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    Sinner senza Cahill agli US Open: Brad Gilbert smentisce tutto, “Fake news”

    Brad Gilbert nella foto

    Nelle ultime ore ha fatto molto rumore l’indiscrezione, riportata da La Repubblica e poi ripresa da diversi media, secondo cui Darren Cahill non sarebbe stato presente agli US Open 2025 nel box di Jannik Sinner. La notizia aveva generato molte discussioni tra tifosi e addetti ai lavori, anche perché sarebbe stata una novità significativa nella stagione del numero uno del mondo.
    A spegnere ogni voce, però, è intervenuto direttamente Brad Gilbert. L’ex tennista, oggi popolare opinionista per ESPN, ha commentato la questione sui social definendo l’indiscrezione una “fake news” senza mezzi termini. Con la sua consueta franchezza, Gilbert ha invitato a non dar credito a ricostruzioni prive di fondamento e ha sottolineato come non ci siano elementi reali a supporto dell’assenza di Cahill a New York.

    for the record this is completely fake news 🗞️
    — Brad Gilbert (@bgtennisnation) July 25, 2025

    Una smentita secca, che contribuisce a riportare serenità attorno al team di Sinner. Per il momento, quindi, il “supercoach” australiano resta regolarmente al fianco del campione italiano, pronto ad accompagnarlo anche nella corsa allo US Open.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Medvedev ritrova il sorriso sul cemento: “Ora il mio obiettivo è tornare tra i grandi. Per essere onesto, ho passato quasi una stagione intera, parliamo di 365 giorni, con un forte dolore alla spalla ”

    Daniil Medvedev nella foto – Foto Getty Images

    Basta un cambio di superficie per trasformare Daniil Medvedev: il russo sembra rinascere appena mette piede sul cemento, dopo una stagione su terra e sull’erba avara di soddisfazioni. Uscito dal top 10 ATP (ora è numero 14), reduce da eliminazioni precoci negli Slam – primo turno a Roland Garros e Wimbledon, secondo turno all’Australian Open – Medvedev cerca ora il rilancio nella sua amata stagione nordamericana.
    Il torneo di Washington gli sta già regalando qualche sorriso: dopo aver rimontato al debutto contro Reilly Opelka (3-6, 7-5, 6-1) e aver dominato Yibing Wu negli ottavi (6-3, 6-2), il russo si prepara ora ad affrontare Corentin Moutet nei quarti di finale. L’obiettivo è chiaro: tornare protagonista tra i migliori e sfruttare una tournée che gli ha già regalato il suo unico Slam, lo US Open 2021.
    Un anno di dolore nascosto:Ma dietro i risultati altalenanti degli ultimi tempi, Medvedev ha finalmente svelato un dettaglio finora tenuto segreto: “Per essere onesto, ho passato quasi una stagione intera, parliamo di 365 giorni, con un forte dolore alla spalla. Ora va molto meglio e posso lavorarci sopra con serenità”, ha raccontato dopo il successo su Wu.
    In zona mista, il moscovita ha spiegato come il problema sia iniziato a metà 2023 e sia durato fino all’estate 2024: “Faceva male praticamente sempre, a volte di più, a volte di meno. Non potevo lavorare come volevo sul servizio, perché temevo di infiammarlo. Ma abbiamo trovato una soluzione, ora non ho più dolore”.Le difficoltà non riguardavano solo la battuta, ma anche il diritto e, più in generale, la sensazione di energia in campo: “Ogni volta che hai dolore non è facile giocare. Anche quando sono arrivato in finale allo US Open 2023, dopo aver battuto Alcaraz in semifinale, lo facevo convivendo col dolore ogni giorno. Alla fine, cerchi solo di superarlo”.
    Ora che la spalla è tornata a posto, Medvedev guarda al futuro con rinnovato ottimismo: “Non è la fine del mondo convivere con un dolore, ma di sicuro è meglio giocare senza. Finalmente posso pensare solo al tennis”.
    Obiettivo: risalire la classificaCon la condizione fisica in netta ripresa e il cemento americano a dargli fiducia, Medvedev punta a tornare protagonista già nelle prossime settimane. L’obiettivo dichiarato: tornare tra i grandi del circuito e rilanciare la rincorsa ai vertici della classifica ATP. LEGGI TUTTO

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    Becker critica Zverev: “Meglio non parlare dei problemi mentali dopo una sconfitta”

    Alexander Zverev nella foto – Foto Getty Images

    Boris Becker non ha mai nascosto la sua vicinanza ad Alexander Zverev, considerandolo quasi un “figlio adottivo” in ambito tennistico. Tuttavia, questa volta l’ex campione tedesco non ha risparmiato una critica pubblica nei confronti del numero tre del mondo, invitandolo alla prudenza dopo le dichiarazioni fatte a Wimbledon.
    Zverev, eliminato sorprendentemente al primo turno dell’ultimo Slam londinese, aveva confessato in conferenza stampa di attraversare un momento personale molto difficile e di sentirsi “svuotato”. Un’apertura che ha suscitato reazioni contrastanti e che non è piaciuta a Becker, presente a un evento in Germania e intervistato da Tennis365.
    “Se fossi stato il suo allenatore, gli avrei consigliato di non condividere quei pensieri sulla sua situazione mentale subito dopo una sconfitta al primo turno di uno Slam,” ha dichiarato Becker. “L’ideale sarebbe evitare di aprirsi al mondo in momenti così delicati.”
    Nonostante la critica, Becker ha ribadito la sua fiducia nelle qualità di Zverev: “Forse quella confessione era proprio ciò di cui aveva bisogno. Sono comunque convinto che Sascha vincerà un torneo del Grande Slam e che un giorno possa raggiungere la vetta del ranking. Arrivare al numero uno è difficile, ma rimanerci è ancora più complicato.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic chiude il caso Tsitsipas: “Era giusto tornasse dal padre, è l’unico che può allenarlo”

    Goran Ivanisevic nella foto – Foto Getty Images

    Dopo settimane di tensioni, dichiarazioni incrociate e polemiche pubbliche, Goran Ivanisevic ha deciso di mettere un punto fermo sulla fine della sua collaborazione con Stefanos Tsitsipas. Il coach croato, intervistato da HRT e ripreso dal giornalista Saša Ozmo, ha raccontato gli ultimi giorni di un rapporto professionale durato solo due tornei, ma capace di lasciare il segno.
    Ivanisevic ha rivelato che la separazione con Tsitsipas è avvenuta senza rancori: “Abbiamo parlato ieri, ci siamo ringraziati. Ha scelto di tornare a lavorare con suo padre, e sinceramente credo che sia la scelta migliore. L’unica persona che può allenare Stefanos è suo padre: ha giocato il suo miglior tennis con lui, lo conosce meglio di chiunque altro. Questo è un vero progetto familiare, sono convinto che sia la cosa giusta. Gli auguro il meglio, perché è troppo forte per restare dove si trova ora”.
    Nonostante l’addio sia stato amichevole, Ivanisevic ha voluto sottolineare ancora una volta l’importanza dell’aspetto mentale per Tsitsipas: “Ieri gli ho ripetuto che niente cambierà finché non sistemerà alcune cose nella sua testa. È un ragazzo che sente e sa cosa manca: senza preparazione mentale, fisica ed emotiva, soprattutto mentale, non si va da nessuna parte contro i migliori. Non era pronto per Wimbledon, ma gli auguro di ritrovare la sua strada. I risultati parlano per lui, non ha certo dimenticato come si gioca a tennis”.
    Ivanisevic ha anche preso le distanze dalle polemiche nate dopo alcune sue critiche pubbliche: “Si è esagerato su tutto, non l’ho insultato. Quello che gli ho detto l’ho detto in faccia, non alle spalle. L’ho fatto per provocare una reazione, ma ormai sembra che non si possa più dire nulla. Così è questa generazione, purtroppo: ogni parola viene amplificata”.
    Con queste parole, il tecnico croato chiude un capitolo breve ma intenso, ribadendo che, nonostante le divergenze, la stima per Tsitsipas resta intatta e la speranza è che il greco, tornando accanto al padre Apostolos, possa finalmente ritrovare la serenità e il tennis dei giorni migliori.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Dietro Sinner, la forza di un team unito: Vagnozzi e Cahill, ruoli diversi e un’unica direzione

    Simone Vagnozzi nella foto con Cahill e Sinner

    Jannik Sinner è ormai al centro della scena tennistica mondiale, ma dietro i suoi risultati brillanti si nasconde un lavoro di squadra fatto di equilibrio, dialogo e ruoli ben definiti. Simone Vagnozzi, allenatore dell’altoatesino, ha raccontato il segreto della collaborazione con Darren Cahill: “Sinner ascolta sempre una sola voce unita, questo è il nostro punto di forza”.
    Ruoli chiari e chimica immediataVagnozzi è approdato nel team di Sinner a febbraio 2022, mentre l’australiano Cahill lo ha raggiunto pochi mesi dopo, durante la stagione sull’erba. “Sono molto fortunato ad aver incontrato Darren, sia dal punto di vista professionale che umano. C’è stata subito sintonia, una chimica rara che ci ha permesso di mettere sempre al centro l’interesse di Jannik,” spiega il coach italiano.I ruoli sono complementari: “Io curo più gli aspetti tecnici e tattici, lui quelli mentali ed emotivi. Ma condividiamo tutto e l’importante è che Sinner riceva sempre indicazioni chiare e coerenti.”
    Onestà e ambizione, oltre l’amiciziaPer Vagnozzi, essere allenatore significa anche saper essere diretto e a volte scomodo: “Un grande atleta non cerca solo amici, vuole persone oneste che gli dicano la verità, anche quando è difficile da accettare. Solo così si raggiunge il massimo potenziale.”L’esperienza, sottolinea Vagnozzi, è fondamentale: “Crescere con diversi atleti, affrontare nuove situazioni… I migliori coach sono quelli capaci di ottenere risultati con giocatori diversi, adattando sempre il proprio metodo.”
    Pressione, equilibrio e… un Sinner “umano”La posizione di numero uno del mondo porta con sé pressioni enormi. “Essere arrivati a questo traguardo significa dover affrontare ogni torneo con la mentalità di chi vuole vincere tutto. Ma la nostra forza è lavorare sapendo di aver dato sempre il massimo nella preparazione.”Vagnozzi descrive Sinner come un ragazzo maturo ma anche divertente, curioso e pieno di vita: “Il suo segreto è la voglia continua di migliorare, la capacità di non accontentarsi mai. Senza quella fame, non avrebbe la motivazione per affrontare ogni giorno il duro lavoro del circuito.”
    La sfida Alcaraz e la chiave del futuroUn pensiero anche al rivale spagnolo: “Alcaraz è speciale, ti mette davanti a problemi che nessun altro ti propone. Bisogna allenarsi proprio per queste situazioni e farsi trovare pronti in partita.”La vera chiave, però, resta l’equilibrio: “Un campione deve saper rimanere con i piedi per terra nei momenti difficili e non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene. È questa la qualità più importante per chi vuole stare a lungo al vertice.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Monfils si sfoga dopo le offese social: “Sono il primo a soffrire dopo una sconfitta, ma non smetterò di provarci”

    Gael Monfils nella foto – Foto Getty Images

    Nel tennis moderno, l’odio che si riversa sui social dopo una sconfitta è un fenomeno purtroppo diffuso. Molti tennisti lo hanno denunciato, ma nessuno ha saputo raccontare il disagio e la fatica psicologica che ne deriva come Gael Monfils. Il francese, a 38 anni ancora protagonista nel circuito per pura passione, si è sfogato dopo l’eliminazione al primo turno dell’ATP 500 di Washington 2025 contro Wu Yibing, raccontando la realtà che si nasconde dietro le quinte di ogni sconfitta.
    “Non capisco chi si diverte a insultare i tennisti dopo una sconfitta. La verità è che, se c’è qualcuno che soffre davvero quando perdo, quello sono io”, spiega Monfils. “Quando ricevo messaggi pieni d’odio, cerco di concentrarmi su tutto il bello che ho nella mia vita. Certo, dopo una partita negativa mi dico anch’io che forse sono finito, che forse dovrei smettere, e quando leggo certe parole a volte ci credo. Ma la voglia di trovare soluzioni e rialzarmi è ancora più forte”.
    Monfils sottolinea come la percezione esterna sia spesso distorta: “C’è chi pensa che sia divertente viaggiare per il mondo, andare nei tornei, ma nessuno vede la fatica di chi perde e la delusione di sapere che avrebbe potuto restare a casa con la famiglia. Quando gioco così male mi arrabbio con me stesso, mi chiedo cosa ci sto a fare in campo invece che essere in vacanza con mia moglie e mia figlia. Non è facile, ma questa è la vita che ho scelto e la affronto con determinazione. Bisogna solo lavorare ancora di più per tornare a sorridere”.
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    Kyrgios ironizza sul ritorno di Ferrara nel team Sinner: “Ci hanno fregato, signore e signori”

    Nick Kyrgios nella foto – Foto Getty Images

    Nick Kyrgios non perde occasione per far parlare di sé, soprattutto quando si tratta di commentare le vicende che scuotono il tennis mondiale. Dopo le recenti polemiche che hanno coinvolto Jannik Sinner e il suo team, il tennista australiano ha scelto i social per lanciare una nuova frecciata all’italiano e alla sua squadra.

    He got the same doc back we have been played ladies and gentlemen
    — Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios) July 23, 2025

    Appresa la notizia del rientro di Umberto Ferrara nello staff di Sinner – preparatore atletico coinvolto, insieme al fisioterapista Naldi, nel caso Clostebol che aveva portato alla sospensione dell’azzurro – Kyrgios ha reagito su X (ex Twitter) con la sua solita ironia tagliente e spess fuori luogo: «Ha di nuovo lo stesso medico. Ci hanno fregato, signore e signori», ha scritto, accompagnando il messaggio con alcune emoji tra cui risate e una patata.
    Un commento che, nel suo stile provocatorio, riapre il dibattito su trasparenza e gestione dei team tra i top player del circuito, lasciando intendere come la questione doping sia tutt’altro che dimenticata tra colleghi e addetti ai lavori.
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    Naldi resta fuori dal team Sinner: “Amareggiato, ora preferisco il silenzio”. Ferrara “Facile dire che non rifarei mai più le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui”

    Giacomo Naldi con il dito ferito ad Indian Wells

    Il fisioterapista Giacomo Naldi resta fuori dal team di Jannik Sinner. Mentre il preparatore atletico Umberto Ferrara è stato reintegrato nello staff del numero uno al mondo, Naldi paga ancora le conseguenze della vicenda Clostebol, che lo ha lasciato escluso dal gruppo di lavoro del campione altoatesino.
    L’episodio, che risale al febbraio 2024, ha segnato profondamente Naldi, che oggi preferisce il silenzio: «Non ho alcuna intenzione di commentare. È una storia che mi ha amareggiato troppo, ha danneggiato la mia immagine. Quando sarà il momento opportuno parleremo di tutto con calma», ha dichiarato a Repubblica. Naldi, fisioterapista con anni di esperienza – sei stagioni alla Virtus Bologna e un ruolo importante nel recupero di Francesco Passaro – lavora oggi nel suo studio a Casalecchio di Reno, nel bolognese. Il rapporto umano con Sinner è però rimasto: «Mi ha chiamato per farmi gli auguri dopo la nascita di mia figlia», ha confidato.
    La questione nasce alla vigilia di Indian Wells 2024: Ferrara, che soffre di una patologia cronica, porta con sé lo spray Trofodermin, contenente Clostebol, farmaco che sapeva essere vietato e che custodiva da anni solo per uso personale. Proprio in quei giorni Naldi si ferisce a un dito, e Ferrara – stando al suo racconto – gli consiglia l’uso dello spray, sottolineando però di evitare ogni contatto con il tennista. Tuttavia, Naldi dopo aver applicato il prodotto si occupa di un massaggio a mani nude a Sinner, che verrà poi trovato positivo ai successivi controlli antidoping a sorpresa, il 10 e il 18 marzo.
    Ferrara oggi ammette: «Facile dire che non rifarei mai più le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui». Naldi, invece, si limita a definire la testimonianza di Ferrara “penosa” e preferisce per ora non aggiungere altro: «Magari un giorno parlerò, ora fa troppo male».
    Marco Rossi LEGGI TUTTO