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    Archeo Tennis: 19 marzo 1989, Mecir trionfa a Indian Wells, ultimo successo sul tour maggiore di una racchetta di legno

    Miloslav Mecir

    Leggi Miloslav Mecir e pensi immediatamente a due cose: all’iconico soprannome di “Gattone”, per le sue movenze felpate che lo facevano apparire persino lento, e l’altrettanto iconica racchetta Snauwaert Ultimate, un telaio leggendario fatto di legno finemente lavorato a mano con un’anima di grafite per darle più consistenza ma un tocco d’antan. Perché rispolveriamo il ricordo del grande campione cecoslovacco, certamente uno dei tennisti più forti e amati a non essere riuscito a vincere un titolo dello Slam? Perché esattamente 35 anni, il 19 marzo 1989, Mecir vinse il torneo di Indian Wells, battendo in una bella finale in cinque set Yannick Noah. Non è stata solo l’ultima coppa del vincitore alzata da Miloslav, ma anche l’ultimo torneo del tour maggiore vinto da un tennista con una racchetta di legno, o diciamo prevalentemente di legno. Quel grande successo di Mecir chiuse di fatto l’epopea dei telai non hi-tech, diventati dominanti già nei primi anni ’80. Il ceco restò l’unico paladino di quel tipo ormai vetusto di racchetta perché il suo fisico non era dei più forti per reggere la rigidità dei materiali tecnologici, che sottoponevano braccio e spalla a sollecitazioni superiori, ma anche perché la sua tecnica di gioco sopraffina e sensibilità della sua mano gli permettevano di reggere le devastanti accelerazioni di Lendl, Becker e tutti gli altri campioni. Sicuramente nella sua scelta radicale c’era la paura di perdere i migliori riferimenti del suo tennis, tutt’altro che potente ma estremamente preciso negli impatti e nello sfruttare la velocità della palla dell’avversario, e magari anche un pizzico di sciccosa ritrosia nel non accodarsi alla modernità dilagante. Nell’ultimo periodo della carriera la sua mitica Snauwaert era pitturata per sembrare un telaio moderno, ma in realtà mai abbandonò l’iconica Ultimate.
    Nato nel ’64 e diventato Pro nell’82, Mecir affascinò da subito il panorama internazionale grazie a colpi sopraffini per tecnica e pulizia d’impatto, anche se carenti di quell’intensità e potenza che proprio i nuovi telai tecnologici, sempre più diffusi e poi divenuti ben presto dominanti, regalarono alla disciplina. Miloslav non si accodò alla rivoluzione che portò nel tennis velocità e angoli prima impossibili, continuando a giocare con quegli schemi antichi che aveva imparato nel suo paese da ragazzo, appoggiandosi alle palle dei rivali con maestria e giocando un tennis a tutto campo molto tattico, buono per tutte le superfici e molto intelligente. Rallentava e poi accelerava, passanti precisi e correva anche a rete, facendo tutto con una compostezza che appariva lenta, da “gattone” appunto. Mecir conquistò il suo primo titolo a Rotterdam nel 1985, battendo in finale Jakob Hlasek. Nel 1986, “Milo” ottenne il suo primo notevole risultato in un torneo del Grande Slam, arrivando in finale agli US Open, battuto da Ivan Lendl (6-4, 6-2, 6-0). Nel 1987 conquista il primo titolo importante della sua carriera, trionfando al Lipton Championship di Key Biscayne (sconfisse Lendl 7-5, 6-2, 7-5 in finale) prima di raggiungere la semifinale al Roland-Garros, dove Lendl si vendicò con un secco 6-3, 6-3, 7-6.
    Nel 1988 fu il suo anno migliore. Nei quarti di finale di Wimbledon, Mecir fu l’unico giocatore capace di battere Mats Wilander in un torneo del Grande Slam (6-3, 6-1, 6-3). Quello straordinario successo non gli consentì di arrivare in finale ai Championships, dove non capitalizzò due set di vantaggio contro Edberg (poi vincitore del torneo, nell’anno del “Grande Slam svedese”). A settembre il ceco visse una delle più grandi soddisfazioni in carriera, conquistando la medaglia d’oro olimpica a Seul in quella che fu la prima edizione del ritorno dello sport della racchetta nella rassegna a cinque cerchi. Il momento d’oro di Mecir continuò anche all’avvio del 1989, dove raggiunse la seconda finale del Grande Slam agli Australian Open, battuto ancora da Lendl in tre set, 6-2, 6-2, 6-2 il punteggio.
    Mecir si presentò a Indian Wells 1989 come uno dei possibili favoriti, ancor più per l’assenza del campione in carica, n.1 al mondo e sua “bestia nera” Ivan Lendl. Becker, prima testa di serie del torneo, fu sconfitto negli ottavi a sorpresa da Jay Berger, aprendo le porte a un nuovo campione.Mecir giocò un grande torneo, battendo un giovanissimo Pete Sampras, la quinta testa di serie Jakob Hlasek negli ottavi e la terza testa di serie, Andre Agassi, nei quarti di finale (7-5, 6-4), e Jimmy Connors in semifinale.
    In finale Miloslav trova un Noah in grande forma, capace di metterlo in grave difficoltà con la battuta, i suoi continui attacchi a rete e quel rovescio in back che saltava pochissimo, difficile da gestire col passante. Infatti nei primi due set della finale – allora si giocava al meglio dei 5 – il ceco fu surclassato dal francese, straripante al servizio (ben 14 Ace!) per il 6-3, 6-2. Mecir, sull’orlo del baratro, trova più continuità in risposta e riesce ad inchiodare maggiormente il rivale nello scambio, attaccando per non essere attaccato. La tattica funziona, il tennis di “gattone” prende vigore, mentre Noah è in difficoltà a rincorrere e cala vistosamente alla battuta. Il match si ribalta, Mecir domina il terzo set per 6-1 e vola al comando, ribaltando la partita e chiudendo anche quarto e quinto set, col il 6-3 che decide la partita.
    Quel grande successo fu l’ultimo per Mecir. Problemi alla schiena sempre più profondi guastarono le sue prestazioni, forzandolo a continui stop e rientri, portandolo all’amara decisione di appendere la racchetta al chiodo a soli 26 nel 1990. La sconfitta al secondo turno di Wimbledon, ancora per mano di Edberg, fu il ultimo ballo da Pro. Chiude con 11 titoli vinti complessivamente e un best ranking di n.4 al mondo.
    Chissà cosa sarebbe potuto diventare Mecir se avesse adottato un telaio più moderno. Magari sarebbe riuscito ad adattare quei colpi pulitissimi ad altre velocità e vincere molto di più, magari anche quello Slam a cui è solo arrivato vicino. Non lo sapremo mai. A noi resta la magia di un personaggio talmente fuori moda da diventare una leggenda amata e stimata da tutti i veri appassionati.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Open Bnl Monviso: Successo di Riccardo Bonadio

    Riccardo Bonadio nella foto

    Il vincitore dell’Open BNL chiuso oggi al Monviso Sporting Club di Grugliasco è stato il primo favorito della viglia, il 30enne friulano Riccardo Bonadio, attuale numero 277 del ranking mondiale e lo scorso anno numero 164 (best ranking). Il giocatore nato a San Vito al Tagliamento ha sconfitto nella finale del singolare il numero 3 del seeding, Alessandro Ingarao, siracusano 24enne che ha un best ranking di numero 799 ATP. La partita è stata equilibrata nella prima parte (3-3), quando sul 40-40 servizio Bonadio, Ingarao ha rotto le corde del proprio attrezzo e si è innervosito. Da regolamento Bonadio ha ripetuto la prima palla di servizio (peraltro finita in rete) mentre Ingarao sosteneva erroneamente che non ne aveva diritto.
    Il friulano ha tenuto la battuta e nel game successivo ha operato il primo break dell’incontro, sigillando nel nono gioco la prima frazione (6-3). Nella seconda ha preso subito un break di vantaggio, spingendo sempre di più e sciorinando il suo proverbiale rovescio classico ad una mano, uno dei più belli del circuito, e si è involato. Prima 2-0, poi 4-1. Ingarao non è più riuscito a rimanergli in scia e alla fine Bonadio ha chiuso 6-1. Così si è portato nelle parti alte della “Race” che conduce alle prequalificazioni degli Internazionali BNL d’Italia e ha quasi la certezza di essersi qualificato. Come peraltro Ingarao, alla terza finale BNL Open: “Una sfida qui al Monviso – ha detto il vincitore al termine – che mi ha premiato. Non ho perso nemmeno un set lungo il percorso e contro Ingarao non sono partito benissimo ma sono rimasto a galla con il servizio. Dal 3-3 il quadro del match è cambiato, lui è calato e io ho preso sempre più fiducia. Questa sarà la mia ultima stagione da giocatore. La chiuderò nella mia Cordenons nel Challenger di casa in cui sono arrivato in semifinale nel 2023. Una decisione ponderata dopo tanti anni di attività e tanto viaggiare. Farò il tecnico e magari il coach”. Ingarao ha incassato con stile la sconfitta: “Una bella settimana – ha detto – e quando arrivi in finale non puoi che compiacerti per quanto fatto. L’obiettivo è andare a Roma e vivere, come ho fatto lo scorso anno, un’atmosfera fantastica. Ho giocato per più di 30 minuti un gran tennis, contro un avversario di gran caratura e a me superiore. Mi sono innervosito sul 3-3 40-40 e non sono più riuscito a tenere il ritmo elevato di Bonadio. Complimenti a lui. Farò ancora altri Open per avere la certezza di approdare a Roma ma prendo questo percorso fatto al Monviso con grande soddisfazione. Non ho abbandonato il desiderio di tennis internazionale ma i costi sono alti e per ora mi cimento negli Open e penso anche alle competizioni a squadre con il Siracusa”. Ottimo il bilancio del torneo, tracciato dal direttore generale sezione tennis del Monviso Sporting Club, Fabio Ponzano: “Un torneo partito a gennaio, con le qualificazioni provinciali di 4.a categoria e chiuso oggi con le finali dell’Open, di singolare e doppio. Oltre 750 in totale i partecipanti. E’ stato un grande sforzo organizzativo, ripagato dall’alto livello espresso dai giocatori che abbiamo cercato di mettere nelle migliori condizioni per consentire loro di dare il massimo. Delle ultime edizioni ospitate dal nostro circolo reputo questa la più bella e speriamo di poter ripetere l’evento il prossimo anno. Intanto tra due giorni avremo al Monviso le più alte cariche della dirigenza della FITP, con in testa il presidente Binaghi, per un incontro con i circoli della nostra regione”. LEGGI TUTTO

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    Holger Rune minacciato di morte, la denuncia della madre Aneke

    Aneke Rune, madre di Holger

    Aneke Rune, madre di Holger, ha rivelato gravi minacce di morte contro il figlio, ricevute via email dopo che il 20enne danese ha perso la semifinale dell’ATP 500 di Acapulco contro il norvegese Casper Ruud. “Se qualcuno conosce questo idiota (vedi email sopra), ditegli che è illegale minacciare di morte”, scrive Aneke in una storia Instagram.
    Davvero violento il messaggio ricevuto da Aneke. “Fottuto figlio di puttana. Sto aspettando. Ti darò la caccia e ti pianterò un coltello nella nuca. Allora ti taglierò quella stupida testa. Sarà su tutti i notiziari. Accidenti, questa sarà una lezione per tutti quanti. Feccia di merda. Vengo a prenderti. Morirai con un coltello”, Questo mitomane è probabilmente uno degli scommettitori che dopo aver perso la propria puntata si scaglia contro il “colpevole” della sua perdita.
    Non è la prima volta che tutto questo accade a Holger. “I messaggi spesso dicono ‘Voglio uccidere la tua famiglia’ o ‘Spero che tu abbia il cancro’”, aveva affermato Aneke in una recente intervista al magazine danese BT. Purtroppo questo genere di minacce sono ormai molto comuni ai danni di tennisti. Alcuni rivelano e denunciano i fatti, altri preferiscono cancellarle con meno clamore, ma è indubbio che la situazione sia scappata di mano e servirebbero controlli più adeguati a proteggere i tennisti (e non solo) contro questi abusi.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Murray ipotizza il ritiro la prossima estate, dopo le Olimpiadi

    Andy Murray, classe 1987

    Andy Murray mostra segni di stanchezza per il periodo complicato che sta attraversando, con partite molto lottate ma poche vittorie, arrivando ad ipotizzare il proprio ritiro la prossima estate. Tuttavia ha il desiderio di competere ancora una volta ai Giochi Olimpici, evento nel quale ha vinto due medaglie d’Oro in singolare, in casa sui prati di Wimbledon nel 2012 e all’edizione seguente in quel di Rio, Brasile 2016.
    Dopo la sconfitta patita contro il francese Ugo Humbert al secondo turno del 500 di Dubai, lo scozzese ha così risposto alla stampa sulla possibilità che questa sia la sua ultima stagione. “Mi viene chiesto dopo ogni singola partita a cui gioco, ogni singolo torneo a cui prendo parte. Sono stanco di questa domanda, a dire il vero. Non ne parlerò più da adesso fino a quando arriverà il momento di fermarmi. Ma non ho intenzione di giocare molto oltre quest’estate.”

    Nearing the end of the road 💔 @andy_murray pic.twitter.com/AFrIwpLk6L
    — TENNIS (@Tennis) February 28, 2024

    Una frase sibillina e inattesa, dopo le sua piccata risposta di qualche settimana fa ad un articolo pubblicato su BBC Scozia nel quale il giornalista, pur ringraziando Andy per la brillante carriera, si chiedeva se fosse il caso andare oltre, vista l’età, i problemi fisici affrontati e la penuria di buoni risultati. Allora Murray affermò seccamente di non essere il tipo di giocatore e persona che molla di fronte alle difficoltà, ancor più con la grande passione e voglia di allenarsi che ancora lo anima.
    Wimbledon quest’anno andrà in scena dal 1° al 14 luglio, e solo 10 giorni dopo scattano le Olimpiadi a Parigi. Che il rosso di Roland Garros, torneo nel quale ha disputato una finale (persa contro Djokovic nel 2016) possa essere il palcoscenico del suo addio?
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Murray: “Il calendario è un problema, ma i giocatori sono ipocriti, si lamentano e poi volano per le esibizioni”

    Andy Murray

    Quando vogliamo ascoltare una voce fuori dal coro, senza peli sulla lingua e molto spesso assai saggia, c’è un’unica direzione da prendere: south London, dove vive Sir. Andy Murray. Molte volte nel corso della sua lunga carriera lo scozzese ha offerto opinioni taglienti, spesso cariche di ironia in post social diventati leggendari, esprimendo le proprie opinioni o rispondendo ad altri colleghi sui temi più vari. “Muzza” anche stavolta ha sparato a zero sui colleghi, a suo dire ipocriti nel criticare duramente la stagione tennistica e il lungo calendario, ma poi prontissimi ad accettare i dollari di ricche esibizioni e volare anche molto lontano per staccare assegni pesanti. Questa l’estrema sintesi del suo pensiero, raccolto dal quotidiano The National. Riportiamo le parti più significative del pensiero di Andy, frasi davvero dirette che certamente non passeranno inosservate.
    “Cosa cambierei nel tennis se mai fossi una sorta di commissioner? Il calendario stagionale, senza indugio. Se potessi fare quello che voglio, e non ci fossero contratti in vigore che mi impediscano di spostare le cose, ci sono ovvie cose che farei. Accorciare la durata dell’anno, per avere una off-season più lunga”. Oltre a questo, in una dichiarazione di un paio di giorni fa, Andy aveva affermato che il Sud America si meriterebbe un evento 1000.
    Continua nel suo pensiero Murray, criticando così i colleghi: “Non so, potrebbero servire delle restrizioni sulle esibizioni. Penso solo che a volte i giocatori siano un po’ ipocriti rispetto allo schedule annuale del tennis, è un parlare continuo sul calendario troppo lungo, ma poi volano in tutto il mondo nella off-season e non solo per fare esibizioni, e questa è una loro scelta. Ma sembra semplicemente ipocrita perché non è obbligatorio giocare esibizioni. E nemmeno devono giocare tutti i tornei dell’ATP Tour. Possono per esempio decidere di non venire qui a Dubai (dove è stata realizzata l’intervista, ndr) o di non dover giocare a Indian Wells. Sì, ciò potrebbe danneggiare la loro classifica, ma possono scegliere di perdere alcuni eventi. Quindi sì, Mi piacerebbe vedere una off-season più lunga”.
    “Non vorrei vietare in assoluto le esibizioni. Vorrei solo chiedere ai giocatori di essere un po’ più selettivi nel modo in cui parlano del tour, del programma e di tutto quando sono a giocare. E ora vedo che ne stanno inserendo altre nel corso della stagione di esibizioni…”.
    I giocatori in effetti tendono a giocare spesso esibizioni nella parte finale dell’anno, ma questi eventi alternativi ora stanno spuntando anche nel corso della stagione. L’Ultimate Tennis Showdown per esempio si è svolto a febbraio, Rafael Nadal e Carlos Alcaraz si sfideranno in The Netflix Slam all’inizio di marzo a Las Vegas, mentre il Six Kings Slam, con un vero parterre de roi almeno annunciato (Nadal, Alcaraz, Novak Djokovic, Medvedev, Sinner e Rune) è in programma in Arabia Saudita ad ottobre, prima della trasferta in Cina e delle Finals, quindi in un momento cruciale per definire le posizione per Torino e il ranking di fine anno.
    Murray non si è fermato qua. Ha continuato nella sua critica dello status quo, puntando il dito contro i migliori giocatori, quelli che già hanno guadagni altissimi, mentre un’iniezione di denaro nel tour sarebbe importante per coloro che non arrivano minimamente a certi compensi. “Sono i migliori giocatori del mondo che possono giocare in esibizione, dove guadagnano un sacco di soldi, ma il resto dei giocatori non hanno questa opportunità e l’attenzione dovrebbe invece spostarsi su di loro. I giocatori che sono al vertice guadagnano un sacco di soldi con prize money, sponsorizzazioni commerciali, gettoni di presenza e tutto, e poi anche le esibizioni. Sono i giocatori di livello leggermente inferiore che ovviamente non hanno queste opportunità. Loro vogliono più tornei, perché è l’unica via per loro di guadagnare più soldi. Deve esserci un po’ di equilibrio” conclude Murray.
    Chissà se qualcuno dei suoi colleghi risponderà a queste parole e critiche. Andy ha parlato chiaro, e forte.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    Agassi nuovo capitano in Laver Cup?

    Andre Agassi

    Secondo il noto giornalista statunitense Craig Shapiro, Andre Agassi potrebbe rimpiazzare John McEnroe come capitano del team world alla Laver Cup, forse non da quest’edizione (in programma a Berlino il prossimo settembre) ma dal 2025.  “Una fonte mi ha rivelato che Andre Agassi sarà nominato nuovo capitano in Laver Cup”, scrive il giornalista americano sul social X.
    Agassi, oggi 53enne, è molto attivo nel Pickleball, nuova disciplina sbarcata anche in Italia da poco ma che negli USA è molto diffusa e sta prendendo sempre più piede. Nella sua Las Vegas, Andre ha investito diversi soldi per la costruzione di campi e in eventi di promozione, coinvolgendo altre vecchie glorie tennistiche e facendo spesso coppia con la moglie Steffi Graf.
    L’otto volte campione Slam ed ex numero 1 del ranking non ricopre un ruolo attivo nel tennis dalla collaborazione con Grigor Dimitrov. McEnroe invece è capitano della squadra “world” della Laver Cup fin dalla sua prima edizione, quella 2017 svolta a Praga. L’eventuale arrivo di Agassi in Laver Cup potrebbe significare un cambio totale nei capitani, magari con Roger Federer alla guida degli europei. Lo svizzero infatti in una recente intervista, interpellato su di un suo possibile ruolo nella ricca esibizione a squadre per nazioni, non ha escluso la possibilità di diventare in futuro capitano.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Ferrero parla di Alcaraz: “Deve migliorare a livello tattico. Non ha fretta di avere una relazione sentimentale, prima o poi arriverà”

    Juan Carlos Ferrero

    Juan Carlos Ferrero, coach di Carlos Alcaraz, afferma di essere estremamente soddisfatto del percorso svolto insieme al suo giovane assistito, con risultati straordinari ottenuti anche prima di quel che poteva immaginare. Non è particolarmente preoccupato per il periodo così così di Carlos, anche se sottolinea la necessità di migliorare dal punto di vista tattico, mentre respinge al mittente le dure critiche che Andy Roddick ha indirizzato al servizio del più giovane n.1 della storia. Questo il sunto di un’intervista che “mosquito” ha concesso al collega Sebastian Fest su Clay alcuni giorni fa. Riportiamo i passaggi più significativi del pensiero del coach, che raccontano molto del suo approccio al lavoro con Alcaraz.
    “È molto giovane, penso che abbia bisogno di continuare a maturare per prendere buone decisioni in campo” afferma Ferrero. “Ha bisogno di crescere a livello tattico, saper leggere un po’ meglio le partite, tutte cose che vengono con l’esperienza, anche conoscere bene i giocatori, sapere su che piede zoppicano o quali sono le loro virtù. Anche sapersi arricchire dai rivali più diretti, di quelli che stanno lassù, come Jannik, Medvedev, Novak, Tsitsipas, Zverev… Prendere le esperienze contro tutti loro per continuare ad alzare il livello, imparare ad allenarti ogni giorno con lucidità e idee per migliorare. Un po’ di tutto, alla fine non si può fermare la progressione di un giocatore di 20 anni. Non importa quanto sia alto in classifica o i risultati, alla sua età può migliorare in tutto”.
    Ecco la critica alle parole di Roddick, che stigmatizzava la debolezza della battuta di Carlos: “Il servizio è qualcosa che Carlos sta già migliorando. Quando aveva 15, 16 anni non serviva bene, abbiamo fatto un cambiamento biomeccanico nel suo servizio. È una delle cose più difficili da migliorare per un ragazzo che non è battitore non naturale. Un giocatore come Roddick, che aveva nel servizio il suo colpo più naturale, può essere molto facile migliorare perché è la sua migliore risorsa. È come se avessi detto a Carlos di migliorare il suo diritto. È semplice farlo, perché è il suo colpo più naturale e quindi è anche più facile affinarlo. Il servizio invece non lo è, quindi è qualcosa che deve essere rifinito poco a poco e così stiamo procedendo. Il servizio di Carlos ha velocità, direzione, stiamo lavorando per ottenere maggiore coerenza con la prima di servizio, ma ci riuscirà poco a poco. Dobbiamo continuare a migliorare. È facile criticarlo quando è la tua migliore virtù e vedi tutto così semplice. L’opinione è rispettabile, ma non la condivido del tutto perché Carlos ha migliorato molto il proprio servizio. Tre anni fa avresti detto ‘Ma come diavolo serve”‘. È qualcosa che migliora poco a poco, non è così facile avere un servizio con molta velocità e molta direzione”.
    Molti commentatori rimproverano ad Alcaraz di esagerare con colpi al limite, cercando troppo lo show e poco la sostanza. Questa la risposta di Ferrero: “Fa parte del suo gioco, gioca in modo naturale con molta intensità, esplosività. E questo rende spettacolari molti dei suoi punti. Non è vero che cerca di fare ogni cosa super spettacolare, ma è anche vero che gli piace far divertire la gente, e a volte si butta in un “hot shot”, ma la consistenza, il giocare tatticamente non lo sono. A causa del suo modo di giocare, succede spesso”.
    Molto per JC dipende dal carattere di Carlos: “È un ragazzo molto estroverso a livello caratteriale, ha molto carisma, lo seguono tantissime persone. E ancora oggi continua a sorprendermi quasi ogni giorno con qualche colpo. L’altro giorno gli ho chiesto di provare una risposta bloccata in smorzata in allenamento, come faceva spesso Federer. Lo ha fatto al primo colpo e gli è venuto alla perfezione, non c’era modo rigiocare la sua palla. Queste sono cose che puoi chiedere alle persone che hanno davvero quelle qualità naturali, che creano situazioni dal nulla. Carlos continua a sorprendermi, è il suo modo naturale di giocare”.
    In Spagna vari commentatori scrivono che in allenamento Alcaraz fa delle giocate impossibili, cose mai viste in campo. Ferrero sorride… “Gli piace inventare colpi, provare cose un po’ strane, e gli riescono. A lui viene naturale fare cose per molti sarebbero difficili anche solo da immaginare”.
    In una recente intervista, Carlos ha affermato che dalla scorsa off-season ha cambiato diverse sue abitudini fuori dal campo per essere più professionale. Un tema molto caro ad un allenatore… “È fondamentale capire il senso della professionalità, quando lavorare davvero, quando riposarsi, quando concentrarsi. Ciò, per i giovani di oggi, è davvero complicato, perché spesso hanno difficoltà a vivere la realtà di ciò che li circonda. Vanno di settimana in settimana, sono trattati molto bene ovunque e non vedono la realtà. Sotto questo aspetto penso che stia migliorando molto, penso che la struttura della squadra che ha intorno lo aiuti a rimanere con i piedi per terra. Non voglio dire con questo che ad un certo punto si sia montato la testa, questo no, perché ha un carattere molto umile. Sta imparando a gestire bene tutti i tipi di situazione per continuare a migliorare mentalmente, a livello tennistico, arrivando in tempo per allenarsi e allenarsi in modo chiaro. Se è puntuale? Assolutamente sì”.
    Fortissimo, vincente, famoso, chissà quante ragazze gli ronzano intorno… Ferrero sull’argomento taglia corto: “Beh, ogni tanto se ne parla nelle conversazioni, ovviamente deve sapere che nella situazione in cui si trova, se è positivo per il suo tennis. In questo momento è tranquillo, è giovane, non ha fretta di avere una relazione. Quando arriverà, arriverà, come è successo a tutti noi ad un certo punto”.
    Interessante la NON risposta di Ferrero su cosa studia di Sinner… “Penso che Djokovic si alleni per continuare a vincere titoli, per continuare a battere record. Lo vedi nella sua professionalità giorno dopo giorno, genera in me il massimo rispetto, adoro guardarlo giocare, allenarsi, come tocca la palla, come si muove, l’attenzione che presta in tutto. In molti modi predo Novak come esempio per Carlos, così come è stato Rafa o lo è anche Sinner. Mi piace dargli esempi di giocatori che vedo fare le cose molto bene in modo che impari un po’ da tutti. Cosa mi colpisce di Sinner per Carlos? No no, niente…. (sorride)“.
    Un po’ seccata la risposta di Ferrero sul tanto discusso tema dell’ingresso dei ricchi sauditi nel tennis: “Non ho un’opinione. Sono entrati nel mondo dello sport con molti soldi, aprendo molte possibilità in molti sport. Sembra che vogliano creare qualcosa di diverso nel tennis. Ci sono molte persone che pensano che sia un Paese che da molto tempo non si comporta bene con le donne e che reprime molto le libertà. Sembra che sia così, ma spero che in futuro possano creare qualcosa nello sport in modo che la situazione possa essere molto più aperta e tutti possano essere più felici. Alla fine è un supporto per uno sport, come il calcio o il golf. Lo sport è sport, penso che sia positivo. Tutto ciò che riguarda il resto della polemica… tutte le argomentazioni sono rispettabili”.
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

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    Mensik batte Rublev a Doha, è in semifinale e nuovo top 100, il più giovane

    Jakub Mensik

    Impressionante, davvero impressionante Jakub Mensik. Andrey Rublev non è esattamente la solidità fatta persona… ma il modo in cui il 18enne ceco si è sbarazzato del n.5 del mondo nei quarti di finale dell’ATP 250 di Doha è stato piuttosto impressionante. Il 6-4 7-6 conclusivo che vale al classe 2005 la prima semifinale sul tour maggiore ben racconta la storia di un match tirato, giocato con grande spinta da parte di entrambi, e risolto sui punti decisivi. Qua ha brillato Mensik, pure sotto 3-5 nel tiebreak del secondo set. Ne è venuto fuori con un tennis di una potenza, consistenza e spinta formidabili, facendo tutte scelte giuste e senza dare assolutamente la sensazione di forzare al massimo, di essere vicino al suo limite. Questo ha davvero impressionato di Jabuk, la sensazione di forza abbinata a controllo, con la freddezza del tennista “vero” nel giocare i punti importanti. Non è un caso l’aver chiuso la partita salvando tutte le 6 palle break concesse, con 10 Ace e nessun doppio fallo, il tutto contro un Rublev tutt’altro che dimesso.
    Questo risultato vale a Mensik l’ingresso in top 100 del ranking ATP della prossima settimana, dove sarà il più giovane in assoluto, e segna un dato statistico di un certo rilievo. Infatti era dal successo di Alcaraz su Tsitsipas allo US Open 2021 che un tennista così giovane non batteva un top5 ATP. Il ceco ha raggiunto la semifinale di un torneo ATP alla sua terza presenza in assoluto. Si giocherà l’accesso alla finale contro il vincente dell’ultimo quarto di Doha, ha Humbert e Monfils.

    A new teen on the scene 👏
    18 yr old and world no.116 Jakub Mensik defeats Rublev 6-4 7-6 to secure top 100 debut and reach Doha semi-finals!#QatarExxonMobilOpen pic.twitter.com/jkUp4NlFqy
    — Tennis TV (@TennisTV) February 22, 2024

    L’ottimo risultato di Mensik è particolarmente significativo poiché viene dopo la tremenda maratona vinta contro Murray negli ottavi, e pure un primo turno tutt’altro che facile contro il tosto iberico Davidovich Fokina. Ha passato la cosiddetta “prova del 9”, segnale chiaro dalla forza fisica e mentale di questo ragazzo. Dotato di un fisico notevole, nel suo tennis ritroviamo molti dei canoni della straordinaria scuola tennistica ceca per pulizia d’impatto (servizio e rovescio), armonia del gesto e qualità di avvicinamento alla palla con i piedi. Per la stazza si muove piuttosto bene, è davvero rapido nel ritrovare equilibrio dopo aver colpito in corsa e rientrare nel centro del campo. Il suo rovescio è una bellezza, la palla gli esce pulita dalle corde e molto veloce, precisa, in tutte le direzioni. Il diritto è davvero pesante, anche se meno stabile, mentre col servizio è già molto incisivo con la prima palla, quando prende ritmo può diventare un incubo per gli avversari; meno ficcante la seconda ma vista l’età, è normale che sia così.
    “Mi ispiro a Novak Djokovic, se non fossi per lui non sarei qua” ha confessato Jakub recentemente ai microfoni ATP. “Avevo 4 anni, di fronte a casa c’erano due campi da tennis all’aperto, ho chiesto ai miei genitori di giocare e così tutto è iniziato. Il servizio penso sia il mio miglior colpo. Fuori dal tennis, adoro la pizza, la musica di Eminem, sono un ragazzo tranquillo. Un sogno? Vincere i tornei dello Slam”. Intervistato a caldo in campo, fantastica la sua risposta alla seguente domanda. “C’è una nuova regola ATP Next Gen che dice che i giocatori di età pari o inferiore a 20 anni classificati tra i primi 250 hanno l’opportunità di entrare nel tabellone principale di un ATP 250. Hai scelto Doha. Perché?” Jakub: “Ehm. Perché ho ricevuto un iPhone gratis!”.
    Oltre alla spontaneità, che non guasta mai, Mensik sembra possedere tutto quel che serve per spiccare il volo nel tennis che conta, e forse anche piuttosto in fretta. Continueremo a seguire i progressi del ceco, sottolineando come la nuovissima generazione che si sta affacciando sul tour sembra di ottima, eccellente qualità…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO