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    Ivanisevic chiude il caso Tsitsipas: “Era giusto tornasse dal padre, è l’unico che può allenarlo”

    Goran Ivanisevic nella foto – Foto Getty Images

    Dopo settimane di tensioni, dichiarazioni incrociate e polemiche pubbliche, Goran Ivanisevic ha deciso di mettere un punto fermo sulla fine della sua collaborazione con Stefanos Tsitsipas. Il coach croato, intervistato da HRT e ripreso dal giornalista Saša Ozmo, ha raccontato gli ultimi giorni di un rapporto professionale durato solo due tornei, ma capace di lasciare il segno.
    Ivanisevic ha rivelato che la separazione con Tsitsipas è avvenuta senza rancori: “Abbiamo parlato ieri, ci siamo ringraziati. Ha scelto di tornare a lavorare con suo padre, e sinceramente credo che sia la scelta migliore. L’unica persona che può allenare Stefanos è suo padre: ha giocato il suo miglior tennis con lui, lo conosce meglio di chiunque altro. Questo è un vero progetto familiare, sono convinto che sia la cosa giusta. Gli auguro il meglio, perché è troppo forte per restare dove si trova ora”.
    Nonostante l’addio sia stato amichevole, Ivanisevic ha voluto sottolineare ancora una volta l’importanza dell’aspetto mentale per Tsitsipas: “Ieri gli ho ripetuto che niente cambierà finché non sistemerà alcune cose nella sua testa. È un ragazzo che sente e sa cosa manca: senza preparazione mentale, fisica ed emotiva, soprattutto mentale, non si va da nessuna parte contro i migliori. Non era pronto per Wimbledon, ma gli auguro di ritrovare la sua strada. I risultati parlano per lui, non ha certo dimenticato come si gioca a tennis”.
    Ivanisevic ha anche preso le distanze dalle polemiche nate dopo alcune sue critiche pubbliche: “Si è esagerato su tutto, non l’ho insultato. Quello che gli ho detto l’ho detto in faccia, non alle spalle. L’ho fatto per provocare una reazione, ma ormai sembra che non si possa più dire nulla. Così è questa generazione, purtroppo: ogni parola viene amplificata”.
    Con queste parole, il tecnico croato chiude un capitolo breve ma intenso, ribadendo che, nonostante le divergenze, la stima per Tsitsipas resta intatta e la speranza è che il greco, tornando accanto al padre Apostolos, possa finalmente ritrovare la serenità e il tennis dei giorni migliori.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Dietro Sinner, la forza di un team unito: Vagnozzi e Cahill, ruoli diversi e un’unica direzione

    Simone Vagnozzi nella foto con Cahill e Sinner

    Jannik Sinner è ormai al centro della scena tennistica mondiale, ma dietro i suoi risultati brillanti si nasconde un lavoro di squadra fatto di equilibrio, dialogo e ruoli ben definiti. Simone Vagnozzi, allenatore dell’altoatesino, ha raccontato il segreto della collaborazione con Darren Cahill: “Sinner ascolta sempre una sola voce unita, questo è il nostro punto di forza”.
    Ruoli chiari e chimica immediataVagnozzi è approdato nel team di Sinner a febbraio 2022, mentre l’australiano Cahill lo ha raggiunto pochi mesi dopo, durante la stagione sull’erba. “Sono molto fortunato ad aver incontrato Darren, sia dal punto di vista professionale che umano. C’è stata subito sintonia, una chimica rara che ci ha permesso di mettere sempre al centro l’interesse di Jannik,” spiega il coach italiano.I ruoli sono complementari: “Io curo più gli aspetti tecnici e tattici, lui quelli mentali ed emotivi. Ma condividiamo tutto e l’importante è che Sinner riceva sempre indicazioni chiare e coerenti.”
    Onestà e ambizione, oltre l’amiciziaPer Vagnozzi, essere allenatore significa anche saper essere diretto e a volte scomodo: “Un grande atleta non cerca solo amici, vuole persone oneste che gli dicano la verità, anche quando è difficile da accettare. Solo così si raggiunge il massimo potenziale.”L’esperienza, sottolinea Vagnozzi, è fondamentale: “Crescere con diversi atleti, affrontare nuove situazioni… I migliori coach sono quelli capaci di ottenere risultati con giocatori diversi, adattando sempre il proprio metodo.”
    Pressione, equilibrio e… un Sinner “umano”La posizione di numero uno del mondo porta con sé pressioni enormi. “Essere arrivati a questo traguardo significa dover affrontare ogni torneo con la mentalità di chi vuole vincere tutto. Ma la nostra forza è lavorare sapendo di aver dato sempre il massimo nella preparazione.”Vagnozzi descrive Sinner come un ragazzo maturo ma anche divertente, curioso e pieno di vita: “Il suo segreto è la voglia continua di migliorare, la capacità di non accontentarsi mai. Senza quella fame, non avrebbe la motivazione per affrontare ogni giorno il duro lavoro del circuito.”
    La sfida Alcaraz e la chiave del futuroUn pensiero anche al rivale spagnolo: “Alcaraz è speciale, ti mette davanti a problemi che nessun altro ti propone. Bisogna allenarsi proprio per queste situazioni e farsi trovare pronti in partita.”La vera chiave, però, resta l’equilibrio: “Un campione deve saper rimanere con i piedi per terra nei momenti difficili e non esaltarsi troppo quando le cose vanno bene. È questa la qualità più importante per chi vuole stare a lungo al vertice.”
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Monfils si sfoga dopo le offese social: “Sono il primo a soffrire dopo una sconfitta, ma non smetterò di provarci”

    Gael Monfils nella foto – Foto Getty Images

    Nel tennis moderno, l’odio che si riversa sui social dopo una sconfitta è un fenomeno purtroppo diffuso. Molti tennisti lo hanno denunciato, ma nessuno ha saputo raccontare il disagio e la fatica psicologica che ne deriva come Gael Monfils. Il francese, a 38 anni ancora protagonista nel circuito per pura passione, si è sfogato dopo l’eliminazione al primo turno dell’ATP 500 di Washington 2025 contro Wu Yibing, raccontando la realtà che si nasconde dietro le quinte di ogni sconfitta.
    “Non capisco chi si diverte a insultare i tennisti dopo una sconfitta. La verità è che, se c’è qualcuno che soffre davvero quando perdo, quello sono io”, spiega Monfils. “Quando ricevo messaggi pieni d’odio, cerco di concentrarmi su tutto il bello che ho nella mia vita. Certo, dopo una partita negativa mi dico anch’io che forse sono finito, che forse dovrei smettere, e quando leggo certe parole a volte ci credo. Ma la voglia di trovare soluzioni e rialzarmi è ancora più forte”.
    Monfils sottolinea come la percezione esterna sia spesso distorta: “C’è chi pensa che sia divertente viaggiare per il mondo, andare nei tornei, ma nessuno vede la fatica di chi perde e la delusione di sapere che avrebbe potuto restare a casa con la famiglia. Quando gioco così male mi arrabbio con me stesso, mi chiedo cosa ci sto a fare in campo invece che essere in vacanza con mia moglie e mia figlia. Non è facile, ma questa è la vita che ho scelto e la affronto con determinazione. Bisogna solo lavorare ancora di più per tornare a sorridere”.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Kyrgios ironizza sul ritorno di Ferrara nel team Sinner: “Ci hanno fregato, signore e signori”

    Nick Kyrgios nella foto – Foto Getty Images

    Nick Kyrgios non perde occasione per far parlare di sé, soprattutto quando si tratta di commentare le vicende che scuotono il tennis mondiale. Dopo le recenti polemiche che hanno coinvolto Jannik Sinner e il suo team, il tennista australiano ha scelto i social per lanciare una nuova frecciata all’italiano e alla sua squadra.

    He got the same doc back we have been played ladies and gentlemen
    — Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios) July 23, 2025

    Appresa la notizia del rientro di Umberto Ferrara nello staff di Sinner – preparatore atletico coinvolto, insieme al fisioterapista Naldi, nel caso Clostebol che aveva portato alla sospensione dell’azzurro – Kyrgios ha reagito su X (ex Twitter) con la sua solita ironia tagliente e spess fuori luogo: «Ha di nuovo lo stesso medico. Ci hanno fregato, signore e signori», ha scritto, accompagnando il messaggio con alcune emoji tra cui risate e una patata.
    Un commento che, nel suo stile provocatorio, riapre il dibattito su trasparenza e gestione dei team tra i top player del circuito, lasciando intendere come la questione doping sia tutt’altro che dimenticata tra colleghi e addetti ai lavori.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Naldi resta fuori dal team Sinner: “Amareggiato, ora preferisco il silenzio”. Ferrara “Facile dire che non rifarei mai più le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui”

    Giacomo Naldi con il dito ferito ad Indian Wells

    Il fisioterapista Giacomo Naldi resta fuori dal team di Jannik Sinner. Mentre il preparatore atletico Umberto Ferrara è stato reintegrato nello staff del numero uno al mondo, Naldi paga ancora le conseguenze della vicenda Clostebol, che lo ha lasciato escluso dal gruppo di lavoro del campione altoatesino.
    L’episodio, che risale al febbraio 2024, ha segnato profondamente Naldi, che oggi preferisce il silenzio: «Non ho alcuna intenzione di commentare. È una storia che mi ha amareggiato troppo, ha danneggiato la mia immagine. Quando sarà il momento opportuno parleremo di tutto con calma», ha dichiarato a Repubblica. Naldi, fisioterapista con anni di esperienza – sei stagioni alla Virtus Bologna e un ruolo importante nel recupero di Francesco Passaro – lavora oggi nel suo studio a Casalecchio di Reno, nel bolognese. Il rapporto umano con Sinner è però rimasto: «Mi ha chiamato per farmi gli auguri dopo la nascita di mia figlia», ha confidato.
    La questione nasce alla vigilia di Indian Wells 2024: Ferrara, che soffre di una patologia cronica, porta con sé lo spray Trofodermin, contenente Clostebol, farmaco che sapeva essere vietato e che custodiva da anni solo per uso personale. Proprio in quei giorni Naldi si ferisce a un dito, e Ferrara – stando al suo racconto – gli consiglia l’uso dello spray, sottolineando però di evitare ogni contatto con il tennista. Tuttavia, Naldi dopo aver applicato il prodotto si occupa di un massaggio a mani nude a Sinner, che verrà poi trovato positivo ai successivi controlli antidoping a sorpresa, il 10 e il 18 marzo.
    Ferrara oggi ammette: «Facile dire che non rifarei mai più le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui». Naldi, invece, si limita a definire la testimonianza di Ferrara “penosa” e preferisce per ora non aggiungere altro: «Magari un giorno parlerò, ora fa troppo male».
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

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    Tsitsipas, addio lampo a Ivanisevic e ritorno alle origini: “Solo la famiglia mi fa sentire completo”

    Stefanos Tsitsipas (foto Brigitte Grassotti)

    La collaborazione tra Stefanos Tsitsipas e Goran Ivanisevic è già arrivata al capolinea. Dopo appena due tornei insieme, il tennista greco ha annunciato la separazione dal coach croato con un comunicato tanto elegante quanto stringato: «Lavorare con Goran Ivanisevic è stata un’esperienza breve ma intensa e un capitolo prezioso nella mia carriera. Gli sono grato per il tempo e l’energia che ha dedicato a me e al mio team. Ora ognuno segue la propria strada, ma provo grande rispetto per Goran, non solo per ciò che ha ottenuto nel tennis, ma anche come persona. Gli auguro il meglio per il futuro».
    Dietro alle parole di facciata, però, la situazione di Tsitsipas appare tutt’altro che serena. Il greco, già nelle ore precedenti all’annuncio della rottura, aveva lasciato intendere una profonda crisi personale e professionale, tra decisioni incoerenti, carenza di riferimenti chiari e un senso di caos che lo accompagna ormai da tempo. In un evento benefico in Grecia, Stefanos non aveva risparmiato critiche al metodo di Ivanisevic, accusandolo di essere distante e poco costruttivo nei confronti suoi e del suo entourage. «È difficile lavorare con dei dittatori che parlano male di te e non sono vicini né a me né al mio team. Ho bisogno di un gruppo che sia come una famiglia, con cui poter condividere anche fuori dal campo», ha sottolineato.
    Ed è proprio alle radici familiari che Tsitsipas sembra voler tornare. Dalla Grecia è arrivata la conferma che, dopo la separazione da Ivanisevic, Stefanos ricomincerà a lavorare con il padre Apostolos, che sarà nuovamente il suo allenatore principale. Si tratta di una nuova occasione di collaborazione tra i due, anche se il rapporto si era interrotto in modo turbolento nell’ultima esperienza.
    Il tennista greco ha riconosciuto pubblicamente gli errori commessi nel passato: «Non è stato giusto il modo in cui ho trattato mio padre quando ho interrotto il nostro rapporto professionale. Gli ho chiesto scusa e stiamo cercando nuove modalità di comunicazione per evitare che si ripetano certi episodi. Amo mio padre con tutto il cuore e so che nessun altro potrà mai avere con me il rapporto che ho con lui. Voglio che la mia famiglia sia sempre al mio fianco».
    Tsitsipas, che non nasconde di attraversare un momento complicato, ha fatto anche autocritica sulla sua carriera e gestione degli impegni: «Ho sbagliato a volte a giocare e allenarmi troppo, fino a rovinare il mio rapporto con il tennis. Bisogna saper fermarsi e capire che il talento non basta. Adesso sto riscoprendo la gioia del ragazzo di 15 anni che amava il tennis, mi sto allenando bene e credo che presto potrò tornare ai miei livelli».
    Un periodo di transizione, dunque, per Tsitsipas, che cerca stabilità e nuove certezze facendo leva proprio sul legame indissolubile con la sua famiglia, sperando che questa scelta possa riportarlo al vertice del tennis mondiale.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Ivanisevic a Umago: “Sinner e Alcaraz sono avanti a tutti, Tsitsipas lavori su sé stesso”

    Goran Ivanisevic nella foto – Foto Getty Images

    Presente al torneo ATP di Umago 2025, nella sua Croazia, Goran Ivanisevic è ormai una delle figure più influenti del tennis contemporaneo. Da quando ha assunto il ruolo di allenatore di Stefanos Tsitsipas, l’ex campione di Wimbledon non ha mai nascosto la sua schiettezza, sorprendendo il mondo del tennis con alcune dichiarazioni critiche nei confronti del greco e sul panorama attuale del circuito.
    Parlando con i media durante il torneo di Umago, Ivanisevic ha affrontato il tema della rivalità tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, senza dimenticare la presenza ingombrante di Novak Djokovic. “La finale di Wimbledon è stata solo una partita. Sinner è stato superiore e, a mio avviso, al momento è un giocatore leggermente migliore di Alcaraz. Hanno entrambi cinque colpi di vantaggio rispetto a tutti gli altri. L’unico che potrebbe contrastarli è Djokovic, ma gli altri non hanno nessuna possibilità,” ha dichiarato l’ex numero 2 del mondo a ‘Gol’.
    Ivanisevic ha poi spiegato che, secondo lui, “quando non sei al cento per cento contro Sinner – e anche quando lo sei – le possibilità sono davvero poche. Pensavo che Novak potesse farcela, ma purtroppo non era completamente pronto. Djokovic resta il più grande di tutti i tempi, ma quello che stanno facendo Sinner e Alcaraz rappresenta un livello superiore di tennis. Sinner è più solido, più duro. Non saprei nemmeno quale tattica scegliere contro di lui: ha sempre una risposta e continua a migliorare.”
    Non sono mancati, però, i riferimenti al suo attuale assistito, Stefanos Tsitsipas. Ivanisevic non ha usato mezzi termini: “Il tennis è uno sport individuale, e lui non era pronto né mentalmente né fisicamente. Prima deve ritrovare la condizione, se non sei al massimo come puoi pensare di battere i migliori? Bisogna avere pazienza e aspettare la propria occasione. È un percorso lungo, non esistono soluzioni immediate, ma Stefanos è troppo talentuoso per restare dove si trova ora.”
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

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    Toni Nadal e Zverev, niente “coach permanente”: solo collaborazione in Academy

    Toni Nadal nella foto

    Arrivano dalla Germania importanti aggiornamenti sulla possibile collaborazione tra Toni Nadal e Alexander Zverev. In molti, nelle ultime settimane, avevano ipotizzato che lo zio e mentore di Rafa Nadal potesse diventare il nuovo allenatore a tempo pieno del campione tedesco. Tuttavia, secondo quanto riportato da SportBild, le cose andranno in modo diverso.
    Toni Nadal, infatti, non sarà il coach permanente di Zverev: troppi gli impegni che lo legano alla Rafa Nadal Academy (di cui è direttore), alla sua attività e all’organizzazione di diversi tornei ATP. Impossibile per lui, quindi, garantire la presenza costante in giro per il mondo che richiederebbe un ruolo di allenatore a tempo pieno nel circuito.Nonostante ciò, Toni Nadal ha comunque aperto le porte a una collaborazione: Zverev avrà sempre la possibilità di recarsi a Maiorca, presso la Rafa Nadal Academy, per lavorare e allenarsi con Toni ogni volta che lo desidera. Si tratta quindi di una partnership “aperta”, più basata su sessioni di lavoro e consigli a distanza che su una vera presenza quotidiana nel team del tedesco.
    La notizia chiarisce definitivamente il futuro prossimo di Zverev, che potrà contare sui consigli e sull’esperienza di uno dei coach più influenti del tennis moderno, ma senza stravolgere la struttura del proprio staff. Per Toni Nadal, invece, la priorità resta la gestione dell’Academy e le numerose attività extra-campo che ormai lo vedono protagonista a livello internazionale.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO