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    Cahill svela la crescita di Sinner: “Il servizio è stata la chiave”

    Darren Cahill nella foto – Foto Getty Images

    L’attesa è quasi finita. Alle 21:00 ora italiana gli appassionati vivranno un altro capitolo della rivalità più entusiasmante del tennis contemporaneo: Carlos Alcaraz e Jannik Sinner si sfideranno nella finale del Masters 1000 di Cincinnati. Un lunedì diverso dal solito, ma che promette scintille dal primo scambio: due campioni che si sono alternati nel rubarsi titoli negli ultimi mesi e che ora arrivano a Ohio con i conti ancora aperti. Non sappiamo chi solleverà il trofeo, ma una cosa è certa: ci sarà battaglia.
    Quando due “galli del pollaio” come loro incrociano le racchette, lo spettacolo è assicurato. A dare ulteriore spessore all’attesa è arrivata anche l’analisi di Darren Cahill, allenatore di Sinner insieme a Simone Vagnozzi dal 2022. L’australiano, tra i coach più rispettati del circuito, ha raccontato ad ATP Media i punti chiave della crescita del suo allievo, che da 14 mesi non molla più la vetta del ranking mondiale.
    “Il segreto? Non c’è alcun segreto. Solo lavoro quotidiano e la convinzione che ogni giorno ci sia sempre qualcosa da migliorare”, ha spiegato Cahill. “È questo il motivo per cui siamo così orgogliosi, perché tutto quello che costruiamo negli allenamenti si riflette poi nei grandi match, nei grandi tornei. Non è frutto di esperimenti di qualche giorno, ma di anni di impegno e di pressione costante affinché continuasse a fare le cose giuste”.
    Uno dei primi aspetti affrontati dall’australiano è stato il servizio. “Quando sono entrato nel team gli dissi subito: devi migliorare il servizio. Con il fisico che hai e i tuoi 1,91 metri, era fondamentale aumentare la velocità e la precisione della prima palla. Da lì si vincono partite con il servizio, ci si fa più solidi nei numeri e si diventa più efficaci, pur restando pronti a lottare negli scambi se l’avversario riesce a rispondere”, ha ricordato Cahill.
    Il coach ha poi sottolineato il carattere da combattente del suo allievo: “Jannik è un animale da competizione, gli piace fare domande, vuole sempre capire e crescere. Se guardi il suo corpo ora e lo confronti con quello di qualche anno fa, ti rendi conto del lavoro enorme che ha fatto in ogni aspetto”.
    Sinner arriverà dunque alla finale con la consapevolezza del percorso compiuto e del sostegno del suo staff, mentre Alcaraz proverà ancora una volta a fermare la corsa del numero uno del mondo. Sarà la prima finale tra i due a Cincinnati.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Sinner senza Cahill agli US Open: Brad Gilbert smentisce tutto, “Fake news”

    Brad Gilbert nella foto

    Nelle ultime ore ha fatto molto rumore l’indiscrezione, riportata da La Repubblica e poi ripresa da diversi media, secondo cui Darren Cahill non sarebbe stato presente agli US Open 2025 nel box di Jannik Sinner. La notizia aveva generato molte discussioni tra tifosi e addetti ai lavori, anche perché sarebbe stata una novità significativa nella stagione del numero uno del mondo.
    A spegnere ogni voce, però, è intervenuto direttamente Brad Gilbert. L’ex tennista, oggi popolare opinionista per ESPN, ha commentato la questione sui social definendo l’indiscrezione una “fake news” senza mezzi termini. Con la sua consueta franchezza, Gilbert ha invitato a non dar credito a ricostruzioni prive di fondamento e ha sottolineato come non ci siano elementi reali a supporto dell’assenza di Cahill a New York.

    for the record this is completely fake news 🗞️
    — Brad Gilbert (@bgtennisnation) July 25, 2025

    Una smentita secca, che contribuisce a riportare serenità attorno al team di Sinner. Per il momento, quindi, il “supercoach” australiano resta regolarmente al fianco del campione italiano, pronto ad accompagnarlo anche nella corsa allo US Open.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Sinner senza Cahill allo US Open: Vagnozzi guiderà da solo il numero uno

    Jannik Sinner nella foto – Foto Getty Images

    Sarà uno Jannik Sinner inedito quello che si presenterà allo US Open 2025. Per la prima volta dall’inizio della collaborazione, il numero uno del mondo dovrà infatti fare a meno di uno dei suoi due pilastri tecnici: Darren Cahill ha scelto di prendersi una breve pausa e non accompagnerà il tennista azzurro a New York, come confermato da La Repubblica.
    Al fianco di Sinner ci sarà quindi soltanto Simone Vagnozzi, che si dice fiducioso e pronto alla sfida: “Senza Cahill sarà un Sinner ancora più forte e motivato, ancora più deciso dopo il trionfo a Wimbledon,” assicura il coach marchigiano secondo quanto riportato dal quotidiano italiano. L’assenza del “supercoach” australiano rappresenta una novità assoluta per il team del tennista altoatesino, ma per Vagnozzi è l’occasione di mettere alla prova la solidità e la maturità raggiunte da Sinner negli ultimi mesi.
    Dopo il successo storico sui prati londinesi e le settimane passate da leader indiscusso dell’ATP, il ventitreenne italiano arriva a Flushing Meadows con i favori del pronostico ma anche con una pressione enorme sulle spalle. Vagnozzi però non ha dubbi: “Jannik sta vivendo una fase di crescita incredibile e affronta ogni nuovo traguardo con lo stesso spirito competitivo. Anche senza Cahill, sono sicuro che si presenterà agli US Open con ancora più determinazione.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Dietro Sinner, la forza di un team unito: Vagnozzi e Cahill, ruoli diversi e un’unica direzione

    Simone Vagnozzi nella foto con Cahill e Sinner

    Jannik Sinner è ormai al centro della scena tennistica mondiale, ma dietro i suoi risultati brillanti si nasconde un lavoro di squadra fatto di equilibrio, dialogo e ruoli ben definiti. Simone Vagnozzi, allenatore dell’altoatesino, ha raccontato il segreto della collaborazione con Darren Cahill: “Sinner ascolta sempre una sola voce unita, questo è il nostro punto di forza”.
    Ruoli chiari e chimica immediataVagnozzi è approdato nel team di Sinner a febbraio 2022, mentre l’australiano Cahill lo ha raggiunto pochi mesi dopo, durante la stagione sull’erba. “Sono molto fortunato ad aver incontrato Darren, sia dal punto di vista professionale che umano. C’è stata subito sintonia, una chimica rara che ci ha permesso di mettere sempre al centro l’interesse di Jannik,” spiega il coach italiano.I ruoli sono complementari: “Io curo più gli aspetti tecnici e tattici, lui quelli mentali ed emotivi. Ma condividiamo tutto e l’importante è che Sinner riceva sempre indicazioni chiare e coerenti.”
    Onestà e ambizione, oltre l’amiciziaPer Vagnozzi, essere allenatore significa anche saper essere diretto e a volte scomodo: “Un grande atleta non cerca solo amici, vuole persone oneste che gli dicano la verità, anche quando è difficile da accettare. Solo così si raggiunge il massimo potenziale.”L’esperienza, sottolinea Vagnozzi, è fondamentale: “Crescere con diversi atleti, affrontare nuove situazioni… I migliori coach sono quelli capaci di ottenere risultati con giocatori diversi, adattando sempre il proprio metodo.”
    Pressione, equilibrio e… un Sinner “umano”La posizione di numero uno del mondo porta con sé pressioni enormi. “Essere arrivati a questo traguardo significa dover affrontare ogni torneo con la mentalità di chi vuole vincere tutto. Ma la nostra forza è lavorare sapendo di aver dato sempre il massimo nella preparazione.”Vagnozzi descrive Sinner come un ragazzo maturo ma anche divertente, curioso e pieno di vita: “Il suo segreto è la voglia continua di migliorare, la capacità di non accontentarsi mai. Senza quella fame, non avrebbe la motivazione per affrontare ogni giorno il duro lavoro del circuito.”
    La sfida Alcaraz e la chiave del futuroUn pensiero anche al rivale spagnolo: “Alcaraz è speciale, ti mette davanti a problemi che nessun altro ti propone. Bisogna allenarsi proprio per queste situazioni e farsi trovare pronti in partita.”La vera chiave, però, resta l’equilibrio: “Un campione deve saper rimanere con i piedi per terra nei momenti difficili e non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene. È questa la qualità più importante per chi vuole stare a lungo al vertice.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Sinner, la forza della rinascita: le dichiarazioni di Vagnozzi e Cahill dopo il trionfo a Wimbledon

    Darren Cahill e Simone Vagnozzi nella foto – Foto Getty Images

    Jannik Sinner ha conquistato Wimbledon, riscattando la delusione di Parigi e dimostrando una maturità che ha sorpreso tutti, compresi i suoi due allenatori, Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Sono loro, dietro le quinte, i principali artefici della trasformazione mentale e tennistica dell’azzurro, capaci di guidarlo verso la rivincita contro Carlos Alcaraz e la conquista del titolo più prestigioso.Dopo la finale, entrambi si sono presentati in sala stampa, sottolineando il percorso di crescita di Jannik, la forza del gruppo e la capacità unica del loro pupillo di lasciarsi alle spalle anche le sconfitte più dolorose.
    La svolta dopo la sconfitta di ParigiCahill ha ricordato quanto sia stato importante gestire il dopo Roland Garros, quando Sinner aveva perso una finale già vicina, con match point a favore: “La capacità di accettare ciò che è successo a Parigi e andare avanti è rara. Jannik ha compreso di aver giocato una partita incredibile e che, semplicemente, il suo avversario è stato migliore. È riuscito a lasciarsi tutto alle spalle e a concentrarsi subito sull’obiettivo successivo. Questo fa la differenza, è una qualità speciale che non si trova spesso nei giovani”.Vagnozzi ha sottolineato la forza mentale del suo giocatore: “Dopo Parigi è stato difficile, ma abbiamo parlato tanto e gli abbiamo ricordato che doveva essere orgoglioso di quanto fatto. È arrivato a Wimbledon con la giusta mentalità, allenandosi al massimo la settimana precedente e mantenendo sempre l’attitudine giusta. Abbiamo la fortuna di lavorare con un ragazzo speciale, sempre concentrato e positivo”.
    Il passaggio chiave con DimitrovCahill ha poi raccontato come la partita con Dimitrov, in cui Sinner si è trovato sotto di due set prima del ritiro del bulgaro, sia stata una vera svolta: “In quei momenti, nei tornei dello Slam, ci vuole sempre anche un pizzico di fortuna o una difficoltà da superare. Ogni storia di Slam è diversa. Noi nel box credevamo che Jannik sarebbe riuscito a venirne fuori, ma la fortuna ha voluto che la partita si concludesse così. Gli abbiamo detto di concentrarsi subito sul prossimo avversario, di non pensarci più. La stessa cosa fatta dopo Parigi: accettare, imparare e andare avanti”.
    La vittoria con Alcaraz e la crescita tecnicaSecondo Cahill, vincere oggi contro Alcaraz era fondamentale: “Carlos lo aveva battuto negli ultimi cinque confronti e spesso dopo partite tirate. Oggi serviva questa vittoria non solo per il titolo, ma per la rivalità tra loro. Nei momenti decisivi Jannik ha tirato fuori una concentrazione e un’energia extra, chiudendo la porta all’avversario. Ha fatto un lavoro incredibile”.Vagnozzi ha aggiunto: “Jannik si muove benissimo, anche sull’erba, riesce a scivolare come su terra battuta e a colpire sempre in modo preciso. Ha migliorato molto il servizio, oggi soprattutto il secondo è stato meno attaccabile. Ha variato bene con le smorzate e le discese a rete, mostrando coraggio e personalità”.
    La rivalità con Alcaraz e la nuova era del tennisCahill ha voluto sottolineare come la preparazione di Sinner non sia focalizzata solo su Alcaraz, ma su tutti gli avversari: “Se ti prepari solo per un giocatore, rischi che gli altri ti sorprendano. Jannik però guarda tante partite di Carlos, è affascinato dai suoi progressi e questo lo spinge a migliorare ogni giorno. La rivalità tra loro è reale e stimolante, speriamo duri altri dieci o dodici anni”.Riguardo all’era che si sta aprendo, Cahill si è detto ottimista, ma prudente: “La finale di Parigi è stata tra le migliori che abbia mai visto. La loro rivalità è già incredibile, ma il tennis ha vissuto vent’anni irripetibili con Federer, Nadal, Djokovic e Murray. Per ora non possiamo paragonare questi ragazzi a quella generazione, ma hanno cominciato alla grande e se continueranno così ci regaleranno ancora tanti match indimenticabili”.
    Il valore umano di SinnerAlla fine, Cahill e Vagnozzi hanno elogiato il ragazzo anche fuori dal campo: “È una persona umile, educata, con i piedi per terra. La determinazione che mostra sul campo è la stessa che applica nel lavoro quotidiano. Siamo fieri di lui, non solo per quello che fa con la racchetta, ma anche per quello che è come uomo”.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Vagnozzi parla da Londra: “Buone sensazioni, Sinner sta lavorando duramente. Cahill? Facciamo spesso delle battute per farlo restare…”

    Simone Vagnozzi

    Jannik Sinner sta lavorando intensamente in preparazione di Wimbledon, c’è serenità e voglia di far bene nel più antico e affascinante torneo al mondo. Non è stato facile digerire la doppia sconfitta sofferta da Alcaraz tra Roma e Parigi ma tutto il team l’ha supportato al meglio e si guarda avanti con fiducia. Così Simone Vagnozzi in un’intervista esclusiva rilasciata oggi a RaiRadio 2 direttamente da Londra, nella quale il coach marchigiano ha raccontato qualche curiosità sul lavoro in vista del debutto a Wimbledon (previsto per martedì prossimo), confermando quanto tutti stiano spingendo per la permanenza di Cahill oltre il termine di questa stagione. Per Sinner oggi allenamento sul Centre Court insieme a Medvedev, privilegio consentito a pochissimi. Riportiamo l’intervista di Vagnozzi,
    “Jannik sta bene, siamo arrivati qua a Londra da un paio di giorni e ci stiamo allenando” racconta il coach del n.1 del mondo. “Le prime sensazioni sono buone e si sta allenando duramente, quindi speriamo di mettere la giusta benzina per arrivare pronti per il primo turno“. L’intervista si sposta sul peso mentale delle due sconfitte sofferte da Alcaraz nelle finali di Roma e Roland Garros. Due ottime partite, ma altrettante sconfitte. Questa la risposta di Vagnozzi: “A Roma siamo arrivati con tanti dubbi visto che era il primo torneo che disputava dopo mesi, quindi è stata una sconfitta se vogliamo un po’ più dolce. Quella di Parigi sicuramente è pesata di più ma, onestamente, dopo la finale di Parigi nutriamo ancora più stima per Jannik per quello che ha fatto, per come è stato in campo, per tutto quello che ha dato e per come ha lottato. Il giorno della finale è stata dura da accettare, ma il giorno dopo capisci che pur essendo una partita importantissima resta sempre una partita di tennis, ancor più in un momento in cui nel mondo succedono tante cose e noi siamo dei privilegiati, quindi dobbiamo godercela”.
    Si parla dell’affiatamento tra i membri del team Sinner, una sintonia che traspare evidente nel suo box nel corso di ogni partita. Simone conferma l’unità del gruppo: “Viviamo h24 insieme, se non ci fosse affiatamento sarebbe difficile arrivare a questi risultati. È necessario trovare questo spirito di gruppo. Sappiamo che l’attore principale è Jannik, è lui che fa la differenza, noi dobbiamo essere lì a supportarlo nel momenti difficili e farlo sentire tranquillo quando tutto va bene, non montarsi la testa anche se con lui è molto facile visto che è un ragazzo umile. Dobbiamo capire come gestire le giornate al meglio, dove migliorare, dove dargli qualche giorno di riposo. Siamo ancora fortunati a fare quello che ci piace, è la nostra passione e affrontiamo tutto con lo spirito giusto”.
    Nella finale di Roland Garros, il pubblico si è schierato dalla parte di Alcaraz. Ha avuto un peso su Sinner, ha sofferto la situazione? “Tra Francia e Italia c’è sempre una bella rivalità… Ma è stato Alcaraz, un po’ furbo se vogliamo, a portare il pubblico dalla sua parte visto che era sotto di due set e necessitava di energia, bravo a gestire la cosa. Ma non ci dimentichiamo che due settimane prima (a Roma, ndr) aveva tutto il tifo contro quindi non dobbiamo attaccarci al tifo. A volte è anche bello giocare col tifo contro, ti dà molta motivazione. È stato più positivo per Alcaraz che penalizzante per Sinner”.
    La giornata tipo approcciando Wimbledon: “È tutto molto tranquillo. Abbiamo la fortuna di affittare delle case molto vicino al circolo, andiamo camminando in 10 minuti ogni mattina. Ci sono dei giorni dove facciamo solo una sessione di tennis e una atletica; altri, come ieri, dove invece abbiamo avuto una doppia seduta di tennis. Oggi abbiamo la fortuna di provare il campo centrale con Medvedev, giocheremo per quarantacinque minuti, è da pochi anni che danno questa possibilità”.
    Si prenota il Centre Court di Wimbledon? “No, lo danno solo ad alcuni e lo scelgono loro. Quest’anno penso che sia toccato solo a Sinner, Medvedev, Alcaraz e Djokovic. Una settimana prima mandiamo al torneo il nostro programma ideale di lavoro e loro ci prenotano tutti i campi per poterci allenare. Essendo Sinner n.1 del mondo diciamo che abbiamo una corsia preferenziale… gli altri giocatori ogni giorno devono chiedere una finestra per allenarsi all’orario che preferiscono”.
    Ultima domanda dell’intervista è su Darren Cahill, membro fondamentale nel team. È uscita lo scorso gennaio – per errore! – la notizia che questo dovrebbe essere l’ultimo anno da coach per l’australiano. Stanno ancora provando a convincerlo a restare? “Sicuramente sì, sarebbe stupendo perché si è creata un’ottima alchimia tra Jannik e Darren ma anche tra me Darren, saremmo felicissimi se lui restasse. Qualche battuta in merito ogni tanto gliela facciamo… quindi vediamo che succederà” conclude Simone.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Cahill racconta: “Dopo la finale di Roland Garros Sinner è rimasto seduto negli spogliatoi per venti minuti, abbiamo parlato pochissimo. Ho ancora più rispetto per lui”

    Darren Cahill (foto Getty Images)

    Darren Cahill nel corso dell’intervista rilasciata al seguitissimo (e molto interessante) podcast “Served with Andy Roddick” è tornato sui momenti successivi alla finale di Roland Garros, persa al foto finish da Jannik dopo non aver sfruttato tre match point contro Alcaraz. Il coach australiano afferma che la sua stima per l’italiano è ancora maggiore per quello che è riuscito a dare in campo e per come ha gestito l’amarezza di una sconfitta così cocente.
    “Sono state cinque ore e mezza di tennis eccezionale tra due grandi giocatori che si rispettano molto” racconta Cahill. “Io come coach non posso chiedere di più al mio giocatore. Dopo la partita abbiamo parlato pochissimo. c’era delusione ovviamente. Jannik è rimasto seduto nello spogliatoio per quindici, venti minuti. Ognuno del team si è avvicinato a lui e gli ha dato un grande abbraccio, dicendo quanto siamo orgogliosi di lui per l’impegno e prestazione, ma quello non era il momento giusto per tornare sulla partita e vedere che lezione prendere da quel che è accaduto. Per farlo il tempo ci sarà più avanti. In quel momento è necessario mostrare empatia per quello che sta vivendo C’era tristezza, qualche lacrima da parte di tutti, non è stata una partita qualunque. Qualche ora dopo non se n’era ancora fatto una ragione e non riuscirà mai a farlo. Credo che una partita come quella non ti abbandonerà mai, ma cercherai di sfruttare l’esperienza per diventare ancora migliore. Jannik ha una capacità eccezionale di mettere le cose in prospettiva. Dopo la finale del Roland Garros ho ancora più rispetto di lui di quanto ne avessi prima“.
    Il coach australiano è sicuro che la cocente sconfitta di Parigi aiuterà Sinner a crescere ulteriormente. “Jannik ha una grande consapevolezza di se stesso, in qualsiasi sport per arrivare ad essere un grande campione devi averla. È necessario sapere come comportarti, inclusa l’importanza di saper affrontare le delusioni, devi riuscire a non esaltarti in modo eccessivo dopo una bella vittoria e allo stesso tempo non abbatterti troppo quando perdi. Un campione sa affrontare il fallimento e il successo con le stessa consapevolezza cercando di imparare da quello che succede, andando sempre avanti per migliorare. Jannik fa bene tutte queste cose e ha un’etica del lavoro fuori dal comune. La sua resilienza è straordinaria e questa capacità sarà messa alla prova dopo quella partita a Parigi, nel vedere quanto in fretta riuscirà a voltare pagina. Non importa se vincerà o perderà le partite nelle prossime settimane, è più importante come saprà gestire quei momenti, continuando a spingere e lottare. Jannik è disposto a farlo”.
    Darren è tornato anche sui difficili tre mesi della sospensione, raccontando la gestione di quel periodo con nuovi dettagli. “In quel periodo trovare compagni di allenamento e organizzare delle sessioni di lavoro, in particolare nei primi due mesi, è stato piuttosto complicato. Tutto doveva essere approvato dall’ITIA e siamo riusciti ad allenarci su di un campo in terra battuta predisposto da uno degli sponsor di Jannik nei pressi di Monte Carlo, solo lì potevamo allenarci. Ma in quella fase devo dire che il tennis è passato in secondo piano, il focus era l’allenamento fisico. Terminati i primi due mesi e tornati agli allenamenti consueti, devo dire che dopo qualche set di allenamento non eravamo così fiduciosi in vista di Roma. Vincere qualche partita al Foro Italico è stato oro colato. Jannik ci sorprende un giorno dopo l’altro: non parlo del suo livello di gioco, mi riferisco alla sua maturità, il modo in cui affronta le cose. E proprio per il fatto che ci sorprende così spesso, tutto questo per noi è diventata la normalità”.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Cahill svela i segreti di Sinner: “Le piccole cose fanno la differenza, è la sua maturità che mi sorprende”. Il coach australiano: “Non si allena per battere Djokovic, vuole essere Jannik Sinner”

    Darren Cahill nella foto – Foto Getty Images

    Se Jannik Sinner è il giocatore che è oggi, lo deve anche e soprattutto a sé stesso e alla scelta di un team la cui alchimia ha reso possibile l’ascesa al trono della classifica mondiale. L’altoatesino è diventato un giocatore completo che, dopo aver vinto gli ultimi tre Grand Slam giocati sul cemento, giocherà la semifinale al Roland Garros, a riprova dei suoi miglioramenti grazie al lavoro con i coach Simone Vagnozzi e Darren Cahill.
    Proprio quest’ultimo ha rilasciato un’intervista approfondita in cui analizza tutti gli aspetti della crescita di Sinner, dalla tecnica alla mentalità, dalla gestione della pressione alle sfide future. Le parole del coach australiano offrono uno spaccato illuminante sul lavoro dietro le quinte che ha trasformato un giovane talento in un campione globale.
    “Quando Simone ha cominciato a lavorarci, era già tra i migliori, perché Riccardo Piatti aveva fatto un ottimo lavoro” ha esordito Cahill, riconoscendo il merito della base tecnica costruita dal precedente allenatore. “In ogni caso, quando si lavora con uno così giovane, c’è del lavoro specifico da fare in diverse aree del gioco. Simone lo ha aiutato a rafforzare il rovescio, il servizio, a migliorare le transizioni a rete. Credo che insieme, tutto il team, abbia reso Sinner un giocatore più completo.”
    Riguardo ai margini di miglioramento sulla terra battuta, Cahill è stato molto specifico: “Le piccole cose ti mancano un po’. Le reazioni istintive, la lettura del gioco, l’intuizione, un po’ di anticipo, il primo passo, la prima reazione, l’essere più rapido nell’entrare e uscire dagli angoli. Quindi tutte queste cose sono aree in cui possiamo vedere margini di miglioramento per il gioco di Jannik, e normalmente, quando inizi a giocare tante partite, entri in un ritmo e diventa tutto più automatico, più da robot.”
    “In questo momento invece deve pensare un po’ di più in quei momenti per spingersi oltre. Quindi, man mano che ogni partita passa, possiamo vederlo migliorare sempre di più. Se questo sarà sufficiente per vincere qui, non lo sappiamo, ma quello che abbiamo fatto è assicurarci che ogni giorno affrontiamo l’avversario che ha davanti, teniamo tutto molto semplice per lui.”Sul confronto con Djokovic in semifinale, Cahill ha mostrato grande fiducia: “Non c’è sfida più grande e dura che giocare contro Novak in semifinale in uno Slam. Ma è pronto, si è allenato per questo. In questo momento ha molta fiducia, e non vediamo l’ora. Quando si arriva al quinto set, ha comunque un buon record nei tornei dello Slam al momento. Quante partite di fila ha vinto negli Slam? Ne ha vinte 19 consecutivamente.”
    L’australiano ha poi analizzato lo stile di gioco fisico di Sinner: “Jannik gioca un tipo di tennis molto fisico. Il suo stile di gioco per tre ore equivale a quello di molti altri che giocano per cinque ore. Quindi ci aspettiamo che Jannik entri in campo e giochi il suo stile, rendendo la partita fisica sin dall’inizio.”
    Su Djokovic e l’età, Cahill è stato netto: “Ha appena battuto uno dei giocatori più forti del circuito ieri sera, ed è sembrato dannatamente in forma. Quindi non stiamo nemmeno prendendo in considerazione che l’età possa essere un fattore, dall’altra parte del campo.”
    Riguardo al dibattito sui “Big Two” con Alcaraz, Cahill ha mantenuto i piedi per terra: “La mia opinione è che, come allenatori, prima di tutto dobbiamo fare in modo che lui resti con i piedi per terra, che mantenga una buona prospettiva su ciò che sta cercando di ottenere ogni giorno. Le cose possono cambiare davvero molto in fretta nel tennis. Non si allena per competere contro Novak, o Alexander, o Carlos, o Medvedev, o altri. Vuole essere Jannik Sinner. Questo è il modo in cui vuole allenarsi, questo è il modo in cui vuole giocare.”Sull’aspetto mentale, fondamentale ai massimi livelli, Cahill ha spiegato: “La parte mentale gioca sicuramente un ruolo enorme a livello d’élite. Tutti sanno giocare bene, tutti colpiscono benissimo la palla. Ma i giocatori mentalmente più forti, quelli duri mentalmente, che riescono a scrollarsi di dosso un po’ di avversità, qualche problema durante il match, un fastidio fisico, magari un piccolo infortunio, oppure un momento di scarsa fiducia in una parte del loro gioco… quelli sono i campioni.”
    “E penso che Jannik lo abbia capito negli ultimi due anni: non tutte le giornate saranno perfette, ma devi trovare comunque il modo di vincere, anche quando non ti senti al meglio. E negli ultimi due anni lui ha fatto davvero un ottimo lavoro in questo senso.”
    Cahill ha poi rivelato la filosofia di allenamento del team: “Parliamo spesso della ‘regola dell’80/20′: lavori sull’80% dei tuoi punti di forza e sul 20% delle tue debolezze. Perché sono i punti forti che ti fanno vincere le partite, e vuoi che il tennis resti divertente. Questo cambia un po’ quando arrivi all’élite, nella top 10. Perché i migliori giocatori del mondo ti trovano le debolezze. I migliori lo sfrutteranno. Quindi, in realtà, abbiamo lavorato parecchio sulle aree più deboli del gioco di Jannik per rafforzarle.”
    La parte più toccante dell’intervista riguarda la personalità di Sinner: “Mi ha sorpreso molto il suo carattere fuori dal campo. Ha un senso dell’umorismo incredibile, è davvero una persona molto divertente, molto generosa, molto umile, come i suoi genitori. Prende il tennis molto seriamente, ma quando esce dal campo vuole divertirsi e godersi la vita. Sa che questo è uno sport, non la vita intera.”
    “Penso che sia anche per questo che ha gestito molto bene tutto quello che è successo negli ultimi 12 mesi, perché mette tutto nella giusta prospettiva, in modo incredibile. Quindi direi che la cosa che mi ha sorpreso di più è la sua maturità. Ha la testa sulle spalle, è stato cresciuto benissimo dai genitori, ha i piedi per terra e, pur godendosi la vita, sa dare il giusto peso alle cose.”Su Musetti e il tennis italiano, Cahill ha ammesso: “Se cinque anni fa mi avessero chiesto, forse avrei detto che Musetti avrebbe avuto un futuro migliore di Jannik, ma penso che entrambi abbiano un enorme potenziale, e stiamo iniziando a vedere un Lorenzo più maturo, più completo. Può vincere uno slam, può vincere un torneo importante? Assolutamente sì, assolutamente.”
    Infine, sulla rivalità con Alcaraz: “Li amo entrambi. Aspetto con curiosità la loro rivalità nei prossimi dieci anni. Il nostro lavoro come coach di Jannik è di continuare a farlo migliorare, così che quando scende in campo contro chiunque, non importa se sia Carlos o chiunque altro, possa avere la migliore chance di vincere.”
    Dal nostro inviato a Parigi, Enrico Milani LEGGI TUTTO