More stories

  • in

    Bernabé Zapata si unisce al movimento #JusticiaParaZapata dopo la vittoria a Estoril

    Bernabe Zapata Miralles ESP, 12.01.1997

    Bernabé Zapata sembra ben consapevole dei recenti movimenti sui social media che lo riguardano. Il tennista spagnolo, dopo aver sconfitto Jesper De Jong negli ottavi di finale del Challenger di Estoril con il punteggio di 6-4, 7-6(1), ha firmato sulla telecamera il famoso hashtag: #JusticiaParaZapata.
    Questa frase è emersa dopo che il Mutua Madrid Open ha deciso di non concedergli una wild card né per le qualificazioni né per il tabellone principale, scatenando il malcontento e l’indignazione di molti appassionati. Da quel momento, i fan hanno inondato i social media con questo hashtag, che ora lo stesso giocatore ha fatto proprio.La mancata concessione della wild card per il Masters 1000 di Madrid ha sollevato interrogativi sulla gestione degli inviti per i giocatori spagnoli nel torneo di casa. Zapata, con il suo gesto dopo la vittoria a Estoril, ha implicitamente supportato la campagna dei tifosi che chiedono maggiore considerazione per il suo tennis.
    Nel frattempo, lo spagnolo continua a concentrarsi sul suo percorso nel Challenger portoghese, dove la vittoria contro De Jong lo proietta ai quarti di finale, dimostrando sul campo di meritare palcoscenici più prestigiosi.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

  • in

    Becker a cuore aperto: “Finire in prigione è stata la sveglia di cui avevo bisogno per iniziare una nuova vita. La classe politica attuale è pessima e ha dimenticato gli errori del passato”

    Boris Becker ai Laureus 2025

    Boris Becker è diverso, lo è sempre stato. Non vinci Wimbledon a 17 anni per caso, è uno di quei personaggi che hanno un’aura particolare, divisivo e mai scontato. Ha toccato il cielo con un dito senza esser pronto a tutto questo e il suo modo unico e tutto personale di vivere la carriera e la vita gli è costato errori clamorosi, che ha pagato a caro prezzo finendo addirittura in prigione. Dai più grandi titoli alle cadute più rovinose ne è sempre uscito a testa alta e maturando ha acquisito una consapevolezza diversa, passando da uno che si sentiva invincibile a uomo risoluto e pazienze, fiero delle sue esperienze ma ora assai umile. Boris ha rilasciato una bella e toccante intervista a El Pais, a latere dei Laureus Award della scorsa settimana. Ha spaziato su molti temi della sua vita e non solo, per questo è interessante riproporre i punti salienti del suo pensiero perché le sue parole fanno indubbiamente riflettere, in particolare quando parla dei suoi errori e di quelli che nel mondo attuale sta commettendo anche per colpa di una politica non all’altezza dei tempi difficili che stiamo vivendo. Una critica alla società pungente quanto il suo servizio, imprendibile sui prati londinesi e non solo.

    “A volte ho avuto davvero molta paura e ho pagato per i miei errori, ma ho sempre imparato molto di più dalle mie sconfitte che dalle mie vittorie“, riflette Becker. Il campione tedesco ricordiamo è stato condannato nell’aprile 2022 a due anni e mezzo di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole di quattro capi d’imputazione ai sensi dell’Insolvency Act del Regno Unito per non aver dichiarato correttamente parte dei suoi beni nella procedura fallimentare. Dopo meno di otto mesi trascorsi nel carcere londinese di Wandsworth, è stato rilasciato nel dicembre dello stesso anno, dopo aver trascorso 231 giorni dietro le sbarre. Dopo essere stato deportato dal Regno Unito, si recò presto in Germania per ricominciare una nuova vita, più consapevole.
    “Mi è successo nel tennis, e mi è successo nella vita. Anche con il carcere. Quando hai il successo che avevo io da giovane, dai per scontato che andrà sempre bene, che sei invulnerabile. E non lo ero. Ho dovuto imparare che la maggior parte delle persone non vince, che la vita è difficile. Subire una sconfitta dura come quella del carcere è stato il campanello d’allarme di cui avevo bisogno per cambiare. Mi ha reso un uomo molto migliore di quanto non fossi prima di entrare. È stata come una sveglia per iniziare un cammino diverso come uomo”.
    Già prima del carcere, i problemi di Becker erano stato sbattuti in prima pagina dalla feroce stampa britannica e questo fu già un primo prezzo importante da pagare. “Ho perso completamente la mia privacy, una perdita che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Sono stati anni molto difficili per me; vivere così è insopportabile. È stato un incubo, ma alla fine fa parte del processo, e ora sono in pace con la vita. Tutto quello che mi è successo è una conseguenza dei miei successi. Se non avessi vinto Wimbledon a 17 anni, se non fossi stato il numero 1 del mondo, se fossi stato semplicemente un tennista mediocre, non avrei sofferto di tutti questi problemi. Sono due facce della stessa medaglia, e ora lo accetto, ma ci sono stati momenti in cui avrei solo voluto sparire”.
    Errori, ma sempre a testa alta, come in campo dopo le sconfitte: “Non provo risentimento per il mio passato, anzi… Ripenso alla mia vita con grande orgoglio. È stata intensa, non sapevo di poter vivere così tante esperienze in 57 anni. Dopo un po’, il tennis è diventato noioso perché sapevo esattamente cosa dovevo fare per vincere. Una volta che lo fai più e più volte, non c’è più alcun mistero. Mi sono annoiato e ho voluto provare cose nuove. Ed è quello che ho fatto. Alcune cose le ho azzeccate e mentre in altre ho commesso gravi errori, ma ho vissuto esperienze che non avrei mai pensato di poter vivere, e sono ancora qui a insegnare ai miei quattro figli senza che debbano imparare dai libri di testo”.
    Parlando della società, Becker critica duramente la situazione attuale, un mondo che sto tornando sempre meno tollerante. Ma anche quando sposò la modella Barbara Feltus in patria su aspramente criticato. “Ho preso decisioni familiari che hanno avuto ripercussioni pubbliche, ma mi sembrano del tutto normali perché non mi interessa il colore della pelle delle persone. Ho figli di etnia mista e li vedo soffrire le stesse cose che ha sofferto la loro madre. Pensavo che avessimo imparato dal passato, ma purtroppo non è così. Come società, stiamo commettendo gli stessi errori di 20, 40 o 60 anni fa. È molto deludente. La domanda è perché? Credo che la qualità dei politici di oggi non sia all’altezza di quella che avevamo 40 anni fa, quando fu creata una grande Europa. In Germania, ad esempio, c’era una grande consapevolezza che quanto accaduto in passato non si sarebbe ripetuto, eppure eccoci qui con un partito di estrema destra [AfD] che raccoglie milioni di voti. E non è solo in Germania… Molti paesi occidentali non hanno imparato dagli errori del passato e stiamo vivendo un’epoca pericolosa in questo senso. Onestamente, sono cresciuto sperando che avremmo creato un mondo migliore di quello dei nostri nonni e che avremmo posto fine a tutti questi movimenti, ma mi sbagliavo. Siamo tornati al punto di partenza”.
    L’intervista si chiude con un parere su Alcaraz che, tra il forfait a Madrid e l’uscita del documentario, è sulla bocca di tutti gli appassionati. “Alcaraz ha una pressione molto difficile da sopportare perché c’è un solo Rafa. Detto questo, Carlos sta lasciando il segno a modo suo. È ancora molto giovane e il suo meglio deve ancora venire, ma è impossibile prevedere per quanto tempo un tennista rimarrà al vertice. Spero che Carlos giochi per altri 10 o 15 anni perché per me è il tennista più entusiasmante del mondo da vedere in questo momento, ma gli spagnoli, soprattutto i giornalisti, devono stare attenti e non giudicarlo così severamente ogni volta che perde una partita perché è un giocatore molto diverso da come era Nadal. Carlos ha più talento naturale, ma il cuore di Rafa non lo avrà nessun altro atleta nella storia. Carlos è fantastico, Novak [Djokovic] e Roger [Federer] sono leggende, ma Rafa era a un livello di competitività diverso”.
    Nei mesi scorsi si parlava con insistenza di un possibile ingresso di Becker nel team di Zverev, da super-coach, per provare ad alzare il livello del gioco del connazionale e vincere finalmente quello Slam che tanto manca nella sua carriera. Vedremo se questo matrimonio si realizzerà o meno. Certamente la personalità e visione di Boris potrebbero essere quel valore aggiunto che finora è sempre mancato a Sasha. Quando hai acanto uno come Becker, la giornata scorre diversamente, e le sue parole non possono non toccarti dentro.
    Marco Mazzoni LEGGI TUTTO

  • in

    Croft: “Djokovic ha perso fiducia e non ritrova la sua ‘winning formula’”

    Novak Djokovic

    Mentre il tennis azzurro aspetta con ansia il rientro di Sinner a Roma e festeggia Arnaldi nei quarti a Madrid insieme a Musetti, nuovo fantastico top 10, il mondo internazionale della racchetta continua ad interrogarsi sul calo vistoso di Novak Djokovic. Dopo la sconfitta patita a Madrid da Arnaldi e la decisione di saltare il torneo di Roma, suo principale trampolino di lancio per preparare Roland Garros (con ben 6 titoli vinti al Foro Italico), ci si chiede con quali forze, forma a motivazione il serbo affronterà il torneo parigino, dove è necessario aver tantissima benzina per reggere le dure battaglie sul “rosso”. Certamente le quasi 38 candeline pesano nelle gambe del serbo, meno rapido in campo e sempre più in difficoltà nel recuperare le energie partita dopo partita. Nemmeno l’inserimento di Murray nel suo team sembra averlo rivitalizzato, tanto che nel 2025 gli unici momenti di splendore sono stati la bella vittoria contro Alcaraz agli Australian Open e la cavalcata a Miami, stoppato in finale dalla potenza di Mensik. Secondo l’ex tennista britannica Annabel Croft, da anni stimata commentatrice, Novak paga dazio per il tempo che passa ma soprattutto sembra aver perso la sua “winning formula”, quell’aura sugli avversari che gli consentiva in qualche modo di imporre la sua personalità e vincere.
    “Sappiamo che il suo obiettivo principale è quello di aumentare il suo bottino di Slam, Novak vuole diventare il più grande tennista di sempre in termini di vittorie nei tornei del Grande Slam”, afferma Croft a Eurosport. “Ma sta diventando sempre più difficile, e in realtà, ho la sensazione che Novak sia un po’ apatico in campo. Non riesce a ritrovare la sua formula vincente. L’anno scorso non ha vinto un Major, il che è stato straordinario perché tutti e quattro i Major sono stati divisi tra Jannik Sinner e Carlos Alcarz e, guardando i suoi risultati, ha subito delle sconfitte inusuali contro giocatori di livello assai inferiore. È evidente che già dall’anno scorso abbia perso fiducia e l’ultima grande partita che credo abbia giocato è stata contro Alcaraz agli Australian Open lo scorso gennaio. Quella vittoria è stata assolutamente fenomenale, degna del suo valore”.
    “Da allora non è più lo stesso. Non facile dire cosa stia succedendo, se ci siano distrazioni al di fuori del tennis o se semplicemente non sia contento, o se abbia perso fiducia. Probabilmente è un mix di tutto questo insieme alla fatica di tanti anni di carriera. Ma qualunque cosa stia succedendo, non sembra in gran forma, in vista del Roland Garros, non giocando nemmeno a Roma, come sarà preparato?”.
    Croft ha continuato insinuando che Djokovic stia pagando anche il fatto che gli avversari ora lo credono vulnerabile dopo tante sconfitte a sorpresa e questo ha un peso non indifferente. “Tutto sembra molto, molto difficile e in salita, e credo che abbiamo menzionato la parola aura. Molti giocatori ora entrano in campo pensando: ‘Beh, ho una possibilità contro di lui, perché non sta giocando alla grande’. In passato, sarebbero stati in preda al panico chiedendosi se sarebbero riusciti a vincere qualche game, e ora invece sempre più giocatori di ranking inferiore iniziano a batterlo. Tutti sentano di avere una possibilità e questo rende le cose doppiamente difficili per lui.”
    Alcuni commentatori non scartano la ipotesi che Djokovic scelga all’ultimo secondo di giocare Ginevra o Amburgo per disputare qualche match prima di Parigi, altri che si dirigerà presto nella capitale francese per intensificare i suoi allenamenti nelle condizioni del torneo. Una cosa è certa: se non giocherà nella settimana prima del secondo Slam stagionale, Djokovic arriverà a Roland Garros con solo due partite disputate su terra battuta, e due sconfitte (Tabilo e Arnaldi).
    Marco Mazzoni  LEGGI TUTTO

  • in

    Purcell squalificato 18 mesi: Kyrgios e Millman protestano per il confronto con la sanzione di Sinner

    Max Purcell nella foto

    Il mondo del tennis ha appreso martedì la notizia della sospensione di Max Purcell. Il tennista australiano ha accettato una sanzione di 18 mesi per aver quintuplicato la dose minima consentita di un multivitaminico assunto tramite un’iniezione endovenosa.La notizia ha suscitato reazioni da parte dei connazionali di Purcell, in particolare Nick Kyrgios e John Millman, che hanno criticato la severità della punizione, soprattutto in confronto ad altri casi recenti.
    “Quando Sinner riceve tre mesi di sospensione per una sostanza proibita, e a Max viene inflitta una sanzione sei volte superiore a quella che ha ricevuto lui, è difficile non pensare che il sistema abbia fallito i suoi giocatori”, ha commentato Millman al Sydney Morning Herald.

    So honest feelings about how ridiculous Purcell’s ban is? Vitamins? Can we justify this? Or can we just admit now that the whole system is cooked 😂
    — Nicholas Kyrgios (@NickKyrgios) April 30, 2025

    Kyrgios, noto per le sue opinioni dirette e spesso fuori luogo, ha descritto la situazione come “ridicola”, aggiungendo che il sistema sarebbe corrotto.Il caso ha riacceso il dibattito sulla coerenza nelle sanzioni antidoping nel tennis, con particolare riferimento alla recente vicenda che ha coinvolto Jannik Sinner. Il tennista italiano era stato assolto dall’accusa di doping intenzionale dopo essere risultato positivo al clostebol, ricevendo una sospensione di tre mesi.
    La differenza nella severità delle sanzioni tra i due casi ha sollevato interrogativi sull’equità del sistema antidoping nel tennis, con i giocatori australiani che sembrano suggerire l’esistenza di un trattamento diverso a seconda del profilo degli atleti coinvolti.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

  • in

    Berrettini svela i motivi del ritiro a Madrid: “Non volevo rischiare l’infortunio agli addominali”

    Matteo Berrettini ITA, 1996.04.12 – (foto Brigitte Grassotti)

    Matteo Berrettini è stato costretto al ritiro nel match di terzo turno del Masters 1000 di Madrid contro il britannico Jack Draper. L’azzurro ha deciso di fermarsi dopo aver perso il primo set al tie-break per 7-6, a causa di un problema agli addominali che lo ha limitato durante la partita.A pochi minuti dal termine dell’incontro, è stato lo stesso tennista romano a far chiarezza sulle sue condizioni fisiche e sui motivi che l’hanno portato ad abbandonare il torneo, affidando ai media una nota esplicativa della sua situazione.
    “Ho voluto provare a giocare nonostante il problemino dell’altro giorno, perché questi due giorni di riposo mi hanno aiutato a scaricare un po’ la zona dell’addome, che era molto carica e contratta”, ha spiegato l’ex numero 6 del mondo, rivelando di aver avuto già avvisaglie del problema nei giorni precedenti.Berrettini ha poi illustrato le ragioni della sua scelta: “Ma il ritiro è avvenuto perché il gioco non valeva la candela, c’era un rischio grosso di farsi male. E l’ultima cosa che vogliamo è infortunarsi agli addominali durante la stagione. E soprattutto per giocare contro i migliori al mondo ho bisogno delle mie armi al 100%. E questo oggi non c’era, soprattutto nella seconda parte, quando ho ricominciato a sentire forte il fastidio”.
    Nel suo messaggio, il tennista italiano ha voluto anche rassicurare i tifosi sulle sue prossime tappe, confermando l’obiettivo di essere presente agli Internazionali BNL d’Italia: “Farò di tutto per recuperare per Roma”, ha dichiarato Berrettini, dimostrando la sua determinazione a non mancare all’appuntamento con il pubblico italiano.
    “Mi dispiace perché tengo molto a questo torneo, anche oggi stavo giocando bene nonostante tutto. Il prossimo anno ci riproveremo”, ha concluso il tennista, esprimendo il suo rammarico per non aver potuto dare continuità alla sua prestazione a Madrid, ma al contempo mostrando fiducia per il futuro.La decisione di ritirarsi appare quanto mai saggia alla luce delle sue parole, considerando i precedenti di Berrettini con gli infortuni agli addominali, che in passato lo hanno costretto a lunghi stop. La priorità ora è il recupero completo in vista degli Internazionali di Roma, torneo a cui l’azzurro tiene particolarmente e dove spera di potersi presentare nelle migliori condizioni fisiche possibili.
    Francesco Paolo Villarico LEGGI TUTTO

  • in

    Jannik Sinner avrebbe una nuova fiamma: la modella russa Lara Leito

    Jannik Sinner avrebbe una nuova fiamma: la modella russa Lara Leito

    Secondo quanto riportato dal settimanale di Gossip “Chi”, Jannik Sinner avrebbe iniziato una nuova relazione sentimentale dopo la rottura con la tennista Anna Kalinskaya avvenuta alcuni mesi fa. Il cuore del numero uno del tennis italiano batterebbe ora per Lara Leito, modella russa di 31 anni.La coppia si sarebbe conosciuta durante il periodo di stop forzato del tennista altoatesino, che non compete nel circuito ATP dal 9 febbraio scorso. Stando alle indiscrezioni, i due avrebbero avuto modo di frequentarsi e approfondire la loro conoscenza proprio in questi mesi di pausa agonistica.
    Le prime conferme di questa nuova relazione arrivano dalle immagini catturate dai fotografi che hanno sorpreso Sinner e Leito insieme a Montecarlo, dove il campione italiano si sta allenando in vista del suo ritorno alle competizioni ufficiali. Il tennista sta infatti preparando il suo rientro nel circuito, che dovrebbe avvenire in occasione del Masters 1000 di Roma.

    lara non so chi tu sia ma sei una bona pic.twitter.com/87oM8d3XIH
    — zowy (@zoe4tennis) April 29, 2025

    La notizia arriva in un momento particolare della carriera sportiva di Sinner, impegnato nel recupero della condizione fisica ottimale dopo lo stop delle ultime settimane. I tifosi sperano che questa nuova storia d’amore possa portare ulteriore serenità al campione azzurro, atteso con grande entusiasmo al suo ritorno sui campi da tennis.Per ora né Sinner né Lara Leito hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla loro presunta relazione, mantenendo un profilo riservato sulla loro vita privata.
    Marco Rossi LEGGI TUTTO

  • in

    L’espansione del circuito Challenger: opportunità o rischio per il tennis?

    L’espansione del circuito Challenger: opportunità o rischio per il tennis?

    Il circuito Challenger sta vivendo una fase di espansione senza precedenti. Questa settimana si disputano ben sei tornei Challenger contemporaneamente, con 288 giocatori impegnati nei vari tabelloni. Se a questo numero aggiungiamo i 24 tennisti attualmente in gara al Masters 1000 di Madrid, arriviamo all’impressionante cifra di 312 atleti professionisti contemporaneamente in campo nel solo circuito ATP-Challenger.
    Numeri che fanno riflettere e che non rappresentano più un’eccezione, ma una tendenza consolidata: ogni settimana, anche quando sono in programma tre tornei del circuito ATP principale, si disputano regolarmente quattro o cinque eventi Challenger. Una proliferazione di tornei che solleva interrogativi legittimi sul futuro della struttura del tennis professionistico.La domanda sorge spontanea: il circuito Challenger sta gradualmente prendendo il posto dei tornei Future, tradizionalmente considerati il primo gradino del professionismo? I dati sembrano confermare questa ipotesi, trasformando quella che un tempo era un’anomalia in una realtà consolidata.
    Il progetto di espansione del circuito Challenger appare evidente, ma non privo di criticità. Con circa 300 tennisti impegnati settimanalmente in questa categoria di tornei, si rischia inevitabilmente un livellamento verso il basso della qualità complessiva. Se fino a pochi anni fa i Challenger rappresentavano un passaggio intermedio ben definito tra i Future e il circuito maggiore, oggi questa distinzione appare sempre più sfumata.
    L’ATP sembra intenzionata a creare una struttura a due livelli principali: il circuito ATP propriamente detto, con i suoi tornei 500, Masters 1000 e Slam, e un ampio circuito Challenger che assorbe gran parte dei giocatori professionisti al di fuori della Top 100. In questo scenario, i tornei Future rischiano di essere relegati a un ruolo sempre più marginale o addirittura di scomparire.
    Questa trasformazione offre indubbiamente maggiori opportunità per molti tennisti di confrontarsi a un livello superiore e di guadagnare punti preziosi per la classifica ATP. Tuttavia, comporta anche il rischio di una diluizione della qualità media dei tornei Challenger, con tabelloni che presentano dislivelli tecnici sempre più marcati tra i giocatori meglio classificati e quelli provenienti dalle qualificazioni.
    Il futuro dirà se questa strategia porterà a una maggiore democratizzazione del tennis professionistico o se invece rischia di creare un divario ancora più ampio tra l’élite e il resto dei giocatori. Quel che è certo è che il panorama del tennis professionistico sta cambiando rapidamente, e il ruolo crescente del circuito Challenger ne è la dimostrazione più evidente.
    Federico Di Miele LEGGI TUTTO

  • in

    Novak Djokovic dopo la sconfitta a Madrid: “non sono certo di tornare qui. Tornerò sicuramente, ma forse non da giocatore. Spero non sia stato il mio ultimo match a Madrid, ma potrebbe esserlo”

    Novak Djokovic classe 1987 – Foto Getty Images

    Appena venti minuti dopo aver lasciato il campo, Novak Djokovic si è presentato rapidamente in conferenza stampa al Mutua Madrid Open 2025. La sconfitta all’esordio contro Matteo Arnaldi rappresenta un duro colpo per il campione serbo, che deve affrontare un’altra delusione in una stagione finora avara di soddisfazioni sulla terra battuta. Con grande franchezza e lucidità, Djokovic ha ammesso ai media che potrebbe trattarsi della sua ultima partecipazione al prestigioso torneo spagnolo.
    «Ovviamente, quando perdi un incontro non ti senti bene», ha esordito Djokovic. «Ero consapevole che sarebbe stato un match difficile fin dall’inizio. Matteo è un avversario di grande talento, mentre io non avevo molte partite alle spalle su questa superficie. In allenamento mi sentivo bene, ma il match ufficiale è tutta un’altra cosa. L’aspetto positivo è che mi sono sentito meglio rispetto a Montecarlo e ai precedenti tornei, anche se il mio livello non è ancora quello desiderato. Oggi, semplicemente, ho perso contro un giocatore migliore».Il campione serbo non ha nascosto i suoi dubbi riguardo al prossimo Roland Garros: «Sinceramente avrei voluto giocare più match rispetto a Montecarlo. È una situazione nuova per me, devo ammetterlo. Ora il mio obiettivo è vincere qualche partita, senza avere aspettative di vittoria finale. È una sensazione totalmente diversa rispetto agli ultimi vent’anni sul circuito. È una sfida mentale che fa parte del naturale ciclo della vita sportiva».
    Djokovic ha continuato con una riflessione sincera sul suo presente: «Prima o poi doveva succedere. Provo a utilizzarlo come una motivazione per guardare avanti. I Grand Slam restano i miei obiettivi principali, anche se naturalmente desidero vincere anche negli altri tornei. Non so se sarò in grado di mostrare il mio miglior tennis al Roland Garros, ma darò tutto me stesso per riuscirci».
    Il serbo ha poi fatto una profonda analisi sul momento attuale della sua carriera: «Per vent’anni non avevo vissuto ciò che sto attraversando in questi ultimi dodici mesi. Troppe sconfitte precoci, che certamente fanno male. Ma è parte dello sport e bisogna accettare le nuove circostanze cercando di ottenere il massimo possibile. Non posso lamentarmi della mia carriera, ho vissuto momenti straordinari, ma ora devo affrontare una realtà diversa. I miei colpi, il mio corpo, i miei movimenti non sono più quelli di prima. È un cambiamento che devo accettare e con cui devo convivere, soprattutto nei grandi tornei. Vedremo cosa succederà».
    Infine, parlando della pressione, Djokovic ha chiarito: «La pressione è parte integrante del nostro sport, soprattutto ai massimi livelli. Non scompare mai, anche se ora è diversa. Ogni volta che entro in campo provo nervosismo, pressione ed emozione come qualunque altro giocatore. Amo ancora competere, anche se è diventato più difficile. Non arrivo a Parigi come uno dei favoriti, e forse questa potrebbe essere una situazione vantaggiosa».
    Alla domanda se questa possa essere stata la sua ultima partita a Madrid, Djokovic ha lasciato aperta ogni opzione: «Potrebbe essere così, non sono certo di tornare qui. Tornerò sicuramente, ma forse non da giocatore. Spero non sia stato il mio ultimo match a Madrid, ma potrebbe esserlo».
    Marco Rossi LEGGI TUTTO