour. Una faccenda amara, sfortunata e difficile, che è costata a Naldi “moltissimo sul piano umano e professionale”. Questo il bolognese ha affermato alla Gazzetta dello Sport, in un’intervista nella quale continua a non parlare dei dettagli di quel che accadde o del suo punto di vista personale (“C’è la sentenza che racconta come sono andate le cose”) ma almeno apre al suo presente e svela come è andato un recente incontro con Sinner. Riportiamo i passaggi salienti del pensiero di Naldi.
    “Non ho mai voluto commentare quanto è successo col team Sinner e continuerò a non farlo. Anche se è una vicenda che mi ha fatto male, umanamente e professionalmente” afferma Naldi. “Anche durante il procedimento abbiamo sempre avuto rapporti buoni con Sinner. Io mi sono sempre comportato correttamente, non ho mai cercato visibilità. Queste sono le prime dichiarazioni ufficiali che faccio da quando tutto è accaduto, a volte mi sono state messe in bocca delle parole prese in altri contesti che hanno scatenato odio social e polemiche nei miei confronti. A differenza di altri, non ho mai detto nulla dell’accaduto, e penso che la mia correttezza sia stata evidente e apprezzata”.
    “Con Jannik abbiamo parlato, è stato cordiale, ci siamo raccontati cose private. Al di là di tutto, resta il rapporto umano dopo un caso che ci ha coinvolto ed è stata solo una sfortunata serie di coincidenze, e ne siamo consapevoli. Ho visto Cahill, che è sempre stato molto amabile, ho incrociato Ferrara. Io vengo dal basket, ho sempre cercato di portare anche nel team Sinner lo spirito di gruppo ed è una delle cose che più è stata apprezzata. Anche se la collaborazione si è interrotta non c’è nessun rancore. Quello che è successo non si può cambiare, ma bisogna voltare pagina. La vita va avanti”.
    Giacomo si è detto entusiasta di esser tornato sul tour professionistico, ed ha apprezzato un caloroso saluto ricevuto da Alcaraz. “Mi ha fatto molto piacere tornare sul circuito, vivere l’atmosfera di un Grande Slam. E l’accoglienza è stata ottima da parte di tutti. Giocatori, allenatori, preparatori. Alla fine il tempo passa, le persone vanno avanti ognuna secondo il proprio percorso. Come sono andate le cose ormai lo sanno tutti e chi non lo sa può andare a leggersi la sentenza. Non mi sono sentito osservato, è stato come riprendere il filo del discorso dove lo avevo lasciato. Alcaraz? Mi è venuto incontro, è stato come sempre gentilissimo, abbiamo fatto due chiacchiere ed è una cosa che mi ha fatto un piacere immenso”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO