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    Nadal: “Vivo con un dolore gestibile. Non sento frustrazione per i 24 Slam di Djokovic, ho fatto tutto il possibile, lui ne avrebbe avuta perché lo vive con più intensità”

    Rafael Nadal nel corso dell’intervista

    Rafael Nadal ha rilasciato una lunga intervista al canale tv spagnolo Movistar Plus, nella quale racconta il suo presente, come convive col dolore (che a volte arriva anche solo scendendo le scale di casa e non gli dà tregua per il resto della giornata), le fasi del suo riposo e recupero e i suoi programmi. L’idea è quella di tornare in campo se il suo corpo glielo permetterà. Non ha una data certa per il ritiro, dovrebbe essere il 2024, ma si lascia la porta aperta in caso di un recupero superiore alle proprie aspettative. Anche una battuta sullo storico rivale Djokovic: per Rafa se fosse rimasto il serbo indietro nella corsa al maggior numero di Slam vinti vivrebbe la situazione con maggior frustrazione. Riportiamo diversi passaggi di questa intervista diffusa ieri sera in Spagna.
    “Mi sono operato il 2 giugno e da allora ho fatto altre cose che non avevo mai avuto la possibilità di fare. Sto cercando e riuscendo a godermi altre cose nella vita. Quando ero all’Accademia, l’ultima volta che sono apparso in pubblico ed era il giorno dell’annuncio, non sapevo che dovevo operarmi. In quel momento avevo bisogno di mettere un punto e di una pausa: anche se di mezzo c’è il titolo del Roland Garros, da Indian Wells dell’anno scorso, in cui mi sono rotto una costola giocando con Carlos, è stato un anno e mezzo difficile. Non c’è stato un momento di tranquillità. A volte i risultati mascherano la realtà della vita quotidiana”.
    “Avevo bisogno di tirare una riga e fermarmi. Prima di farlo volevo essere sicuro che fermandomi sarei riuscito a recuperare. Ho fatto un altro giro di visite mediche, analizzando tutto quello che stava succedendo allo psoas e, alla fine, ho visto che non c’era modo di recuperare. Il mio psoas era in pessimo stato, mi dissero che se non mi fossi operato non sarei guarito. Ho deciso di sottopormi ad un intervento chirurgico e da quel momento in poi sembra che l’operazione sia andata bene. Una volta operato, in un’operazione importante in cui hanno colto l’occasione per operarmi l’anca, che non stava molto bene, ho impiegato diversi mesi a riprendermi. I primi sono stati complicati, dolorosi, ma poi ho avuto la fortuna di staccare, passare del tempo con la mia famiglia, andare via da casa per 5 settimane… e mi sono divertito. Ora sono tornato al lavoro, da pochissimo tempo.”
    “Ho visto poco tennis in questo periodo. Ma non perché soffro non potendo competere. Non sono così. Sono uno che volta pagina molto velocemente, non sono uno di quelli che pensano che dovrei esserci, ecc. Questo non mi fa male: guardo gli US Open e non mi fa male lo stomaco per non essere lì. Nel mio caso, arriva un momento in cui sono in pace. È da un po’ che non riesco a stare nei posti in cui avrei voluto essere, ma lo vivo con naturalezza e accetto le cose come vengono. Guardo poco il tennis perché sento bisogno di disconnettermi. Ho visto la finale degli US Open, ho visto la finale di Wimbledon, ma guardo poco perché ho la sensazione che così non mi disconnetterei del tutto. Quando hai fatto qualcosa per tutta la vita, è difficile guardare una partita di tennis e distrarsi. Finisci per analizzare le cose come se poi dovessi giocare all’indomani e questo non ti permette di disconnetterti”.
    “Il dolore? No, non vivo senza dolore, ma con dolore controllato. Non è un dolore che rende amara la mia vita. Il mio carattere, quindi, sta bene. Sono più triste o più fregato quando provo più dolore del necessario. Ho un piede che sai sta molto male, e ci sono momenti in cui il mio piede non mi lascia vivere in pace, ci sono momenti in cui mi è difficile scendere le scale di casa. Quando succede, succede, è difficile essere molto felici”.
    “Mi piacerebbe giocare ancora, ho la speranza di tornare a giocare e di essere competitivo. La speranza non è tornare e vincere il Roland Garros o l’Australian Open, lo dico affinché la gente non si illuda, nel momento in cui mi trovo nella mia vita è qualcosa di molto lontano. Non dico impossibile, perché le cose nello sport cambiano molto velocemente, ma non sono deluso, sono pienamente consapevole delle difficoltà che devo affrontare. Ce ne sono diverse: una è insormontabile, è l’età, perché quando sei avanti con l’età è già complicato; l’altra sono i problemi fisici, che non mi permettono di allenarmi con regolarità al 100%. L’unione di queste due cose fa sembrare praticamente impossibile aspirare a certe cose. Questo mi toglie l’entusiasmo? No, perché alla fine quello che mi entusiasma è giocare ancora, sentirmi competitivo… e poi vedremo dove sarò”.
    “2024, il suo ultimo anno? Ho detto ‘forse’, sarà il mio ultimo anno. Ho detto ‘forse’: se l’avessi detto in un altro modo, non era il mio modo di esprimerlo… e lo confermo. Ci sono buone probabilità che lo sia, perché vedo come sta il mio corpo. .. ma non so come sarà il mio corpo tra tre o quattro mesi, sono sempre aperto a ciò che il futuro può portare”.
    “Ho saltato quattro anni e mezzo di tornei del Grande Slam a causa di infortuni, questa è la realtà. Ma lo sport è anche questo. Non è per questo che sono migliore di Djokovic, perché ho giocato meno. Lui ha avuto un fisico e un modo di giocare che gli ha permesso di giocare più di me. Ho fatto quello che potevo. Forse tornerò e vincerò altri tre Slam, è improbabile, davvero (ride), ma in questo senso non posso rimproverarmi niente”.
    “Il record degli Slam? Non sono frustrato per un semplice motivo: nei limiti delle mie possibilità, ho fatto di tutto per rendere le cose migliori possibili. Sì, puoi vivere frustrato con 22 Slam, per esempio Novak lo vive in modo più intenso. Per lui sarebbe stata una frustrazione maggiore non riuscirci. Forse è per questo che ce l’ha fatta”.

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    “Creo que Djokovic lo vive de una manera más intensa. Para él, hubiera sido una frustración más grande no conseguirlo”.
    #NADALenMovistarPlus, con @juanmacastano, a las 21:45 en + (dial ). pic.twitter.com/KpnRJC9ELM
    — Tenis en Movistar Plus+ (@MovistarTenis) September 18, 2023

    “Non ho mandato nessun messaggio a Djokovic: quando vinci qualcosa di così importante, per esperienza so che è meglio che passi un po’ di tempo per valutare quel messaggio. Lo farò , ma non l’ho ancora fatto. Naturalmente ho mandato messaggi a Carlos quando ha vinto o era vicino a vincere; gli altri… nel circuito non ho più tanti amici, ormai io vengo da un’altra generazione. Federer? Con lui si, ci parliamo di tanto in tanto”.
    “Futuro da allenatore? Perché no? Ma credo che difficilmente prenderà la maggior parte della mia vita futura. Magari qualche settimana con qualcuno, perché no… Vengo dal tennis, dallo sport in generale, e so che lo sport farà sempre parte della mia vita.”
    “Diventare presidente del Real Madrid? Oh… non lo so. Non è nei miei sogni, ma mi farebbe piacere. Ma prima di tutto sono abbastanza realista con me stesso, so quali sono i miei limiti e non so se ne sarei capace oppure no”.
    Una Rafael a 360°, che nonostante una serie infinita di problemi lascia intendere di crederci ancora. Mille e più volte è rinato. Stavolta la ragione lascia pensare che un suo rientro sia più che altro una bella e meritata passerella, per non esser costretto a dire “basta” come l’amico Roger, praticamente rotto. Ma parlando di lui la parola “impossibile” è un concetto molto più vago che per noi comuni mortali…
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Le 10 cose che resteranno di Wimbledon 2023

    Carlos Alcaraz (foto Getty Images)

    King Carlos, il nuovo Re
    A soli 20 anni Alcaraz aveva già siglato record storici, il più importante l’esser diventato il più giovane n.1 del ranking ATP (da quando è calcolato al computer) dopo la vittoria a US Open 2022, suo primo Slam. Ma la vittoria ai Championships di ieri segna un passo ancor più importante. Decisivo. Ha imparato i segreti “dell’erba dal 2002” in un batter d’occhio, ha vinto il torneo più importante battendo quello che è unanimemente considerato il più forte e vincente dell’epoca moderna. Ancor più, COME l’ha battuto. Si è preso in faccia un uppercut degno di Mike Tyson nel primo set, si è rimesso in piedi meglio di Rocky Balboa e ha alzato il livello. Rimontato nel quarto, è andato a prendersi tutti i punti più importanti nel quinto, vincendo tecnicamente, fisicamente, mentalmente contro quello che è il migliore per tecnica, resistenza fisica e soprattutto testa. Sconfiggere così il 7 volte campione del torneo, sbarcato a Londra in condizioni eccezionali, va oltre l’eccezionale. È la certificazione che il mondo della racchetta ha un nuovo Re. Non c’entra l’esser già n.1, no. Per tutti Djokovic era il vero n.1, il più forte. Ieri c’è stato il sorpasso. Alcaraz stellare, bellissimo da veder giocare, divertente come tennis e come persona. Che gli Dei del tennis lo conservino a lungo, perché nelle sue mani lo sport è in ottime mani.

    Una finale leggendariaNon sempre, purtroppo, la finale del torneo più importante è la partita più bella dell’anno. Sarà quasi impossibile scalzare la finale di ieri da match del 2023. Spettacolo, adrenalina, colpi mozzafiato, cambi di rotta, lotta, tiebreak, durata, psicodrammi… Ogni palato è stato accontentato, chi voleva la lotta, chi i colpi vincenti, chi l’incertezza. Djokovic ha fatto di tutto per non perderla, è partito forte, è andato sotto e si è ripreso. Alzi la mano chi, all’inizio del quinto, pensava che Carlos potesse girarla di nuovo. Fantastico come sia andato sopra a “Nole”, fisicamente e mentalmente, riuscendo di nuovo ad alzare l’asticella della competizione, il rischio dei suoi colpi, efficace e mani banale. Il match è storico, per mille motivi. Djokovic è tutt’altro che finito, a US ci sarà nuova grande sfida, ma è indubbio che questo successo segna un passaggio di consegne e una partita che ricorderemo, come la finale di Becker ’85, Agassi ’92, o il Federer-Sampras del 2001.

    Bentornato MatteoIn casa Italia la nota più bella, pari alla semifinale di Sinner, è il ritorno di Matteo Berrettini. Rivedere il nostro amatissimo campione così efficace, veloce e potente sull’amatissima erba di Church Road è stato inatteso e straordinario. Dopo le secche di mesi e mesi di vere e proprie torture, con ancora negli occhi la terrificante sconfitta di Stoccarda con l’amico Sonego, vederlo ripartire proprio battendo “Sonny” e poi martellare come nel 2021 contro avversari davvero forti è stato bellissimo. Di nuovo veloce nell’approcciare la palla, solido al servizio, sicuro col diritto in spinta e pure migliorato nel rovescio. Una bellezza. Adesso solo sperare che questo maledetto fisico lo lasci in pace. Bentornato Matteo, quanto sei mancato…

    La prima semifinale Slam di SinnerIl “capitolo Sinner” è sempre bello complesso in ogni torneo, tanta è l’attesa sul nostro top10. Che dire, ha giocato un buonissimo torneo, approdando alle semifinali da n.8, quindi missione compiuta. Fortunato nel sorteggio? Sì, ma gli altri non sono avanzati nel torneo per caso, quindi averli battuti tutti è un merito. Quante volte i vari Federer, Nadal e Djokovic hanno avuto vere autostrade sino ai match decisivi? Chi vince ha sempre ragione. Jannik è stato non sempre a tutta – difficile esserlo – ma ha confermato di aver preso la strada giusta. La semifinale con Djokovic ha mostrato quanto sia vicino all’eccellenza, ma allo stesso tempo quanto i suoi equilibri siano ancora instabili. C’è ancora parecchio da lavorare, tra fisico, tenuta della prestazione al massimo, servizio che deve diventare ancor più incisivo. La crescita di Sinner è continua, questa è solo la sua prima semifinale Slam. Avanti tutta.

    Jabeur, quanto conta la testaChe dolore veder perdere così Ons Jabuer in finale. Che colpo al cuore assistere impotenti al suo pianto a dirotto col “piattino” in mano. Ci credeva, eccome. Era l’occasione di una vita, l’è sfuggita di mano purtroppo per suoi demeriti. Non ce ne voglia l’ottima Vondrousova, non ha rubato niente la ceca, anzi è andata a riprendersi con gli interessi la sfortuna di qualche infortunio di troppo. Ma Ons ha gettato alle ortiche un bel vantaggio in ogni set, mostrando in campo un tecnica, varietà e qualità nettamente superiori, ma una fragilità mentale preoccupante, forse non rimediabile. Chissà se alla tunisina capiterà ancora un’occasione così….

    Eubanks, le favole ogni tanto…Chris Eubanks meriterebbe un capitolo a se stante. L’americano è un gran personaggio, una sorta di mosca bianca in un tour dove domina l’opposto delle sue qualità. Ha disputato uno Wimbledon quasi in trance, dopo aver vinto il primo torneo in carriera, sempre su erba. Che sapesse giocare a tennis lo sapevamo tutti, e l’avevamo anche scritto con gli ottimi approfondimenti sui giocatori emergenti scritti da Antonio Gallucci. Ma che arrivasse a disputare uno Slam chiudendo gli occhi, sorridendo e tirando tutto con questa giocosa sfrontatezza no, non se l’aspettava nessuno. Nemmeno lui. Ha terminato il suo torneo con 315 punti vincenti. Pazzesco. È la dimostrazione di quanto Wimbledon abbia qualcosa di magico e diverso, anche con quest’erba un po’ piatta dei nostri tempi. È la dimostrazione di quanto a livello Challenger ci sia tantissima qualità pronta ad esplodere. È la dimostrazione di come credere nelle proprie qualità, anche se sei un po diverso da tutti, sia la forza che può farti sognare ad occhi aperti. Bravo Chirs!

    Musetti2024No, il buon “Lori” non organizzerà un bel niente l’anno prossimo (o almeno non lo sappiamo!), ma la sensazione è che alla prossima edizione di Wimbledon il talento di Carrara potrebbe sorprendere ancor più. Quest’erba dei nostri tempi sembra fatta a pennello per le sue qualità, e il torneo l’ha dimostrato. Musetti ha imparato a correre sui prati, e per giocarci bene è “costretto” a cambiare atteggiamento e alcuni meccanismi al suo tennis. È spinto ad andare oltre a quelli che sono attualmente i suoi principali limiti: no attendismo tattico, entrare prima nella palla, servire e rispondere con massima attenzione, giocare ordinato. Questo torneo non solo gli ha regalato le prime vittorie in carriera ai Championships, ma aperto nuovi orizzonti. Ha dimostrato a se stesso di poter giocare bene su erba, che il suo tennis deve tendere a tempi di gioco più rapidi, ad un focus totale sui colpi d’inizio gioco.

    Shot Clock, così a che serve?27, 30, 35. Anche 37 secondi prima di servire. Più volte nella finale di Wimbledon il più forte di tutti, Novak Djokovic, ha servito prendendosi tutto il tempo del mondo, nonostante ci sia una regola piuttosto chiara, per chi gioca e soprattutto per chi è appollaiato sul seggiolone, vede il gioco meglio di tutti e dovrebbe tendenzialmente farla rispettare… Niente contro il serbo, campione epocale, ma questa situazione è intollerabile. Ancor più perché chi ruba tempo al servizio si prende tempo per rifiatare, per ossigenare i muscoli (e badate bene, studi accuratissimi dimostrano che anche pochi secondi fanno la differenza…), per concentrarsi. E far perdere ritmo l’altro, mandandolo in bestia. Connors e Lendl, per dirne due a caso, c’hanno costruito e condotto una carriera, ma i loro tempi la regola non c’era. Ora c’è, ma non viene applicata. Visto che ci governa il gioco ama la tecnologia, allora perché non mettere un bell’avviso acustico che scatta allo scoccare del tempo, e punto perso. E via. Nessuna discrezionalità su di una regola banale e che tutti dovrebbero rispettare…

    Anticipare orario d’inizio dei matchPiù volte il torneo è andato in difficoltà quest’anno. Stranissimo per la solitamente efficace organizzazione dei Championships. Qualche scelta poco comprensibile di apertura e chiusura del tetto, un’erba spesso umida che ha fatto scivolare più volte i giocatori e non la stessa decisione su come comportarsi tra un campo e l’altro. Una cosa tuttavia dovrebbe cambiare assolutamente, e già dal 2024: l’orario di inizio dei match. Novak è stato chiaro, e ha ragione: si deve iniziare prima, 1h, anche 2. Il torneo è tarato su una storia di match da erba, mediamente rapidi. Hanno deciso di rallentare così tanto il gioco che ormai si scambia, tanto e i match maschili di oltre 4 ore sono la normalità. Se vogliono tenere questi orari, beh, velocizzino di nuovo il gioco, sarebbe prendere i canonici due piccioni con una fava…

    Svitolina, mamma volanteUltima nota per l’avventura di Elina Svitolina ai Championships. Mamma nemmeno un anno fa, torna con una wild card ed è la tempesta del torneo. Lasciando perdere l’annosa problematica dei rapporti con le (tante) rivali russe-bielorusse, Elina si è completamente ritrovata. Grandi appoggi sull’erba, colpi fluidi e molto aggressiva, anche più di quanto era ai vertici del tour rosa, in campo a tratti volava. Si è presa la grande soddisfazione di mandare in bambola il tennis ancora un po’ anchilosato sui suoi schemi di Iga Swiatek, vera n.1 ma non certo sull’erba. Magari la sorpresa dell’anno prossimo sarà Caro Wozniacki, altra mamma in rampa di lancio per il rientro…

    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

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    Nastase va controcorrente: “GOAT? I 14 titoli a Parigi di Nadal pesano più dei 23 Slam di Djokovic”

    Ilie Nastase

    Ci sono sportivi e tennisti che vanno controcorrente, capaci di sorprendere sia in campo con le loro giocate che con pensieri distanti dal sentire comune, o perlomeno originali. Uno di questi è certamente l’ex campione rumeno Ilie Nastase, istrionico personaggio del mondo della racchetta. Per il 76enne si Bucarest, la corsa all’ipotetico GOAT (il più grande di sempre) non ha molto senso, soprattutto per i tennisti, e in generale i 14 titoli vinti da Rafael Nadal a Parigi sono più “pesanti” dei 23 Slam complessivi vinti da Djokovic in carriera. Questo ha affermato in un’intervista rilasciata al media nazionale Gazeta Sporturilor, della quale riportiamo alcuni passaggi che, certamente, faranno discutere.
    “La corsa al migliore? Non penso che sia una vera “rissa”, almeno non penso che sia una lotta personale tra Novak Djokovic e Rafael Nadal. Non la vedo così. Novak ha vinto un nuovo Grande Slam, ma avrebbe potuto essere il contrario, giusto? Nadal poteva essere con 23, i due sarebbero ancora pari, conta così tanto che ora uno ha un titolo in più? Sicuramente a Djokovic importa, ma non credo che Nadal sia geloso del suo nuovo successo o qualcosa del genere. Molti altri dovrebbero essere gelosi di lui per aver vinto il Roland Garros 14 volte, quei 14 Roland Garros pesano molto di più dei 23 Slam di Djokovic. Vincere sulla terra battuta 14 volte? Sulla terra battuta del Roland Garros? Non credo che nascerà un altro giocatore che possa ripetere questo”.
    Per Nastase alla fine sono molti i pretendenti: “Ci sono molti giocatori che si trovano nella condizione di essere un pretendente al GOAT, anche Federer. Non possiamo dimenticare quelli di prima: Bjorn Borg, Rod Laver, che ha completato due volte il Grande Slam in un anno, questo è incredibile, o lo stesso Pete Sampras. A volte ci dimentichiamo di queste persone. C’è anche Agassi, per esempio che ha segnato il gioco come nessun altro. I bambini guardano solo chi è il campione, suppongo che succeda come nel calcio, dove ai tempi era apprezzato Pelé, poi è arrivato Cruijff, Maradona e ora Messi”.
    “Io ritengo di poterli confrontare perché li ho visti tutti, ho anche giocato con molti di loro, ma non credo che tra di loro siano tutto il tempo a fare paragoni. Questa è una questione più relativa ai voi dei media e agli sponsor. Djokovic, nonostante i suoi 23 Slam, a un certo punto sarà dimenticato come tutti gli altri e si parlerà dei campioni in attività. Possiamo solo sederci e guardare i suoi record quando apriamo il giornale, ma a quel punto non possiamo dimenticarci dei record di Nadal, o di quelli e del gioco Federer perché si è ritirato. Arriverà anche il turno di Djokovic”. LEGGI TUTTO

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    Schett esalta Alcaraz: “Ha portato il tennis a un altro livello”

    Barbara Schett insieme a Mats Wilander

    Carlos Alcaraz è fisicamente “di un altro pianeta” e ha portato il tennis a “un altro livello”. Parole e musica di Barbara Schett, ex top 10 WTA e da anni commentatrice per Eurosport. Nel corso di un programma del canale sportivo satellitare europeo in preparazione a Roland Garros, l’austriaca ha parlato delle qualità del 20enne spagnolo e dell’eredita dei tre grandi che hanno dominato il tennis mondiale negli ultimi 2o anni.
    “Federer è insostituibile. Ognuno deve fare la propria storia e ciò a cui abbiamo assistito negli ultimi 15 anni con Federer, Nadal e Djokovic è incredibile. Non credo che avremo mai più una rivalità del genere” commenta Schett. “Carlos Alcaraz ha vinto un titolo del Grande Slam, ha ancora molta strada da fare. Avrà una lunga carriera e sarà spinto dai rivali a fare sempre meglio. Sarà difficile tuttavia vedere di nuovo una rivalità come quella precedente perché giocano tutti in modo diverso. Federer aveva un’eleganza in campo unica. Non avremmo potuto immaginare che Rafa avrebbe avuto una carriera così lunga a causa dei suoi infortuni, e Djokovic si muove ancora in campo come un ventenne e non ha punti deboli, davvero. Spero che qualcuno segua le loro orme ma sarà molto difficile replicare tutto ciò”.
    L’austriaca reputa che Alcaraz sia il favorito per Roland Garros, al via nel tabellone principale domenica prossima. “Carlos per me è il favorito, il modo in cui ha giocato quest’anno, il modo in cui ha giocato sulla terra battuta, è fantastico. Ha giocato molto più tennis di Novak. Non vuole altro che vincere il suo primo titolo a Parigi. Carlos sta vincendo tornei in ogni condizione. Ha l’esperienza e la competenza per farcela”.
    “Fisicamente è su un pianeta diverso, ma mostra anche molta abilità. È una gioia vederlo giocare, al momento sta giocando il miglior tennis della sua vita, ma non puoi mai escludere Novak Djokovic perché ha più esperienza di tutti avendo vinto così tante finali. Alcaraz ha portato il tennis a un livello completamente nuovo che non pensavamo fosse possibile dopo aver assistito ai ‘Big Three’ in passato. Penso che possa vincere quest’anno e sono sicuro che lo vincerà più volte in futuro. L’unica cosa di cui mi preoccupo a lungo termine è il suo fisico, se il suo corpo resisterà per oltre 15 anni come hanno fatto i grandi precedenti. Avevo pensato la stessa identica cosa con Rafael Nadal, a causa del suo gioco così spinto sul fisico e del suo problema al ginocchio e al piede, ma poi ha avuto una carriera così lunga. Per me, se Carlos riuscirà a restare sano, sarà il numero 1 per diversi anni” conclude l’austriaca. LEGGI TUTTO

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    Rune b. Djokovic a Roma: alcuni record e numeri dopo questa partita

    Holger Rune (foto Getty Images)

    Holger Rune ha estromesso dal Masters 1000 di Roma il campione in carica Novak Djokovic. Un successo meritato, che porta ad alcune considerazioni storiche e statistiche di un certo rilievo. Ne riportiamo le più interessanti.
    Rune diventa il primo tennista dopo Rafael Nadal a battere due volte di fila Djokovic. È accaduto nella finale del 1000 di Bercy lo scorso anno e oggi al Foro Italico.

    RUTHLESS RUNE @holgerrune2003 knocks 6-time Champion Novak Djokovic out of Rome! #IBI23 pic.twitter.com/8c74E8lIs0
    — Tennis TV (@TennisTV) May 17, 2023

    Rune vanta così un record positivo contro Djokovic. Con un minimo di tre scontri disputati, sono solo 5 i tennisti ad avere un record in attivo contro il serbo:Andy Roddick, 5 W e 4 L (tra 2007 e 2012)Fernando Gonzalez, 2 W e 1 L (tra 2005 e 2006)Ivo Karlovic, 2 W e 1 L (tra 2008 e 2015)Nick Kyrgios, 2 W e 1 L (tra 2017 e 2022)Holger Rune, 2 W e 1 L (tra 2022 e 2023)
    Rune ha battuto Djokovic, attualmente n.1 al mondo. Dal 2000, sono soltanto i seguenti i tennisti aver battuto in 6 match consecutivi rivali classificati nella top5 ATP: Kuerten, Agassi, Djokovic, Federer, Nadal.
    Per la prima volta dal 2004, né Nadal né Djokovic sarà presente alla finale degli Internazionali BNL d’Italia. I due super campioni si sono sfidati nella finale di Roma nelle stagioni 2009, 2011, 2012, 2014, 2019, 2021. L’ultima finale del torneo senza nessuno dei due in campo fu quella che vide Carlos Moya sconfiggere in tre set David Nalbandian (allora la finale si giocava al meglio dei 5 set).
    Gli internazionali BNL d’Italia vedranno un nuovo campione, visto che nessuno dei rimasti in gara ha mai vinto il torneo capitolino
    Novak Djokovic ha subito la sconfitta n.70 in carriera da n.1 (totale 387 settimane). Nessuno ha mai perso così tanti match da n.1 …anche perché nessuno è mai stato così tante settimane al vertice! Lo segue Pete Sampras, nelle sue 286 settimane in vetta al ranking ha perso 69 match (statistica di Enrico Riva) LEGGI TUTTO

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    Djokovic” Vorrei giocare US Open, ma non ho intenzione di vaccinarmi”

    Novak Djokovic

    Dopo aver alzato per la settima volta la coppa di Wimbledon, e 21esimo Slam in carriera, era scontato che al campione serbo venisse chiesto cosa intende fare nel prossimo futuro, in vista degli US Open. Per le regole attualmente in vigore, solo persone vaccinate possono entrare negli USA (se non cittadini del paese), quindi essendo Novak non vaccinato per lui le porte di Flushing Meadows restano al momento chiuse. Questa la sua breve riflessione in merito, con un occhio a quella che potrebbe essere la seconda parte del suo travagliato 2022.
    “Sono in vacanza”, afferma Novak, iIndipendentemente dal fatto che giocherò o meno presto un torneo, mi riposerò sicuramente per le prossime due settimane perché è stato un periodo piuttosto estenuante e impegnativo per me. Tanto tennis, di cui ero molto felice. Ho ottenuto quello che volevo qui. Poi aspetterò, si spera, qualche buona notizia dagli Stati Uniti perché mi piacerebbe davvero andarci”.
    “Non sono vaccinato e non ho intenzione di vaccinarmi, quindi l’unica buona notizia che posso avere è che rimuovono la tessera vaccinale obbligatoria o qualunque cosa sia per entrare negli Stati Uniti, o (un) esenzione. Tuttavia non credo che l’esenzione sia realisticamente possibile. Non ho molte risposte a riguardo. Penso che dipenda solo dal fatto che lo rimuovano o meno in tempo per me sufficiente per arrivare negli Stati Uniti”.
    “Quando rientrerò? Potrebbe essere alla Laver Cup, oppure anche la Coppa Davis. Adoro giocare per il mio paese. Cercherò di farne parte”.
    Resta l’obiettivo delle Finals di Torino. Grazie alla vittoria a Wimbledon, per il serbo un posto è quasi assicurato: “Ad essere onesto, dubito che andrò a inseguire punti. Non ho obiettivi di classifica. Da quanto ho capito dal mio agente, vincere un Grande Slam ti qualificherebbe per le finali del World Tour a meno che tu non sia fuori dai primi 20. Con i punti accumulati finora, credo che entrerò nella top 20. Quindi penso di avere buone possibilità di essere già alle Finals. Non credo di giocare tanti altri tornei per ottenere punti”. LEGGI TUTTO

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    Sorteggio Roland Garros maschile: ottimo per Sinner, con i favoriti tutti nella parta alta

    Jannik Sinner

    Provare a giocare uno Slam partendo dal sorteggio ipotizzando vittorie e sconfitte sino alla finale è uno degli passatempi più noti per gli appassionati di tennis. Un vecchio adagio afferma che “non ci sono sorteggi facili”, o che “i sorteggi vanno presi con le molle”. Verissimo. Altrimenti che divertimento ci sarebbe se tutto filasse sempre liscio, con i favoriti che avanzano spediti verso i match decisivi. Nel tennis la faccenda è spesso più complicata. Per fortuna. Di sicuro il draw maschile sorteggiato a Parigi ieri è stato sorprendente e molto particolare.
    Partendo da casa azzurri, inutile negare che Jannik Sinner e Lorenzo Musetti siano davvero i due lati della medaglia. Sfortunatissimo “Muso”, un percorso potenzialmente allettante per “Jan”. Non facile, ma allettante si per l’altoatesino. Nel suo slot c’è Basilashvili, tennista potente e assai adatto a giocare su terra battuta, ma è un tennista che tira forte e non ha grandi variazioni, esattamente il tipo di giocatore sul quale Sinner può entrare e scatenare la sua progressione. Poi dalla sua parte c’è Rublev, tennista contro il quale ha già dimostrato di poter fare molto bene, e Medvedev, che a Parigi probabilmente farà poco più di una scampagnata, troppo indietro di condizione e mai amante di questi campi. Tanto che alla fine i tennisti più pericolosi sulla strada di Sinner potrebbero essere Carreno e un Kecmanovic in netta ascesa. Tirando le somme, per Sinner aver evitato incroci pericolosissimi con Nadal, Djokovic, Alacarz e Tsitsipas è già un bel passo avanti.
    L’altra faccia della medaglia è il “povero” Musetti, a cui è andata malissimo. Come sopra: da evitare c’erano assolutamente Nadal, Djokovic, Alacarz e Tsitsipas… e chi trova il toscano? Il finalista di Roma, di Parigi dello scorso anno e due volte vincitore a Monte Carlo. Davvero uno di quelli da evitare. Musetti l’anno scorso fece paura a Djokovic, ma quest’anno arriva a Parigi appena recuperato da un problema fisico e senza match sulle gambe. Era auspicabile non un primo turno facile ma almeno uno giocabile. È andata davvero male.
    Cecchinato se la giocherà contro lo specialista Andujar, match in cui parte sfavorito, mentre Sonego può sperare in un buon ingresso nel torneo contro Gojowczyk, uno che sul rosso non è al top. Ma tutto dipende dalla fiducia e condizione del piemontese. Fognini è nella parte alta, dopo Popyrin (non facilissimo come esordio) potrebbe trovare Van de zandschulp, tennista caldo nelle ultime settimane, e poi eventualmente Nadal. Non proprio la posizione di tabellone che sogni prima dell’avvio insomma.
    A livello generale, impossibile non notare un terribile squilibrio tra parte alta e parte bassa. Tutti i grandi favoriti sono di sopra! Incredibile come Djokovic – Nadal potrebbe essere un quarto di finale, memorie del 2015, quando il serbo distrusse lo spagnolo (non al massimo) proprio nei quarti, non riuscendo però ad alzare la coppa, stoppato in finale da un monumentale Wawrinka. Di sopra anche Alcaraz, che potrebbe ritrovare nei quarti Zverev. Ma di mine vaganti ce ne sono eccome, da Korda a Norrie, passando per Davidovich Fokina. Anche nel primo settore del tabellone troviamo giocatori di primissimo livello: Dimitrov, Schwartzman, Krajinovic e soprattutto Auger-Aliassime, che a Roma ha convinto con tennis molto interessante anche su terra battuta. Come sopra: la parte alta è la più qualificata, nettamente. Nadal? Dipende da come starà. Djokovic? è tornato in grande forma, può difendere il titolo dell’anno scorso, potrebbe essere un quarto infuocato con Nadal. Alcaraz? È atteso a conferme 3 su 5, ma sembra già pronto a volare in semifinale contro il vincente della super-sfida.
    I tabelloni devono essere presi con le molle, ma la sensazione è che il vincitore uscirà dalla parte alta, e che Sinner abbia un’occasione ghiotta per entrare bene nel torneo, crescere di forma e volare nella seconda settimana.
    Mario Cecchi LEGGI TUTTO

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    Torna il super classico “Djokovic vs. Murray” a Madrid

    Andy Murray, classe ’87

    A volte…ritornano. Il super classico Novak Djokovic vs. Andy Murray torna domani al Masters 1000 di Madrid. È dal torneo di Doha 2017 che in un tabellone del tour ATP non si incrociavano i due campioni, quasi coetanei, protagonisti di mille battaglie. 36 sono stati i confronti diretti tra i due classe ’87, con Novak in netto vantaggio con 25 vittorie a 11. Pesano soprattutto quelle negli Slam, come le 4 finali vinte dal serbo agli Australian Open sullo scozzese. Murray ha sconfitto Djokovic nella finale del Masters 2016 (quando Andy riuscì a chiudere l’annata dal n.1) e soprattutto in quella di Wimbledon 2013 e US Open 2012, le uniche due occasioni in cui Andy ha battuto Nole in finale di uno Slam.
    Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quel torneo di Doha 2017… Andy veniva da una cavalcata pazzesca nella seconda metà del 2016, che lo portò in cima al mondo tennistico, ma che pagò terribilmente con un logorio che l’ha pure portato sotto ai ferri, con una protesi all’anca e un recupero difficilissimo, quasi miracoloso. Djokovic attraversò anni non facili dopo quella vittoria su Murray negli Emirati, per poi rinascere, tornare n.1, scrivere record assoluti issandosi a migliore della sua generazione e tra i più forti di ogni epoca.
    I due grandi campioni hanno scritto pagine memorabili, battaglie feroci in cui la maggior durezza e completezza tecnica del serbo hanno prevalso nella maggior parte dei casi, ma sempre dopo match assai sofferti, lottati. Non sempre “belli” dal mero punto di vista estetico, ma di una intensità e agonismo di altissimo livello.
    Cosa aspettarsi da questo prossimo incontro di Madrid? Le parole di Andy, dichiarate e caldo dopo aver disposto del “solito” evanescente Shapovalov, sono tanto brutali quanto veritiere: “In teoria non dovrei avere alcuna possibilità. Lui è il numero 1 al mondo e io sto giocando con una protesi metallica all’anca, quindi non dovrei avere una chance. “È una grande opportunità per me di vedere a che punto è il mio gioco e di poter giocare di nuovo contro di lui”. Secco e diretto, in puro “Rusty-style”. Continua Murray: “Abbiamo avuto così tante grandi battaglie nel corso degli anni in alcuni dei più grandi tornei del mondo. Abbiamo giocato in finale in tutti e quattro i Grandi Slam, abbiamo giocato anche qui in finale, e non ho avuto questa opportunità giocare contro di lui per molto tempo, non sapevo se avrei mai avuto due nuovo questa possibilità. Scenderò in campo per divertirmi, avrò un atteggiamento fantastico in partita, darò il massimo e vedrò a che punto sono”.
    Anche Djokovic si è detto felice di poter sfidare di nuovo Murray: “Ho visto alcune sue partite di recente. L’ho visto contro Dominic l’altro giorno e si è mosso bene, giocando sempre meglio. È fantastico poterlo vedere perché è una risorsa importante per il nostro sport. Ha fatto la storia vincendo diversi Grandi Slam e diventando numero uno. È fantastico vederlo competere di nuovo ed è impressionante vederlo giocare a un livello così alto considerando il suo intervento chirurgico e tutto ciò che ha passato negli ultimi anni. Il suo spirito combattivo e la sua resilienza sono stimolanti”.
    Cosa aspettarsi da questa partita? Molto probabilmente una vittoria discretamente comoda di Djokovic, ma Murray di sicuro ci proverà, e magari giocherà molto offensivo, con tante palle tagliate e qualche discesa a rete. Sarà un piccolo revival di un’epoca d’oro per il nostro sport, per il 37esimo episodio di una rivalità che ha segnato in modo indelebile il nostro sport.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO